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DIFFERENZE.
2. La funzione classificatoria permette a sua volta una funzione distributiva: le conseguenze
di queste differenze vengono trasformate in DISUGUAGLIANZE.
3. Funzione relazionale: i confini, istituendo dei limiti e delle differenze, permettono
l’instaurarsi di RELAZIONI sia fra simili che fra diversi.
La permeabilità del confine viene meglio esplicitato dal concetto di frontiera: ci da un’idea di
qualcosa profondamente sociale e definito in modo relazionare (es: ‘’The Terminal’’). Dal
concetto di frontiera emerge l’idea di confine come qualcosa che separa, ma che al tempo 24
stesso permette anche la relazione: se il confine è netto e definisce in modo irregolare le
condizioni al suo interno, la frontiera è uno spazio più ampio e sfumato, anche di confronto e
di mescolanaza.
Quello che Giddens intende per REGIONALIZZAZIONE è proprio l’idea di un intreccio molto
forte fra luoghi delimitati e pratiche sociali e temporali, è la forma che prende lo spazio
definito dai confini, la creazione di certe zone associate a certe pratiche spazio-
temporale. Queste azioni reciproche sono quello che permettono ad uno spazio che prima è
anonimo di diventare invece un luogo denso di significato e attraversato da relazioni e da
pratiche. Regionalizzazione non significa semplicemente la localizzazione di certe pratiche
spazio-temporali all’interno di un contesto, ma significa che le coordinate spazio-temporali
vengono divise in zone in base a pratiche sociali che sono routinizzate. Ha a che fare con il
mantenimento di una definizione di una situazione e di una chiusura convenzionali di una
situazione. Ha a che fare con il mantenimento dei confini di ribalta e retroscena di Goffman.
I modi di regionalizzazione possono essere classificati:
1. in base alla loro FORMA, ovvero in base a come sono costruiti e distribuiti i confini: in
certe situazioni e in certi luoghi sono gli stessi corpi delle persone a organizzare lo
spazio in zone diverse, a organizzare l’ambiente (es: gruppetti delle feste); altri spazi sono
open space).
organizzati dall’arredamento (es: temporary store).
2. in base alla loro DURATA, alcuni infatti sono temporanei (es: cantieri o
Altre forme di regionalizzazione invece, sono più durature.
3. in base alla loro ESTENSIONE (es: organizzazione del territorio urbano)
4. in base alla loro CARATTERE, alla loro relazione con il sistema sociale nel suo
complesso (es: organizzazione delle abitazioni nel corso della storia).
Globalizzazione e mobilità
Dobbiamo ora chiederci che cosa accada nel mondo contemporaneo ai processi di
spazializzazione in seguito ai mutamenti socioculturali che vengono riassunti sotto il cappello
interpretativo di GLOBALIZZAZIONE, da molti vista come un fenomeno che scompagina la
relazione fra società, cultura e spazio (nonché luoghi) avutasi fino al tardo XX secolo. In un
certo senso, secondo alcuni ‘il luoghi non sono più le basi solide della nostra identità: i
processi di globalizzazione infatti, rompono i legami fra una cultura in senso differenziale e
luoghi delimitati da confini geografici e politici.
Per spiegare queste trasformazioni sarebbe tuttavia un errore rilevare solo le dinamiche di
despazializzazione della società, ovvero quelle dinamiche legate alla sempre maggior
scavalcabilità dei vincoli imposti dallo spazio fisico, in primo luogo grazie ai mezzi di
comunicazione (di massa e non) che rendono possibili la simultaneità despazializzata*,
overo il vivere mediaticamente uno stesso evento nello stesso momento ma in luoghi diversi.
Occorre invece osservare anche le contemporanee dinamiche di rispazializzazione, ovvero
di ristrutturazione dei modi in cui lo spazio è organizzato, vissuto e reso significativo, le cui
globalità, nell’aspazialità reticolarità.
matrici possono essere individuate nella e nella
GLOBALITA’: i suoi nuclei principali risiedono nella consapevolezza diffusa che il mondo
intero sia l’arena dove si svolge l’azione umana e che essa sia sempre più interconnessa a
tutti i livelli. Inoltre, globalità significa caduta della dicotomia tra dentro/fuori e quindi
l’apertura di una profonda ridefinizione del tema dei confini.
ASPAZIALITA’: è costituita dell’indifferenza rispetto ai luoghi, sia nella sfera privata
(relazioni amicali e sentimentali, ma anche rapporti famigliari a distanza), sia in quella
lavorativa, si in quella politica e dell’azione collettiva. Anche qui, i confini vengono
profondamente sfidati, primo tra tutti quello fra pubblico e privato, ma anche fra
stanzialità e nomadicità.
RETICOLARITA’: l’esistenza di nodi e flussi che riconfigurano l’idea di vicino e di lontano.
Una dinamica di spazializzazione che comprende relazioni che si sono de-territorializzate,
ma anche ri-territorializzate. Le nostre vite quotidiane sono fatte contemporaneamente di
reti di relazioni radicate localmente e di reti di relazioni che si estendono su distanze più o
meno lunghe. Ci manteniamo in contatto con i mezzi di trasporto e comunicazione che 25
permettono una simultaneità de-spazializzata. Questo non significa che le relazioni in
compresenza fisica non servano più anzi, sono ancora fondamentali per il mantenimento
delle amicizie e dei legami, per stabilire la fiducia reciproca: è quello che viene poi
approfondito da tutti quei sociologi che si sono occupati di mobilità. La reticolarità oggi,
diventa la forma prevalente del legame sociale.
La reticolarità, come chiave interpretativa della riconfigurazione del rapporto con lo spazio è
strettamente associata al tema della mobilità, nel senso di spostamento, che è un fenomeno
multidimensionale. Urry distingue tra tre tipi diversi di mobilità che ormai fanno parte delle
nostre esperienze quotidiane tant’è che egli definisce la mobilità come esperienza
paradigmatica della contemporaneità. Secondo Urry inoltre, la mobilità di qualcuno
presuppone sempre l’immobilità di altri e di certe strutture.
Mobilità FISICA: riguarda lo spostamento fisico di persone, merci ed esseri animati
che non sono visibili e tangibili (malattie). Altre forme di mobilità sono legate ai mezzi di
comunicazione che però, non sostituiscono quelle fisiche, ma funzionano quasi da stimolo,
aumentandole.
Mobilità IMMAGINATIVA: è il tipo di esperienza mediata del mondo, quello che ci da
conoscenza di luoghi e culture lontane. Es: film, letteratura, internet…
Mobilità VIRTUALE: possibilità di ottenere una sensazione di compresenza grazie
alle nuove tecnologie. Il fatto di tenersi in contatto, anche su lunghe distanze, tramite
le nuove tecnologie di comunicazione, non è una sostituzione delle relazioni faccia faccia,
degli atti fisici, ma crea le condizioni per vedersi di più (es: erasmus). La combinazione tra
la facilità di mobilità fisica e di mobilità virtuale (tenersi in costante contatto), fanno si che
i le opportunità per mantenere le relazioni nel tempo siano molto più forti.
I media contribuiscono a ridefinire i concetti di prossimità e distanza, di pubblico e privato
andando ad alterare la geografia situazionale della vita sociale. Questo non significa
esclusivamente e banalmente che i media annullano il senso del luogo. Al contrario, i media
sono in grado di innestare due situazioni distinte nello stesso luogo – una situazione
di compresenza insieme a una forma di mobilità virtuale.
L’alterazione della geografia situazionale della vita sociale avviene cioè non per
annullamento ma per duplicazione del luogo inteso come spazio sociale: sono due contesto
sociali e comunicativi che si sovrappongono e a volte confliggono poiché i confini geografici e
fisici non corrispondo più ai confini sociali della situazione: entrambi vengono violati e resi
permeabili. È un problema di definizione della situazione.
Idea dei ‘’pubblici connessi’’ di Boyd dove i pubblici connessi sono persone che non sono
localizzate fisicamente nello stesso luogo, ma che fanno parte di un pubblico. Le dinamiche
secondo cui questi pubblici funzionano, causano a volte un collasso dei contesti: pubblico e
privato si scontrano e fanno si che quello che per noi è il nostro spazio privato e personale, sia
in realtà accessibile da pubblici invisibili. Mercoledì 11 aprile 2018
(10)
Con l’avvento dei social media nasce una diversa metafora spaziale, quella della rete dove la
reticolarità diventa la forma prevalente del legame sociale. Grazie al supporto materiale di
internet, si creano nuove forme dello stare insieme, che non sono più le comunità vecchio
stampo, ma appunto le reti. Lo spazio di internet, è uno spazio sociale non più legato ad
un unico spazio fisico, dove lo stare insieme si fonda su forme di mobilità.
L’idea di comunità non esiste più da tempo: se guardiamo come si formano le metropoli a
partire dalla fine dell’800, assistiamo ad un’importante trasformazione. Un’ulteriore
trasformazione si verificherà negli anni ’70 con la digitalizzazione.
La prima trasformazione è quella che i sociologi identificano con il passaggio da un tipo di
comunità porta-a porta ad una di tipo luogo-a-luogo: 26
nelle COMUNITA’ PORTA-A-PORTA le relazioni erano in prevalenza faccia a faccia e
delimitate in un contesto ben delimitato. L’appartenenza alla comunità tendeva ad
essere basata su legami di tipo forte e di consanguineità, al punto che era un tipo di
appartenenza abbastanza esclusiva - non si poteva appartenere a una comunità e
contemporaneamente ad un’altra. È un’appartenenza che richiede moltissimo in
termini emotivi e temporali.
nelle COMUNITA’ LUOGO-A-LUGO, per come si configura lo spazio urbano, la casa non
coincide più con il luogo di lavoro e lo sviluppo dei mezzi di trasporto e comunicazione
permettono uno stile di vita basato sulla famiglia come nucleo del vivere sociale e sugli
spostamenti fisici e virtuali.
Negli anni ’70 con la digitalizzazione si ha una seconda trasformazione in questa direzione,
quella dalle comunità luogo-a luogo alle COMUNITA’ PERSON-TO-PERSON, alle
comunità personali in cui l’unità di base non è più la famiglia e l’unità famigliare, ma
l’individuo.
L’osservazione di queste trasformazioni sociali, porta a interpretare le dinamiche di
spazializzazione in modo diverso: luoghi fisici e spazi sociali non necessariamente
corrispondo. In questo contesto, Internet diventa la forma dominante del legame
sociale. L’appartenenza si diversifica: non esi