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IL TEMPO
La costruzione culturale del tempo: il senso dello scorrere del tempo si fa nell'esperienza che si vive, in quello che
facciamo e viviamo. Il tempo non è naturale, non è un involucro vuoto che si può riempire con attività. La pratica non è
il tempo ma quello fa il tempo. È una risorsa astratta, calcolabile. Non è qualcosa quindi che permette le pratiche
culturali, ma è esso stesso un prodotto. Le pratiche danno senso al tempo, dall'altra parte però abbiamo bisogno di
strutture temporali che dia senso al nostro agire. Organizzare un ambiente, significa organizzarlo sia dal punto di vista
temporale che spaziale.
L'ambito temporale è coerente all'epoca in cui viene prodotto, infatti il tempo non è sempre stato cosi: l'idea che sia una
risorsa astratta è delle società industriali capitalistiche. Avviene una segmentazione e quindi anche una
segmentazione attraverso strumenti come fusi, orologi, calendari. Questa forma la interiorizziamo e la percepiamo con
fattore esterno, impermeabile e immutabile. Ad esempio il salario minimo è legato al tempo, è standardizzato ma ci
ritorna come esperienza vissuta. Quindi ci si focalizza più sulla quantità che sulla qualità del tempo.
L’esperienza del tempo avviene tramite la segmentazione in ore, minuti, secondi ed è la regolarizzazione del tempo.
La periodizzazione della vita fa sempre parte del tempo sociale, per cui cambiano gli stili, i diritti e i doveri (infanzia,
vita adulta, ecc.).
Come disse Castells a riguardo “noi siamo tempo incorporato, cosi come lo sono le nostre società, fatte di storia”.
Tempo è uguale a relazioni. Non esiste un tempo vuoto, non esistono confini concreti, materiali del tempo, sono solo
confini politici o geografici. Il tempo non è un contenitore da riempire. Tempo significa anche porre in relazione chi
sta all'interno di questi confini, ma anche chi sta all'esterno a queste relazioni, appunto mette in relazione, secondo il
sociologo Elias. Il nostro calendario distingue tra a.C. e d.C.: si ha una successione di eventi che vengono scanditi in
fasi.
La durata del tempo può essere reversibile e ciclica nella vita quotidiana, invece è irreversibile nella vita
individuale, dal punto di vista biologico e dal punto di vista delle scelte fatte.
Sempre secondo Elias, il tempo è una sintesi simbolica elevata, in cui vengono messe in relazione forme del divenire,
ovvero fisico-naturale, sociale-istituzionale e individuale (ad esempio mi laureo, intanto invecchio, e mi comporto da
adulto mettendo la testa a posto).
Il tempo della società industriale si assimila con il denaro, con la moneta e diventa anche remunerabile (“il tempo è
denaro”). Questa concezione è figlia delle società industriale e capitalista. Un esempio interessante a riguardo son le
banche del tempo: in questi istituti posso mettere a disposizione il mio tempo per delle attività altri. Quando poi avrò
bisogno io di “tempo per svolgere delle attività” posso impiegare il mio tempo e delegare il compito a qualcun atro, in
base al tempo che ho "depositato".
Il tempo è anche un'attività individuale e personale (sempre in base alla società): infatti in Indonesia non hanno la
concezione che abbiamo noi.
Invece nella società pre-industriale, ci si organizzava in base ad eventi naturali e non secondo le ore, si pensava che
esse fossero prive di senso. Anche la suddivisione del passato/presente/futuro non ha senso. Si calcolava dal sorgere al
calare del sole. La fretta non ha significato, le cose vengono fatte secondo il bisogno. La fretta non ha significato ed è
vita come mancanza di decoro, viene quasi associata come delle azioni diaboliche. C'è un tempo per ogni cosa, ma
devono essere fatte secondo il bisogno.
Concezione lineare vs. ciclicità del tempo: le istituzioni mercantili (Greenwich era al centro dell'impero) trasformano e
istituzionalizzano il tempo, quando prima invece si aveva una visione del tempo secondo la regola benedettina Hora et
labora.
Secondo il sociologo Bourdieu, il tempo non è inserito in nessun gioco sociale, quindi non ha nessun interesse, quindi
il tempo è ciò che da interesse al futuro e per il futuro. La presenza di calendari che scandiscono il nostro tempo, da
normalità alla nostra quotidianità. La quantità del tempo varia a seconda di caratteristiche personali e a
caratteristiche sociali: ad esempio in base all'età. i bambini hanno sensazioni di tempo infinto e si annoiano. Variano
anche in base alle condizioni economiche e di lavoro: il tempo delle professioni intellettuali o artistiche non è vero che
lascia tanto tempo non obbligato. La regolarità temporale: l’orario è coordinazione più prevedibilità: i tempi sociali
sono condivisi da più categorie quando sono più comuni, come la maggiore età, oppure solo da alcune categorie, ad
esempio l'anno accademico vale solo per chi va in università.
Le strutture rigide di successione ci rivelano come le costruzioni temporali siano culturali. Poi ci sono quelle meno
rigide, come le laure o la patente che può essere presa in qualsiasi momento. Oppure il matrimonio cambia nel contesto
temporale, 30-40 anni fa non succedeva spesso che i figli nascessero fuori dal matrimonio o che prima di sposarsi si
conviveva.
La collocazione standard degli eventi sono orari imposti, sempre fissi, come ad esempio gli orari delle lezioni, la
messa o le serie tv (anche se ormai con la possibilità di streaming, decade).
Calendario e generazioni hanno la funzione di istituire differenze e somiglianze che regolano il comportamento,
costruiscono socio-culturalmente l'età. Questo può avvenire con dei riti di passaggio. La memoria collettiva si ancora
alla memoria individuale. La memoria comune fa parte dei prodotti generati dai media, come ad esempio l'11
settembre o il muro di Berlino. La memoria collettiva invece fa parte di un senso comune, come può essere il 25 aprile,
non è stabile perché è la vera posta in gioco, può essere reinventata, cambiata, ci sono riletture continue del passato. Il
“tempo senza tempo” è il concetto per il quale abbiamo sempre bisogno di memoria perché lo scorrere del tempo è
sempre più rapido. Infine secondo il sociologo c’è una correlazione anche tra potere e tempo: ad esempio sul lavoro si
ha un potere gerarchico del tempo, un controllo simbolico da parte del datore sul tempo dei dipendenti. Oppure anche
nella vita privata quando una persona mette in posizione d’attesa l’altro, o come istanza terza in caso di conflitto (il mio
orologio segna un’altra ora).
LO SPAZIO
Lo spazio sociale è costituito da metafore spaziali come ad esempio il “sentirsi a casa”, “essere fuori luogo”, “giocare
in casa”, ecc.
La costruzione sociale dello spazio intende lo spazio come elemento di significazione culturale, costruito da pratiche
sociali.
Per pratiche sociali si intendono tutte le esperienze corporee, oggetti, suoni, odori che stabiliscono le differenze e i
confini. Ci si può muovere attraverso questi confini e si vengono quindi a creare delle relazioni tra i luoghi (centralità,
marginalità e distanza) connesse al potere sociale degli altri attori.
Tra le pratiche sociali legate allo spazio abbiamo l’incorporazione: l’habitus diventa uno schema di comportamento
socio-spaziale, ad esempio si distingue lo spazio PER i bambini e lo spazio DEI bambini (percorsi, margini, zone,
nodi, riferimenti).
Secondo Messey, il luogo ha una dimensione fisica (posizione geografica), una dimensione sociale (ovvero l’intreccio
di relazioni sociali che definiscono lo spazio di un’attività e di un attore) e una dimensione simbolica, fatta da significati
personali e non che attribuiamo al luogo.
Il concetto di casa come luogo di pratiche abitudinarie e prevedibili, che definiscono quel territorio sicuro e
familiare. È anche intesa come spazio del privato: secondo la definizione di Tomlinson, la casa separa il mondo
esterno da quello interno dell’intimità.
Secondo Silverstone invece, la casa un luogo che ha confini da definire e da difendere, un luogo a cui fare ritorno,
privato, personale, intimo e mio. È un termine sempre opposto a pubblico, esterno, impersonale e tuo.
Con l’avvento della globalizzazione il fatto di sentirsi a casa è ancora un luogo in cui le relazioni intime sono la
norma, ma è anche un contesto di interazioni a distanza ed è pertanto aperta al mondo esterno.
Anche i media ci fanno sentire a casa: infatti con essi possiamo portare un po’ di casa con noi. Il giornale, una
registrazione, il satellitare o internet. La casa è diventa qualcosa di virtuale che essendo tale, si può mantenere anche
senza una collocazione specifica, un luogo e senza uno spazio.
I media inoltre ci forniscono anche una mobilità fisica, immaginativa e virtuale.
Quindi avviene una cancellazione del senso del luogo oppure una sua duplicazione?
La costruzione dei confini avviene in due modi: artificialmente e politicamente (stati, persone, ruoli, classi, generi).
Secondo Simmel il limite non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma un fatto sociologico ce si forma
spazialmente.
I confini sono anche sinonimo di “dare ordine”: interno o esterno, natura e cultura, familiare ed estraneo, civiltà e
barbari.
Secondo Giddens, la regionalizzazione, non va intesa semplicemente come localizzazione spaziale, ma va riferita alla
divisione del tempo-spazio in rapporto alle pratiche sociali.
La globalizzazione fa perdere ai luoghi la propria identità, avviene una deterritorializzazione, ma dall’altra parte anche
una riterritorializzatine.
Quindi avviene una cancellazione del senso del luogo oppure una sua duplicazione?
Castells ci dice che il network sostituisce il luogo quale supporto di socialità. Si passa dalla comunità territoriale a
quella personalizzata e specifica, internet quale supporto materiale della nuova forma di legame sociale.
Si passa così rapidamente ai pubblici connessi, che hanno una certa persistenza, replicabilità e scalabilità. Tuttavia
hanno tre dinamiche, ovvero quella di essere invisible, che il contesto collassa e la autodistruzione del Private/Public.
Anche il potere entra a far parte dello spazio, come nel tempo. Esercita un controllo sociale, ha accesso alla vita
privata e ci misura costantemente.
IL CORPO
Bourdieu si occupò anche della costruzione sociale del corpo: nella società si rese conte che avveniva un
coinvolgimento del corpo nella produzione di concezioni storico-culturali. Non è solo quindi una concezione
ideologica.
Si differen