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B C
come contemporaneo. il mio fare altrimenti avrebbe ciò sarebbe stato indicativo del fatto che le
Infatti tendenzialmente siamo portati a leggere i nessi condizionali in causato il mutamento delle leggi Leggi della fisica erano differenti da come sono
termini causali, in cui la protasi è causa di ciò che avviene nella apodosi della fisica. (l'unico modo in cui potevo fare altrimenti era
(Es. se avessi mangiato, non avrei fame); ma essi possono essere letti in presenza di leggi differenti).
anche in termini di contemporaneità non causale delle azioni di protasi e
apodosi, in cui l'azione della prima è indizio (ma non causa) dell'azione
della seconda (Es. se Alice fosse uscita di casa, le previsioni avrebbero dato
bel tempo, supponendo che tale Alice esca di casa solo se le previsioni non 2 : Se avessi fatto altrimenti, avrei avuto una abilità in relazione a cui le Leggi della
A
segnalano maltempo). L'uscita di casa di Alice non provoca le previsioni, Fisica sarebbero state differenti da come effettivamente sono.
ma è indizio della presenza di esse.
A partire da quest'ambiguità, Lewis mostra come lo scioglimento esplicito
di essa conduca a due sensi diversi di "poter fare altrimenti", tali che se si 2 Causale: Se avessi fatto 2 Contemporaneo: Se avessi fatto altrimenti,
B C
accoglie uno si nega la veridicità della premessa 1) dello Standard altrimenti, avrei avuto un'abilità tale avrei avuto un'abilità tale la cui presenza mi
Argument, se si accoglie l'altro si nega la veridicità della premessa 5), e da poter cambiare le leggi della avrebbe indicato la sussistenza di differenti leggi
dunque in ogni caso si falsifica l'argomento stesso, concludendo che non è fisica, un'abilità in grado di causare il fisiche, un'abilità di cui potevo disporre solo in
vero che non siamo liberi perché, invece, noi possiamo fare altrimenti (in cambiamento delle leggi. presenza di leggi diverse dalle attuali.
un senso ben preciso, che è quello indicato dall'imboccare la via della
contemporaneità piuttosto che della causalità).
Pertanto, secondo Lewis, l'argomento è falsificato come: Problema Normativo: lo stesso Van Inwagen (§3 di An Essay on Free Will)
sembra concedere la bontà dell'argomentazione formale di Lewis, che in
1)-2) Se l’universo è deterministico e β è valida, allora se avessi fatto altrimenti le leggi (o il passato) effetti sembra aver dimostrato quello che l'Argomento Classico voleva
sarebbero stati differenti. Falsa se leggiamo (1 ) e (2 ) come (1 ) e (2 ). Ossia se la leggiamo come se
A A B B negare, ossia che noi siamo liberi perché in effetti "possiamo" fare altrimenti,
avessi fatto altrimenti, avrei causato leggi differenti e dunque l'universo non sarebbe deterministico. e dunque ha effettivamente falsificato lo Standard Argument.
Tuttavia, resta scopertissimo il problema normativo intorno alla "Libertà" che
○ 3) Ma l’universo è deterministico e β è valida. Lewis ci regala con la sua argomentazione: cosa ce ne facciamo di un potere,
○ 4) Quindi se avessi fatto altrimenti avrei avuto un’abilità in relazione a cui è vero che se l’avessi esercitata le leggi (o il di una capacità di fare altrimenti se poi, concretamente, non abbiamo mai
passato) sarebbero stati differenti. l'opportunità di metterla in pratica? Che valore ha questo tipo di Libertà?
5) Ma nessun essere umano ha una simile abilità. Falsa se leggiamo (1 ) e (2 ) come (1 ) e (2 ),
A A C C Del resto, il problema normativo è quello che sembra restare sempre aperto
riferendoci all'abilità di cui parla il punto 4). in tutte le possibili "giustificazioni" del libero arbitrio, sia compatibiliste (il
ridicolo valore della Libertà in Locke che mi priva di poter fare altrimenti, il
Ma in particolare Lewis sembra abbracciare l'idea che l'interpretazione da seguire sia quella della "strada C" (per valore ridotto di Libertà nel privarmi in un senso di fare altrimenti, il non
cui il nesso condizionale va inteso come indizio di leggi differenti, che falsifica la tesi secondo cui nessun uomo ha poter fare altrimenti come Volontà Profonda ignorato da Frankfurt), sia
un'abilità tale che, se l'avessi esercitata, ciò avrebbe indicato la presenza di leggi differenti), e dunque punta a far Libertarie (che, in un'ottica indeterministica, lasciano che il mio poter fare
leva sull'affermazione positiva del punto 5): in realtà gli uomini hanno un'abilità simile. altrimenti sia dominato dal caso e dalla probabilità). Anche ammesso che
abbiamo una certa forma di Libertà, bisogna capire se questa sia sufficiente o
In conclusione dunque per Lewis noi "possiamo fare altrimenti" nel senso che abbiamo la capacità di fare no a quello che noi pretendiamo da essa. Pertanto, esso sussiste sia in
altrimenti in presenza di Leggi della fisica differenti, e dunque abbiamo la Libertà di agire differentemente da presenza di determinismo (che non è in sé il problema) sia di indeterminismo,
come agiamo; semplicemente, non lo facciamo nel concreto perché le leggi non sono differenti. perché ciò che davvero ci preoccupa è l'inoppugnabilità del passato e delle
leggi naturali che sono estranee alla nostra volontà.
Filosofia Teoretica Pagina 28
5b. Nomocrazia e Agent Causation
venerdì 2 novembre 2018 10:35 L'affermazione meccanicistica e nomocratica di Dennett.
Una decisa posizione contro le varie letture "autocommiseranti" di libertari e
compatibilisti (soprattutto contro i tentativi di risolvere la questione del libero
arbitrio in termini linguistici, giocando con le parole per mostrare come, in alcuni
sensi, possiamo fare altrimenti) viene da Daniel Dennett, filosofo che in più passi
tenta di riportare il dibattito alla sua concretezza, invitando a non sviarlo e rifuggirlo
nella sua ineluttabilità: apparentemente non siamo liberi, perché non possiamo
profondamente fare altrimenti; semplicemente, ci sembra di avere questa facoltà
perché siamo sistemi così complessi da rendere non limpidamente chiare le ragioni
che determinano il nostro corso, ma resta il fatto che il mondo è dominato dalle
Leggi di Natura (in questo senso parliamo di "nomocrazia") che portano a
svilupparci in una chiave strettamente meccanicistica. Se si vuole affrontarlo,
bisogna farlo in maniera radicalmente diversa.
L'analogia che Dennett porta per l'uomo è quella con le Vespe Sphex, le "vespe
scavatrici" che, al momento di deporre le uova, trovano la tana e le pongono
dentro. Dopodiché, individuano una preda (un grillo, un ragno), la immobilizzano
(viva), la portano di fronte alla tana, entrano in essa per controllare che non vi siano
predatori e, sinceratasi di ciò, porta dentro la preda e chiude la tana per lasciare che
le piccole vespe si sfamino. Ciò ci sembra un comportamento estremamente
intelligente e astuto, di libera decisione della vespa per ottimizzare la sua azione.
Tuttavia, dice D., se immaginiamo di spostare di pochi cm la preda finché la vespa è
dentro, noi vedremo la vespa muoversi, cercare la preda, riportarla esattamente di
fronte alla tana dov'era, rientrare a controllare la tana, e così via all'infinito in un
meccanico ripetersi di azioni sempre uguali, secondo un algoritmo rigidamente
concepito.
Ciò ci rende timorosi della Sphex, per cui parla di " fear of sphexiness".
L'alternativa dell'Agent Causation.
Il problema che pone Dennett di un'immagine "nomocratica" del mondo è molto imponente, e (come
nota Wilfrid Sellars), rimanda alla necessità in filosofia di far collimare l'immagine scientifica del
mondo (nomocratica, che a proposito del Libero Arbitrio sembra negarci una parte importante del
nostro agire nel mondo; in questo, sia l'immagine scientifica deterministica che indeterministica sono
alla pari) con l'immagine manifesta di esso, l'immagine auto-intuitiva che l'uomo spontaneamente si
rappresenta, per la quale si sente agente delle proprie azioni.
Stando così le cose (nota David Velleman, 1992), la persona sembra essere una arena in cui
passivamente si scontrano eventi e stati fisiologici e psicologici, senza che essa abbia una precisa parte
in essi; anche se infatti (accogliendo dualismo o fisicalismo) si cercano dei nessi causali tra gli stati
fisiologici e quelli mentali, si tende a dimenticare dalla trattazione la necessità di mostrare quale sia il
ruolo (e se sia un ruolo agente) della persona che è sede di quegli stati, cosa che sembra lasciar
intendere quasi che i singoli stati accadano semplicemente al singolo individuo, e non che esso sia
agente primo di essi.
L'unica via d'uscita, che tenta di affrontare il tema dell'agente posto da Velleman e che si pone davvero
il problema profondo legato al Libero Arbitrio, sembra essere la strada della Agent Causation, cioè
appunto della presenza di un Agente Causale che è causa prima degli stati mentali e fisici che lo
contraddistinguono dagli altri.
Uno tra i primi, in filosofia moderna, a porsi in questa singolare ottica libertaria fu Thomas Reid
(1710-1796).
Reid infatti riprende la concezione lockiana di "potere attivo" (che Locke distingueva dal "potere
passivo", cioè di subire senza parte in causa dei mutamenti, delle affezioni dall'esterno) come la
possibilità di essere "causa prima" di un movimento. Quando vediamo un movimento infatti, esso
sembra possedere una storia causale regredibile all'infinito, che ha portato ad un trasferimento del
movimento da x a y, poi da y a z, poi da z ad A e così via, ma in realtà l'origine ultima del movimento è
la causa prima, ossia appunto chi, possedendo il potere attivo di "imprimere" un movimento ex novo,
ha dato vita ad un movimento non presente prima di lui. Problemi e punti di forza: ciò detto, va dato atto a Reid di prendere il toro per le corna, cioè
di affrontare a viso aperto il problema vero sussistente circa il Libero Arbitrio, tentando
In Locke, benché non esplicitamente, sembra farsi strada l'idea che l'unico ente a possedere questa dunque di dare all'uomo quella Libertà Profonda e irriducibile che è la vera preoccupazione
forma di potere attivo sia l'uomo, poiché l'idea stessa del potere attivo nasce non già dai sensi, ma da da cui nasce il problema. Per farlo, nega in toto che vi siano delle leggi di natura che possano
una riflessione tematico-teoretica successiva propria esclusivamente dell'uomo che, guardandosi determinare le nostre azioni (altrimenti, più bizzarramente, un libertario dovr