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AMOR FATI

Il fanciullo trascinato dal puro godimento del gioco, che accetta l'innocenza del divenire, che si dà così come si dà, accetta dunque il necessario dell'esistenza anche con il suo elemento contraddittorio; persegue la soddisfazione degli istinti e non è fedele al dovere. È l'uomo che sa dire il sacro sì alla vita tutta intera -> volontà di potenza nel suo senso più pieno. L'elemento agonistico diventa una postura etica, vuol dire accettare anche il negativo, il cattivo, passando dal piano del polemos a quello dell'enkrateia. La forza è la volontà di vivere sotto i valori anche in lotta tra di loro, in contrasto e volerli di nuovo comunque (eterno ritorno). "Non dobbiamo rifiutare nulla perché è stato preparato per noi" (Marco Aurelio), pensiero stoico a cui si rifà anche Nietzsche: "Non c'è nulla al di fuori del tutto".

Amputare una parte della vita sarebbe amputare una parte del tutto e quindi anche una parte di noi. Non bisogna né compatire né lamentarsi: "compassione è un sentimento venuto dall'inferno" (Spinoza).

Spinoza diceva che "Il massimo sentimento dell'umano è l'acquiescentia in se ipso": stato di quiete in cui contemplo la potenza, la soddisfazione a cui sono giunto nella mia vita e ne godo. Non sono stato soffocato, non mi sono piegato. Non c'entra qui la sopraffazione ma la piena espressione di sé. Volontà di potenza è anche questo, ovvero la padronanza di sé = ENKRATEIA.

Foucault -> se non si è assoggettati a un potere (secondo lui si è sempre sotto l'egida di qualche dispositivo di potere), non si riesce nemmeno ad autonomizzarsi, a soggettivarsi, a disporre in proprio.

SIMON WEIL

Vita scelta e condotta forse in modo più consapevole di Nietzsche,

trascinato dagli eventi. Lei ha scelto con altadeterminazione il percorso della sua vita, votata però alla sconfitta: morta giovane e sola oppure votata alla vittoria: vitaparrestastica (PARRHESIA: tipica degli stoici, qualità degli uomini che parlavano con franchezza e che esprimevano,attraverso il teatro della loro corporeità, i principi che guidavano la loro vita. Socrate era considerato un uomo musicale, leiforse era una donna musicale (armonia tra vita e pensiero). Giancarlo Gaeta ha scritto “Leggere Simon Weil, una vita in attoe pratica”. Idea di pensiero che va praticato nella vita vissuta, non solo esposto. In questo vicina a Nietzsche che ne La gaiascienza si chiedeva “Fino a che punto la verità può essere incorporata; questo è il problema, questo l’esperimento”.Non ci presenta però una filosofia forte come siamo abituati. Sicuramente si è occupata tutta la vita del tema della forza

Dellamiseria umana, delle anticipazioni del paganesimo al cristianesimo (lesse il Vangelo). Il suo è un pensiero di sorvolo, comedi tante donne che fanno filosofia. No tesi definite, sistematiche, no avversione totale come la filosofia di Kant o Hegel, nonperché non possano assurgere a tali ragionamenti, ma perché è proprio del loro essere accompagnarsi agli autori e nonimporsi con prepotenza. Pensiero che vaga, naviga, parla degli altri e intanto propone il proprio punto di vista. Non sonopensieri branditi come spade, la storia della filosofia viene letta così (agone). Come anche Hannah Arendt e Rachel Bespaloff,queste donne non parlano di temi tipici della filosofia femminista dell'epoca come il corpo, il genere, l'intersoggettività, la curadell'altro, il sentire umano. Si occupano dei temi del MALE, della VIOLENZA, della FORZA.

Nasce nel 1909 a Parigi da famiglia ebraica non molto praticante. Fin da piccola ebbe una salute cagionevole,

visse ai tempi dell'influenza spagnola. Studiò a casa da autodidatta. Il fratello sarà un grande matematico. Si dedicò allo studio dei greci, Platone, Kant, Spinoza, Cartesio, Marx. Fu marxista rivoluzionaria da giovane, addirittura troskiana (lo conobbe e lo invitò a casa sua) ma mai iscritta al partito, voleva stare dalla parte dei deboli. Divenne un'insegnante di filosofia di alcune scuole femminili di provincia. Era un'insegnante molto particolare: non dava voti, impediva alle studentesse di guardare i manuali di storia della filosofia, rinunciava al proprio stipendio per gli scioperanti e viveva in forti ristrettezze, non perché non avesse soldi ma perché voleva provare a vivere come i più poveri testimoniandolo con la propria vita. Fin da giovane la accompagnarono grandi dolori fisici (anemica, dolori ai polmoni). Nel '34 però lasciò l'insegnamento e si fece assumere in una fabbrica metallurgica per.

Capire cosa volesse dire essere operaia descrivendo quella condizione come schiavitù. Fu licenziata perché non era competente ma insistette e si fece assumere dalla Renault. Quando scoppia la guerra civile spagnola si aggrega ai repubblicani; passa in Francia, delusa dall’opera dei repubblicani e si impegna in prima persona. Abbandona l’idea del marxismo e della rivoluzione operaia. Ha delle visioni mistiche nei luoghi dove viaggiò. Senza dubbio autrice religiosa cristiana, più mistica che bigotta o dogmatica. La interessava l’esperienza del sacro.

Carattere oltreumano, impersonale di arte, scienza, letteratura, filosofia è ciò che le rende sacre. Diceva di aver avuto una visione diretta, immediata di dio in alcune situazione: spiaggia portoghese che intonavano un canto straziante (canto degli ultimi, fragili, oppressi) e poi ad Assisi per vedere le tracce e i luoghi di Francesco.

della protagonista, si dice che una forza più grande di lei la spinse a mettersi in ginocchio. Si fa riferimento all'idea del Cristo sofferente, crocifisso e sanguinante, testimone della miseria umana, lì per salvare il genere umano. Tuttavia, questa figura non la riempiva di amore e compassione, ma di invidia patologica. La protagonista si sentiva vicina a Cristo, ma senza istituzioni, vicina allo gnosticismo e alla distinzione tra bene e male. Si impegna come attivista filosemita e antinazista e desidera essere mandata al fronte per combattere, nonostante la sua esilità fisica e le privazioni che subisce. C'è una chiara dedizione al martirio e una durezza verso se stessa, come dimostrato dai suoi scioperi della fame prolungati. A 34 anni muore a Londra di tubercolosi, ma la malattia era stata aggravata dalle privazioni e dai suoi caratteri suicidali. Lo scritto appartiene agli anni 39-40, ma viene pubblicato nel 41 con uno pseudonimo. È un testo scritto durante il periodo di guerra, in cui si vive una tragedia bellica paragonabile a quella degli eroi dell'antica Grecia e di Troia.

Dell'Iliade si parla del tempo presente e delle umane passioni, del dolore e dell'impossibilità di sfuggire al fato e alla miseria dell'esistenza. È uno dei primi scritti in cui si fa riferimento all'Iliade in un ambito prettamente specialistico cioè filosofico (solo i 3 presentati). Opera inoltre uno sguardo genealogico della nostra cultura e della nostra società, andare alle origini per capire chi siamo noi oggi, come fece Nietzsche. Interpretazione della forza opposta a quella di Omero (thymos, respiro caldo, essenza della vita del combattente). Omero descrive la forza in modo amareggiato, scorato, non ne fa un'apologia, ma certamente non la considera poco umana, anzi, è la connotazione primaria dell'umano e anche del divino. Secondo Omero laddove c'è pace non c'è più l'umano. Vi sono tuttavia momenti di quiete miracolosi, oltre la violenza e la cupidigia, sono però

brevissimi momenti luminosi (bagni caldi che Andromaca prepara per Ettore). In lei invece la forza è nichilistica, rende l'uomo un cadavere. "L'unica attrice del poema è la forza". Vive in un tempo storico dove l'esercizio della forza è dominante. Non pensa a quella che conduce a essere potente e a sottomettere, ma quella che annichila, distrugge, tramuta gli uomini in cose, materia inerte. È strumento di pietrificazione sia per coloro che la subiscono sia per coloro che la maneggiano. Ha questo elemento di cecità, impeto, pura forza naturale, che non ne fa una attributo umano ma un elemento naturale con la stessa consistenza vivente di una pietra (insiste sull'aspetto cadaverico, materiale della forza). La forza (soprattutto fisica) sostituisce il pensiero e si insinua laddove vi è un vuoto tra impeto e atto. Non c'è decisione scelta, volontà, ma un'essenza umana trasformata in materia inerte.bruta, passiva, elemento naturale o forza cieca, solo impeto che noi non regoliamo, diciamo, facciamo nostro. Tutto è raggelato, immobilizzato e destinato ad esaurirsi (morti viventi, come zombie privi di vera vita) -> segreto ultimo della guerra. Questa proprietà di annullamento e pietrificazione è qualcosa a cui nulla e nessuno sfugge. L'unica vera forza capace di esprimere la vitalità umana è la forza dell'anima (radice cristiana il lei). Gli elementi invece sono materia inerte, non sono spirito, anima. Il suo è un atto di accusa alla pratica di tutte le azioni di forza che nella storia dell'umanità non hanno saputo emanciparsi dalla trama di intrecci intersoggetivi; la forza non ha spinta vitale, rivitalizzante ma solo annichilente (non è l'essenza della vita umana ma il suo annullamento). Elemento della potenza non è costitutivo dell'uomo: secondo lei invece quando c'è la

forza non c'è più l'umano. (Nietzsche dice invece il contrario, come Omero). Secondo lei la forza è sempre distruttiva anche se riesco a sfuggirvi e anche se sono colui che la esercita, il dissolutore, la mia anima è comunque soffocata, dissolta. La forza pietrifica il corpo e dissolve l'anima (in Omero physché, qualcosa di materiale). Foucault, Sorvegliare e punire -> con la costrizione / restrizione fisica del sistema carcerario in realtà si mira a costringere l'anima. Allo stesso modo la Weil pensa che in ogni esibizione di forza l'asservimento del corpo sia un modo per incatenare e distruggere l'anima e un'anima in catene non è più tale. Nella forza dunque non vede nessuna energia, azione, movimento, lavoro vero, solo passività e materia inerte, vile, morta. Non è espressione di attività ma espressione di inerzia. Ci si può emancipare liberandosi

dall'idea testata dai poemi: forza degli uomini come esercizio del più forte sul più debole. La rivoluzione vera non è essere il più forte ma sottrarsi a questa logica. Il forte è in realtà un debole e il debole anche se riesce a diventare forte, se non si libera da questa dialettica, non sarà mai in uno stato di superiorità, sarà s
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A.A. 2020-2021
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virginiagiuriato1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Fabbrichesi Rossella.