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Ontologia di Tommaso D'Aquino

Nella sua opera De ente et de essentia, Tommaso approfondisce il concetto di ente e di essenza, superando in essa quelle aporie emerse nell'ontologia greca. Il termine ente giunge tardi nella lingua latina, ma ha origine greca da il quale non aveva avuto traduzioni da Seneca, che aveva riconosciuto il limite della lingua latina, ma tale termine giunge a Roma con Severino Boezio, che lo traduce con ciò che è. In particolare per ente si intende il concetto primo che la mente umana riesce a pensare. Tommaso d'Aquino riprende questa definizione e in particolare si affida e quindi studia la filosofia di Aristotele, attraverso varie traduzioni dall'arabo al latino. Ente ed essenza sono concetti fondamentali che vengono trattati in quest'opera da Tommaso, perché sono i primi, appunto, che concepisce l'intelletto; pertanto è fondamentale cogliere i loro significati e il rapporto.con iprimi predicabili, ossia con genere, specie, differenza specifica.
  1. ENTE. Per Tommaso l'ente è ciò che è e dal punto di vista filosofico o è da intendere in due modi, ossia ciò che si divide nei dieci generi e ciò che sta a significare la verità delle proposizioni. Aristotele affermava che la verità ha a che fare con il giudizio e non coi i termini, perché ogni termine rimanda a quella cosa specifica. Quando Tommaso affermò che si divide in dieci generi, intende l'ente reale, cioè la cosa concreta, ciò che è realmente. Per ente logico, invece, è la copula della proposizione che collega due termini, unendoli o separandoli, formando quindi una proposizione affermativa o negativa.
  2. ENTE LOGICO. Se si afferma che l'affermazione è contraria alla negazione, la copula non dice che l'affermazione esista, in quanto non esistono affermazioni, ma uomini che

Affermano e cose intorno alle quali fare affermazioni. L'affermazione è un ente logico e non un ente reale, quindi non esiste. Quindi si può dire che non tutto ciò che è oggetto di pensiero esiste in realtà così come è pensato.

ENTE REALE. L'ente reale è introdotto con il concetto di essenza: l'ente reale è l'ente di cui si può affermare l'essenza. L'essenza pertanto è ciò che si esprime nella definizione di quell'ente, è ciò che l'ente è. Per esempio, affermando l'uomo è un animale razionale e politico, si sta affermando attraverso il linguaggio l'essenza dell'uomo, cioè ciò che veramente l'uomo è. Delle volte l'essenza è detta forma o natura: Aristotele la forma, con la materia, era contenuta nel sinolo (sostanza), ed esprime meglio la molteplicità dell'essenza.

in più enti. Per natura è inteso invece ciòche l’uomo è nella sua umanità. Per Tommaso l’essenza di un uomo è la sua anima, continuando una tradizione iniziatacon Socrate e poi riletta nel Cristianesimo.

Quindi l’ente può esistere solo in quanto è qualcosa di determinato, pertanto l’uomo per poter esistere deve esisterecome essere umano. E ciò che rende un uomo diverso dall’altro uomo è la sua essenza, ossia la sua anima, che è ilprincipio che lo fa essere unico e irripetibile. Pertanto in Tommaso l’essenza dell’uomo è l’unione di corpo e anima, cheformano un’unità indissolubile.

L’ente finito è una realtà in cui distinguiamo l’essere dall’essenza: ogni ente ha l’essere, ma non è l’essere stesso, poichéogni uomo non riesce a realizzare tutta la sua umanità cosi come viene immaginata.

Questo significa che ogni ente ha ricevuto il suo essere da altri, o meglio da colui che è l'essere, che non ha ricevuto l'essere da nessun altro: ossia Dio. Solo di Dio si può dire che è l'essere, degli altri enti finiti si deve solo dire che hanno ricevuto l'essere da Dio.

Tommaso riprende, inoltre, i concetti di potenza ed atto di Aristotele, dove la potenza è l'ente che riceve e l'atto è l'essere che si è ricevuti. Quindi l'ente reale non basta che abbia l'essenza per essere definito esistente, ma ha bisogno di un actus essendi, ossia a quell'essenza va conferito l'essere per dire che esiste. Quindi l'essenza è in potenza rispetto all'esistenza.

Quindi Dio non ha un poter essere, in quanto non deve diventare niente, non è limitato da niente, non è finito, ma d'altra parte ha conferito l'essere agli enti e in particolare all'uomo per

Farli esistere, donando loro l'actus essendi.

VITTORIO POSSENTI: L'ENTE

Secondo Possenti, l'oggetto di studio della metafisica è l'ente e non il pensiero o essere astratto come affermava Hegel.

In particolare, nella filosofia antica, dove non esisteva il concetto di creazione e pertanto la materia era eterna, si pensava che l'ente esiste perché viene pensata la sua essenza e dire pensare l'essenza di un ente, significa dire rispecchiare nel pensiero ciò che l'ente è. È una filosofia che venne poi appoggiata anche da Hegel, il quale affermava che tutto deriva dal pensiero e non c'è nulla al di fuori di esso; conoscendo quindi la struttura del pensiero, che si conosce la struttura della realtà stessa che attraverso esso si sviluppa e si fa vedere.

Ma Possenti non appoggia questo idealismo hegeliano, ma egli parte dall'ente trascendentale e non dal pensiero o dall'essere astratto.

REALISMO

E ANTIREALISMO Le posizioni di Hegel e Possenti possono essere viste come contrapposizione tra realismo e antirealismo: Possenti verso il realismo ed Hegel verso l'antirealismo. Quindi c'è l'obiettivo di ricostruire una filosofia realista, ribaltando l'antirealismo moderno. L'antirealismo è un problema filosofico che si è risolto nella postmodernità, al cui si collega l'oblio dell'essere, definito una questione inutile. E dove viene a dominare l'oblio dell'essere è assente un sano realismo, il cui scopo è la conoscenza dell'essere. E nonostante i tentativi di ripresa di diverse correnti di pensiero contemporaneo, sono ancora presenti diverse aporie, come la riduzione della verità come consenso, oppure l'oggetto del conoscere è il linguaggio e non la realtà oppure si rifiuta un concetto di verità come un adeguarsi del pensiero alla realtà. La prima aporia

è stata di ridurre la verità come consenso, cioè il pensiero non è stato più in grado di cogliere la verità dell’ente, ritenendo l’ente un discorso senza senso, perché la conoscenza si ferma all’esperienza; pertanto la verità diventa non corrispondente alla realtà, perché la realtà si piega a ciò che la mente e la volontà cogliono che essa sia, arrivando al punto di creare una neo-lingua che non corrisponde alla realtà e quindi non dice più la verità.

Queste aporie portano quindi ad un rifiuto di concetto di verità come un adeguarsi del pensiero alla realtà, cioè quel processo attraverso il quale il pensiero dice la realtà, e ad un’imposizione di forme di nichilismo speculativo, cioè di quelle forme di pensiero che prescrivono all’ente ciò che l’ente deve essere.

Allora bisogna andare verso una filosofia realistica.

Cioè verso una filosofia che considera il reale come la causa e il contenuto del conoscere. Allora a quel punto sarà l'essere la misura del concetto e non viceversa, perché sarà la cosa a fare emergere ciò che penso e ciò che dico ed essere e quindi causa del conoscere. Pertanto sarà l'ente ad essere il trascendentale primario e non il vero, cioè la verità viene da ciò che l'ente è. Quindi il pensiero è pensiero dell'essere, perché rende visibile nel linguaggio ciò che l'ente è e questo è possibile solo perché c'è un'apertura del soggetto conoscente all'essere.

CONTRORIVOLUZIONE COPERNICANA

C'è bisogno di una conversione del pensiero, perché da Kant in poi si è affermato che non è il soggetto ad adeguarsi all'oggetto, ma viceversa, arrivando quindi a dire che l'essere pensato

Il realismo parte dall'esperienza, non intesa alla maniera dell'empirismo, cioè come esperienza sensibile, o come intesa dall'idealismo, ossia il pensiero che produce la realtà. Ma l'esperienza del realismo va intesa come il farsi presente delle cose e dell'essere al pensiero, cioè è una presenza piena di contenuto che si dà ed è trasparente al pensiero stesso, il quale si pone in ascolto della realtà e la interroga nelle sue più profonde strutture.

Possenti parla di senso comune, che raggiunge verità e certezza, ma non attraverso teorie scientifiche o conoscenze quantizzabili, ma attraverso una comprensione originaria del mondo e di sé che è prescientifica, una comprensione che è sempre vera e che avvolge l'uomo e viene prima di ogni conoscenza rigorosa. Questa comprensione originaria si chiama senso comune.

che spinge verso una filosofia sistematica ed aperta al mondo e alle cose che il mondo propone: questa è la nuova metafisica. Lo scopo della filosofia, che spinge alla ricerca del vero e della verità, appaga l'uomo nella sua più profonda natura. Allora la filosofia teoretica diventa una lotta per la verità, la quale non è scontata, ma è frutto anche di un cammino contro le resistenze che si frappongono per non farci arrivare alla verità.

LA FILOSOFIA TEORETICA COME LOTTA PER LA VERITÀ

La metafisica può essere intesa come teologia razionale, ossia quella filosofia che è in grado di pensare Dio e diammettere di conoscere che Dio esiste, senza dire però chi veramente Dio sia. La metafisica, intesa come discorso intorno a Dio, si conclude in Dio in quanto l'intelletto metafisico sta nel finito e raggiunge a fatica l'eterno.

Pur essendo lotta per la verità la filosofia non è e non

può essere salvifica, ma rimane ricerca della verità da parte della parte più elevata e superiore dell'essere umano, ossia la sua capacità di capire. Essa non è un'introduzione alla vita devota, ma introduzione alla conoscenza dell'essere, dell'io e di Dio, oggetto
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher palma_alex_93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Istituto superiore di Scienze Religiose - Issr o del prof Scienze Storiche Prof.