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INDICAZIONI NAZIONALI PER IL CURRICULO DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA E DEL PRIMO CICLO D'ISTRUZIONE (2012)

Nel corso delle nostre lezioni parleremo anche delle Indicazioni Nazionali, ponendo l'attenzione sul lessico e sulla grammatica.

Plurilinguismo

Il focus di questa settimana è la variabilità linguistica. Una delle prime definizioni da prendere in considerazione è il plurilinguismo. Il plurilinguismo è una compresenza di linguaggi di tipo diverso (verbale, gestuale, iconico, ecc.), cioè diversi tipi di semiosi, sia di idiomi diversi, sia di diverse norme di realizzazione di un medesimo idioma. Esso pare essere una caratteristica della specie umana.

Bisogna fare attenzione a non confondere i termini multilinguismo e plurilinguismo. Se consultiamo la Treccani, pone questi due termini come sinonimi. Ma l'Unione Europea, in particolare il Consiglio d'Europa, ha posto una differenza che è interessante: il MULTILINGUISMO ha a che

fare con una determinata area geografica; il PLURILINGUISMO, invece, con l'individuo. Effettivamente, quando parliamo delle nostre classi, qualcuno dice che sono "classi multilingue", in realtà sono "classi plurilingue", perché il plurilinguismo è individuale. Nessuna comunità linguistica è omogenea. Se pensiamo al paese o alla città in cui viviamo, ci rendiamo conto che effettivamente c'è una pluralità di lingue, dialetti, gerghi, sottocodici, ossia un bel "melting pot" linguistico. Ogni parlante maneggia attivamente, o anche passivamente, più linguaggi, più idiomi, più varietà. Possiamo anche avere una competenza passiva del dialetto, ossia essere in grado di comprenderlo, ma non riusciamo ad avere la competenza attiva, ossia la capacità di parlarlo, ma questo di fatto fa parte del nostro repertorio linguistico. A questo proposito, il Consiglio d'Europa,

rispetto ai famosi livelli linguistici (A1, A2, B1, B2, C1, C2), ha portato avanti una riflessione molto importante: sostiene, tranquillamente, ad esempio, che noi possiamo avere una competenza B2 nella comprensione scritta in tedesco e una competenza di livello A2 per quanto riguarda l'espressione orale. Dunque, c'è una varietà notevole, perché la lingua non è monolitica, ma ha un insieme di sfaccettature, e quindi ogni componente può essere "dominata" da ognuno di noi in modo diverso. Più le società sono plurilingue, più chiaramente ci sarà una differenza rispetto alle varie competenze. Anni Settanta vs. Oggi Negli anni 70, vi era una fortissima presenza di diglossia, cioè la maggior parte della popolazione di allora faceva un uso del dialetto molto attivo. Infatti, la diglossia è la compresenza, all'interno di una comunità di parlanti, di due lingue differenziate funzionalmente.

Una delle quali è utilizzata solo in ambito formale (= italiano) e l'altra solo in ambito informale (= dialetto). In qualche modo, le tesi GISCEL sono partite proprio da questa situazione di partenza.

Oggi, da una parte c'è una forte presenza dell'italiano, anche se non è l'italiano aulico, ma può essere definito come "italiano popolare", e dall'altra parte c'è una presenza di lingue non italiane, dovuta proprio alle persone non italofonipresenti nel nostro Paese. C'è, quindi, una varietà linguistica notevolissima.

In alcune zone dell'Italia, l'uso del dialetto è ancora molto alto, però, di fatto, l'italiano ha prevalso, perché è la lingua della scuola, dei media e della comunicazione ufficiale.

Patrimonio linguistico

Questo nostro patrimonio linguistico cambia molto, in base al tempo, allo spazio, all'area geografica, agli aspetti

Socialie dal punto di vista diacronico. Parlando di diglossia, non abbiamo soltanto l'italiano e i dialetti, ma in mezzo a questi due antipodi ci sono molte varietà linguistiche: abbiamo l'italiano popolare, le varietà regionali, i registri linguistici. Quando caliamo queste osservazioni nella realtà scolastica, dovremmo educare i giovani alla varietà linguistica e all'uso di ogni sorta di creatività linguistica, ossia alla consapevolezza che esistono queste varietà. Nel momento in cui i nostri alunni sanno che c'è un italiano popolare e c'è un italiano scritto che richiede particolari attenzioni e scelte, è già un bel successo, perché vuol dire che riescono a distinguere queste due variabili.

Ecco che cosa afferma De Mauro a proposito della varietà linguistica: "Possiamo dire una cosa disegnando, cantando, mimandola, recitando, ammiccando, additando, e con parole."

possiamo dirla in inglese, in cinese, in turco, in francese, in greco, in piemontese, in siciliano, in viterbese, romanesco, trasteverino, e in italiano. Possiamo dirla con una sintassi semplice, per giusta apposizione di proposizione, o con una sintassi contorta e subordinante, con parole antiche o nuove, usate o specialistiche. Possiamo dirla come uno scienziato o un poliziotto, un comiziante o cronista. Possiamo gridarla, scriverla a caratteri cubitali o in appunti frettolosi. Possiamo dirla tacendo, purché abbiamo veramente voglia di dirla e purché ce la lascino dire. "Questa frase, dal punto di vista didattico, fa riflettere tantissimo perché dobbiamo tenere conto, nel nostro insegnamento, che i bambini hanno a disposizione tutte queste modalità, l'importante è che ne siano consapevoli e che quindi sappiano quando usarle. Entra in gioco anche la competenza paralinguistica ("Possiamo gridarla"), che a scuola viene presa poco in.considerazione: si tratta del tono della voce, che nella comunicazione interpersonale ha un ruolo incredibile, perché in base al tono della voce siamo perfettamente in grado di capire se l'interlocutore è ben o maldisposto. REPERTORIO Il REPERTORIO è l'insieme delle varietà linguistiche a disposizione della comunità parlante italofona. Ognuno di noi ha un repertorio diverso; l'italiano è il tratto unificatore. Ad esempio, in una famiglia mista italiana con un papà piemontese e una mamma siciliana, i figli hanno una pluralità linguistica fatta di dialetto siciliano parlato ancora dai nonni materni e dialetto piemontese parlato nel paese in cui si vive. DIFFERENZE TRA LINGUA E DIALETTO La lingua:
  • ha uno statuto socio-culturale e politico
  • è riconosciuta a livello nazionale e internazionale
  • ha una tradizione letteraria (è nata dalla letteratura, da Dante in poi)
  • è adottata come mezzo di comunicazione ufficiale
comunicazione interregionale

è la lingua della scuola 6

Il dialetto:

  • ha una diffusione inferiore
  • è limitata a singole zone geografiche
  • è utilizzata molto di più a livello orale

Quindi, c’è una differenza diamesica, diatopica e anche di numero di parlanti.

DIGLOSSIA

La DIGLOSSIA è la convivenza tra lingua e dialetto in una stessa zona geografica. La lingua viene utilizzata nei contesti formali, il dialetto nei contesti informali.

  • Varietà alta per gli usi scritti e formali
  • Varietà bassa per gli usi parlati informali

Secondo Berruto la situazione italiana è molto più complessa: i dialetti vanno considerati come varietà linguistica a sé stanti. Non sono due varietà alte e basse della stessa lingua, ma due elementi a sé stanti.

BILINGUISMO

Non possiamo neanche parlare di bilinguismo perché non c’è corrispondenza regolare tra uso del dialetto e uso

Il dialetto non è la sola lingua della socializzazione primaria (dei primi anni - il dialetto come lingua materna). Nei primi anni si verifica la DILALIA, perché entrambe le varietà linguistiche sono impiegate nella conversazione quotidiana e talvolta c'è una sovrapposizione (Berruto). Questo avviene soprattutto nelle provincie, non tanto nelle grandi città. Quando si parla di sovrapposizione ci può essere anche una sola parola che entra nella conversazione in lingua italiana.

L'Italia dialettale è suddivisa in 3 zone da 3 isoglosse (linee immaginarie). La prima isoglossa è quella che da La Spezia va a Rimini, la seconda va da Roma va ad Ancona, poi abbiamo le aree meridionali. Di questa frammentarietà linguistica ne parlava già Dante nel "De Vulgari eloquentia" quando diceva che "se volessimo calcolare tutte le"

varianti dei volgari italiani, le principali, le secondarie, le minori, anche solo in questo piccolissimo angolo di mondo finiremmo per contare un migliaio di varietà linguistiche, anzi, persino di più”. Questa non unitarietà linguistica dell’Italia è una sua caratteristica ed anche un plusvalore. Le due isoglosse La Spezia-Rimini e Roma-Ancona suddividono i dialetti settentrionali dai dialetti mediani e dai dialetti meridionali con il Salento che fa parte dell’Italia meridionale insieme alla Calabria e alla Sicilia. E poi ci sono le lingue alloglotte che vedremo successivamente. 7A SCUOLA DIALETTO SÌ O DIALETTO NO? Ci vuole un sano buon senso. La scuola dovrebbe trasformare la dialettofonia e il plurilinguismo in una risorsa (Lavinio). Dobbiamo considerare che le nostre classi plurilingue hanno un repertorio molto alto che talvolta può essere utile per delle attività didattiche. Tutti i membri della comunità possiedono in

Misura accettabile la lingua nazionale e il dialetto senza dimenticare l'urgenza di una lingua veicolare comune (Berruto). Questo excursus fatto ci serve per riflettere su quale norma linguistica bisogna prendere a base dell'insegnamento, che cos'è la lingua comune da far apprendere, che cosa accettare dall'allievo e cosa no, e cosa fare degli errori di lingua.

L'insegnante deve tenere conto delle variabilità linguistiche, ad esempio deve tener conto che gli alunni che arrivano da un ambiente dialettofono non hanno le consonanti geminate (doppie), mentre quelli che arrivano dalla Sicilia hanno le consonanti triplicate o quadruplicate.

Mercoledì vi presenterò una biografia linguistica che potete compilare per rendervi conto del vostro repertorio linguistico. Vi mostrerò anche la scheda sociolinguistica che tutte le scuole utilizzano per capire qual è il repertorio dei bambini non italofoni appena arrivati. Questo strumento

sponsabile delle competenze linguistiche degli studenti. Inoltre, è importante tenere conto delle diverse abilità linguistiche degli studenti, come la comprensione orale, la lettura, la scrittura e la produzione orale. Utilizzando una varietà di attività e risorse, come testi autentici, giochi di ruolo e esercizi di grammatica, possiamo creare un ambiente di apprendimento stimolante e coinvolgente per gli studenti. Inoltre, è fondamentale incoraggiare la pratica costante della lingua italiana, sia in classe che fuori, attraverso l'uso di materiali autentici, come film, canzoni e libri. In questo modo, gli studenti saranno in grado di sviluppare le loro competenze linguistiche in modo efficace e divertente.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
65 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher s.filia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Bosc Franca.