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ANCSA: I CENTRI STORICI DIVENTANO "PATRIMONIO"

Il Comitato promotore del Convegno di Gubbio, costituitosi in Comitato permanente, fonda a Gubbio l'Associazione Nazionale Centri Storico Artistici (ANCSA). L'Associazione si propone per statuto di promuovere studi e ricerche pluridisciplinari per la salvaguardia e il risanamento dei centri storici; di elaborare sperimentalmente e promuovere a livello generale adeguati provvedimenti legislativi e normativi. Gli anni '70 hanno indubbiamente contribuito a dare una svolta alla "questione dei centri storici", in particolare relativamente al problema dell'utilizzazione del patrimonio edilizio a seguito della crisi economica di quegli anni, crisi che ha colpito in particolare il settore delle costruzioni. La pressione sociale maturata intorno al "problema della casa" spinge verso una inevitabile diminuzione dei prezzi; si consolidano in questo periodo le prospettive di edilizia convenzionata.

Cioè a prezzo controllato. L'aumento della domanda di alloggi usati è spiegabile attraverso il calo complessivo della produzione e l'aumento dei prezzi che spingono la domanda verso l'usato, offerto ancora nel 1972-'73 a prezzi inferiori di circa il 40% rispetto al nuovo. Gli anni '70 si configurano quindi come gli anni della "riscoperta del patrimonio edilizio esistente"; a questa fase, che si può identificare con la generalizzazione della consapevolezza dello "spreco edilizio", spetta storicamente il merito di aver contribuito ad arrestare la politica di incondizionato sostegno alla produzione di case nuove. È negli anni '70 che il concetto di "riuso" viene associato alla copertura del fabbisogno abitativo.

GLI ANNI '80-'90 E IL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ

Nel corso degli anni '80 si inverte la tendenza all'incremento demografico, rallenta l'immigrazione

interna, decadono le funzioni industriali: cessata l'espansione, le città iniziano ad implodere, a rivedere le aree interne lasciate libere dalle funzioni dismesse. Mentre i problemi della residenza perdono rilievo in confronto all'affermarsi delle nuove attività terziarie, esplode il degrado ambientale (traffico, inquinamento, carenza di spazi verdi). Le grandi occasioni di rinnovamento urbano si muovono al di fuori dal PRG, sempre più spesso innescate da occasioni particolari (grandi celebrazioni, eventi sportivi, situazioni di emergenza per catastrofi naturali) e sostenute da programmi straordinari e leggi speciali. In questo quadro, la parte più antica delle città, il centro storico, continua ad esprimere, nella sua ricca stratificazione, particolari elementi di qualità urbana. Gli anni '90 si caratterizzano per il manifestarsi di importanti cambiamenti di ordine: - Tecnologico: l'affermarsi di modi di produzione escambio immateriale, che mettono in discussione il tradizionale sistema di relazioni fisiche su cui si basa storicamente la città.
  • Sociale: nuovi flussi migratori, la stazionarietà dei tassi demografici delle popolazioni storiche, la polarizzazione della ricchezza, la crescita della disoccupazione, la crisi dello stato sociale (fenomeni che incidono sulla forma delle città).
DAGLI ANNI '90 A OGGI

Nei primi anni '90 l'attenzione sui centri storici si sposta sulla loro vivibilità e sulla loro sostenibilità.

Il modello di vivibilità delle città e dei borghi umbri raccoglie l'attenzione dell'Università del Kentucky, in quegli anni, il prof. Levine proclama Todi "la cittadina più vivibile del mondo", "la città ideale". Su questa scia si colloca anche il direttore del Censis De Rita che rintraccia nei centri storici minori dell'Umbria e della Toscana un modello di

qualità della vita da contrapporre alle metropoli e la base per un sistema economico decentrato sul territorio. Sempre di quegli anni sono i numerosi studi finanziati dalla Commissione Europea che riguardano la ricerca dei modelli di sostenibilità dei centri storici anche dal punto di vista energetico ambientale (orientamento uso delle risorse, energia, acqua ecc.) Dagli anni '90 ad oggi l'interesse verso i centri storici sembra essersi progressivamente affievolito, per molti tornano ad essere di nuovo una sorta di "problema" in particolare in termini di risorse economiche da dedicargli o comunque un luogo in "cerca di definizione". Vi è stato un tempo in cui i grandi outlet village volevano assomigliare ai Centri storici, oggi siamo giunti al paradosso che i centri storici vedono gli outlet village come un modello da imitare (B. Secchi) La coda dei milanesi all'outlet di Serravalle dove i saldi non erano iniziati, con il centrodi Milano, dove invece c'era già, semideserto, è un dato che va oltre la cronaca. Segna la definitiva trasformazione del centro commerciale in piazza in città... sono i nuovi luoghi della vita (soprattutto per i giovani) che stanno sostituendo i centri storici. (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 2010) L'ELABORAZIONE TEORICA: la 2° Carta di Gubbio del 1990 Nel 1990 l'ANCSA propone un aggiornamento integrativo della Carta fondativa del 1960. La seconda Carta di Gubbio aveva lo scopo di costruire un consenso e una condivisione di processi decisionali per affrontare in maniera più strutturata la regolazione del patrimonio storico per uniformare sia il linguaggio tecnico col quale approcciarsi alle nozioni di "conservazione" e "trasformazione"; sia il metodo attraverso il quale indagare e riconoscere i caratteri fondativi della città esistente e del paesaggio edificato. Viene sancito quindi l'importanzadel "progetto di conoscenza" (processo conoscitivo delle potenzialità insediative che stanno da premessa al progetto di riqualificazione urbana) e sancita la nozione di "territorio storico" (espressione complessiva dell'identità culturale e soggetto quindi in tutte le sue parti - città esistente e periferia, paesaggi edificati e territorio rurale - di una organica strategia di intervento). Il progetto di conservazione e di recupero non viene dedicato quindi al solo "Centro storico" (la città entro le mura) ma all'intera Città storica. LA CITTA' STORICA: il PRG 2008 di Roma Il PRG di Roma del 2008 rappresenta un punto di riferimento per la pianificazione urbanistica in Italia sia per la complessità dei temi e delle questioni affrontate: - la costruzione della rete ecologica urbana, - l'attuazione delle metropolitane ferroviarie, - il riconoscimento della "città storica".storica" come superamento del concetto di "centro storico", - il decentramento direzionale a favore delle centralità urbane che sostituiscono il Sistema direzionale orientale, - sia per l'innovazione e l'applicazione sperimentale di alcuni approcci e dispositivi tecnici: - perequazione e compensazione urbanistica, abbandonando l'esproprio per pubblica utilità - lettura per città e per tessuti urbani, abbandonando lo zoning funzionale. Abbandonando l'esclusiva salvaguardia del centro storico (in Roma esteso per meno di 1.000 ettari, ovvero un'area più piccola del perimetro delle Mura aureliane in quanto limitata al restringimento medievale della città e alle sue addizioni rinascimentali) si è affrontata la salvaguardia articolata della città storica (circa 7.000 ettari) che include i quartieri sorti nell'Ottocento e nel Novecento fino a considerare di valore storico anche alcuni quartieri.

contemporanei come la «città giardino» di Montesacro o la Garbatella progettate da Giovannoni, l’Eur e alcuni quartieri pubblici della vecchia e nuova periferia.

IL PRG DI ROMA (2008): la città storica e la sua disciplina

Per il tema del valore storico dei beni, l’approccio perseguito con il nuovo strumento urbanistico è flessibile e rivolto alla gestione qualitativa del patrimonio urbano. Infatti, la città storica è stata sottoposta a una doppia disciplina:

  1. la prima caratterizzata da «norme ordinarie» per la riqualificazione diffusa degli edifici e degli spazi liberi che superasse la rigidità della legge 457/1978 istituendo una lettura per tessuti urbani e attribuendogli le modalità d’intervento non nel principio del ripristino tipologico dell’immobile, bensì accettando il processo evolutivo del tipo edilizio;
  2. a questa disciplina ordinaria della città storica è

È stata sovrapposta una «normativa straordinaria», dal presupposto progettuale, finalizzata a produrre un valore aggiunto nel tessuto storico. Sono stati individuati, infatti, cinque Ambiti di programmazione strategica che lavorando sulle «risorse» e con gli «obiettivi» indicati in ciascun Ambito, ammettono un processo di riqualificazione più consistente e radicale ma comunque coerente rispetto al disegno complessivo della città e dell’Ambito di riferimento.

Con la disciplina dei tessuti l’obiettivo è tutelare il valore storico già riconoscibile oltreché riconosciuto; con l’individuazione degli Ambiti, invece, l’obiettivo è progettare un nuovo valore accostando elementi che seppur diversi per conformazione, tipologia, epoca storica sollecitano la riscoperta, il potenziamento, talvolta la reinvenzione di relazioni visive, funzionali, ecologiche riattualizzando il significato dei resti.

I CENTRI

STORICI NELLA LEGISLAZIONE URBANISTICA

Il Decreto 1444/1968 individua all'art. 2 le Zone territoriali omogenee ai sensi e per gli effetti dell'art. 17 della legge 765/1967 (Legge Ponte). In particolare vengono riconosciute come Zone A: le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi.

La legge 457/1978 (Norme per l'edilizia residenziale) all'articolo 27 specifica le norme per gli interventi di recupero (introducendo le modalità di intervento per la città esistente, la legge ordina una crescente libertà di modificazione del tessuto esistente) e istituisce le "zone di recupero" (poiché la legge è conosciuta per aver introdotto lo strumento del Piano di recupero nonché le categorie di

Intervento edilizie e urbanistiche)che vengono generalmente tradotte dai Comuni nella «zona omogenea A». Tale strumento si presenta come uno strumento semplice, invogliando al suo utilizzo, in quanto la legge non prescrive cose specifiche.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
55 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ale.mura1997 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnica urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Marinelli Alberto.