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ANALISI DELLA POLITICA ESTERA E PACE DEMOCRATICA
Sui fattori interni, cioè caratteristiche dello stato o che si riferiscono a soggetti dello stato, fa
riferimento con la terminologia dei livelli di analisi. Qualsiasi oggetto di livello di analisi può
essere studiato da diverse prospettive, macro, micro, possiamo scegliere se concentrarci
sull’insieme, sulla struttura dell’organismo o su un livello di analisi più puntuale, meno astratto,
sulle parti di un organismo o fenomeno internazionale.
La gran parte della riflessione internazionalistica adotta una prospettiva sistemica. In generale
il pensiero politico sulla politica internazionale questa prospettiva è ancora quella dominante. Si
parla dei grandi fenomeni della politica internazionale, dell’equilibrio di potenza, alleanze.
Anche gli altri testi in programma non raccontano la politica estera nel dettaglio ma in modo
sistemico spiegano i macro fenomeni. Questo approccio sistemico, anche se a partire dal
volume di Waltz significa qualcosa di impreciso, in questo caso ci riferiamo a un approccio,
un’analisi di carattere generale della politica internazionale.
A partire dagli anni 50 – 60 è stato problematizzato: gli autori si sono posti il problema di come
stava affrontando il tema della politica internazionale e dagli anni 60 soprattutto è partita una
riflessione sui livelli di analisi. La politica internazionale si ritiene vada studiata da diverse
prospettive.
Waltz ci dice che la prospettiva sistemica è quella base, per altri va studiata insieme ad altri
livelli: Sistemico > Una letteratura che ha problematizzato un assunto di fondo per cui la
politica internazionale va studiata per forza da un punto di vista sistemico perché
studiarla da questo punto di vista comporta una forte semplificazione. Attribuire alla
soggettività dello stato un’importanza eccessiva, come se nella politica internazionale
l’attore centrale dotato di una razionalità unitaria fosse solo e unicamente lo stato.
Waltz ci dice che lo stato è trattato come una black box (scatola nera) > qualcosa di
unitario, senza indagare cosa succede dentro allo stato. Per capire la politica
internazionale basta vedere come si comporta lo stato, come si aggrega la potenza,
come è stabilito il potere a livello internazionale, le alleanze, la guerra, ecc. ma ciò che
accomuna le prospettive sistemiche è che lo stato è un soggetto unitario, che si
comporta in alcuni modi sulla scena internazionale. La presunzione della prospettiva
sistemica e quella di Waltz in particolare, è che gran parte della politica internazionale si
può studiare senza guardare cosa sta dentro agli stati e le caratteristiche interne agli
stati non contano nulla. Waltz è stato un po’ equivocato su questo. Da una parte è vero,
dall’altra però dice che ciò che la politica sistemica non riesce a spiegare va cercato in
termini residuali all’interno dello stato. Il baricentro delle spiegazioni è il sistema.
Nazionale > si è affermato con la fine della guerra fredda e si concentra sulle
caratteristiche degli stati capendo come stati diversi si comportano in modo diverso nel
sistema internazionale. La grande classificazione da cui nasce la teoria della pace
democratica sostiene per esempio che le democrazie si comportano nel sistema
internazionale in maniera radicalmente diversa rispetto ai regimi non democratici, cioè
regimi autoritari e totalitari. La convinzione si è fatta strada a partire dagli anni 90 (ha
preso particolarmente forza negli ultimi anni) fino a ritenere che se il sistema
internazionale fosse popolato solo da regimi democratici, la politica internazionale
cambierebbe natura. Il punto è partire dalle caratteristiche dello stato. Ad esempio più si
diffonde la democrazia più il sistema diventa pacifico. Valorizza il tipo di regime politico,
di stato.
Sub nazionale > ci si riferisce a un gruppo di attori che non necessariamente sono un
gruppo di attori del singolo individuo ma son gruppi più interni allo stato. A un livello
ancora più basso si collocano le teorie del livello sub nazionale, non partendo né dal
sistema, nel dal tipo di stato ma da ciò che viene all’interno dello stato. Hanno una forte
matrice liberale. Lo stato è un macro attore, composto al suo interno da una pluralità di
soggetti. Uno degli assunti del liberalismo è l’individualismo, cioè per quanto complessa
è la politica internazionale, in definitiva, i fenomeni politici vanno ricondotti a scelte
individuali, anche se sembrano nascoste o indirette. Significa riconoscere che in ultima
istanza è il singolo che prende decisioni. Lo scienziato sociale deve indagare circa le
scelte individuali e come in definitiva producono gli effetti internazionali. Uscì negli anni
90 un articolo sulla teoria liberale delle relazioni internazionale che contraddiceva Waltz
secondo cui gli stati sono azioni degli individui e quindi le scelte degli stati arrivano dalle
scelte e responsabilità individuali.
Uno stesso fenomeno internazionale può essere analizzato da tre prospettive diverse. Le
relazioni internazionali hanno quasi sempre adottato una prospettiva sistemica ma a parte
dagli anni 60 si è problematizzato l’aspetto dei livelli di analisi e sono nati approcci cioè
nazionale e sub nazionale.
Si è accompagnata una disciplina che rimane quindi autonoma rispetto alle relazioni
internazionali: la politica estera, che cerca di razionalizzare ciò che le relazioni internazionali
non colgono, delle relazioni tra gli stati e interno agli stati.
ANALISI DELLA POLITICA ESTERA
Ha avuto una storia progressiva, nasce come disciplina autonoma del mondo anglosassone e
arriva in Europa in maniera tardiva dove sono nate le prime cattedre di analisi della politica
estera. Questa disciplina è una specificazione delle politiche internazionali. L’analisi della
politica estera nasce sulla base di due insoddisfazioni negli anni 50 – 60:
Livello di astrazione per le teorie di relazioni internazionali > qualche teorico
accademico condivide il fatto che questi testi sono astratti e non colgono la realtà dei
fatti (es Waltz). Sulla base di questa insoddisfazione, lo sforzo di alcuni autori è stato
quello di provare a scendere dalla scala di astrazione della politica internazionale per
elaborare modelli teorici concreti, che ci possano far prevedere qualcosa. Per prevedere
qualcosa bisogna concentrarsi su qualcosa di molto controllabile rispetto al principio di
legittimità, sovranità, le formazioni delle grandi alleanze, la crisi delle alleanze, gli
equilibri, ecc.
Avvicinarsi ai processi politici concreti reali delle scelte di politica internazionale >
avvicinarsi alla politica estera degli stati.
Quella che nasce è un’analisi delle politiche pubbliche applicata alle relazioni internazionali > si
occupa del ciclo di policy, come nasce una politica, quali provvedimenti legislativi vengono
adottati e come questi vengono attuati e che effetti hanno sulla società. Questa branca della
scienza politica ha degli strumenti per valutare il ciclo di policy, come nasce l’attenzione a un
problema, come arriva al legislatore tramite i partiti, come il legislatore legifera il problema che
è sorto, come l’amministrazione attua i provvedimenti legislativi e come misura il successo del
provvedimento. Un po’ come per l’analisi della politica interna, si trasferisce anche a temi che
riguardano le scelte di politica estera degli stati, cioè come viene percepito un problema, come
il legislatore e i gruppi di pressione se ne fanno carico, che provvedimenti prendono e che
effetti hanno le loro decisioni. In sostanza explanandum, che è l’oggetto di analisi della
disciplina (che deve dimostrare di avere un oggetto di analisi, ogni volta che nasce una
disciplina) riguarda le decisioni di politica estera dei leader politici e dei governi. L’oggetto non
riguarda più i grandi fenomeni, ma è qualcosa di preciso ed empiricamente trattabile. Gli
explanans, cioè come spieghiamo le scelte di questi stati, li spieghiamo a partire dai fattori
che influenzano le decisioni politiche in politica estera (decisioni del leader, rapporti tra
legislativo e governo in politica estera e tutti i fattori che interferiscono, influenzano o
determinano le scelte di politica estera).
Chi ha fatto questo lavoro ha citato i tre grandi classici degli anni 50 – 60, che danno vita ai tre
filoni dell’analisi della politica estera:
Decision making (Snyder) > il fuoco dell’analisi dev’essere cosa succede agli stati
quando vanno in guerra, cosa succede dentro allo stato, chi decide che cosa, perché
decide questo, chi ha influenza, ecc. È il filone più prolifico dell’analisi della politica
estera. A partire dagli anni 50 c’è stata la proliferazione di studi che ha indagato sui
processi degli stati.
Analisi comparata della politica estera (Rosenau) > la politica internazionale è
troppo complicata, implica troppi fenomeni e bisogna trovare delle pre teorie, delle
teorie di medio raggio che cerchino di spiegare cose più limitate, non grandi fenomeni.
Alla fine del libro propone come via d’uscita dal generalismo delle teorie sistemiche di
concentrarsi sulle politiche estere degli stati utilizzando l’analisi comparata delle
politiche estere. Voleva trovare stati che si trovano nelle stesse condizioni geopolitiche,
economiche, demografiche per cui si adottano determinate politiche estere. Si guardano
tutte le cose che sono simili e tutte le cose che variano, trovando in queste ultime le
cose che variano, escludendo le cose costanti e comuni. Bisogna capire come si
comportano gli stati nel sistema internazionale.
Il contesto psicologico e sociale delle decisioni di politica estera (coniugi
Sprout) > utilizzano tutte le teorie socio psicologiche sulle decisioni politiche e le
applicano alle decisioni di politica estera. Vanno a vedere come le mappe cognitive, gli
stereotipi culturali, l’interazione sociologica dei gruppi di politica estera interagiscono e
influenzano le decisioni di politica internazionale. Appartengono a questo filone molti
studi che hanno cercato di studiare le tradizioni di politica estera, i caratteri di politica
estera di uno stato partendo da studi di carattere culturale e sociologico che riguardano
la storia di un paese.
Il livello di astrazione rimane piuttosto elevato ma il punto rimane che questo tipo di approccio
(analisi della politica estera) ha provato a svincolarsi dalle teorie sistemiche per spiegare la
politica internazionale partendo da un’altra premessa. Il punto è che gli studi hanno l’ambizione
di spiegare la politica internazionale nel suo insieme.<