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I TRATTATI

I trattati vincolano solo gli stati che accettano il trattato stesso e quindi avere

ben chiaro cosa significa quando un trattato è in vigore per un particolare stato

è molto importante. Non basta che un trattato esista perché questo produca

effetti. Si dicono stati terzi quelli non formalmente vincolati dal trattato.

un accordo

La Convenzione di Vienna dà la definizione di trattato: “

internazionale concluso per iscritto tra Stati e regolato dal diritto

internazionale, che sia costituito da un solo strumento o da due o più strumenti

connessi (articolo 2)”, qualunque ne sia la particolare denominazione. La

Convenzione di Vienna stessa è un trattato.

Nelle materie giuridiche è consigliato partire da una definizione.

Un trattato è quindi un accordo, inteso come incontro di volontà. Il nome non è

importante, è importante la sostanza, ma trattati e accordi sono i due termini

più diffusi. La Convenzione di Vienna ci dice che è concluso tra stati, questo è

un elemento qualificante dei trattati perché gli stati sono i soggetti di diritto

internazionale, quindi è retto dal diritto internazionale. È possibile però che i

trattati siano firmati anche dagli altri soggetti di diritto internazionale, come ad

esempio le organizzazioni internazionali sia tra loro sia tra gli stati. Un trattato

concluso tra organizzazioni internazionali o organizzazioni internazionali è stato

disciplinato dal diritto consuetudinario, ma non dalla Convenzione di Vienna sul

diritto dei trattati. Solo i trattati conclusi da stati vengono disciplinati dalla

convenzione di Vienna. La Convenzione di Vienna è un accordo di codificazione,

che traduce in un testo scritto le regole consuetudinarie per la conclusione di

trattati tra stati. La convenzione di Vienna comunque rispecchia largamente il

diritto consuetudinario.

La Convenzione ci dice che è trattato per iscritto. I trattati possono essere

conclusi oralmente ma questi trattati non sono regolati dalla convenzione di

Vienna, ma in quel caso si seguono le norme consuetudinarie. Il difetto dei

trattati conclusi oralmente è che non si ha un mezzo di prova. Un trattato per

iscritto ha un mezzo di prova. Anche i testi scritti potrebbero essere manipolati

ma ci sono delle garanzie maggiori perché tutte le parti mantengono un testo

scritto dell'accordo e perché tutti quelli conclusi per iscritto sono di regola

depositati presso le Nazioni unite (sito ariel). I trattati quindi possono essere

conclusi oralmente ma sono rari e di solito anche per quelli si fa una versione

su carta per lasciare un elemento di prova. I trattati sono regolati dal diritto

internazionale perché le parti si scambiano diritti e obblighi regolati dal diritto

internazionale, in alcuni trattati però si stabilisce il riferimento al diritto interno

e questi quindi non sono trattati internazionali, se un trattato fa riferimento al

diritto interno, allora non sono trattati internazionali.

L'accordo può essere costituito da un solo strumento, come il testo unico di un

trattato, o più strumenti come ad esempio lo scambio di note o lo scambio di

lettere. La denominazione è irrilevante perché l'accordo tra gli stati regolato dal

diritto internazionale è un accordo internazionale quale che sia la

denominazione. La formazione di questi trattati e gli effetti di questi trattati

sono regolati dalla Convenzione di Vienna. Nella fase di negoziazione, ossia

quella in cui si discute tra le parti, è la fase dell'entrata in vigore le norme della

convenzione di Vienna si applicano al diritto consuetudinario, quindi anche nei

rapporti tra organizzazioni internazionali.

L'elemento essenziale per rendere vincolanti gli accordi è il consenso, il

consenso deve essere per forza manifestato. Gli stati che sono parte

dell'accordo devono dichiarare di accettarlo, per le modalità secondo le quali il

consenso va prestato quali sono le norme? Il consenso è un atto dello stato che

ogni stato adotta secondo le proprie regole. Solitamente è lo stesso trattato

che stabilisce come deve essere manifestato il consenso, ma è l'ordinamento

interno che indica come deve essere formato il consenso. Quindi bisogna

guardare sia al trattato sia all'ordinamento interno. Se il trattato non dice nulla

circa la manifestazione del consenso, la Convenzione di Vienna di dice quali

sono le specifiche regole da applicare. La convenzione ci dice cosa fare circa la

manifestazione della volontà degli Stati, ma gli stati parte di un determinato

trattato possono stabilire delle regole diverse. Vediamo ad esempio:

il trattato bilaterale di estradizione tra Italia e Brasile firmato a Roma nel

 1989. L'estradizione è la consegna di una persona ricercata per la

commissione di un reato o perché sottoposta a procedimento penale o

detenuta in carcere per scontare la pena. Ogni stato può esercitare le

proprie funzioni tipiche, come l’esercizio della funzione penale da parte

dei giudici e la limitazione delle libertà personal ida parte della polizia

solo nel suo territorio. Non può quindi andare all’estero ad arrestare il

colpevole, anzi se entrasse nel paese vicini violerebbe la sovranità

dell’altro stato. Si risolve questo problema attraverso gli accordi di

estradizione, che permettono di chiedere l’assistenza delle autorità di

polizia dell’atro paese per effettuare l’arresto e far tornare la persona

nello stato.

L'Italia deve concordarsi con le autorità di polizia di un altro paese per giungere

all'arresto. Questo trattato è soggetto a ratifica, cioè la forma di manifestazione

del consenso sulla base della Costituzione ed è la forma più solenne di

manifestazione del consenso dello stato. Ogni stato ratificherà il consenso per

conto proprio, poi a Brasilia scambiano gli strumenti di ratifica. Nell'accordo con

l'Australia lo notificano, attraverso i canali diplomatici, senza incontrarsi. In

questo caso invece si sono incontrati. Il trattato entra in vigore il primo giorno

del secondo mese successivo a quello dello scambio degli strumenti di ratifica,

secondo questo accordo tra Italia e Brasile. Non c'è una durata stabilita, sono

gli stati a stabilire quanto tempo dopo entrerà in vigore un trattato. Quello che

è determinante è che entrambe le parti abbiano manifestato il loro consenso. Il

primo stato che ratifica fa il primo passo affinché l’accordo possa entrare in

vigore, ma l'accordo non entra in vigore dopo la ratifica, ma dopo lo scambio di

strumento di ratifica.

Per quanto riguarda l'Italia bisogna guardare alla Costituzione che stabilisce le

regole sulla ratifica dei trattati. Pagina 196

“Il presidente della repubblica accredita e riceve i rappresentanti diplomatici,

ratifica i trattati internazionali previa, quando occorra, l’autorizzazione delle

camere”.

“Nessun atto del presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato

dai ministri proponenti che ne assumono la responsabilità. Gli atti che hanno

valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal

presidente del consiglio dei ministri”.

L'articolo 87 della Costituzione parla dei poteri del presidente della Repubblica,

che accredita e riceve i rappresentanti diplomatici e ratifica i trattati

internazionali, previa autorizzazione delle camere. La ratifica è un atto del

presidente della Repubblica ma deve essere controfirmato dal ministro

proponente. La Costituzione non dice esplicitamente che l'atto di ratifica deve

essere controfirmato dal ministro ma si applica la regola generale.

“Le camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono

di natura politica, o prevedono arbitrate o regolamenti giudiziari, o importano

variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi”.

L'articolo 80 dice che le camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati di

natura politica, che prevedono accordi politici, variazioni del territorio con

onore alle finanze o modificazioni di leggi.

Ci sono alcune categorie di trattati per i quali serve l'autorizzazione delle

camere. Con accordi natura politica si intendono quelli più importanti, es un

accordo di materia militare. Un accordo di partecipazione ad un'organizzazione

internazionale come l'Unione europea è un accordo di natura politica. Gli

accordi che prevedono arbitrati o procedimenti giudiziari sono quelli per

risolvere le controversie previste nel diritto internazionale. Necessitano di legge

approvata da parlamento gli accordi che importano variazioni del territorio.

L'ultima categoria sono gli accordi che comportano oneri alle finanze, quindi

una spesa, tendenzialmente è inteso come una spesa non prevista. Molti

trattati per esempio regolano le visite di stato, durante le quali però di paga la

visita al delegato straniero. L'ultima categoria sono gli accordi che comportano

modificazione di leggi, cioè quelli per cui è necessario modificare leggi italiane.

Dato che è il parlamento a fare le leggi, è necessario che il parlamento dia il

suo consenso alla ratifica dell'accordo. Il parlamento dà accordo tramite una

legge, che può essere costituzionale o più normalmente ordinaria. Questa

legge del 23 aprile 1991 entra in vigore il giorno successivo a quello della sua

pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. Lo scambio di ratifiche tra Italia e Brasile

è avvenuto nel 1993, mentre la legge di autorizzazione alla ratifica era del

1991. C'è voluto tempo quindi per arrivare allo scambio di ratifiche. Quindi

perché l'accordo internazionale entri in vigore ci vuole una fase interna,

nazionale di ratifica. Le regole variano da stato a stato. Di solito spetta al capo

di stato perché storicamente i trattati sono stati un potere del re, del capo

dell'esecutivo e quindi la competenza deve rimanere tra le mani del più alto

organo esecutivo dello stato. In alcuni stati c'è anche il referendum per la

ratifica di trattati internazionali. La legge di autorizzazione alla ratifica non

consente al parlamento di apportare modifiche al trattato. Lo scopo di questa

legge è autorizzare il presidente a ratificare quel trattato particolare, che di

solito è allegato alla legge. Un trattato è identificato comunemente dalla

presenza di luogo, data e controparte. Quindi il parlamento deve intervenire

con un'autorizzazione o no, non può invece modificare il trattato.

Vediamo un trattato multilaterale. Un trattato multilaterale è un trattato

 che ha più parti, da tre in

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A.A. 2017-2018
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SSD Scienze giuridiche IUS/14 Diritto dell'unione europea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FedericaMacchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto dell'Unione Europea e fondamenti di diritto internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Lang Alessandra.