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ESEMPIO
-->Supponiamo che ci sia un albergo sul lago e vicino a un bosco.
L’albergo è di proprietà privata e anche il bosco (quindi diritti di proprietà sono ben
definiti)
Il bosco davanti all’albergo offre un bel paesaggio che contribuisce a rendere
appetibile l’albergo. È quindi una variabile che conta molto per fatturato e profitto del
proprietario dell’ albergo (soggetto interessato a massimizzare il profitto). Il profitto è
massimizzato se il bosco rimane li.
Ma il proprietario del bosco, in quanto anche lui agente razionale e auto-interessato,
decide che è meglio per lui tagliare tutto il bosco e vendere la legna. Se si orienta
in questa situazione crea una ESTERNALITA’ NEGATIVA per il proprietario
dell’albergo (valutata 50€) 51
Questo significa che il proprietario dell’albergo è disposto a pagare 0<x<50 per non
far tagliere gli alberi al proprietario del bosco ha un incentivo a contrattare, a
mettersi d’accordo.
Se fosse solo questo non ci sarebbe nulla di particolarmente rilevante.
Ma se si guarda questa situazione dal punto di vista del proprietario del bosco si
scopre che anche lui è incentivato a contrattare.
Perché se c’è questa disponibilità a pagare una somma x da parte del proprietario
dell’albergo e noi lasciamo perdere di tagliare il bosco non ci comportiamo più da
agenti auto-interessati e non facciamo un comportamento di massimizzazione.
Il nostro calcolo di convenienza viene rivisto e se c’è una somma x noi
‘chi me lo fa fare di tagliare il
possiamo a un certo punto ragionare cosi
bosco’
Se c’è una disponibilità a pagare da parte del proprietario dell’albergo, c’è anche
allora un incentivo da parte dell’altro proprietario a stipulare davvero un contratto.
Dunque il contratto viene stipulato e ESTERNALITA’ NEGATIVA NON EMERGE.
In altri termini, l’x su cui si chiude il contratto, se la disponibilità è di
pagare una somma da 0 a 50, viene contrattata. Il proprietario albergo è
disposto a chiudere su x il più contenuto possibile mentre quello del bosco
ha interesse che sia più maggiore possibile. C’è una contrattazione e
l’esternalità non emerge più.
(si accordano per esempio per x=25 che è il costo opportunità in quanto se lo tolgo
perdo la possibilità di guadagnare)
questa è la dimostrazione che sulla base del TEOREMA DI COASE c’è un
meccanismo contrattuale basato sull’iniziativa privata degli agenti, per cui una
esternalità negativa non emerge. È un meccanismo che evita il fallimento di mercato
senza l’intervento di un’autorità pubblica.
Si è aperto un DIBATTITO relativo alla rilevanza pratica/empirica delle tre
condizioni che devono valere perché l’accordo tra privati possa essere
valido.
Gli economisti PRO MARKET hanno visto in questo teorema lo strumento analitico
teorico che giustificava e sottolineava l’importanza dei meccanismi privati. Secondo
loro questo cancella ogni tipo di intervento pubblico --> visione strema
Ma il TEOREMA DI COASE vale solo per le 3 condizioni:
1. non è sempre scontato. (problemi creati da emissioni di CO2)
2. non è sempre così
3. non sempre
Ruolo importante per affrontare le ESTERNALITA’ NEGATIVE è dato anche
dalle norme di responsabilità civile che stanno nei codici
Se una fabbrica (A) butta fuori fumi inquinanti e ci sono stesi fuori dei panni stesi di
B si sporcano.
B può citare in giudizio A.
B può farsi pagare indennizzo -> contrattano per l’interesse reciproco
A può adottare provvedimenti per non sporcare i panni di B (meccanismo che
cammina su azione legale andando in contro a costi legali se non riduce i fumi)
Le norme di responsabilità civile creano una situazione per cui il problema non
emerge
DIFFERENZA COL TEOREMA? Questo è un meccanismo diverso, che cammina sulla
base di una azione legale
Il fatto che questo meccanismi risulti più o meno efficace dipende dalla efficienza con
cui funziona il sistema giudiziario
Mentre il teorema è una altra cosa, mette a fuoco l’interesse dei privati a contrattare
(e c’è reciprocità di interesse a contrattare)
DOMANDA SUGLI STRUMENTI DELLE POLITICHE AMBIENTALI lasciamo
o perdere coase o parlane pochissimo. 52
-Perché l’articola di COASE del 1937 è importante?
Gli da il Nobel nel 1991.
L’imprese è una organizzazione che acquista imputi li trasforma e vende output sul
mercato.
-Ma che cosa l’impresa decide di acquistare sul mercato? Cioè quali imputi, beni e
servizi, e che cosa decide di non acquistare e di produrre al proprio interno?
DECISIONE DI MAKE OR BUY Definisce i confini del’impresa perché quello che
produce all’interno amplia i confini, aumenta la produzione di beni e servizi interni.
-CAUSE si chiede perché esistono le imprese?
Le imprese sono pezzi di economie pianificate, quindi le decisioni sono prese
centralmente. Non opera il mercato all’intermo dell’organizzazione d’impresa.
Il mercato disciplina le singole imprese (parti di economia pianificata)
DOMANDA TEOREMA DI COASE
9 aprile 2018
FALLIMENTO DELLO STATO
Fino ad ora abbiamo visto che esistono i fallimenti del mercato di natura
macroeconomica o microeconomica (potere di mercato, beni pubblici, esternalità)e
non sempre questi fallimenti possono essere evitati dalle decisioni private (caso
teorema di caose,
tipico: teorema che ci dice in quali condizione la contrattazione tra
privati può evitare l’emergere di un fallimento del mercato di tipo per esempio
inquinamento ambientale).
Il nostro schema è sempre stato quello di vedere la logica dei comportamenti privati e cosa
succede sulla base degli incentivi e motivazioni della teoria standard, capire se e come
possono emergere problemi di tipo ‘fallimenti del mercato’ e le policy implication in presenza
di questi fallimenti è Andare a vedere quali politiche pubbliche possono
correggere/risolvere/mitigare/attenuare/ridurre i problemi creati dall’esistenza dei fallimenti di
mercato.
Quindi se le decisioni decentrate private, decentrate su cui si basa il mercato per definizione
non funzionano allora si deve andare a vedere se e come fare delle politiche pubbliche per
migliorare il benessere sociale, che lasciato ai soli meccanismi di mercato non risulta
massimizzato.
QUESTO E’ LO SCHEMA ALL’INTERNO DEL QUALE CI SIAMO MOSSI
Completiamo l’analisi con: le decisioni pubbliche a cui ci affidiamo riescono a
migliorare il benessere sociale, a massimizzare il benessere sociale, crearne di più
rispetto a un lasciar fare del mercato?
DOMANDA IMPORTANTE perché noi fino a ora abbiamo dato per scontato che questo
possa avvenire. Infatti abbiamo si fatto intenzione alle politiche pubbliche ma abbiamo
sempre detto che se c’è un problema di potere di mercato come per esempio il caso del
monopolio o se gli oligopolistici colludono e si forma un equilibrio collusivo, bene l’autorità
antitrust cercherà di intervenire se non è riuscita a prevenirne la formazione e così via per
l’intervento nel caso dell’offerta dei beni pubblici e delle politiche ambientali.
Ci siamo certo preoccupati di vedere quali strumenti di politica ambientale sono più o meno
corretti però ci siamo fermati a questo.
Cosa si intende per FALLIMENTO DELLO STATO?
Prima togliamo un equivoco: FALLIMENTO DELLO STATO non si intende il fallimento in
senso tecnico/finanziario dello stato.
Si intende per FALLIMENTO DELLO STATO, si verifica quando una decisione
pubblica/la politica pubblica, persegue un obiettivo non coerente, cioè
53
diverso, da ciò che la teoria economica prescrive in termini di politica o
decisione pubblica coerente con la massimizzazione del benessere sociale.
Noi abbiamo tutta una serie di teorie e modelli che ci prescrivono, quindi hanno un
contenuto preciso normativo, ciò che lo stato dovrebbe fare, ciò che la decisione
pubblica dovrebbe essere, cioè che la politica pubblica dovrebbe perseguire.
(Per esempio: se siamo in un equilibrio non di piena occupazione la teoria economica
prescrive che la politica pubblica sia attiva di espansione macroeconomica. Oppure
per due abitanti A e B che hanno il problema di regolare il traffico dell’incrocio la
teoria economica prescrive che quella comunità nel suo complesso, quindi quella
amministrazione locale, deve raccogliere coercitivamente da A e B le risorse
necessarie a mettere una rotonda o semaforo. Eccola la teoria economia che
prescrive una certa politica pubblica, un certo intervento pubblico visto che i due se
lasciati a se stessi non riescono a decidere in modo razionale sulla offerta di questo
bene pubblico).
Dopodiché e quando l’intervento pubblico non risulta coerente con tali
prescrizioni si parla allora di un FALLIMENTO DELLO STATO.
Ogni volta che le decisioni pubbliche non sono coerenti con ciò che, sulla base di un
analisi economia seria si riesce a inquadrare come ciò che dovrebbe essere
l’intervento pubblico, si parla di fallimento dello stato.
La questione mette subito a fuoco una dimensione positiva o descrittiva
dell’intervento pubblico che non avevamo mai visto. In altri termini, un conto è ciò
che l’intervento pubblico dovrebbe normativamente essere, sviluppare un analisi che
mosti che cosa lo stato dovrebbe fare in una situazione. E un conto è andare a
vedere che cosa lo stato effettivamente fa, che cosa le decisioni pubbliche
effettivamente sono.
Capire che cosa determina le scelte/decisioni pubbliche nei vari ambiti. Perché le
decisioni pubbliche sono quello che sono.
Questa distinzione tra DIMENSIONE NORMATIVA e DIMENSIONE
POSITIVA/DESCRITTIVA dell’intervento pubblico è stata formalizzata e sviluppata
negli ultimi 40 anni. L’approccio che sottolinea la differenza tra queste due
(pubblic choices).
dimensioni è sviluppato dalla TEORIA DELLE SCELTE PUBBLICHE
Come teoria positiva, cioè come quella branca di teoria economica che va a
esaminare che cosa sono concretamente le decisioni pubbliche, e perché sono quello
che sono, e perché possono scostarsi da ciò che dovrebbero essere.
Questa teoria ha sollevato molto pessimismo sul fatto che automaticamente lo stato
fa quello che è normativamente prescritto dalla teoria economica possono esistere
i fallimenti dello stato.
ESEMPIO:
Supponiamo di avere a che fare