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I BENI PRIVATI E BENI PUBBLICI

Per capire bisogna mettere a fuoco le nozioni di RIVALITA’ ed ESCLUDIBILITA’, due caratteristiche che possono essere o

non esserci:

• RIVALITA’: riguarda la possibilità che un bene utilizzato/consumato da un agente economico possa, quello

stesso bene, essere usato anche da un altro agente. Se due beni sono rivali, il fatto che un bene sia usato da un

agente, impedisce che quello stesso bene possa essere usato anche da altri agenti.

Esempio: Se io mangio la mela, quella mela non la può mangiare nessun’altro. Quindi in questo senso la mela si

deve intendere come un bene privato. Un bene privato è un bene per il quale vale al massimo grado possibile la

nozione di rivalità.

BENI PRIVATI: sono beni rivali, per i quali vale la nozione di rivalità

BENI PUBBLICI: sono beni non rivali (esempio: illuminazione pubblica di una città, mentre ne usufruisco io questa stessa

possibilità non viene negata ad altri).

Dunque, i beni privati sono beni rivali, e i beni pubblici sono beni non rivali.

• ESCLUDIBILITA’: è la possibilità tecnica/tecnologica/logistica/legale di escludere dall’utilizzo di un determinato

bene, coloro che non hanno titolo ad usarlo, a consumarlo. Esempio: la mela è escludibile, significa che a meno

che i la mela me la coltivi, io la mela per consumarla devo acquistarla, devo quindi avere un titolo giuridico per

consumare un bene privato.

QUINDI:

BENI PRIVATI: sono beni RIVALI ed ESCLUDIBILI (beni privati puri)

o BENI PUBBLICI: sono beni NON RIVALI e NON ESCLUDIBILI (beni pubblici puri)

o 18

IL FALLIMENTO DEL MERCATO NELL’OFFERTA DI BENI PUBBLICI:

GRAFICO

Nei beni privati esiste la curva di domanda, che esprime la disponibilità a pagare un certo prezzo unitario da parte dei

consumatori per avere a disposizione una certa quantità di merce. Ad esempio la mela è un bene privato ed escludibile,

quindi se la voglio avere devo pagare.

Per i beni pubblici non emerge una disponibilità a pagare, perché se i beni pubblici sono beni non rivali e non escludibili,

il comportamento auto interessato e razionale degli agenti, li induce ad adottar comportamenti opportunistici

(comportamento da portoghesi), ed essere opportuni.

GRAFICO

Per i beni pubblici la curva di domanda collassa, sparisce a causa dei comportamenti opportunistici degli agenti. La curva

di domanda va a finire alla origine degli assi, la curva di domanda che esprime la disponibilità a pagare, dunque collassa,

sparisce e se sparisce la curva di domanda, collassa il mercato, in quanto non c’è neanche il lato offerta.

Per dimostrare il fallimento del mercato sui beni pubblici però si può usare un altro metodo:

Applicando la teoria dei giochi del dilemma del prigioniero nel contesto in cui due agenti A e B devono prendere una

decisione collettiva circa il livello di un determinato bene pubblico:

Supponiamo che A e B siano i residenti vicino un incrocio.

Hanno tanti beni privati ma si rendono conto che il traffico non regolato comporta problemi e sarebbe meglio sistemare

al centro dell’incrocio un semaforo o una rotonda per regolarlo meglio. Il semaforo e la rotonda sono dei beni pubblici e

sono non rivali e non escludibili. Ma sia A che B non esprimono la loro disponibilità a pagare, perché ognuno è indotto a

comportarsi da portoghese, sperando che sia l’altro a pagare.

GRAFICO

Supponiamo che il bene pubblico puro costi 100 € e supponiamo che A e B abbiano fatto 50 e 50.

Vengono a formarsi 4 situazioni:

• se entrambi pagano, pagano 50€. (50,50)

• se entrambi decidono di non pagare non pagano nulla, non finanziando la realizzazione e quindi rimangono

senza e con un incrocio caotico (0,0)

• se A non paga, B deve pagare tutto (0,100)

• Se B non paga, A deve pagare tutto (100,0)

Ciò che conta è la coerenza tra il dato numerico e la situazione che rappresentiamo.

Con questa matrice di pay-off la situazione di interazione strategica, quello che succede ad A e B dipende anche dalle

scelte dell’altro e non solo dalle proprie.

Perché se guardiamo il gioca dal punto di vista di A:

se B paga, ad A Conviene non pagare così ha un pay-off di 0 anziché di 50

o Se B non paga, ad A conviene non pagare perché in questo caso ha un pay off di 0 anziché di 100.

o

Quindi ad A conviene non pagare, ma anche a B conviene non pagare. Entrambi hanno come strategia dominante cioè

come più conveniente strategia, quale che sia la visione dell’altro, quella di non pagare.

Entrambi non pagano l‘offerta del bene pubblico non viene bene pubblico non viene realizzato

→ → 19

Fallimento del mercato significa che le decisioni decentrate prese autonomamente dagli individui non consentono di

ottenere il benessere sociale, non consentono di ottenere il bene comune. L’implicazione di policy è che deve entrare in

gioco una decisione centralizzata. Quindi dire che il mercato fallisce nella offerta di beni pubblici significa che se

vogliamo avere beni pubblici, deve entrare in gioco una autorità di governo in grado di prendere decisioni centralizzate

Perché se non è possibile una soluzione decentrata, bisogna finanziare la raccolta delle risorse necessarie a finanziare la

realizzazione del bene pubblico, e ciò deve passare attraverso il potere coercitivo dell’autorità di governo.

Termini che non hanno risultati positivi perché quando l’autorità di governo interviene a prelevare risorse dai singoli

agenti, a far pagare le tasse per esempio.

Se A e B vogliono il semaforo o la rotonda il loro due non decidono più come singoli individui, decidono come

un’amministrazione locale che decide. Il semaforo costa 100€. Benissimo A paga 50 e B paga 50 attraverso il metodo

coercitivo delle imposte locali. Dunque, o l’amministrazione segue il percorso delle imposte e decide per il bene pubblico,

oppure A e B fanno a meno del semaforo. Le imposte in questo senso sono belle, nel senso che consentono di finanziare i beni

pubblici. E per avere un’adeguata offerta di beni pubblici è necessario qualche livello di governo centralizzato, che raccolga

risorse attraverso l’imposizione fiscale e finanzi la realizzazione dei beni pubblici.

Il benessere pubblico inoltre è massimizzato quando esiste un certo equilibrio tra beni privati e beni pubblici.

ESTERNALITA’ o EFETTI ESTERNI

Il singolo consumatore, le singole imprese, prendono delle decisioni private, cioè sceglie e decide il proprio

comportamento sulla base delle assunzioni. Sceglie dunque in base ai costi e ai benefici che potrà trarre che gli verranno

dalla decisione che prende.

Esempio, un’impresa le sue decisioni le prende sulla base dei benefici che ne derivano in termini di profitto e sulla base

dei costi. Tutto questo funziona perfettamente nella misura in cui non esistono COSTI SOCIALI per la società nel suo

complesso, cioè nella misura in cui non ci sono EFFETTI ESTERNI, delle ESTERNALITA’.

Nella misura in cui ci sono EFFETTI ESTERNI, nella misura in cui le decisioni di consumo prese dai consumatori e le

decisioni di produzione prese dalle imprese hanno effetti esterni, nella misura in cui si creano/esistono esternalità,

allora sorgono dei problemi e si può dimostrare che la presenza di esternalità comporta un FALLIMENTO DEL MERCATO.

Quindi il mercato fallisce in presenza di esternalità. Le esternalità possono essere negative e positive.

Supponiamo che le imprese che producono una certa merce, supponiamo che ci sia concorrenza perfetta e quindi

abbiamo numero che n tende a più infinito, ciascuna impresa è una organizzazione che acquista input sul mercato

(capitale e lavoro) e produce output.

GRAFICO CURVA DI DOMANDA IN CP

Supponiamo che le varie imprese numerosissime, i produttori di mele oltre a produrre mele, inquinino l’ambiente

usando pesticidi. Questo è un costo esterno, un costo sociale. È un costo che ciascun produttore può non prendere in

considerazione nella misura in cui lui non si preoccupa solo dei costi e benefici privati. Ma se più o meno tutti si

comportano in questo modo, e quindi oltre a produrre mele, producono inquinamento, questo è un effetto esterno che

non rappresenta di per sé un costo per il singolo consumatore, ma è un costo per la società. 20

Se oltre ai costi privati (CP) esistono anche dei costi sociali (CS), il costo di produzione totale/complessivo (CT) che

dovrebbe essere preso in considerazione per valutare la questione di allocazione efficiente delle risorse produttive, è

maggiore del CP se CS è maggiore di 0. CP+CS = CT e se CT>CP se CS>0

Insomma, se ci sono degli effetti esterni, delle esternalità, la curva dei costi privati non coincide con la curva dei costi

totali.

GRAFICO

Se i produttori di mele creano degli effetti esterni, e creano un costo sociale, e il costo sociale è maggiore di 0, non c’è

più coerenza tra costi privati e costi totali.

GRAFICO

La curva di offerta rilevante non è più la SP ma diventa la ST. Se si vuole valutare l’equilibrio verso cui il mercato ci

conduce e verificare se questo equilibrio è coerente o no, bisogna prendere in considerazione non solo i costi privati ma

anche i costi sociali. Per cui la curva rilevante è ST. La curva ST è una curva che prende in considerazione anche le

esternalità, ed è una curva che giace più in alto e più verso sinistra, rispetto alla curva che considera i soli costi privati. La

curva più in alto significa che per ogni dato prezzo, la quantità che dovrebbe essere prodotta tenendo conto anche dei

costi sociali, è una quantità inferiore.

Per definizione i produttori prendono in considerazioni solo i costi privati e non anche i costi sociali, quindi decidono

sulla base dei costi privati.

GRAFICO

Quindi succede che i produttori prendono in considerazione la curva SP e non quella ST. Producono la quantità QC

Ma questa quantità che viene prodotta da un mercato perfettamente concorrenziale ora che la nozione che ci siano

effetti esterni è stata presa in considerazione, la quantità QC è ancora la quantità efficiente e abbiamo ancora efficienza

allocativa in presenza di esternalità?

NO, perché la quantità ottima dal punto di vista della società nel suo complesso, quella coerente con la efficienza

allocativa non è più QC ma QO.

L’equilibrio concorrenziale comporta una produzione eccessiva, si sta allocando troppe risorse alla produzione di una

merce la cui produzione comporta esternalità negative di tipo ambientale. Si sta allocando troppe risorse alla

produzione, quindi stiamo determinando troppo inquinament

Dettagli
A.A. 2017-2018
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher danielcortez977 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Venturini Luciano.