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J
- Tachigrafia: cmq, xk
- Commistioni: tenkiu
- Coprolalia: parolacce
LG e lingua comune
Quando si verifica l’ingresso di alcune espressioni nella lingua comune, il LG perde la sua
caratteristica e smette di essere linguaggio giovanile. Se viene assunto e si diffonde non è più
solamente nella bocca dei giovani, e si perde quel suo significato di condivisione e di unicità.
Varietà diafasiche
L’italiano attraverso i contesti. Sono vari i fattori di variazione:
- Situazione/contesto: luogo, interlocutore, formalità, sfondo.
- Argomento: dipende dalla situazione, dall’interlocutore… etc.
- Funzione: scambio di opinioni, ottenere qualcosa, prescrivere, comandare…
Dentro alle varietà diafasiche ci sono registri e sotto codici o lingue speciali o specialistiche.
Registro: tono della conversazione, formale o informale. Dipende dalla situazione. Può anche essere
colto o popolare. La variazione di registro in una lingua è molto ricca. Da ricordare l’esistenza
l’italiano popolare: per quanto non corretto, è per alcuni il massimo registro possibile.
Sottocodici/linguaggi speciali/lingue specialistiche: disciplina, aree di lessico che appartengono a
scienza, tecnica, etc, nomenclatura fissa. È quindi usata da una minoranza di esperti.
Esempio di variazione diafasica nel termine
morire. Un parlante, a seconda del contesto,
può scegliere vari sinonimi o modi di dire o
perifrasi: dipende dall’accezione che vuole
dare.
Caratteristiche dei registri formali:
- Tratti fonetici poco marcati.
- Ridotta velocità di eloquio, pronuncia
accurata.
- Alta pianificazione testuale, sintassi
elaborata con subordinate implicite
ed esplicite.
- Ricchezza lessicale, sinonimi, termini
specifici.
- Uso di forestierismi e lessico arcaicizzante.
Caratteristiche dei registri informali:
- Tratti fonetici marcati in diatopia (influenza di dialetto e pronuncia regionale).
- Velocità di eloquio elevata.
- Scarsa accuratezza di pronuncia.
- Scarsa pianificazione testuale, false partenze, cambiamenti di progettazione.
- Termini generici, parole abbreviate, disfemismi.
- Parole oscene, onomatopee.
Il rapporto tra gli interlocutori influenza il grado di formalità.
- Scelte degli allocutivi (Signora, dottoressa) e dei pronomi allocutivi (tu, Lei, Voi, ella). Il tu si
usa tra coetanei e fuori dal contesto lavorativo, gli altri sono più e meno informali.
- Selezione delle formule di saluto (Ciao, salve, buongiorno, ossequi) e delle formule di
richiesta: Imperativo: chiudi la porta!
Interrogativo: chiudi/chiuderesti la porta?
Richiesta impersonale: si prega di chiudere la porta.
Interrogativo perifrastico: ti dispiacerebbe chiudere la porta?
Lingue speciali , ovvero: sottocodici o lingue specialistiche.
Esempi: una disciplina, una scienza… lingue della medicina, dell’informatica, della fisica.
Lingue speciali e lingue settoriali non sono la stessa cosa, sono anzi ben diverse.
- Lingue speciali: ambiti precisi e importanti, elaborati, quali fisica, matematica, informatica…
Il numero di comunicanti è ridotto, è ristretto.
- Lingue settoriali: linguaggio giornalistico, televisivo, pubblicitario. Corrispondono a zone di
lessico per parlare di un certo argomento: si usa lessico comune, il tasso tecnico è basso, non
c’è una vera nomenclatura. È destinato a un pubblico vasto, molti parlanti sono coinvolti, di
diverse fasce sociali. “Il centroavanti sta facendo a sportellate con il difensore”: ambito
calcistico, significato tecnico ma comunque settoriale. Possono travasare uno nell’altro, nel
giornalismo politico si può dire “un candidato fa a sportellate con un altro”.
Strutture testuali:
- Chiarezza, coerenza, nessuna contraddizione.
- Schema comunicativo preciso: introduzione, problema, soluzione, conclusione.
- Uso di schemi, tabelle, grafici.
- Uso di connettivi che riprendono il discorso precedente: si può constatare che…
Lessico delle lingue speciali:
- Monosemico: una parola perde tutti gli altri significati, ha un solo significato, quello tecnico.
Tra medici, per dire spavento, non si usa infarto, altrimenti si pensa molto male riguardo le
sorti di qualcuno.
- Scarsità di sinonimi: conseguenza della caratteristica monosemica.
- Frequenti ripetizioni: dato dal fatto, di nuovo, dalla mancanza di sinonimi, causata dalla
monosemia.
- Molte parole straniere, e anche latine e greche (bypass, triage).
- Neologismi: per le scoperte di malattie o molecole si verifica l’uso di prefissazione,
suffissazione e composizione.
- Parole comuni con un nuovo significato specialistico (scrivania e finestra per il computer).
- Sigle e acronimi (TSO).
Morfologia e sintassi:
- Alto numero di nominalizzazioni: l’assunzione del farmaco… < il farmaco va assunto…
- Minore articolazione nell’uso dei verbi: indicativo, congiuntivo (pochi), tempi presente e
futuro.
- Prevalenza dello stile nominale: pochi verbi, si evitano frasi complesse, non ci sono
subordinate. Tutto è ben collegato perché un elemento contribuisce all’altro.
- Poche preposizioni subordinate.
- Alta densità lessicale.
- Preposizioni brevi.
Esempi di terminologie specialistiche: lessico distante dalla lingua comune, o comunque formale.
Lingua speciale: tutela prescritto derma attenere inibire cefalea
Lingua comune: difesa ordinato pelle riguardare impedire mal di testa
Lingua della burocrazia : si può considerare lingua speciale in quanto ha un suo lessico
specifico, ha a che fare con la legge.
La lingua della burocrazia è la lingua degli atti pubblici, la lingua con la quale lo Stato si rivolge ai
cittadini. È distante dalla lingua comune, usa forme arcaiche o disusate, Calvino la definì antilingua.
Alcune caratteristiche:
- Arcaismi: termini arcaici poiché erano di uso comune quando la burocrazia era appena nata.
- Termini in disuso: si verificano scelte non frequenti o poco usate (non per forza arcaiche).
- Antilingua in che senso? Una lingua dovrebbe comunicare. Se una lingua non comunica, è
una antilingua. La lingua burocratica è pensata per far dialogare cittadino e Stato, è finta.
Non è volta alla comunicazione, è difficile.
Esempio della differenza tra linguaggio comune e burocratico: deposizione di una testimonianza di
un furto trascrizione da parte del carabiniere:
àß
Lingua burocratica: lunghezza eccessiva, ridondanza. Strategia di sostituzione di termini comuni con
termini inusuali, tecnici. Trasformazione e perdita di significato: cantina locale dello scantinato;
à
stufa impianto termico; fiaschi di vino prodotti vinicoli; carbone combustibile. Questi
à à à
termini vengono sostituiti, ma il termine sostitutivo non rende lo stesso significato che trasmette il
termine comune. La lingua comune, anche se con termini base, comunica meglio le idee. La
burocrazia sembra più precisa, ma in realtà fa perdere dettagli. La lingua burocratica rapporta Stato
e cittadino, la lingua si occupa quindi dei casi generali, non descrive eventi. In questi caso, una
descrizione di una testimonianza di un furto perde significato e chiarezza.
Impianto termico è un iperonimo: è sì sinonimo di stufa, ma anche di termosifone, calorifero… che
sono iponimi, più dettagliati.
Caratteristiche del linguaggio burocratico:
- Futuro deontico (dovranno essere consegnate…).
- Preferenza delle espressioni tecniche rispetto a quelle comuni (adatto > idoneo).
- Neologismi che sostituiscono locuzioni (relazionare < fare una relazione).
- Ridondanza: parole semplici sostituite da espressioni complesse (corpo docente).
- Uso di forme impersonali (si comunica).
- Molte subordinate.
- Uso di gerundi (fermo restando), participi presenti e passati (avente per oggetto, premesso).
- Iperonimi anziché termini comuni precisi, con conseguente perdita di dettagli.
Caratteristiche fondamentali, risultati della lingua burocratica:
- Lingua meno precisa.
- Sottolinea la distanza, l’autorità di chi scrive.
- È lontana dal concreto.
- Ha un tono molto formale, perentorio.
La lingua burocratica è tale perché deve occuparsi dei casi generali, non è fatta ad-hoc per ogni
situazione. Per questo è meno precisa e meno concreta, ma questo non è solamente uno svantaggio:
per fare le leggi serve il linguaggio burocratico, non deve esserci spazio per le interpretazioni. Che
questo linguaggio sia meno preciso e meno concreto non significa necessariamente che sia arcaico.
Quando è nato il linguaggio burocratico, chi lo usava voleva ottenere i quattro risultati elencati poco
sopra, non perché voleva rompere i concetti e non farsi capire.
Italiano semplificato
È marcato in diafasia, si usa in determinati contesti. Ci sono due definizioni:
1) È una varietà usata da parlanti di madrelingua diversa e con poca competenza della lingua
italiana.
2) È una varietà usata da parlanti competenti per comunicare con chi ha poca competenza della
lingua italiana. In questa definizione c’è quindi l’idea di incontro tra piena competenza e
scarsa competenza: la mancanza di capacità comunicativa costringe uno dei due parlanti a
modificare l’uso della propria lingua per andare incontro all’altro.
Caratteristiche delle varietà semplificate:
- Lessico ridotto.
- Sintassi semplice.
- Coniugazioni verbali ridotte al minimo (indicativo presente, infinito, passato prossimo).
- Eliminazione della copula, di articoli, di preposizioni.
- Alta frequenza di nomi e verbi.
Degli esempi sono il baby talk e il foreigner talk.
baby talk
Il è presente in tutte le lingue, le caratteristiche sono simili e li sono anche i risultati.
- Il lessico è limitato, le esigenze comunicative seguono i bisogni del bambino. Si usano
vocaboli regionali o dialettali, inusuali (ninna, pappa, nanna, miao, bau).
- Morfologia e sintassi: si usano diminutivi, si eliminano gli articoli, predominano le
esclamazioni e le interrogazioni.
- Fonologia: si usano parole semplici, con alternanza tra consonante e vocale (tata, pipì),
onomatopee ripetute (brum brum, miao miao). Alcune parole hanno la seconda consonante
lunga (mamma, nonna, pappa…).
foreigner talk
Il è la lingua che si usa per dare indicazioni a chi non è madrelingua o chi conosce
poco la lingua italiana.
Il lessico è fatto da sole parole comuni, senza alcun termine regionale o dialettale o tecnico, e non
ci sono espressioni colloquiali. Ci sono invece frequenti ripetizioni, molti sinonimi, perifrasi per farsi
capire… Non c’è precisione, bensì approssi