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FORDISMO AUTOMAZIONE
(post-fordismo grasso)
Grassa MODELLO FABBRICA
GIAPPONESE INTEGRATA
(TOYOTISMO) (post-fordismo snello)
EVOLUZIONE DEL MODELLO DELLA WOODWARD
Personalizzazione PICCOLI PRODUZIONE PERSONALIZZAZIONE
NUOVE SCELTE
LOTTI FLESSIBILE DI MASSA
E NEI SERVIZI?
Standardizzazione Piccola Illimitata
TECNOLOGIE DEI SERVIZI TECNOLOGIE MANIFATTURIERE
1. Prodotto intangibile Prodotto tangibile
2. Produzione e consumo simultanei Possibile immagazzinare prodotti
3. Labor e Knowledge intensive Capital intensive
4. Alta interazione con il cliente Scarsa interazione con cliente
5. Elemento umano importante Elemento umano poco importante
6. Difficile misurazione della qualità Misurazione diretta della qualità
7. Tempo di risposta rapido Tempi di risposta più lunghi sono accettabili
8. Importanza luogo di erogazione Luogo di erogazione meno importante
THOMPSON (1967) →
INTERDIPENDENZA DEI COMPITI cambia anche il livello di coordinamento
PROCESSI DI TRASFORMAZIONE
Standardizzati Non standardizzati
Collegamento lineare
INPUT/OUTPUT Standardizzati (catena di montaggio) ?
Es. industrie chimiche e
meccaniche
Non standardizzati Mediazione Intensive
Es. banche: input diversi ma Es. pronto soccorso
stesso modo di gestirli
1. TECNOLOGIE DI MEDIAZIONE INTERDIPENDENZA
GENERICA= è necessario
che vi siano solo
REGOLE E PROCEDURE
STANDARD
2. TECNOLOGIE DI COLLEGAMENTO LINEARE INTEDIPENDENZA
SEQUENZIALE
(in successione)= il lavoro di uno
dipende dal lavoro dell’altro
REGOLE E PROCEDURE
STANDARD
+
PIANFICAZIONE E
PROGRAMMAZIONE
3. TECNOLOGIE INTENSIVE INTERDIPENDENZA
RECIPROCA
REGOLE E PROCEDURE
STANDARD
+
PIANIFICAZIONE E
PROGRAMMAZIONE
+
ADATTAMENTO
RECIPROCO
→ necessario il dialogo per prendere decisioni
PERROW (1967-1986)
Quanto è possibile scomporre i compiti che bisogna svolgere?
VARIABILITÀ DEI COMPITI
Bassa Alta
Routine=pochi imprevisti
ANALIZZABILITÀ Ingegneristiche
Alta Compiti standard
COMPITI Es. contabili, tecnici di
Es. catena di montaggio e laboratorio, ingegneri
lavoro d’ufficio
Artigianali Non di routine
Bassa
DEI Situazioni diverse/variabili Es. R&S, ingegneria
Esperienza importante aerospaziale
Es. imprese di costruzione
LA CULTURA ORGANIZZATIVA = insieme dei valori, opinioni e conoscenze
condivisi dai membri di un’organizzazione e insegnati ai nuovi membri come maniera corretta
→
di pensare e comportarsi. È un concetto astratto. person-organisation fit
LIVELLI ASPETTI DELLA CULTURA
ORGANIZZATIVA CHE
VEDO
ASPETTI CHE
RICONOSCO
SOPRATTUTTO DAL
MOMENTO IN CUI GLI
ALTRI HANNO VALORI
DIVERSI DAI MIEI
ESEMPIO: Le dieci verità di Google
Abbiamo scritto per la prima volta queste "10 verità" a pochi anni dalla fondazione di Google. Di tanto in tanto
rivediamo questo elenco per verificare se è ancora attuale e veritiero. Speriamo che lo sia e tu puoi aiutarci a
mantenere questo impegno.
1.L’utente prima di tutto: il resto viene dopo.
2.È meglio fare una cosa sola, ma farla in modo impeccabile.
3.Veloce è meglio di lento.
4.La democrazia sul Web funziona.
5.Le informazioni devono essere accessibili ovunque.
6.È possibile guadagnare senza fare del male a nessuno.
7.Ci sono sempre più informazioni di quante si possano immaginare.
8.La necessità di informazioni oltrepassa ogni confine.
9.Si può essere seri anche senza giacca e cravatta.
10.Eccellere non basta.
VALORI= libertà individuale, valore del cliente, valore della performance, onestà e trasparenza
LE SUBCULTURE ORGANIZZATIVE= gruppi di persone all’interno dell’organizzazione
che hanno valori, conoscenze in comune. Sottoinsieme della Teoria dei Sistemi.
(si basano sull’affinità o sulla familiarità, quando i dipendenti interagiscono frequentemente)
subcultura dominante= promossa al vertice
subcultura valorizzante= promuovono la cultura
del vertice entusiasticamente
controcultura= valori diversi dalla cultura del
vertice. A volte si assume un direttore generale che
ribalta il modo di lavorare→ cambiamenti radicali
dal punto di vista culturale, anche positivi
subcultura ortogonale= condividono idee che non
hanno nulla a che fare con quella dominante
ETNOGRAFIA= combinazione tra osservazione partecipante e interviste in profondità.
Si osserva la vita organizzativa per un tot di tempo in modo da conoscere e capire la cultura
organizzativa. È il metodo tipico degli antropologi.
HOFSTEDE (2001)
Le culture nazionali influenzano le culture organizzative attraverso quattro dimensioni che
generano differenti aspettative negli individui:
1. distanza di potere = quanto i cittadini di un paese sono disposti ad accettare una
distribuzione disuguale di potere, ricchezza e prestigio, a tollerare l’accentramento del
potere in mano di pochi (divario tra potenti e poco potenti)
2. elusione dell’incertezza = quanto i cittadini sono disposti a correre dei rischi (dipende
anche dal numero di leggi. In uno Stato dove sono presenti tante leggi il sistema
aziendale risulta più rigido)
3. individualismo e collettivismo = misura in cui i membri di una cultura tendono ad agire
→
indipendentemente dagli altri membri della propria società. Società che puntano
sull’individuo come persone vs società che puntano sulla collettività
4. mascolinità e femminilità = grado di separazione dei ruoli di genere che esiste in una
→società
società. femministe/maschiliste/egualitarie
5. orientamento a breve/lungo periodo = differenze culturali nell’apprezzare la parsimonia
e la perseveranza, nonché il rispetto della tradizione
→ aspetti importanti soprattutto nelle imprese multinazionali
dell’incertezza Francia
Finlandia Brasile
Svizzera Spagna ITALIA
Austria Korea
Giappone
elusione Danimarca USA Singapore
Svezia Indonesia
di UK Hong Kong
Indice Irlanda
Indice della distanza del potere
UK
Danimarca
individualismo USA
Finlandia Francia Austria ITALIA
Svezia Svizzera
Norvegia Spagna Germania
Giappone
Jugoslavia
di Messico
Portogallo
Indice Venezuela
Cina Brasile Grecia
Korea Hong Kong
Indice di mascolinità
SCHEIN (1985)
La cultura è lo schema di assunti fondamentali che un certo gruppo ha inventato, scoperto o
sviluppato mentre imparava ad affrontare i problemi legati al suo adattamento esterno o alla
sua integrazione interna, e che hanno funzionato in modo tale da essere considerati validi e
quindi degni di essere insegnati ai nuovi membri come il modo corretto di percepire, pensare
e sentire in relazione a tali problemi.
LIVELLI DI CULTURA
1. Artefatti= visibili ma spesso indecifrabili
Sono manifestazioni o espressioni dello stesso nucleo culturale che produce e sostiene
quelle norme e quei valori.
2. Valori= a un livello di consapevolezza maggiore
Sono i principi sociali, gli obiettivi e gli standard a cui una cultura attribuisce una valenza
intrinseca. Vengono rivelati dalle priorità espresse dai membri stessi.
3. Assunti= parte più profonda. Dati per scontati, invisibili
Rappresentano ciò che i membri di una cultura credono essere la propria realtà.
Influenzano ciò che percepiscono, pensano e provano i membri di una cultura
CULTURE NAZIONALI
CULTURA ORGANIZZATIVA
Assunti subcultura
subcultura CULTURE
linguaggio LOCALI
regole simboli
significati valori
subcultura
CULTURE PROFESSIONALI
DENINSON (1990) Esterno
CULTURA ADATTIVA CULTURA DELLA MISSIONE
Ambiente flessibile, dinamico Ambiente stabile
strategico Rischio (dipendenti) Obiettivo: produttività, soddisfazione
del cliente (risultati economici)
Google, Apple Industria alimentare/bevande
Flessibilità Stabilità
Focus CULTURA DI CLAN CULTURA BUROCRATICA
Ambiente flessibile Tensione verso il rispetto delle regole
Focus interno e delle procedure (non sul risultato
Capacità dei dipendenti finale)
Organizzazione cooperativa Pubblica amministrazione
Aziende di moda, vendita al dettaglio Interno
Necessità dell’ambiente
VISIONE SIMBOLICO INTERPRETATIVA
GOFFMAN (1959)
Metafora del teatro = siamo tutti attori
→ interazioni sociali come performance/esibizioni
→ le organizzazioni possono essere interpretate come rappresentazioni teatrali in cui:
- diverse esibizioni (compiti) e performance permettono di comporre uno spettacolo
(raggiungere un obiettivo)
- il regista (manager) definisce ruoli e testi (compiti e azioni) degli attori (dipendenti)
JOB DESCRIPTION: i manager definiscono come devono comportarsi i dipendenti, i quali
→
sono persone diverse nella vita reale. agiscono secondo la cultura dell’organizzazione pur
non dimenticando la loro cultura personale
ROSEN (1985)
Studia i rituali e le cerimonie utilizzate per rafforzare, attraverso simboli, abbigliamento,
linguaggio, le identità individuali e la gerarchia dell’organizzazione
Es. cene aziendali= meccanismo per ribadire il sistema gerarchico e la divisione dei ruoli
all’interno dell’organizzazione
VISIONE POSTMODERNISTA
MARTIN (1992)
Tre prospettive di analisi della cultura organizzativa:
1. INTEGRATIVA: cultura come fonte di armonia e consenso
2. DIFFERENZIANTE: in un’organizzazione esistono diverse subculture, talvolta in
conflitto tra loro
3. FRAMMENTARIA: non ci sono culture ben definite ma solo punti di vista molteplici,
fluttuanti e ambigui. È la prospettiva che rispetta più organizzazioni in quanto la gente
→
cambia continuamente valori e punti di vista. Si possono avere equilibri solo per
piccoli periodi temporali.
→Idea che le organizzazioni siano composte da coalizioni dinamiche di interessi e di potere.
KUNDA (1992)
Cultura aziendale come strumento di controllo:
controllo aziendale: abolizione dei confini tra sé individuale e organizzazione per far coincidere
→
gli interessi dei lavoratori con quelli dell’azienda interiorizzazione di disciplina e
autocontrollo
La cultura organizzativa plasma gli individui e fa dimenticare loro chi sono veramente. I
dipendenti assumono i valori dell’organizzazione e si comportano secondo la cultura
organizzativa anche al di fuori dell’azienda.
I PROCESSI DECISIONALI
DECISIONE ORGANIZZATIVA= processo di identificazione e risoluzione dei problemi che
riguardano l’organizzazione.
Decisioni programmate Decisio