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IL NON FINITO DI LEONARDO
corrisponde a un'animazione delle risorse psichiche interne, per cui è una chiarificazione di tipo concettuale che noi siamo sollecitati a fare osservando. Queste immagini non ci considerano come spettatori passivi, ma ci sollecitano ad animarci psichicamente attraverso le immagini che noi piano piano rileviamo. Il non finito anche in Leonardo ha un valore positivo, è un modo specifico di costruire l'immagine. L'immagine ha valore proprio perché non è finita. Non essendo finita, l'immagine mostra di essere un processo in atto. Vasari critica Leonardo dicendo che non finisce le opere, in realtà gli fa un grossissimo torto perché nasconde il fatto che il non finito è un elemento fondamentale nell'arte del 500 e che il non finito di Michelangelo e Leonardo sono la stessa cosa, hanno la stessa funzione, cioè costruire immagini che emergono e alle quali noi partecipiamo. Ad esempio in Leonardo (Adorazione dei Magi) le

In Michelangelo il non finito è una scelta perché ha lavorato come Vasari si aspettava: all'interno della sua attività c'è posto anche per il non finito. Per Vasari Leonardo invece non lavora come un pittore serio, quasi abbandona la pittura per esercizio di osservazione della natura, non ha dedicato tutta la sua vita a dipingere o scolpire come Michelangelo. Nelle lunette della Cappella Sistina vediamo dei particolari che non sono finiti, sono approssimati ad esempio gli occhi di alcune figure e il risultato è analogo a quello che notiamo nel Giorno. Anche il chiaroscuro è più sfumato, meno nitido rispetto a quello di Masaccio (costruito con lamelle diversamente luminose). Diversamente da Donatello che nel "Banchetto di Erode" ha utilizzato punti di luce fortissimi per rendere nitida l'immagine e per animarla, la "Madonna della
scala" apparemorbida e caratterizzata dai contrasti in ombra. Sembra,insieme ai volti nelle lunette della Cappella Sistina, che sianoin cera perché non sono completamente definite in tutti i lorotratti, ma sono delineate per chiazzature di colore.
FIGURE SERPENTINATE - GHIBERTI
Confronto: Flagellazione di Cristo della prima porta del Battistero e laSibilla di Michelangelo della Cappella Sistina.
La Sibilla è un esempio tipico di figura serpentinata, gioca su una torsionenon molto naturale. Questo effetto lo prende dalla figura a destra che frustaCristo e Cristo stesso che non è in piedi statico attaccato alla colonna, ma sigira su se stesso.
BOTTICELLI
Per quanto riguarda la messa a punto delle fisionomie, Michelangelo potevatrovare riferimenti da Botticelli perché se guardiamo Mercurio nella Primaveracapiamo il rapporto dialettico tra le differenze e le similarità. Le differenze sonoil chiaroscuro sottile e modulato
sui valori di mezza ombra, con effetto divisione pulviscolare, di matrice leonardesca, sfumato, mentre in Botticelli è più nitido, tagliente, l'atmosfera è tersa e quindi noi possiamo cogliere il profilo aguzzo del naso, tutto è analiticamente definito, rispetto al senso di emersione del volto di Michelangelo da un involucro atmosferico denso. C'è una differenza per quanto riguarda l'ambientazione luminosa e i valori di chiaroscuro. La figura di Michelangelo ha una carnosità più morbida rispetto a quanto compare nella figura di Botticelli, ci sono anche similarità soprattutto nella fisionomia. La fisionomia allungata, col naso allungato, canna del naso dritta, labbra carnose col labbro superiore un pochino prominente passano in Michelangelo, che osserva con grande attenzione tutto quanto gli artisti fiorentini suoi predecessori hanno fatto e lo trasforma. Resta ancorato alla tradizione ma a partire da lì fa un saltoinnesco per la sua ricerca artistica. Michelangelo riesce a creare figure che trasmettono un senso di grandiosità e potenza, grazie alla sua abilità nel rappresentare il corpo umano in modo imponente e muscoloso. Questa diversa calibratura proporzionale tra le opere di Ghiberti e Michelangelo è evidente anche nelle figure femminili, che nelle opere di Michelangelo appaiono ancora più sorprendenti per la loro forza e maestosità. Questa trasformazione del canone proporzionale è il risultato del confronto che Michelangelo ha avuto con l'arte dell'antichità, in particolare con la statuaria ellenistica. Opere come il Torso del Belvedere nei Musei Vaticani e il Laocoonte sono esempi di sculture antiche che hanno influenzato Michelangelo durante il suo soggiorno a Roma nel 1500. Attraverso questo confronto con l'antico, Michelangelo ha compreso la possibilità di spingere sulla monumentalità delle sue opere, sfruttando la potenza della struttura scheletrica e del rivestimento muscolare per creare opere di grande impatto visivo.modello nella messa a punto di un canone di proporzioni di questa umanità sopraproporzionata. Anche gli artisti del 400 studiavano l'antico, ma da un'altra angolazione. Loro vedevano nell'antico un esempio concreto di immagini che rappresentano la natura, come stanno le cose. Questo si vede se consideriamo il rilievo di Brunelleschi per il concorso della porta nord del Battistero di Firenze. Brunelleschi si pone in un gioco emulativo con lo Spinario. Brunelleschi ha preso spunto dalla statuaria antica per studiare ex novo la struttura anatomica di un ragazzo che si toglie una spina dal piede, un episodio davvero possibile in natura.
Per Vasari Michelangelo costituisce il culmine di un processo di un'evoluzione in crescendo che inizia da Giotto e prosegue fino al pieno 500 e alla definizione della Bella Maniera, la Maniera moderna, un vertice delle arti, un livello di perfezione insuperabile per molti aspetti. Leonardo e Michelangelo devono agli artisti precedenti ma
Portano dei miglioramenti, dei progressi. Leonardo introduce lo sfumato, un chiaroscuro morbido, diluito sui contorni, caratterizzato da ombre che si disperdono sensibilmente, che poi passa a connotare la Bella Maniera 500esca. Accanto a questo c'è la rappresentazione della figura umana in movimento: i personaggi che Leo e Michelangelo raffigurano sembrano caratterizzati da una sorta di dinamismo interno, mentre l'arte del 400 appare più bloccata. L'arte del 400 è anche visivamente più nitida: Vasari parla di secchezza, alludendo alla valorizzazione della leggibilità netta, tranciante dei profili che viene superata sia da Leonardo che da Michelangelo con la messa a punto dello sfumato. Abbiamo osservato la valenza del non infinito, visto positivamente nel caso di Michelangelo, negativo in Leonardo, che si perde in bizzarrie. In entrambi i casi l'opera è in corso di elaborazione e noi siamo introdotti nel vivo del divenire, del farsi.
Dell'immagine sotto i nostri occhi. Le proporzioni delle figure cambiano: nel 400 anche se sono virili ed energici hanno qualcosa di magrolino, sono nervosi, scattanti e hanno proporzioni ridotte, mentre nel 500 c'è un gusto per proporzioni magniloquenti, gusto per il gigantismo.
RAFFAELLO
Vasari scrive di Raffaello in modo molto elogiativo: gli riconosce una centralità inequivocabile per gli sviluppi e la diffusione della maniera moderna e valorizza soprattutto le qualità di composizione di Raffaello perché riesce a elaborare scene complesse che sono immediatamente comunicative. Inoltre è in grado di identificare il gesto, l'espressione più adeguata, concatenare un gesto a un altro per rendere la scena subito recepibile con grande senso di naturalezza anche nella natura e nel paesaggio (che in Michelangelo manca, per scelta). Se uno legge la vita nel suo complesso ha l'impressione che manchi un pochino del pepe con il quale condisce le.
vite di Michelangelo e Leonardo che vengono magnificate un po' di più perché sono fiorentini, mentre Raffaello nasce ad Urbino. Quindi subentra l'esaltazione filopatria e della dinastia dei Medici perché quando Vasari scrive e pubblica le Vite i Medici sono al potere e lui è un artista e intellettuale di corte. La biografia dedicata a Raffaello è comunque positiva e ha una specificità interessante. Vasari stabilisce un rapporto tra Raffaello e Michelangelo ed è un rapporto di equiparazione: Raffaello viene visto migliore in qualcosa di specifico. Michelangelo imitava la natura attribuendo ai personaggi forme migliori di quelle che riscontriamo nella nostra esperienza. Con Raffaello la natura ci ha dotato un artista così grande, non inferiore a Michelangelo (tutto per Vasari si commisura rispetto al metro di Michelangelo). È tipico di uno spirito immaginativo avere caratteri di selvatichezza se non proprio pazzia. SeÈ vero che l'artista è spesso accompagnato da questi sintomi di pazzia, fantasticheria spiccata, in Raffaello ci si trova di fronte a una situazione radicalmente diversificata: egli è il contrario di ogni selvatichezza e pazzia. È un artista straordinariamente socievole, buono nell'animo, capace non solo di entrare in rapporto con i committenti evitando qualunque tipo di contrasto e asperità (mentre Michelangelo ha a volte scontri titanici con committenti importanti, litiga con Giulio II e va via da Roma, manifestando senso di alterità e distacco da committenti potentissimi con i quali aveva a che fare). Raffaello è in grado di entrare in contatto con i committenti e allo stesso modo, ed è un punto decisivo, si comporta con gli apprendisti o i suoi colleghi pittori e scultori con i quali instaura rapporti positivi. Michelangelo invece non aveva allievi, era chiuso in sé, mentre Raffaello è il contrario, luminoso, solare.aperto, ha una bottega ricchissima ed è anche portato spontaneamente ad insegnare offrendo liberamente indicazioni senza l'altro.