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Il pane

Gli oggetti presi in considerazione sono sempre oggetti che hanno una scorza esterna tendenzialmente rigida e dura, ma con un cuore molle. Ponte paragona la superficie del pane ad una catena montuosa: assume i tratti di una catena montuosa, di un altopiano, dell'andamento frastagliato di una cordigliera. Parla delle montagne, che si sono formate idealmente come il pane, con una massa amorfa in stato di eruzione (la terra in formazione, i continenti alla deriva) introdotta nel forno stellare, dove indurendo si è foggiata in valli, creste, ondulazioni, crepe.. Parla dell'orogenesi, della nascita delle montagne, ma mantenendo un'ambiguità del discorso che fa ancora pensare al pane: ha abbandonato la figura del pane ma essarimane nell'analogia. Poi torna a parlarne: parla della Terra con gli attributi del pane e parla del pane con gli attributi della Terra. I fiori sono le forme della mollica intorno ai vuoti dell'aria: intorno ai vuoti si

sviluppano i brandelli di mollica, che Ponge legge come foglie o fiori. Questa immagine è fortemente cinematografica: è un movimento che si avvicina e che ingrandisce il dettaglio.

Fotogramma da Due o tre cose che so di lei (1967), Jean-Luc Godard: realizza un film sugli effetti che ci sono stati nella città di Parigi.

Dov'è la verità e che cos'è un oggetto? Un oggetto è un legame che permette di passare da un soggetto all'altro, l'oggetto fa comunicare, getta dei ponti. La mia relazione con il mondo è definita dalla mia capacità linguistica: se le relazioni con gli altri sono governate dagli oggetti, è la mia relazione con il mondo ad essere governata dal linguaggio. Io definisco la dimensione del mio mondo attraverso il mio linguaggio: il linguaggio assume una condizione esistenziale, non comunicativa, perché per comunicare ci sono gli oggetti.

LA FARFALLA

Ponge parla dalla descrizione del

polline quando è prodotto dai fiori, in primavera, che emerge dal fondo dei fiori come tazze mal lavate: quando il polline emerge, dal suolo c'è un grande sforzo delle farfalle, che si dirigono verso il fiore. Da quando il corpo del bruco viene aperto, quando la farfalla abbandona l'esoscheletro e rinascere dalla morte del bruco in un'altra dimensione, da quel momento la farfalla smette di essere statica e vive il dinamismo fino alla sua morte. Viene definita "fiammifero volante": lo sbattere delle sue ali ricorda l'agitarsi della fiamma. La farfalla arriva quando i fiori sono già aperti, e si comporta come i lampisti, ovvero verifica ad uno ad uno i fiori che incontra; parla dell'impollinazione dei fiori da parte della farfalla. Come un piccolo veliero che si libra in aria maltrattato dal vento: viene descritta l'azione della farfalla che batte le ali per cercare di vincere la forza del vento, come il veliero che alla folata di

vento deforma le sue vele e si inclina per poi rimettersi in posizione. Anche qui viene umanizzato l'oggetto vegetale: la farfalla è un lampista, qualcuno con una funzione e un lavoro che va oltre l'istinto del nutrirsi.

DELL'ACQUA

Come l'arancia era troppo permissiva e opponeva troppa poca resistenza al suo torturatore, come l'arancia era caratterizzata da una debolezza caratteriale, l'acqua ha un vizio: la gravità, l'obbedire alla legge di gravità. L'acqua è quella cosa che si umilia spandendosi al suolo, come i monaci di certi ordini che praticano dei castighi di tipo fisico autoinflitti.

Nello stesso modo l'acqua si mortifica, si umilia, si espande, si schiaccia per onorare la legge di gravità, con la devozione di un monaco che si umilia per onorare Dio.

Si può dire che l'acqua è pazza: è monomaniaca, pensa solo a ubbidire alla legge di gravità.

Tutti abbiamo il

Bisogno fisico di obbedire alle leggi di gravità; anche l'armadio aderisce al suolo, ma in qualche modo sfida anche la gravità, non si conforma, ha una personalità più forte perché negozia, non cede incondizionatamente.

Il liquido, invece, è ciò che rifiuta alla propria forma per ubbidire alla gravità. Vengono elencate tutta una serie di qualità dell'acqua che sono anche in contrasto tra di loro.

Il sole cerca di far evaporare l'acqua e attirarla a sé, mentre la luna con la sua influenza cerca di muoverla con le maree. Il sole prende l'acqua e la fa girare nella ruota come un criceto, costringendola al ciclo continuo.

L'acqua sfugge dalle mani, ma resta un segno del suo passaggio: sfugge eppure segna. Non si riesce a trattenerla, ma marchia: nella sua informità, è lei ad essere più forte. Come la poesia che sfugge, non raggiunge mai il suo obiettivo ma lascia comunque una traccia.

nei suoi tentativi. LE COSE, George Perec (1936 - 1982)

L'opera di Perec Le cose venne pubblicato nel 1965. L'introduzione, ad opera di Andrea Carobbio, contestualizza il testo e lo presenta così come era stato vissuto all'epoca. Nell'introduzione, Carobbio esordisce con una citazione dello stesso Perec, che cita Marcuse: Marcuse è un filosofo, sociologo e accademico tedesco che muore nel 1979, poco prima di Perec, ed è molto famoso per i suoi studi filosofici e sociologici sul boom, sull'economia e sulla società dei consumi.

Le cose per Perec è il primo romanzo, ed è un successo enorme, un successo "ingombrante": l'opera ha un successo tale che oscura l'uscita di tutti gli altri libri. Ne vengono vendute 100.000 copie, viene tradotto in tutte le lingue, e solo un libro successivo, La vita: istruzioni per l'uso, raggiungerà e supererà il successo del testo precedente.

LE RECENSIONI

DELL'EPOCA ALL'OPERA LE COSE Se si osservano le recensioni dell'epoca, sembra che Perec avesse assolutamente ragione a lamentarsi relativamente a ciò che era stato scritto sul suo testo, che non veniva assolutamente considerato come un romanzo. Le recensioni, infatti, dicevano si trattasse di una testimonianza sociologica interessante, ma non di un'opera letteraria: si pensa a quell'opera come una fonte di riflessione, ma non come un'opera d'arte. Un'altra recensione dice che l'opera non ha nulla a che vedere con un romanzo, ma è il documento di un sociologo letterario. Ci furono anche dei giudizi meno forti, ad esempio quello del quotidiano Le Mode, che almeno riconosce la qualità formale e la grande tensione letteraria del testo. A prevalere, comunque, è l'idea che si tratta di un documento, non di un romanzo. LE COSE RACCONTA LA CONTESTAZIONE DELLA RIVOLTA? Era giustificato il timore che, alla luce dellarivoluzione del 1968, questo testo diventasse una sorta di annuncio della rivolta? Più che raccontare la contestazione della rivolta, il libro di Perec ne racconta la fine e l'epilogo, cioè una sorta di accettazione di una vita che viene regolata esclusivamente dal lavoro e dalla macchina sociale. 17 IL DESIDERIO DELLE COSE I due protagonisti, Jérôme e Sylvie, sono due giovani della grande città di Parigi, non hanno ancora 30 anni e desiderano tantissime cose; come viene scritto nel libro, sono incantati e quasi sommersi dalla vastità dei loro bisogni personali, dalla bellezza esibita e dall'abbondanza offerta. I due desideravano di essere ricchi: volevano essere ricchi perché pensavano di meritare questa ricchezza, perché avrebbero saputo "vestirsi, guardare, sorridere come persone ricche". Gli oggetti, infatti, sono codici sociali che denotano l'appartenenza a una determinata classe. Jérôme e Sylvie, perpotersi permettere gli oggetti e le cose che tanto desiderano, però, non vogliono assolutamente mettere in discussione la loro libertà personale, i loro valori etici, il loro credo personale: la loro è una sorta di rivolta al modo di essere ricchi. "Chi non lavora non mangia, si, ma chi lavora non vive di più". Jérome e Sylvie vivono per alcuni anni come degli studenti in eterno, si assumono degli impieghi e degli impegni saltuari, aspettando che si avveri qualcosa. Il miracolo, però, nel caso di Perec, è il caso, la lotteria, un'eredità: essi sperano di vincere alla lotteria, di avere un'eredità, sperano che qualcosa succeda affinché possano comprare tutti gli oggetti che desiderano e possano appartenere a quello status di ricchezza a cui ambiscono proprio perché pensano di meritarselo. Vogliono godere in quel modo della loro vita, come coppia innamorata, La loro comunione, il loro stare insieme.coincide con la loro comunione insieme alle cose: una perfetta comunione di coppia che però si deve avverare insieme alle cose, agli oggetti.

LA FUGA IN TUNISIA

Nel frattempo avvengono molte cose: la guerra d'Algeria, le manifestazioni, il sostegno del fronte nazionale francese e il clima di guerra civile. A causa di tutti questi eventi ritardano le grandi decisioni dei protagonisti, quindi i due si sentono in qualche modo sconfitti e tentano una fuga in Tunisia, dove "il vuoto totale e il deserto li schiaccia in una vita senza niente".

Il deserto è il luogo in cui si avvera il nulla delle cose, quindi il contrario di quello che i due avevano vagheggiato. I due protagonisti, infatti, si trovano smarriti rispetto al loro gusto per le cose: le cose che si trovano in Tunisia e nel luogo dove Jerome e Sylvie vivono non brillano della lucentezza immaginaria delle cose che loro desideravano. Si trovano quindi ad essere privi di aura, "persi nelle macerie di

"un vecchissimo sogno", quindi decidono di tornare a Parigi.

IL RITORNO A PARIGI E L'ACCETTAZIONE

Una volta a Parigi, si rendono conto che tornare alla vita precedente prima della fuga in Tunisia non è più possibile, quindi finiscono per accettare l'offerta di un posto di lavoro fisso e in provincia, non nella grande città di Parigi: questo rappresenta il contrario di ciò che essi avevano tanto desiderato.

IL FINALE TRISTE E AMBIGUO 18

Si tratta di un epilogo che sconfessa tutto il romanzo, un epilogo che è stato definito "triste": lo stesso Perec lo conferma nelle sue interviste, si tratta di un finale molto triste.

Come dice Carrobio, però, si può anche non trovarlo necessariamente così triste:

Perec nelle interviste dice che la fine non è positiva né negativa, sfocia nell'ambiguità, come anche tutti noi facciamo.

"Per me è una happy end", un bel finale e insieme

la fine più triste che si possa immaginare, una
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A.A. 2019-2020
48 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aeea11 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Franchi Franca.