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CAPITOLO 9: DAL BREVE AL MEDIO PERIODO: IL MODELLO IS-LM-PC

Questo capitolo ci permette di mettere insieme alcuni concetti che abbiamo visto: ci permette di unire le indicazioni che ci sono state fornite nel modello IS-LM e ci dà alcune informazioni su come unire il modello IS-LM con il funzionamento del mercato del lavoro, quindi con PC. Questo perché il modello IS-LM si riferisce al BREVE PERIODO, alla POLITICA MONETARIA e alla POLITICA FISCALE, che hanno effetti nel breve periodo. Adesso invece il nostro obiettivo è quello di arricchire questo quadro nella maniera più esaustiva possibile, quindi si inserisce anche PC (PHILLIPS CURVE): abbiamo visto la curva IS-LM e la curva PC in maniera separata, mentre ora dobbiamo mettere insieme le informazioni che vengono da uno e dall'altro modello.

Per poter combinare i risultati del modello IS-LM con i risultati e le conoscenze che abbiamo sviluppato sulla curva di Phillips, bisogna vedere quali sono i MECCANISMI DI...

AGGIUSTAMENTO che portano a trasformare i risultati che otteniamo nel breve periodo ai risultati (che sono diversi) del medio periodo: no ad ora abbiamo lavorato sul breve periodo, ma già parlando del mercato del lavoro si inizia a discutere di questioni che riguardano anche il MEDIO PERIODO

  1. IL MODELLO IS-LM-PC

Sappiamo che esiste una relazione che ci fornisce indicazioni su quello che è il funzionamento del MERCATO DEI BENI (IS) e sappiamo che c'è una curva che ci fornisce indicazione del funzionamento dei MERCATI FINANZIARI (LM):

  1. IS: Y = C(Y-T) + I(Y, r+x) + G
  2. LM: r=r ̅

Quindi la relazione che descrive la curva LM è uguale al TASSO D'INTERESSE DI POLICY

Abbiamo anche analizzato il MERCATO DEL LAVORO (PC) e la relazione tra inflazione e disoccupazione grazie alla curva di Phillips, che da ora chiameremo PC:

π - π = - • (u - u )e α n

Quindi abbiamo parlato della curva di Phillips, di quali sono i funzionamenti

Che caratterizzano la relazione tra il tasso di disoccupazione e il tasso d'azione. Abbiamo anche visto le diverse formulazioni della curva di Phillips, da quella originaria, a quella modificata alle aspettative, fino al ritorno alla curva di Phillips originaria in cui ci troviamo ancora oggi: adesso vedremo se questa impostazione è qualcosa su cui pensiamo di rimanere, quindi se è vero che le ASPETTATIVE che abbiamo dell'azione rimangono ANCORATE, e vedremo quali sono i comportamenti delle banche centrali: vedremo se π̅ è qualcosa che per noi riveste una certa importanza, quindi se crediamo nell'operato della banca centrale, ovvero se pensiamo che la banca centrale farà ciò che è necessario per riportare l'azione a quel livello OBIETTIVO π̅ che ci attendiamo ci sia nel medio periodo, oppure no.

Adesso mettiamo tutto insieme per capire come è fatto l'EQUILIBRIO NEL MEDIO PERIODO.

fl ff ffi fl fl fi fl fi fi Eva BurbaC. Abbiamo anche visto il TASSO DI DISOCCUPAZIONE NATURALE: abbiamo ragionato su questo concetto, e su quali siano i fattori che de niscono una possibile variazione del tasso di disoccupazione naturale, ovvero il markup m, gli strumenti a tutela de lavoratori z, e α, dal tasso di disoccupazione NATURALE/STRUTTURALE al tasso di disoccupazione EFFETTIVAD. ADESSO invece ci interessa vedere se la formulazione della curva IS-LM nel BREVE PERODO e il funzionamento del mercato del lavoro (curva di Phillips) possono essere trattati insieme per descrivere l’equilibrio di MEDIO PERIODO: bisogna trovare uno strumento matematico formale per cercare di collegare le due relazioni COSTRUZIONE DEL MODELLO IS-LM-PC 1. Il primo passo sarà quello di riscrivere la curva di Phillips IN TERMNI DEL LIVELLO DELLA PRODUZIONE invece che del tasso di disoccupazione: Quindi il primo step consiste nel riscrivere la curva di Phillips usando come riferimento il livello

ellaproduzione: bisogna quindi prendere le conoscenze che abbiamo sulle modalità in cui viene formulata la curva di Philips, ma bisogna riproporla in modo diverso, ovvero facendo in modo che all'interno della curva di Phillips ci sia un riferimento a Y, ovvero al LIVELLO DELLA PRODUZIONE, per fare in modo di collegare la curva di Phillips al modello IS-LM, modello dove, come abbiamo visto, c'è la produzione Y che è funzione di tante cose.

A. Ma come si può arrivare a questo obiettivo? Bisogna riprendere cos'è la disoccupazione, cos'è l'occupazione, per vedere se possiamo utilizzare le loro definizioni a nostro favore:

I. Disoccupazione = u

II. Occupazione = N

III. Forza lavoro = L

IV. Sapendo che il TASSO DI DISOCCUPAZIONE è il rapporto tra il numero di disoccupati e la forza lavoro, quindi che u = U/L

V. È intuitivo pensare di riscrivere u = U/L come la differenza tra forza lavoro L e gli occupati N, quindi si

Riscrivere U = L - N, ma al denominatore si lascia l'ammontare della forza lavoro L. Quindi la frazione del tasso di disoccupazione può essere riscritta come u = 1 - N/LVI.

Possiamo anche isolare gli occupati N per metterli in evidenza e quindi avere N = L • (1-u): si tratta di un passaggio che ci serve per arrivare alla produzione Y come elemento utilizzabile nella curva di Phillips, ovvero per arrivare ad una nuova formulazione della curva di Phillips che tenga conto del livello di produzione Y.

L'occupazione è uguale alle forze di lavoro moltiplicate per 1 meno il tasso di disoccupazione: N = L • (1 - u)VII.

Assumendo che PRODUZIONE = OCCUPAZIONE, ovvero che Y = AN, dove A è la produttività del lavoro, che avevamo assunto essere che A = 1, si ha che produzione Y = N occupazione.

Quindi ne ricaviamo che la produzione Y dipende solo dal LAVORO (dagli occupati), e per il momento non ci preoccupiamo di vedere che tipo di lavoro sia, es. se.

è poco qualificato, molto qualificato, manuale, non manuale,…Y = N = L • (1 – u) La produzione Y dipende da L e da u: abbiamo connesso la curva IS-LM con la curva di Phillips Eva Burba VIII. Se il tasso di disoccupazione u è pari al tasso naturale di disoccupazione u , l'occupazione N è data dall'occupazione naturale Nn Il fatto di descrivere una condizione per cui si raggiunge ad un tasso di disoccupazione naturale implica dal punto di vista speculare che ci sia anche un TASSO DI OCCUPAZIONE NATURALE: quando abbiamo u , abbiamo specularmente anche un certo livello di occupazione naturale Nn N = L(1 – u ) IX. Se la produzione è uguale al suo LIVELLO POTENZIALE, allora è Yn ATTENZIONE: c'è una distinzione da fare dal punto di vista lessicale: se da un lato si parla di un tasso di disoccupazione strutturale, e di un tasso di occupazione strutturale, per quanto riguarda la produzione siproduzione potenziale Yn può essere espressa come: Y - Yn = L((1 - u) - (1 - u)n) = - L(u - un) Quindi, la differenza tra la produzione effettiva e la produzione potenziale dipende dalla differenza tra il tasso di disoccupazione effettivo e il tasso di disoccupazione naturale, e dalla forza lavoro rappresentata da L.produzione potenziale Yn è chiamata OUTPUT GAP. Quindi spesso si parla di OUTPUT GAP, ovvero della differenza tra la produzione effettiva che viene registrata in un certo momento in un certo paese e la produzione potenziale a cui si può aspirare: questa differenza può essere POSITIVA o NEGATIVA. Ad esempio, situazione in cui il livello della produzione effettiva è al di sopra del suo livello potenziale: questa situazione ha alcuni effetti sul LIVELLO DEI PREZZI soprattutto. Ad esempio, situazione in cui l'economia si trova al di sotto del suo livello potenziale: questo ha certe caratteristiche in termini di LIVELLI DI DISOCCUPAZIONE e LIVELLI OCCUPAZIONALI. Sostituiamo L * (u - u*) all'interno della curva di Phillips: π - π* = (α/L) * (Y - Y*) Vediamo quindi che la curva di Phillips non è solo espressione del legame che c'è tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione, ma anche del legame tra OUTPUT GAP e tasso di inflazione.

d'in azione, o nella sua versione accelerata tra il tasso di disoccupazione e la variazione del tasso di in azione: adesso abbiamo una nuova versione più ampia, che ci permette di comprendere il legame che c'è tra la differenza tra in azione e attiva π e in azione attesa π e la differenza tra produzione e attiva Y e quella che è potenzialmente raggiungibile nel medio periodo Yn. Quindi questa formulazione cerca di mettere in relazione 2 DINAMICHE:

  • La differenza dell'in azione corrente e il livello di in azione atteso futuro π – πe
  • Quanto distante è la produzione e attiva dal suo livello potenziale/naturale (output gap) Y – Yn

ATTENZIONE: però è difficile capire se la produzione e attiva sia vicina o se sia lontana dal livello potenziale: non è facile, nemmeno da parte di chi ha le informazioni a disposizione, comprendere se Y è al suo livello potenziale o no, non è facile valutare la situazione.

E questo può influenzare anche le decisioni di politica fiscale e di politica monetaria.

L'ultimo passaggio, che può essere accettato in questo periodo (negli ultimi 20/25 anni): oggi sappiamo come le aspettative siano importanti nella formulazione della curva di Phillips. Ma abbiamo anche detto che se più recentemente c'è una maggiore importanza che viene data da parte della banca centrale, ovvero che venga percepito come un obiettivo da conseguire il livello di inflazione stabile, ovvero intorno a π ̅. Fatta questa assunzione, allora possiamo dire che la curva di Phillips che abbiamo appena riformulato può essere proposta anche in un modo diverso, ovvero tenendo conto delle modalità in cui le persone, gli agenti economici, non solo in USA ma anche nell'Eurozona, formano le loro aspettative:

Le aspettative formulate da chi fissa i salari variano nel tempo: l'evidenza suggerisce che oggi nell'Eurozona e negli USA, le

aspettati

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A.A. 2021-2022
50 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 20eva01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Giansoldati Marco.