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L'utilizzo della propensione marginale al consumo

Come la propensione marginale al consumo c1 raggiunge effettivamente un determinato tipo di obiettivo in termini di PRODUZIONE (Y)? • es 1: supponiamo che esista un'economia in cui esiste solo c1 e investimento, non c0: se consideriamo un'economia semplificata composta da consumo aggregato (C), componente autonoma data solo dall'investimento (I), assenza di c, ma solo c, possiamo scrivere Y=C+I, visto che il consumo è C=c1•Y, come: Y= c1•Y + I •• es. supponiamo che I aumenti di 100 (miliardi) e supponiamo che c sia pari a 0,6. Cosa accade? 1. MOMENTO 1: I aumenta di 100, quindi la componente autonoma aumenta di 100 e quindi Y aumenta di 100 2. MOMENTO 2: se Y è aumentato di 100, allora C aumenta di 0,6•100 = 60. Ma se C aumenta di 60, essendo il consumo C parte di Y, allora anche Y aumenta di 60 3. MOMENTO 3: Se Y è aumentato di 60, allora C aumenta di 0,6•60= 36.quindi IL CONSUMO(1/1-0,6)•100= 250 es. tabella: Ipotizzando sempre una variazione di una componente autonoma, es. di I, pari a 100, e trovandosi davanti a una propensione marginale al consumo c1=0,6, considerando n di periodi, si nota che: es. nel periodo 1 la variazione del consumo C viene calcolata sulla base della formula: variazione della componente autonoma (100) • propensione marginale al consumo c1 (0,6), elevata ad un valore pari al periodo considerato: es. il primo periodo determina un elevamento a potenza pari ad 1: quindi la VARIAZIONE DEL CONSUMO nel primo periodo viene data da 100•0,6^1=60, mentre la

VARIAZIONE DELLA PRODUZIONE è data dalla variazione della componente autonoma (100) + la variazione del consumo (60), quindi 100+60=160.

A. Il valore della VARIAZIONE DEL CONSUMO deriva dal prodotto tra la variazione della spesa autonoma e la propensione marginale al consumo elevata ad un valore pari al periodo considerato

B. Il valore della VARIAZIONE DELLA PRODUZIONE deriva dalla somma tra la variazione della componente autonoma e la variazione del consumo

Ma aumentando di tanto valore di n, si nota che i valori sono sempre di circa di 250, arrotondando: questo significa che ci sono degli incrementi estremamente marginali della produzione che portano allo stesso risultato che ci diceva il moltiplicatore. Quindi possiamo concludere che la formula 1/1-c1 rappresenta l'approssimazione di questa serie geometrica: quel 250 che abbiamo visto nel risultato del moltiplicatore è il risultato degli incrementi progressivi della variazione della produzione che sono

sempre più contenuti, sempre più infinitesimale, e questo comporta che risulti sempre lo stesso risultato di circa 250, che è lo stesso che emergeva nella formula del moltiplicatore, in cui c1=2,5 moltiplicava la variazione della componente autonoma di 100 miliardi di euro, quindi il calcolo del moltiplicatore era: 10•2,5=250. Quindi, considerando una variazione di G, significa dire ad esempio che lo Stato spende 100, allora l'incremento della produzione che viene generato non è pari a 100 ma pari a 250: questo tipo di ragionamento giustifica il nome del moltiplicatore: il moltiplicatore porta all'amplificazione della variazione di un elemento della spesa autonoma. 3. LE PAROLE: PER SPIEGARE I RISULTATI La produzione dipende dalla domanda, che a sua volta dipende dal reddito, che è uguale alla produzione. Un incremento della domanda fa aumentare la produzione e il reddito. L'aumento di reddito a sua volta fa aumentare la domanda e quindi la produzione.

e così via. Alla fine il risultato è un aumento della produzione superiore all'incremento iniziale della domanda, di un fattore pari al moltiplicatore 5.

LA DINAMICA DELL'AGGIUSTAMENTO

Ci può essere una situazione congiunturale specifica per cui l'aggiustamento della produzione rispetto alla variazione della domanda può avvenire in maniera tempestiva, mentre ci sono altre situazioni in cui questo aggiustamento e il raggiungimento dell'equilibrio può avvenire in tempi più lunghi: la DINAMICA DI AGGIUSTAMENTO è influenzata dalle tempistiche con cui le imprese prendono le loro decisioni: es. se fanno un aggiornamento mensile, o trimestrale,.. quindi di fronte a un incremento della domanda, la risposta delle aziende in termini di produzione può essere più o meno lunga.

La rappresentazione formale dell'aggiustamento della produzione nel tempo è detta DINAMICA DELL'AGGIUSTAMENTO DELLA

PRODUZIONE:

  • si supponga che le imprese decidano il loro livello di produzione all'inizio di ciascun trimestre
  • si supponga ora che i consumatori decidano di spendere di più, cioè di aumentare c0
  • dopo aver osservato un aumento della domanda, nel trimestre successivo, le imprese fisseranno un maggior livello di produzione
  • in seguito a un aumento della spesa per consumi, la produzione non raggiunge subito il nuovo equilibrio, ma aumenta progressivamente da Y a Y'6.

INVESTIMENTO = RISPARMIO PUBBLICO + RISPARMIO PRIVATO: UN MODO ALTERNATIVO DI PENSARE ALL'EQUILIBRIO NEL MERCATO DEI BENI

Possiamo considerare un altro approccio in cui l'equilibrio nel mercato dei beni viene visto: l'equilibrio sul mercato dei beni non viene espresso solo come moltiplicatore - spesa autonoma, ma può essere inteso anche in un altro modo: l'economista Maynard Keynes ha espresso l'equilibrio come identità tra risparmio

pubblico + risparmio privato e investimento.

Il RISPARMIO è pari alla somma di risparmio privato e risparmio pubblico

RISPARMIO = S + (T - G)

Eva Burba

A. Il RISPARMIO PRIVATO (S) è quella parte di reddito disponibile (YD) che non viene spesa dai consumatori, quindi:

S = YD - C

Il reddito disponibile (YD) è pari a YD = Y - T, perché è ciò che rimane del reddito dopo aver pagato le tasse, quindi è il RISPARMIO PRIVATO, quindi:

S = Y - T - C

Ma questa relazione vale solo per i consumatori privati: il risparmio pubblico, quindi il risparmio del Governo, dei decisori, è descritto in modo diverso:

B. Il RISPARMIO PUBBLICO è la parte di gettito fiscale che non viene spesa dal Governo:

RISPARMIO PUBBLICO = T - G

Se gli introiti derivanti dalle tasse T sono maggiori della spesa pubblica dello Stato G, T>G, abbiamo un AVANZO di bilancio (ma non si verifica nella realtà di solito)

Se invece la spesa pubblica G è...

maggiore delle tasse T, G>T, c'è un DISAVANZO di bilancio Quindi: 1. Secondo questa teoria: risparmio = risparmio privato + risparmio pubblico - Sappiamo che la condizione di equilibrio nel mercato dei beni è Y = C+ I + G - A questo punto togliamo le imposte T da entrambi i lati dell'equazione: Y - T = C + I + G - T - Spostiamo il consumo a sinistra, e otteniamo: Y - T - C = I + G - T - Il lato sinistro (Y - T - C) è uguale al RISPARMIO PRIVATO (S), perché Y - T è il reddito disponibile YD, a cui togliamo il consumo C, ci rimane ciò che abbiamo risparmiato - Il lato destro (I + G - T): è l'INVESTIMENTO + RISPARMIO PUBBLICO, ovvero la differenza tra quanto lo Stato spende (G) e quanto lo Stato incassa attraverso le tasse (T), che può portare ad un avanzo oppure ad un disavanzo. 2. Quindi: risparmio privato = investimento + risparmio pubblico 3. Mettendo I a sinistra, viene fuori: I = S + (T - G). Questo significa che

Nell'equilibrio del mercato dei beni investimento I = risparmio privato S + risparmio pubblico T-G

L'equazione ci suggerisce un altro modo di guardare al mercato dei beni: per esserci equilibrio, l'investimento deve essere uguale al risparmio, cioè la somma di risparmio privato e pubblico.

LA CURVA IS

La condizione di equilibrio del mercato dei beni è chiamata CURVA IS:

A. È identificativa di tutti i punti che sono rappresentativi dell'equilibrio sul mercato dei beni

B. Nella condizione di equilibrio sul mercato dei beni quindi è necessario che ci sia eguaglianza tra risparmio pubblico + privato e investimento: infatti, curva IS sta per Investimento = Risparmio (Saving): quanto le imprese vogliono investire dev'essere uguale a quanto i consumatori e il Governo vogliono risparmiare.

23fi fi ff Eva Burba

CAPITOLO 4: I MERCATI FINANZIARI

1. LA DOMANDA DI MONETA

Noi abbiamo a disposizione una certa somma di denaro:

tempo. Se si prevede di fare molti acquisti, conviene tenere una parte della somma in contanti per poterli effettuare facilmente. 2. Dal TASSO D'INTERESSE offerto dai titoli di Stato. Se il tasso di interesse è alto, potrebbe essere conveniente investire una parte della somma in titoli per ottenere una remunerazione. 3. Dalla LIQUIDITÀ DESIDERATA. Se si desidera avere una maggiore liquidità a disposizione, conviene tenere una parte della somma in contanti. 4. Dal RISCHIO. I titoli di Stato sono considerati meno rischiosi rispetto alla detenzione di contanti, quindi se si desidera ridurre il rischio conviene investire in titoli. In conclusione, la scelta di quanto tenere in contanti e quanto investire in titoli dipende dalle esigenze personali di liquidità, dal livello delle transazioni previste, dal tasso di interesse offerto e dal livello di rischio desiderato.
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A.A. 2021-2022
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 20eva01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Giansoldati Marco.