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Maltrattamento fisico: Si riferisce a percosse, avvelenamento, soffocamento, sindrome
• da shaker, sindrome di Munchhausen e omicidio infantile
Maltrattamento psicologico: Si riferisce a rifiuto, svalutazione, denigrazione.
• Abuso sessuale: Si riferisce allo sfruttamento sessuale di un bambino o di un adolescente,
• oppure alla prostituzione infantile.
Genitorialità disfunzionale
Con il termine genitorialità disfunzionale si vuole intendere genitori violenti, abusanti o
trascuranti che spesso nutrono sentimenti contraddittori verso i figli i quali diventano a volte
oggetto di odio e a volte oggetto di attenzioni. Il bambino perciò progressivamente si adatta a
questa dimensione di violenza familiare, apparendo normale e compensato.
Nel corso dello sviluppo però emergeranno gravi difficoltà scolastiche, mentre in età
adolescenziale e adulta compariranno comportamenti antisociali, disturbi dell'alimentazione,
sintomi depressivi, tentativi di suicidio, promiscuità, disturbi di personalità (borderline),
abuso di sostante e sindromi dissociative.
Nonostante questi comportamenti però l'adolescente non riuscirà a collegare la propria sofferenza
alle esperienze infantili traumatiche, perciò questi nuovi sintomi assumeranno un'autonomia
propria.
Dati quantitativi sui maltrattamenti
Le vittime sono prevalentemente femmine, e la fascia di età più colpita è quella tra i 7 e i 9 anni.
Le tipologie di maltrattamento più frequenti sono il maltrattamento fisico e l'abuso sessuale.
L'autore della violenza il più delle volte è il padre o entrambi i genitori. In casi di abusi sessuali
le vittime sono prevalentemente bambine tra i 4 e i 6 anni, e il più delle volte si è verificato un
allontanamento dalla famiglia d'origine, questo perché anche il genitore non abusante risulta
disinteressato affettivamente, trascurante sul piano educativo ed emotivo, instaurando perciò
legami insicuri e precari.
Interventi di protezione del minore
Gli interventi consistono principalmente in:
Valutazione psicologica delle risorse familiari
• Accoglimento dei minori in comunità
• Psicoterapia
• Interventi di socio-assistenza
• Affidamento
•
Approfondimento: Maltrattamento psicologico e attaccamento
Consiste nella reiterazioni di modelli relazionali disfunzionali che attivano nel bambino la
convinzione di valere poco, di non essere amato e desiderato. A livello concreto consiste in
critiche, preferenze verso i fratelli che generano disparità, isolamento e minacce verbali. I
sintomi tipicamente comportano:
Impulsività
• Iperadattamento
• Tentativi di suicidio
• Tendenza all'antisocialità
• Disturbi del sonno
• Auto-distruttività
•
Il bambino arriverà ad attribuire a se stesso la causa del conflitto questo perché non possiede le
risorse per risalire alle cause che elicitano la violenza. Il senso di colpa perciò porterà a
vergogna e a bassa autostima per il non riuscire a far star meglio l'adulto che per colpa sua è
costretto a maltrattarlo.
Attaccamento
L'attaccamento consiste nella relazione che si instaura tra il bambino e il caregiver all'interno dei
primi 2 anni di vita. Da essa il bambino costruirà dei propri modelli operativi interni che faranno
da guida per poter interpretare e mettersi in relazione con sé stesso e le altre persone.
Dal punto di vista dell'attaccamento questi bambini maltrattati, già nel primo anno di vita sono
accomodanti, tolleranti e non si lamentano nei confronti delle madri maltrattanti. Mostrano una
compiacenza compulsiva caratterizzata da iper-vigilanza per le richieste dell'adulto e rapida
accondiscendenza.
Questa difficoltà nell'accesso ai ricordi del trauma può essere intesa all'interno di una
fenomenologia post-traumatica e quindi maggiormente compresa se inserita nella cornice
teorica della teoria dell'attaccamento.
Nel dettaglio, esperienze di attaccamento disorganizzato caratterizzato da trascuratezza,
mancanza di sintonizzazione emotiva, maltrattamento e abuso sessuale, possono portare in età
adulta e adolescenziale manifestazioni psicopatologiche che non sarebbero comprensibili
unicamente all'interno del disturbo post-traumatico da stress. Per questo, è importante tener
conto anche dell'attaccamento sviluppato durante l'infanzia.
A volte può succedere che adulti che hanno vissuto esperienze traumatiche irrisolte, nel momento
in cui si trovano di fronte alle richieste di attaccamento del figlio, riattivino questi episodi
traumatici generando a loro volta modelli operativi interni nel bambino contenenti elementi
traumatici. Da questi maltrattamenti psicologici possono generarsi traumi che non
rappresentano una minaccia all'integrità fisica ma che colpiscono la rappresentazione del sé.
Conseguenze
Raramente, i bambini esposti a questi maltrattamenti in età adulta presentano una diagnosi di
disturbo post-traumatico da stress. Possono però presentare:
Alterazioni nella regolazione emotiva: Disperazione
• Alterazioni nella percezione di sé: Impotenza, vergogna
• Disturbi relazionali: Tendenza all'isolamento sociale
• Alterazioni nella percezione delle figure maltrattanti: Idealizzazione del maltrattante
• Sintomi somatoformi
• Difficoltà nel controllo degli impulsi: Autolesionismo, aggressività
• ADHD
• Difficoltà nel linguaggio e nel controllo della motricità fine
• Sintomi dissociativi: Depersonalizzazione e derealizzazione
•
Le relazioni interpersonali che instaureranno saranno connotate dal tentativo di evitare l'intimità
emotiva nelle relazioni. Nel dettaglio, la vicinanza con persone importanti attiverà bisogni e paure
di estrema intensità che porterà a costruire relazioni affettive caotiche, sofferenti caratterizzate
da rotture improvvise e superficialità dei sentimenti. Oppure, relazioni stabili ma troppo
incentrate sulla competizione o l'accudimento eccessivo dell'altro, arrivando a precludere la
vera intimità e sostegno reciproco.
Interventi
Con pazienti che hanno subito traumi è importante non attivare inopportunamente il sistema di
attaccamento. Bisogna invece concentrarsi sul sistema interpersonale cooperativo, potenziando
perciò capacità meta-cognitive basate sulla riflessione e la mentalizzazione. Tuttavia, è bene
specificare che non sarà semplice attivare questo sistema, rendendo difficile la costruzione
dell'alleanza terapeutica. L'obiettivo finale è quello di riuscire a spostare le dinamiche
relazionali costruite grazie al sistema interpersonale cooperativo a quello dell'attaccamento
riuscendo a trasformare il modello operativo interno dell'attaccamento disorganizzato in
quello di un attaccamento sicuro.
Approfondimento: EMDR – Eye Movement Desensitization and Reprocessing
Questa tecnica si basa sulla stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali, e agisce sulle
reazioni stressanti provocante dal ricordo traumatico del disturbo post-traumatico da stress.
La patologia viene vista come una serie di ricordi non elaborati. L'elaborazione tramite
stimolazione bilaterale porterà a una riduzione o a una eliminazione della sintomatologia, la quale
consiste in:
Immagini traumatiche
• Cognizione negativa su di sé
• Emozioni disturbanti
• Sensazioni fisiche associate
•
Più specificamente, il miglioramento è il risultato di un'espansione delle reti neurali, questo
porterà ad un cambio di prospettiva sul ricordo traumatico riuscendo a vederlo più distante, in
questo modo modificherà la cognizione di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione
ed eliminando sensazioni fisiche disturbanti.
I disturbi dell'umore
L'umore è caratterizzato da diverse componenti:
Fisiologiche: Sonno, fame, desiderio sessuale
• Emotive
• Motivazionali
• Attentive
• Cognitive
• Comportamentali
•
La modificazione del tono dell'umore è normale e dipende da diversi fattori:
Biologici e chimici: Si riferiscono ad alterazioni dei neurotrasmettitori legati alla
• noradrenalina, serotonina e neuroendocrini
Psicosociali: Si riferiscono a eventi della vita, stress ambientali e fattori legati alla
• personalità
Tuttavia, il cambiamento dell'umore potrebbe diventare un problema clinico nei casi in cui
Risulta frequente, intenso e repentino
• Comporta ricadute sul funzionamento della persona in termini di sofferenza e benessere
• Ha effetti negativi sul piano sociale, relazionale e lavorativo
•
Nei casi peggiori ci troveremmo di fronte a disturbi dell'umore, ovvero patologie psichiatriche
nelle quali il tono dell'umore predomina sul quadro clinico. Questi stati di alterazione non sono
modificabili attraverso la rassicurazione. Al contrario hanno un effetto invasivo e solitamente
influenzano i pensieri e le credenze rispetto a sé, agli altri e verso il futuro.
Disturbo bipolare
Definizione
Il disturbo bipolare è un disturbo del tono dell'umore caratterizzato da un'alternanza di fasi:
Maniacale
• Depressiva
•
Influenza maggiormente il tono dell'umore, la sfera affettiva e il comportamento delle persone.
Queste polarità si presentano in modo episodico oppure con una sintomatologia mista. Con
mista si intende uno spostamento dell'umore da uno stato all'altro.
Concetti chiave
Per meglio comprendere il disturbo bipolare, è importante chiarire i seguenti concetti alla sua base:
Poli: Il cambiamento dell'umore interessa un polo alto definito maniacale e un polo basso
• definito depressivo.
Polo maniacale: Caratterizzato da umore elevato, euforia, loquacità, aumento
◦ dell'attività ed eccessivo coinvolgimento
Polo depressivo: Caratterizzato da umore basso, tristezza, apatia, disinteresse
◦
Gradualità: Gli episodi si sviluppano con il tempo, l'umore non cambia un giorno con
• l'altro. Per questo, vi sono dei periodi liberi dai sintomi.
Variabilità individuale: La frequenza e l'intensità variano da persona a persona.
• Stato misto: Si intende il quadro clinico caratterizzato dalla presenza contemporanea dei
• sintomi di opposta polarità. I criteri diagnostici dell'episodio misto infatti comportano la
soddisfazione dei criteri per gli episodi maniacale e depressivo per quasi tutti i giorni di
almeno una settimana. Tipicamente, si manifesta con ansia, tensione, irrita