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CANTICO DEL GALLO SILVESTRE
L'uomo dei testi che Leopardi scrive pensando alle Opere? E da un punto di vista di cronologia della scrittura. Il gallo silvestre è invenzione di una traduzione della Bibbia. Da grande conoscitore anche della lingua ebraica Leopardi legge nelle traduzioni della Bibbia di questa figura di un gallo che viene incaricato di svegliare gli uomini al mattino e di ricordare loro alcune verità della vita e soprattutto di disingannarli in partenza, cioè comunque la giornata non riserverà nulla di quello che in quel momento sembra promettere.
Il titolo è interessante perché Leopardi gioca sul termine "cantico" riprendendo il sintagma "canto del gallo", non è un canto ma anche cantico; c'è una stretta correlazione con la sonorità e naturalmente richiama anche quello che è il cantico d'eccellenza della nostra tradizione, quello di Francesco d'Assisi, la sacralità di un
Testo in cui è definito il rapporto con la natura. Leopardi costruisce la figura del gallo silvestre.
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Sintassi iniziale: i due soggetti (alcuni maestri e il gallo selvatico) sono posposti rispetto al verbo, sono spostati a destra; nel primo caso questo ha un'importanza cioè porta al centro dell'attenzione il verbo affermano, verbo dell'autorità che Leopardi molto sapientemente colloca all'inizio del verso. La sintassi, la posposizione del soggetto, aiuta a ritardare la presentazione del personaggio, di questa figura molto misteriosa, non si dice molto di lui ma si allude a qualcosa. C'è un accumulo di punteggiatura perché c'è un accumulo di frasi ad incasso, di nuovo dalla tradizione che ha come capostipite Boccaccio viene questa struttura, questa costruzione con precisazione interna alla frase che è tipicamente leopardiana, è usata da Leopardi quasi sistematicamente. Tornando a Boccaccio abbiamo questa forma
Commenta e comunica il pensiero del gallo o di chi ha scritto questo testo, poi ripetuto forse dal gallo. È molto interessante come questo stratagemma della finzione del manoscritto ritrovato attraversa la cultura di quegli anni, come l'anonimo manzoniano. Qui è come se Leopardi costruisse un pretesto al testo che sta scrivendo, e lo fa anche per ragioni linguistiche. Leopardi costruisce questa finzione anche con intenti mimetici, cioè sfrutta l'originale ipotetico e sfrutta la sua conoscenza della lingua ebraica per costruire la prosa di questo testo (Manzoni invece usa la finzione del manoscritto per ragioni solistiche diverse). Leopardi ha letto e interpretato il testo con l'aiuto di fonti e interpreti autorevoli e poi l'ha ridotto in volgare termine che indica l'operazione di traduzione tra Due/Trecento. Perché non usa l'espressione "volgarizzare" invece che "tradurre"? Vuole spostare nel suo immaginario il tempo in cui sta scrivendo.
vuole an0chizzare, rendere più an0co questotesto, e vuole avvicinare la sua prosa a questo modello degli an0chi. Il volgare come lingua del volgo, linguapopolare del popolo; come se dicesse che ha voluto trasferire il testo in una lingua del popolo, che tu9potessero intendere, una lingua del pubblico più esteso. Ridurre nel senso che la traduzione è sempre unariduzione. Un grande problema della cultura cris0ana di tu9 i tempi è la traduzione, perché la traduzionedella parola è sempre problema0ca, si può tradurre la parola di Dio? Se quella è la parola rivelata latradizione è ammessa? S0amo ragionando della cultura ebraica, cultura in cui rientra a parola di Dio anche42se in senso lato. Quando nasce la riforma di lLutero, Lutero fonda la lingua tedesca moderna in unatraduzione della Bibbia. Fa un’operazione che è la vera rivoluzione. Qui ci troviamo un po’ di fronte a unproblema simile, è unalingua talmente grande e autorevole che questo non può essere che una riduzione involgare.
Non è riuscito a stabilire cosa effettivamente sia questo can0co, se viene pronunciato tutti i giorni o se è stato pronunciato una volta sola, chi lo ascolta, e se il can0co del gallo è in lingua originale o il testo che ha è già una traduzione. Leopardi allontana nel tempo e nella conoscenza l'origine di questo testo, non chiarisce l'origine.
No0amo questa riflessione importante s0lis0ca sull'atto del tradurre il can0co. In sostanza come Leopardi ha costruito il testo, cioè traducendolo anche con le sue caratteristiche solistiche particolari che sono quelle delle lingue d'oriente. L'idea della sua prosa è una prosa che sia fedele al testo originale. Rispetto all'anonimo manzoniano da cui Manzoni si distacca solisticamente qui abbiamo un'operazione diversa, Leopardi riprende fedelmente, nel modo che più può,
quel testo. Ha portato sul testo che in origine era inversi in prosa, ma in una prosa che sia poe0ca per renderlo più vicino all’originale in poesia.‣ SI: è un falso riflessivo, è una par0cella iperle?eraria che Leopardi usa molto frequentemente nella prosadelle Opere?e morali.Leopardi ci dice qualcosa dello s0le è uno s0le frequentemente interro5o e gonfio.‣ Interro5o: fa?o da proporzioni non estese in cui non c’è l’ipotassi, la cara?eris0ca delle lingue ebraiche èuna forte paratassi. Prosa parata9ca fa?a per moduli.‣ Gonfio: termine nega0vo parzialmente con cui leopardi indica l’abbondanza di immagini e di conce9 cheè 0pica di quelle lingue e di quei tes0 scri9 in quelle lingue. Forte componente metaforica per accumulo,quindi dice gonfia. Danno l’idea dell’abbondanza quasi per accumulo.‣ Essendo conforme: L’idea della conformità di un testo originale; è come se ciDicesse che si sta muovendo su un testo che esiste, ha bisogno dell'autorità. Il gerundio qui è separato dalla preposizione principale da un punto e virgola, è come una subordinata separata, quasi un gerundio che esiste da solo. Leopardi usa il gerundio in questo caso non usa un gerundio assoluto perché il soggetto è lo stesso della principale.
Il qual testo: il testo che dichiara essere originale. Usa la forma quale molto letteraria, con una funzione aggettivale perché il testo è un testo molto letterario.
Qui comincia il can0co del gallo. Sicuramente lo s0le vuole imitare il presunto originale con una sequenza, almeno iniziale, vuole farci vedere una prosa molto interrogativa e spezza di segmenti brevi che vengono appunto dalla modalità tipica dei poeti o comunque della letteratura d'oriente. È il testo con cui il gallo si rivolge ai mortali, quindi è un testo che sollecita il risveglio.
Su mortali: forma più colloquiale.
L'allocuzione è interessante perché ci dice che il testo è rivolto ai mortali che ascoltano. Non dice uomini ma mortali, separa il livello dell'essere mortale contro l'immortalità.
Destatevi: non è svegliarsi, quindi un verbo solitamente letterario. Rinasce il giorno la verità torna sulla terra - cioè la realtà - e se ne vanno i sogni. L'uso dei due punti in questo momento della storia letteraria non può essere avvicinato al nostro. Nel nostro caso vengono usati per precisare un concetto precedente, al tempo segnalavano una pausa meno forte di quella del punto e virgola.
Uso dei pronomi in posizione enclitica rispetto all'arcaico alla legge di Tobler-Mussafia "partonsene".
Soma: il carico, inteso il peso della vita. La soma è quella degli animali. Riferimento all'uomo che porta il carico della vita, come quello che hanno le bestie da soma.
Dopo la sollecitazione iniziale,
qui si entra in una parte più filosofica, la sostanza filosofica è espressa qui. Leopardi non dimentica di costruire un testo conforme all'originale, cioè a quella prosa che è interrogativa e al tempo stesso gonfia. Qui fa veramente questo.- Disegni, studi, negozi: ciò che si ripropone, le cure, tutto ciò che sta facendo.
- Propone: nel senso di prepone: mette davanti a sé nel pensiero, le cose buone e cattive che arriveranno.
- E ciascuno: recupero anaforico
- Ma: segna la condizione che non
è acce?ata.‣ A tuZ il risvegliarsi è danno: Uso davvero leopardiano di proposizioni molto brevi che diventanodefinitorie, sono definizioni filosofiche a tu9 gli effe9; questo prevalentemente nello Zibaldone.6) Prosa filosofica molto anali0ca ma anche molto spezzata.
‣ Il misero: la persona infelice non è ancora completamente sveglio che già ritorna nella sua infelicitàLeopardi dice che il sonno è una pausa tra due infelicità.
‣ Che egli: pronome che non è necessario. C’è un al0ssimo tasso di le?erarietà nella prosa.
‣ Infelicità sua e non sua infelicità: posposizione del possessivo che ha come primo effe?o quello di dareassoluto evidenza a infelicità.
‣ Dolcissima: la parte nominale precede la copula, dolcissimo è quel sonno. Tipico modulo della poesia,anche leopardiana. Qui anche con l’intensità raddoppiata dal superla0vo, che è un tra?o delle
Opere morali e poi dello Zibaldone. O lezia o speranza: dialogia disgiuntiva. Vigilia: allotropo di veglia. Vigilia è il mantenimento colto nell'italiano e veglia è la normale evoluzione. Conservasi: avr