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Estratto del documento

Marlow vorrebbe a tutti i costi ripartire, viene dall’Europa ed è abituato a una vita abbastanza di

routine, il primo narratore non nominato ha detto: tutti i marinai sono uguali, stanno sulla barca

come se fosse la loro casetta e il mare è sempre lo stesso. Uno dei grandi temi della letteratura

modernista sono i momenti in cui la routine si rompe e lascia vedere che c’è qualcosa dietro, non

si crede più tanto alla normale narrazione che la società fa di se stessa. La crisi di fine secolo

avviene anche nella rappresentazione, le cose come le vediamo non sono vere. Marlow è un

marinaio più inquieto degli altri, più disponibile ad ascoltare il richiamo di ciò che strano, di ciò che

non è comune e convenzionale e ha accettato questo incarico strano. Andare in Africa a fare un

lavoro di cui non sa bene, con una compagnia straniera che non è inglese, lui è un fiero esponente

della Royal Navy britannica. Adesso che si trova in questo luogo così straniato, lo straniamento è

nei fatti, lo troviamo nella wilderness che viene tradotta in vari modi, la più frequente è immensità

selvaggia, lo spazio selvaggio dove non c’è civilizzazione e pensiero umano. Molto spesso

Marlow attribuisce alla wilderness o alla foresta tutta una serie di tratti come ad esempio: ci

guardava, ci scrutava, aveva un’aria benevolente, minacciosa. Di solito noi diciamo queste cose di

à

una persona e non a un essere inanimato. Il paesaggio mi guarda sei tu che guardi il

paesaggio, il paesaggio non ci guarda, questo è uno dei punti chiave di questo romanzo. Che cosa

c’è davvero li? Non è vero che quel luogo non è animato, ci sono delle persone li, quindi c’è

pensiero umano li dentro. Tutta la scrittura paesaggista di questo romanzo breve è tutta giocata

à

su questo scambio, vedremo che la wilderness gli aveva sussurrato dei segreti nell’orecchio il

punto fondamentale è che i comportamenti degli europei nella wilderness sono tali perché li non ci

si può che comportare così? O perché gli europei pensano che li ci si comporta così e danno sfogo

a una serie di cose che in Europa sarebbe proibito fare? La wilderness non sembra aver esercitato

su questi avidi funzionari coloniali nessuna particolare influenza, sono dei mediocri, feroci, spietati.

Marlow non dice di essere un cuore nobile ma teme gli effetti patogeni e pestilenziali della

menzogna. Con la zia ha detto: alle donne non possiamo dire tutto, vivono nel loro mondo e

dobbiamo lasciarle li. Non si può dire tutto ma è sbagliato mentire, allora qual è il giusto dosaggio?

Kurtz ci viene delineato da fonti inquinate da questi funzionari coloniali. Qui vediamo che molte

cose che sappiamo di un personaggio, non le sappiamo perché lo abbiamo visto direttamente ma

da quello che viene detto di lui. Questa è una delle caratteristiche della narrazione modernista.

Una dei problemi della letteratura modernista è che una autenticità del sentire che per rimanere

autentica deve rimanere muta, se parla mente. Kafka diceva: con ogni parola che noi diciamo

noi mentiamo. Una differenza fra il periodo modernista (fine Ottocento e la fine degli anni Venti

del Novecento) è una fede nel fatto che esistano questi contenuti intimi che hanno il problema di

essere non scambiabili, ognuno di noi è in qualche modo chiuso in se stesso, può essere letto

soltanto attraverso i segni che uno emette. il modernismo ha questa idea che c’è la verità ma è

vera nella misura in cui è comunicabile. Il post-modernismo inizia dopo la seconda guerra

mondiale e mette in dubbio l’interiorità che è un insieme di luoghi comuni che la società ci ha dato.

Marlow dirà che Kurtz era essenzialmente una voce. Abbiamo un racconto in prima persona, auto

diegetico, però Marlow per il momento, racconta la vicenda sulla base di quello che sapeva

nell’epoca in cui la stava vivendo. Marlow ha già vissuto la storia, potrebbe farci delle anticipazioni

e sceglie di limitare il suo punto di vista a quello che era il punto di vista che aveva quando ha

vissuto gli eventi. Marlow narratore è una persona che sa di più del Marlow personaggio perché è

andato avanti nel tempo, qui invece il racconto sta andando indietro nel tempo. Questo racconto è

molto amato dagli antropologi perché soprattutto nella seconda parte del Novecento si sono

interrogati su che cosa fosse l’etnografia, scrivere sulle culture altre. L’antropologo si fa dire delle

parole da chi ha imparato la lingua del posto ma in realtà, quelle parole che ci dice al suo ritorno,

non le conosciamo fino in fondo e non significheranno le stesse cose per noi. Marlow chiama gli

abitanti del Congo dei cannibali ma non lo erano, ci scherza su questo. Marlow vuole i bulloni che

non arriva mai per aggiustare l’imbarcazione, un barattolo di biscotti. Arriva lo zio del direttore della

stazione centrale, parlano male di Kurtz, c’è una situazione di stasi. C’è solo una battuta della

conversazione tra questi due, sappiamo le prime parole di Kurtz, portare la luce (la civiltà e il

progresso). Kurtz è anche una persona che fa discorsi di questo tipo. Due mesi dopo, finalmente,

Marlow riesce a mettere in funzione il battello e parte con alcuni neri e 4 o 5 pellegrini. Comincia il

viaggio verso la stazione interna. Risalire il fiume era come viaggiare indietro nel tempo verso i

à

primordi del mondo quando la natura non ha ancora conosciuto l’uomo, non lo ha ancora

generato. In tutti i racconti dell’umanità, l’essere umano è l’ultimo arrivato, soprattutto l’uomo

sapiens. Dove arriva l’uomo nella Bibbia? Arriva nel giardino dell’Eden, in un luogo dove tutto è

bello e armonia, poi viene cacciato perché ha mangiato la mela dell’albero della conoscenza. Qui,

Marlow quando parla dei primordi non sono affatto un luogo edenico per lui, la natura senza l’uomo

è spaventosa, impenetrabile. Qui sembrerebbe che ci inoltriamo in una natura che non è né

corrotta e né pacifica, è totalmente indifferente oppure sembra maligna. Nelle operette morali di

Leopardi troviamo questo. Non c’è niente di buono in questa natura. Una delle caratteristiche del

modernismo è un sospetto terribile nei confronti della natura, Baudlaire sognava una città di pietra,

è anche il periodo della rivoluzione industriale (carbone, ferro e vapore), la natura è un fondo da

à

sfruttare. Risalire il fiume è risalire il tempo, ritornare alle origini prima dell’effetto, quindi tornare

nel passato. Noi abbiamo visto che tutto ciò che c’è di sporco è stato portato dalla cultura, non è

un prodotto dalla natura, i segnali di morte ci perseguitano da Londra, questo è un luogo di

tenebra, però non c’è uno scampo nella natura, questa foresta sembra avere un disegno malevole.

Immensità selvaggia, posto dove non ci sono regole e cultura. In un certo senso le regole sono

arbitrarie, Mosè ha detto che il maiale non si può mangiare, queste interdizioni sono arbitrarie e

servono a dire: noi non facciamo tutto nell’infinito delle cose che ci sono. Facciamo un cerchio e

à

dentro questo siamo protetti perché tiene lontano la morte ritorno nell’indistinto, al tutto

à

possibile. La cultura è un cerchio arbitrario contro l’infinito, è un insieme di segni finiti. Se

non fosse arbitrario, tutti non mangerebbero il maiale o tutti sarebbero vegetariani. Cosa ci

distingue dalla natura? Il linguaggio verbale, non che gli animali non abbiano delle forme

comunicative come ad esempio la danza delle api oppure i cani che scodinzolano ma non è un

linguaggio verbale. Aristotele diceva che anche gli altri esseri viventi hanno un linguaggio, una

voce capace di trasmettere significati. Però diceva che con la loro voce, gli altri animali sono

capaci soltanto di esprimere piacere o dolore (i loro stati d’animo). Ciò che fa dell’essere umano un

animale socievole è il fatto del parlare del giusto e dell’ingiusto, cioè deliberare. Torna l’immagine

della preistoria in questo racconto, una terra che aveva l’aspetto di un pianeta sconosciuto.

Questo è Il mondo che si apre avanti agli occhi di Adamo ed Eva dopo la cacciata dall’Eden.

Compaiono dei neri, vediamo che la rappresentazione è ritardata: urla, turbinio, membra, i corpi.

à

Prima arrivano i rumori e vediamo delle persone di colore si esprimono, urlano, parlano. Uno dei

problemi che dobbiamo porci è quanto Marlow è stato oltre che testimone dei tormenti dei bianchi

ha saputo anche vedere l’altro, qui è riuscito a restituire la stranezza dell’altro. Questi neri

sembrano un po’ esagitati. Anche i bianchi prima non erano molto diversi, sono un po’ simili.

Questo risalire all’indietro ci mette in contatto con un mondo che non possiamo ricordare perché è

il nostro passato (l’età della pietra), forte pregiudizio che vede la storia come una sorta di freccia

che evolve verso il futuro. Si presuppone che tutti i popoli debbano avere lo stesso sviluppo e qui

vediamo i pregiudizi del tempo di Marlow. Queste persone non le possiamo capire perché non

abbiamo niente in comune, vivono in un tempo che per noi è immemoriale, è la preistoria cioè

qualcosa di cui non possiamo avere memoria. la Terra è talmente straniata che non è più terrestre,

sembra un’altra cosa. In quel periodo, l’Europa dominava l’intero mondo e i bianchi erano la

popolazione più numerosa, vivevano in città più popolose. Tra 50 anni non sarà più così, l’Africa

sta raddoppiando la sua popolazione. La Terra come il nostro porto, il nostro giardino. Mostruoso

à

e libero insieme di repulsione che Marlow sente per questo universo così diverso se tutti noi

à

siamo scimmie ammaestrate (saltimbanchi). Monstrum vuol dire in latino qualcosa di mai visto

prima, stupefacente, non vuol dire una cosa brutta. Libero agli occhi di Marlow è terribilmente

ambivalente, senti l’attrazione e senti anche la paura, libero di fare tutto quello che vuoi. Una delle

cose che pensiamo quando ci immergiamo nella wilderness è che non ci sono i cerchi, che tutto è

libero, mostruoso e che possiamo fare tutto. Questo sta cominciando a sussurrare all’orecchio la

wilderness a Marlow, forse questo avrà sussurrato a Kurtz. Se l’umano è una questione di limiti

(questo lo mangio, questo no) noi ci chiediamo quali sono questi limiti? Chi è ch

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
49 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fabioluongo96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letterature comparate A e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Giglioli Daniele.