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Incontrò George Meredith, scrittore famoso, che gli diede consigli e lo incoraggiò a scrivere qualcosa
di più consono per il pubblico vittoriano. Scrisse così Desperate Remedies, opera sensazionalistica
sulla falsa riga dei detective novels di Collins, attendendosi ai gusti del pubblico. Dopo scrisse Under
the Greenwood Tree, romanzo minore ma in cui Hardy trovò la propria vena narrativa autentica, a
lui congeniale, che poi seguì. Il sottotitolo era “Dipinto rurale secondo la scuola olandese”: il libro
mostrava scene campestre con termini pittorici, ed era ambientato in cottage e strade di campagna.
Nei successivi romanzi questi elementi saranno lo sfondo: Hardy mostra paesaggi infiniti a confronto
con uomini, che in confronto sono puntini. A Pair of Blue Eyes è il romanzo successivo: metà
sentimentale e metà fantastico-visionario. Hardy li definiva romances/fantasies.
Far from the Madding Crowd fu il primo successo e gli consentì di abbandonare il lavoro di
architetto, che come già detto gli stava stretto. Si consolidò la sua immagine di scrittore rurale, e
divenne sempre più popolare, tanto da creare un mito. Il luogo dei suoi romanzi, sempre confinati
nel Wessex, sono luoghi half real e half imaginary e diventeranno poi mete turistiche per i fan.
A questo punto Hardy cominciò a seguire i gusti e le richieste del suo pubblico: seguirono quindi una
serie di racconti, Wessex Tales e Two on a Tower, romanzo che ripropose l’effetto della vastità della
natura contro la piccolezza dell’uomo. In quest’ultimo, il cielo viene osservato dalla torre, ed è una
storia d’amore con sfondo celeste.
Nel 1878 uscì The Return of the Native. Successivamente ci sono i titoli maggiori della sua
produzione: alcuni non piacquero ma in altri c’erano scene memorabili (la vendita della moglie al
miglior offerente). Con The Woodlander Hardy cominciò ad appassionarsi alla storia del proprio
nome e si convinse di appartenere a una famiglia originaria del Jersey, e che il cognome Hardy una
volta fosse De Hardy. Pensò di essere imparentato con il vice ammiraglio Masterton Hardy, famoso
poiché morì al suo fianco, a Trafalgar, Nelson.
Il motivo di questa ricerca da parte dello scrittore non era snob, piuttosto riteneva che la propria
famiglia fosse decaduta e andata in rovina. Quest’idea lo affascinava, e in ciò riecheggiava l’interesse
morboso dei vittoriani per l’eredità e per le terribili implicazioni che a volte comportava; e la causa
di queste ricerche era anche, forse, lo studio del naturalismo francese (Zola e Comte).
Si recò nelle terre appartenente ai suoi antenati e gli venne l’idea di scrivere un romanzo su una
famiglia nobile decaduta. A quest’idea si sovrappose un ricordo d’infanzia: da bambino vide
l’impiccagione di una donna, colpevole di aver ucciso il marito. Hardy tentò di pubblicare l’opera
frutto di questi pensieri in puntate, ma due riviste lo rifiutarono. Propose infine i primi episodi a una
terza rivista, Graphic, che accettò in seguito all’addomesticazione di alcune caratteristiche del libro.
Graphic gli fece attenuare gli elementi sensuali, e numerose scene, anche se per nulla legate al
sesso, furono riadeguate. La seduzione di Tess da parte di Alec venne cambiata in un finto
matrimonio; la scena in cui Angel porta sulle spalle le ragazze per non farle sporcare di fango viene
modificata con l’integrazione di una carriola per ovviare al contatto fisico. Il moralismo vittoriano
aveva tarpato le ali di Hardy, ma l’autore riportò Tess of the d’Urbervilles alla sua struttura originaria
al momento della pubblicazione intera, e si stupì del successo del romanzo.
Scrisse ancora The Well Beloved, appartenente alla categoria romances-fantasies, e infine Jude the
Obscure, il suo ultimo romanzo. Questo attaccava l’istituzione del matrimonio, argomento mai
trattato in Inghilterra. Scandalizzò il pubblico vittoriano e gli fece abbandonare l’attività da
romanziere. Tale romanzo fu addirittura dato alle fiamme.
Hardy ritornò quindi alla poesia, il suo punto di partenza.
Scrisse alcune raccolte, tra cui Wessex Poems, sorprendendo pubblico e critica poiché il mondo dei
suoi romanzi era rimasto al centro della sua produzione.
I suoi romanzi avevano una forte impronta poetica e visionaria, ma accadeva il contrario nelle
poesie: tendevano infatti alla prosa. Erano caratterizzate da una struttura e da un linguaggio
fortemente narrativo, elementi che potevano essere applicati alla poesia solo dopo anni di scrittura
romanzesca.
Scrisse altre raccolte e un lungo poema, The Dynasts, dedicato all’epopea di Napoleone, detestato
dagli inglesi, ma al contempo ammirato segretamente. Il poema era il testimone del fascino di
questa figura storica sugli inglesi.
L’antirealismo
Hardy morì nel 1928, e la sua narrativa anticipò alcune delle tematiche della letteratura successiva,
tra cui quella modernista. Rispetto ai narratori del suo tempo, Hardy non incarnava la tradizione
realista. In parer suo, la letteratura doveva superare il quotidiano e avere una dimensione visionaria.
La narrazione doveva essere sufficientemente eccezionale per giustificare la narrazione degli eventi
stessi. Hardy scelse di citare Coleridge per spiegare il suo punto di vista: i narratori devono essere
vecchi oratori (come l’Ancient Mariner) e nessuno di questi ha il diritto di fermare un invitato a un
banchetto nuziale a meno che non abbia da raccontare qualcosa che esca dal quotidiano.
L’arte è un mutamento delle proporzioni delle cose, che rende il suo significato più evidente: lo
sfondo in Hardy si fa vastissimo e la figura umana si rimpicciolisce. C’è una scala sproporzionata e
questa rende evidenti le verità e le differenze. Il realismo, secondo Hardy, non era arte, ed egli il
simbolo della fase di superamento del realismo vittoriano. Quindi l’arte poteva distorcere la realtà.
L’antirealismo doveva porre l’enfasi sulla letteratura e offrire impressioni. Per citare la Woolf,
occorre cogliere l’essenza della realtà attraverso il fumo che emanano i piatti caldi, e non dal loro
numero. Restituire la realtà attraverso i dettagli precisi è inutile, e a partire dall’epoca di Hardy ci fu
molto interesse verso le arti pittoriche e le rappresentazioni fotografiche. Non è infatti casuale che
in Hardy l’elemento visivo sia così presente: l’immaginazione pittorica sostituisce il vuoto di autorità
della sua narrativa. Solo formalmente i suoi romanzi appartengono alla tradizione vittoriana; si può
notare il divario, l’incrinatura. Vengono a mancare i valori condivisi dallo scrittore e dal pubblico.
Tematiche: destino, caso, natura e l’influenza delle arti visive
I romanzi di Hardy si distinguono per la casualità e l’imprevedibilità degli eventi, che si sostituisce
alla logica concatenazione di causa-effetto. Per Hardy non siamo attori del nostro destino, cosa
invece tipicamente vittoriana. Il destino è casuale o determinato da forze di cui non si è consapevoli
e che non si possono dominare. Questo aspetto è già stato affrontato durante il discorso di conscio
genetico: esiste qualcosa nei geni che domina il nostro destino. L’imprevedibilità degli eventi viene
riflessa nella struttura dei romanzi: sono fatti di scene non legate da causa ed effetto, bensì da un
filo più tenue, e vi sono accadimenti casuali e coincidenze a volte improbabili.
Altro aspetto di questo discorso: lo spostamento continuo dell’angolazione visiva. Nei romanzi di
Hardy spesso sembra esserci una telecamera del cinema, le scene vengono più descritte che
raccontate: si riflettono la cultura e la formazione di Hardy, fortemente influenzate da architettura
e pittura. I tratti topografici sono estremamente accurati, così come i paesaggi: la presenza della
moglie, acquarellista, ha contribuito ad avvicinarlo alla pittura e al disegno. Usava anche a disegnare
i personaggi prima di inserirli nelle proprie opere, e creò anche delle illustrazioni e delle mappe per
i propri libri. Il disegno era ritenuto un modo per concretizzare un concetto, e contribuiva ad
ampliare il divario tra ampio scenario e piccolezza umana. Comunque, Hardy non era un eccellente
disegnatore, anche se apprezzava molto impressionisti, preraffaelliti e pittori come Delacroix e
Turner. Quest’ultimo ha molto influenzato le idee dello scrittore per l’ambiente di Tess.
La pittura del sublime era il tema centrare del Romanticismo e della poesia di Wordsworth. A inizio
‘800 la natura era protagonista nella poesia perché in essa erano contenuti i segni dell’immortalità
e si poteva ricercare l’origine divina. La natura wordsworthiana ci fa sentire una presenza spirituale
nella natura e in noi stessi, e spesso si sovrappongono (dando origine a confusione). La natura ritrova
importanza con Hardy verso fine secolo, quando la società era totalmente cambiata rispetto
all’inizio dell’800. La natura aveva perso l’aspetto divino perché era stata analizzata dalla biologia, e
si coglieva ormai solo la sua materialità: l’uomo non cercava più la spiritualità e si era posto allo
stesso piano delle altre specie viventi. La prossimità al mondo naturale faceva rabbrividire molti
vittoriani, l’universo era diventato totalmente empirico, materiale, dominava l’individuo: questo
infatti si riflette sui personaggi di Hardy, che spesso diventavano hypersensitive, facendosi
fagocitare dalla potenza mondo naturale.
Parallelismo tra Darwin e Hardy
In entrambi si trova la profusione e la fertilità della natura, e i suoi eccessi. La teoria evoluzionistica,
secondo la quale la natura produce più forme di quelle che potrebbe sostenere, è onnipresente: chi
non è adatto alla sopravvivenza non si salva. Le aspirazioni dell’individuo non riescono a emergere:
il destino è effimero e il destino stesso della specie va oltre il tempo delle vite dei singoli, trascende.
C’è una sorta di eternità, non divina, ma della natura e della società. L’uomo ha perso la
consapevolezza di questo e solo dimenticando le aspirazioni spirituali e abbandonandosi alla natura
biologica si possono trovare, forse, dei momenti di felicità e di piacevolezza sensuale. Sono momenti
rari che però si possono scovare, non senza fatiche. Alcuni di questi piaceri si ritrovano in Tess, anche
se sono rari e vengono comunque eclissati dal malessere generale di tutto il romanzo. La sofferenza
della natura soverchia e annichilisce l’uomo, ed è costante in molti romanzi di Hardy.
The Return of the Native
Hardy in questo romanzo ha trasformato la brughiera in un palcoscenico entro i confini di c