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GOVERNANCE TERRITORIALE
Governance, questa parola contiene un’altra parola che è government (governo). Il
governo è la modalità mediante la quale si gestisce e si indirizza un territorio, questo
governo può essere locale di un comune piccolo, di una città, di una provincia, di una
regione, di uno stato, di una federazione di stati e di un ente sovranazionale. E’ il motore
che indirizza le decisioni prese all’interno di un territorio e che prevede la realizzazione di
una modifica, di una innovazione, di un cambiamento all’interno di quel territorio. Il
governo per realizzare questa sua attività viene gestito da una autorità, da una istituzione
che ha il compito di indirizzare tutte le politiche all’interno di quel territorio. Cosa prevede il
governo? Che ci sia questa’autorità che indirizza la politica e gli interventi che poi vengono
applicati all’interno del territorio, quindi il governo prevede una struttura di tipo top down/
gerarchico, c’è una istituzione, una autorità che viene nominata in modi diversi (può
essere dittatoriale o democratica), la sua attività che questa autorità promuove attraverso
la politica viene resa attuativa in modo verticale. Passa sotto agli assessori, al consiglio e
ai cittadini che abitando quel territorio.
La governance è una nuova modalità di governare, di attuare il governo distribuendo la
decisione, quell’indirizzo che viene dato non da parte di un’unica autorità, ma sulla base di
una rete di attori e istituzioni diverse. Il modello della governance non è più piramidale,
gerarchico/top down ma è una maglia a rete. Noi che siamo interessati a studiare il
territorio in modo reticolare e non più areale, il modello vincente per agire sul territorio è
quello della governance, cioè di un modello decisionale in cui ci sia una condivisione del
progetto, dell’indirizzo di quel territorio sulla base di una consultazione/condivisione con
una rete di attori. Quindi la prima cosa da ricordare è la differenza tra government e
governance. Al fine di assicurare una buona gestione del territorio, il modello decisionale
dovrebbe essere quello della governance per assicurare una distribuzione del potere
decisionale a diversi attori sociali che vivono su quel territorio e che quindi hanno degli
interessi diversi. Come facciamo a promuovere la governance all’interno dei nostri
territori? Siamo aiutati dall’Unione Europea che nel 2001 ha emanato il libro bianco sulla
governance, la commissione europea approva questo libro bianco che spiega come le
politiche dell’Unione Europea debbano essere attuate attraverso un modello di
governance, cioè di coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali per assicurare che le
politiche europee arrivino a toccare gli interessi degli abitanti del territorio. Da questo
momento in poi sono partiti sistemi di distribuzione dei fondi europei passando attraverso
le regioni e organi locali. Possiamo fare dei progetti di sviluppo locale in una provincia
utilizzando dei fondi europei che vadano a risolvere i problemi del mio territorio o
comunità seguendo una politica europea sovranazionale, cioè è possibile perché c’è un
sistema di governance che una volta stabilita una politica la rende attuativa coinvolgendo i
territori fino ai comuni e alle regioni. Dà la possibilità ai comuni, alle regioni, alle università,
alle associazioni e così via di partecipare a dei bandi per promuovere delle azioni sul
territorio. Il libro bianco segna un passaggio importante di un cambiamento di prospettiva,
che non deve essere più la decisione sul territorio presa solamente da autorità locali ma
che questa decisone dovrebbe essere condivisa dal numero più alto possibile di attori. I
libri bianchi che vengono promossi dalla commissione europea non sono delle leggi e non
diventano legge nei nostri territori a meno che ci sia la volontà del comune, della provincia,
della regione o dello stato di emanare un nuovo decreto che segua le indicazioni della
comunità europea. I libri bianchi sono delle indicazioni e dei segnali che indirizzano, ma
poi sta ai territori singoli applicare o meno di applicare queste indicazioni. Ci sono delle
regioni italiane come la Toscana e l’Emilia Romagna che hanno applicato il libro bianco
della governance traducendolo in legge perché hanno prodotto un regolamento sulla
partecipazione. Loro come regione hanno emanato un documento di legge normativo su
come assicurare la governance e la partecipazione. Ci sono altri territori nel nostro stato
che non si sono ancora preoccupati, quindi la situazione è molto diversificata a seconda
dei vari costenti e ci sono quesi due fiori all’occhiello che hanno investito sul tema della
governance e della partecipazione. Secondo il libro bianco ci sono alcuni principi della
buona governance che fanno capire come si attua la governance.
1) Apertura: la capacità di spiegare con un linguaggio accessibile a un pubblico vasto che
cosa si fa, quali sono le decisioni e quindi alcuni la chiamano anche trasparenza. Un
governo aperto che inizia ad attuare la governance, è un governo che apre i propri
documenti ufficiali, i propri dati, i propri verbali dei consigli comunali, regionali o provinciali.
E’ una modalità di essere trasparenti e aperti nei confronti dei cittadini che possono essere
informati di ciò che sta accadendo in quel territorio.
2) Partecipazione: cioè coinvolgere il numero più alto possibile di istituzioni, associazioni,
di attori sociali in modo di aumentare la fiducia sul risultato finale. Se un governo fa
partecipare i suoi cittadini, le istituzioni o le associazioni, il risultato finale a cui perviene il
governo sarà molto più vicino ai bisogni e alle esigenze dei suoi abitanti, e dunque il
risultato finale sarà molto più performante di quello che invece si otterrebbe se si
prendesse la decisione e la si realizzasse senza coinvolgere gli abitanti e le associazioni.
3) Responsabilità: secondo il quale, se coinvolgo degli attori non chiedo solo il parere,
prevede il coinvolgimento degli attori e li rendi responsabili sul risultato finale. Quindi
distribuisci dei ruoli e degli impegni per arrivare a realizzare quell’intervento. Se tutti sono
coinvolti, hanno un ruolo e un compito, in teoria secondo la commissione quando verrà
realizzato quell’intervento, tutti sapranno che hanno contribuito alla sua realizzazione e
quindi saranno loro stessi interessati che quella azione venga realizzata in modo più
opportuno e adeguato.
4) Proporzionalità: la commissione europea afferma che quando si decide di coinvolgere
degli attori mi posso muovere a livelli diversi (sovrazonale, zonale e comunale) a seconda
dell’intervento che devo fare, devo stare attento a quali scale devo lavorare per assicurare
il risultato. Il livello deve essere proporzionato agli obbiettivi che devo perseguire, a
seconda dell’intervento da attuare non devo scomodare le istituzioni, ci deve essere un
modo equilibrato di coinvolgimento dei vari attori che faccio partecipare al progetto
5) Sussidiarietà: la commissione europea suggerisce di realizzare forme di cooperazione
che creano reti istituzionali tra soggetti di pari livello (comuni, università, associazioni che
si mettono in rete) si parla di sussidiarietà orizzontale, perché soggetti di pari livello
creano una rete per essere più forti e portare avanti un progetto. Oppure una
sussidiarietà verticale quando facciamo rete con soggetti che coinvolgono altri livelli
scalari, per esempio: un comune che si associa ad una regione oppure a un governo. E’
un modo di fare rete tra soggetti che non hanno pari livello, ma a un livello di scala
diverso.
Da un punto di vista geografico cosa emerge? La prima cosa da fare prima di realizzare
un intervento su un territorio vanno identificati, gli attori, le istituzioni, le associazioni, i vari
attori a diversi livelli che hanno una precisa funzione all’interno di quel territorio. Si chiama
la mappatura degli attori. Cosa bisogna fare? Identificare tutti i soggetti istituzionali e non
istituzionali presenti su quel territorio.
Soggetti istituzionali: comuni, regioni, provincie, ASL, aziende speciali servizi alla
persona, consorzi, scuole, giustizia e le associazioni di categoria.
Soggetti non istituzionali: organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della
cooperazione, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato,
organizzazioni di volontariato, enti riconosciuti delle confessioni religiose, famiglie.
Hanno una attività importante che svolgono nel loro territorio. Quando dobbiamo occuparci
di un problema, di un progetto territoriale, dopo aver analizzato un territorio, la prima cosa
da fare è identificare gli attori. Quindi possiamo dire che la governance territoriale, è una
modalità di coordinazione dell’agire territoriale, un modo di coordinare l’agire territoriale
secondo i principi dettati dalla commissione europea e i principi sono quelli di: efficienza,
trasparenza, sostenibilità e democrazia, che consentono di seguire una linea che
assicura un risultato positivo alla nostra azione. Se tutti i soggetti governativi prima di
realizzare un intervento sul territorio agissero secondo questi principi, sicuramente
realizzerebbero un processo di governance. Perché non si può arrivare a un progetto
sostenibile se quel progetto non è condiviso dagli abitanti di quel territorio. Un progetto per
essere sostenibile deve coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio e dopo aver
condiviso con gli attori, formula la decisione più adeguata per rispondere ai bisogni di quel
territorio e quindi avrà uno sviluppo più duraturo di quel progetto. La governance
territoriale prevede: l’identificazione di attori sociali, l’attivazione di un processo
decisionale: incontri, creazioni di reti con tutti i vari soggetti coinvolti che hanno un
interesse in quell’ intervento attraverso, la previsione e realizzazione di quell’intervento sul
territorio attraverso la partecipazione degli abitanti. La governance territoriale non è altro
che quella modalità di organizzazione dell’agire territoriale secondo il quale diversi attori
sociali si mettono in rete, partecipano insieme a un processo decisionale condiviso, per
realizzare un intervento sul territorio mediante un’ampia partecipazione. Quando
analizziamo la governance territoriale la prima cosa che è emerge è la difficoltà. La
governance non vuol dire fare contenti tutti, quindi la prima cosa da smentire è che
partecipare vuol dire vincere. La partecipazione vera non è quella di assicurare a tutti di
avere un risu