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Estratto del documento

COMMA

lavorativi, fatte salve le diverse intese tra le parti , nonché a specifiche

compensazioni, nella misura ovvero nelle forme determinate dai contratti

collettivi.

Quali sono le conseguenze se il datore di lavoro non rispetta i due giorni di

preavviso? Il lavoratore potrebbe rifiutarsi e denunciare la mancanza di

preavviso. Purtroppo è difficile che il lavoratore decida di denunciare perché

probabilmente non avrebbe vita lunga in quel rapporto di lavoro. Quindi anche

lo strumento della denuncia da parte del lavoratore non è tale da tutelare il

lavoratore da possibili abusi da parte del datore di lavoro.

La norma, anticipando ciò, prevede che il rifiuto del lavoratore di concordare

variazione dell’orario di lavoro non costituisce giustificato motivo di

licenziamento (tuttavia il datore può arrivare al medesimo risultato in altro

modo). qualunque riduzione dell’orario pieno (dal 99% all’1%) trasforma

COMMA 6:

il contratto in part-time. Quindi non ci sono limiti alla riduzione della

percentuale affinché il contratto passi da “a tempo pieno” a “part-time”.

COMMA 1: Il legislatore prevede la possibilità del lavoro

supplementare/lavoro straordinario anche per il lavoratore part-time. Sono

richieste di ore di lavoro che eccedono i limiti della clausola flessibile e quindi

non concordati preventivamente.

Il legislatore ammette la possibilità per il lavoratore part-time di svolgere lavoro

oltre l’orario definito nel contratto chiamandole ore di lavoro supplementare

(e non lavoro straordinario).

Esempio: tutte le ore tra il part-time e le 40 ore dell’orario normale sono

considerate non di lavoro straordinario ma di lavoro supplementare.

In sintesi il legislatore prevede 3 categorie orarie:

1. L’orario pattuito nel contratto individuale.

2. La fascia che è coperta dal lavoro supplementare che sono tutte le ore di

lavoro prestate sopra le 20 ore settimanali (quelle del part-time) entro le

40 ore settimanali (da 20 a 40 sono considerate di lavoro

supplementare). Queste ore sono pagate di più rispetto alle ore di part-

time ma sono pagate di meno rispetto allo straordinario.

3. Se al lavoratore part-time è richiesto di lavorare oltre le 40 ore

settimanali è legittimo ma avrà diritto alla maggiorazione dello

straordinario.

In passato il datore di lavoro non poteva chiedere al lavoratore part-time di fare

lo straordinario perché l’essenza del lavoro part-time era quella di richiedere

una prestazione lavorativa ad orario ridotto. Adesso invece è completamente

sdoganata la possibilità che il datore di lavoro assuma dei lavoratori part-time e

li gestisca a seconda delle proprie esigenze. il lavoratore a

-ART.7 TRATTAMENTO DEL LAVORATORE A TEMPO PARZIALE:

tempo parziale non deve ricevere un trattamento meno favorevole rispetto al

lavoratore a tempo pieno di pari inquadramento . Il datore di lavoro deve

garantire ai lavoratori part-time tutte le categorie giuridiche previste dal

contratto collettivo nel loro minimo. Ma questo non risolve il problema relativo

alle chance di carriera.

il lavoratore a tempo parziale ha i medesimi diritti del lavoratore a

COMMA2:

tempo pieno. il rifiuto del lavoratore di trasformare

-ART.8 TRASFORMAZIONE DEL RAPPORTO:

il proprio rapporto di lavoro a tempo pieno in parziale e viceversa non

costituisce giustificato motivo di licenziamento . Per passare dal tempo pieno al

parziale a tornare indietro ci vuole il consenso di entrambe le parti.

Contratto di Lavoro Intermittente/a Chiamata

-ART.13 JA DEFINIZIONE E CASI DI RICORDO AL LAVORO INTERMITTENTE: è un

contratto di lavoro individuale subordinato, perché il datore di lavoro colloca il

lavorator1e nell’organizzazione imprenditoriale e l’impegno del lavoratore non

riguarda una singola chiamata. Rispetto ad un contratto di lavoro subordinato il

lavoratore può trovarsi nella situazione di stipulare un contratto e non lavorare

mai per quel datore di lavoro, perché è un contratto dove il lavoratore si mette

a disposizione di un datore di lavoro che può decidere se chiamare o meno il

lavoratore. Il datore di lavoro pagherà il lavoratore per le giornate

effettivamente lavorate (a meno che il contratto preveda un impegno del

lavoratore ad essere disponibile-indennità di disponibilità). Nel caso di

contratto intermittente senza indennità di disponibilità il lavoratore può

semplicemente non presentarsi al lavoro e non subire alcuna conseguenza,

invece, nel caso in cui sia prevista indennità di disponibilità la mancata

presenza del lavoratore potrà essere causa di risoluzione del contratto.

il contratto di lavoro intermittente può essere concluso con soggetti

COMMA 2:

con meno di 24 anni di età e con più di 55 anni . Questo fa di tale contratto, uno

strumento che il legislatore ha previsto per andare incontro alle esigenze dei

giovani e dei lavoratori ultra 55enni che sono usciti dal lavoro.

3: il contratto di lavoro intermittente è ammesso, per ciascun

COMMA

lavoratore con il medesimo datore di lavoro, per un periodo complessivamente

non superiore a quattrocento giornate di effettivo lavoro nell'arco di tre anni

solari. In caso di superamento del predetto periodo il relativo rapporto si

trasforma in un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato .

I contratti di lavoro subordinato vengono comunicati dal datore di lavoro al

centro dell’impiego all’INPS e all’ INAIL. Questo tipo di contratto invece no, nel

senso che viene sì comunicato ma quello che conta sono le ore/giornate di

lavoro effettivamente prestate, di cui il datore di lavoro darà comunicazione al

centro per l’impiego.

-ART.14 JA DIVIETI: il legislatore si è preoccupato di stabilire che il lavoro

intermittente non possa essere utilizzato dal datore di lavoro in maniera

fraudolenta:

per sostituire il lavoratore che sciopera (perché altrimenti sarebbe un

 modo per vanificare lo sciopero e sarebbe una condotta anti-sindacale).

presso unità produttive nelle quali si è proceduto, entro i sei mesi

 precedenti, a licenziamenti collettivi che hanno riguardato lavoratori

adibiti alle stesse mansioni cui si riferisce il contratto di lavoro

intermittente, ovvero presso unità produttive nelle quali sono operanti

una sospensione del lavoro o una riduzione dell'orario in regime di cassa

integrazione guadagni, che interessano lavoratori adibiti alle mansioni cui

si riferisce il contratto di lavoro intermittente;

Contratto di Lavoro a Termine

Il legislatore con questo decreto ha praticamente scelto di gestire, a differenza

del passato dove il contratto di lavoro era a tempo indeterminato salve alcune

eccezioni che dovevano essere dimostrate, il contratto termine in modo che

può essere stipulato in qualunque contesto organizzativo.

L’unica deviazione rispetto al contratto di lavoro a tempo indeterminato è che

presuppone un termine di durata del contratto. È comunque un contratto di

lavoro subordinato.

Il legislatore si è preoccupato di disciplinare il CONTRATTO DI LAVORO A

TERMINE perché il datore di lavoro ha interesse ad assumere a termine, in

quanto non deve nemmeno licenziare e gli fa risparmiare notevolmente sul

costo del lavoro. La stipulazione di contratti a termine è ormai fortemente

liberalizzata: chi cerca lavoro si aspetta che gli venga proposto un contratto a

termine. -Il contratto a termine svolge una funzione di prova, andando a

sostituirsi alla prova contenuta nell’ART.2096 C/C, la quale è ancora prevista

dal nostro ordinamento giuridico. Tuttavia, il C/C dice che superato il periodo di

prova, ossia quel periodo dove entrambe le parti possono recedere senza una

motivazione, il contratto continua a tempo indeterminato o determinato fin

dall’inizio. Quindi anche se il legislatore prevede la possibilità della prova, per il

datore di lavoro è più impegnativo adottare il regime dell’ assunzione in prova

piuttosto che assumere a termine perché, adesso che il contratto a termine è

definitivamente liberalizzato (a seguito del Jobs Act), il datore di lavoro può

decidere la durata del contratto a termine e una volta sopraggiunto il termine

non ha neanche bisogno di mandare la lettera al lavoratore dato che il

contratto a termine si scioglie alla scadenza. Non c’è licenziamento.

-È data la possibilità di apporre un periodo di prova nel contratto a

termine, tuttavia non c’è nessuna norma che dica quanto deve durare la

prova. Ci sono alcuni contratti collettivi che accennano qualcosa sulla

la durata della prova deve essere proporzionata

possibilità di apporre la prova:

alla durata del contratto a termine.

un contratto a termine della durata di 3 mesi che contenga una

Esempio:

clausola sulla prova della durata di 2 mesi è legittimo? E’ formalmente

legittimo (ma potrebbe non esserlo se il giudice ritiene che sussista una

sproporzione tra la prova e il termine). Supponiamo, poi, che dopo 1 mese e

mezzo il datore di lavoro manda una lettera al lavoratore dicendo che non ha

superato la prova. Il lavoratore può fare ricorso al giudice e chiedere che

venga accertata l’ illegittimità della clausola sulla durata della prova perché

sproporzionata rispetto alla durata del contratto. Tuttavia, il massimo a cui

può ambire è la retribuzione per la durata del contratto a termine. Si può

ben capire che il termine limita enormemente l’ambito delle tutele

del lavoratore.

-Il JB stabilisce una durata massima del contratto a termine di 36 mesi, da

intendere anche complessivamente per cui si considera che anche 365*3

contratti della durata di un giorno sono sufficienti per raggiungere la durata

massima. Il fatto che non esiste una regola sulla durata minima fa in modo

che i datori di lavoro possano utilizzare tale contratto anche per singoli giorni, il

che lo va a sovrapporre al contratto a chiamata.

-Quali sono gli svantaggi per il lavoratore a termine? Prendiamo ad

esempio il fenomeno del precariato della scuola pubblica. A parte lo svantaggio

dell’ instabilità lavorativa e a parte la perdita economica (il ministero ogni volta

che fa un contratto a termine ad un docente lo fa partendo dalla retribuzione

zero), il lavoratore a termine entrando in uno stato di precariato

perenne perde anche la possibilità di sindacalizzarsi. Inoltre, interagire

con persone sempre nuove e cambiando sempre ambiente ci sono

conseguenze sulla qualità della prestazione lavorativa. La precarizzazione del

lavoro rende più complesso unire i lavoratori, anzi porta a dividerli e quindi sarà

difficile che questi si allein

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A.A. 2017-2018
102 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Kjjones94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto del Lavoro e delle Relazioni Sindacali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Guglielmini Stefania.