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Calcolo Differenziale in Più Variabili
Grafico di una funzione reale di più variabili reali è l'insieme dei punti di Rm con coordinate (x, f(x)).
Per m=2 questo grafico vive nello spazio tridimensionale e può essere visualizzato. Per m≥3 il grafico vive in uno spazio di dimensione 4 e non è visualizzabile.
z = f(x)
C'è un altro modo di rappresentare graficamente una funzione z = g(x, y) ed è tracciando le sue linee di livello.
Si pensa alla superficie grafico di z come la superficie terrestre in una regione montuosa.
Le linee di livello sono allora quelle che si tracciano nelle carte topografiche.
Matematicamente, le linee di livello sono definite: g(x, y) = k
Esempi
La funzione g(x, y) = x2 + y2 è definita in tutto il piano, è sempre ≥ 0 e ha linee di livello x2 + y2 = c.
La funzione ha simmetria radiale: ha lo stesso valore nei punti che hanno la stessa distanza dall'origine (paraboloide).
La funzione g(x, y) = √(x2 + y2) è definita in tutto il piano, è sempre ≥ 0 e ha linee di livello: √(x2 + y2) = c.
Anch'essa ha simmetria radiale.
LIMITI E CONTINUITÀ PER FUNZIONI DI PIÙ VARIABILI
DEFINIZIONE DI SUCCESSIONE
Data una successione {xk}k=1∞ di punti ℝn e un punto x0 ∈ ℝn, si dice che:
- xk → x0 per k → ∞ se: |xk - x0| → 0 per k → ∞
DEFINIZIONE SUCCESSIONALE DI LIMITE DI FUNZIONE
Sia f: ℝn → ℝ definita almeno in un intorno sferico* di x0 ∈ ℝn (escluso al massimo x0) e sia L ∈ ℝ. Allora:
- limx→x0 f(x) = L
* Gli intorni sferici di un punto sono le (iper)sfere centrate in x0. Precisamente, dato un punto x0 ∈ ℝn, si dice intorno sferico di x0 un insieme del tipo:
- Vr(x0) = {x ∈ ℝn | |x - x0| < r}
Per qualche r > 0, che si dice raggio dell'intorno, x0 si dice anche centro dell'intorno.
Se per ogni successione {xk}k=1∞ di punti ℝn tale che xk → x0 per k → ∞ (con xk ≠ x0 ∀k), si ha:
- limk→∞ f(xk) = L
DEFINIZIONE DI FUNZIONE CONTINUA
Si dice che f: ℝn → ℝ è continua in x0 se limx→x0 f(x) = f(x0).
TEOREMA DI PERMANENZA DEL SEGNO
Se f è continua in x0 e f(x0) > 0, allora f(x) si mantiene positiva almeno in un intorno di x0, cioè esiste δ > 0 tale che f(x) > 0 purché |x-x0| < δ.
Derivate Parziali
Definiamo il concetto di derivata per una funzione f0: A ⊆ Rn → R
La soluzione si ottiene incrementando solo una variabile alla volta, si può tenere costante il valore di x0, e derivare la funzione di una variabile y ↦ h(y, x0) nel punto x0 o viceversa.
Il vettore che ha per componenti le derivate parziali di f0 in (x0, y0) si dice gradiente di f0 calcolato in (x0, y0) → (h, k) si indica con uno dei seguenti:
- ∇f0(x0, y0)
- Df (x0, y0)
- grad f (x0, y0)
Esempi
Sia f(x, y) = x2y5
- ∂/∂x f(1, 2) = d/dx [f(1, x2)]x = 1 = d/dx [x2y5]
- = (16x)x = 1 = 16
Sia ∂/∂x (4√(x, y))/(x, y) ≠ (0, 0)
Se si prova a calcolare formalmente, si ottiene una forma di indecisione.
∂/∂x (4√y/x) = y/8x2/3 = 0/0
Sfruttando la definizione invece:
∂/∂x (4√y/x)(x, y) = (0, 0)
→ d/dx (x0√x)x = 0 = 0
... la derivata parziale rispetto a x nell'origine, esiste e vale zero.
Definizione
Una funzione f0: A ⊆ Rn → R si dice derivabile in un punto del suo dominio se in quel punto esistono tutte le sue derivate parziali; si dice derivabile in A se è derivabile in ogni punto di A.
Se f0 è derivabile in un punto chiameremo ancora gradiente il vettore delle sue derivate parziali:
∇fx(x) = (∂f0/∂x1(x), ∂f0/∂x2(x), ... ∂f0/∂xn(x))
1) Basta ricordare la definizione di differenziabilitá:
f(x0+h) - f(x0) = ∇f(x0) ∙ h + Θ(|h|)
e applicarla all'incremento h = tvi:
2) f(x0+tv) - f(x0) = ∇f(x0) ∙ tv + Θ(t)
3) Ricordando che |v| = 1 dividendo per t
f(x0+tv) - f(x0) / t = ∇f(x0) ∙ v + Θ(t) / t
4) Facendo tendere t a zero, otteniamo che
Dvf(x0) = limt→0 f(x0+tvi) - f(x0) / t = ∇f(xi)∙v
poiché Θ(t) / t → 0
- Corollario: direzioni di massima e minima crescita
Sia f: A→ℝ con A aperto Rn, f differenziabile in x0 ∈ A allora il vettore ∇f(x0) indica la direzione di massimo accrescimento di f, ossia la direzione corrispondente alla massima derivata direzionale. - ∇f(x0) indica la direzione corrispondente alla minima derivata direzionale (che in generale è negativa). Infine, nella direzione ortogonale al gradiente, le derivate direzionali sono nulle.
Per dimostrarlo basta applicare la formula del gradiente e chiedersi per quale versore v il prodotto scalare ∇f(x0)∙v é, rispettivamente, massimo, minimo, nullo.
Esempio
Sia f(x,y) = ex + sin(2y). Calcoliamo le derivate direzionali nell'origine. Poiché f ∈ C1(ℝ2) è sufficiente calcolare il gradiente.
∇f (x,y) = (ex, 2 cos 2y)
∇f(0,0) = (1,2)
e applicare la formula del gradiente. Per ogni versore v=(cos ψ,sen ψ), si ha:
Dvf(0,0) = ∇f(0,0) ∙ v = (1,2)∙(cosψ,senψ) = cosψ + 2 sen ψ
In particolare, la derivata direzionale massima si ha per:
v = vers ∇f(0,0) = ( 1/√5,2/√5)
quella minima, per: v = ( -1/√5, -2/√5) mentre la derivata direzionale è nulla, per v = 1/√5, -1/√5
Teorema: Derivazione delle funzioni composte
Siano \( r: I \subset \mathbb{R} \rightarrow \mathbb{R}^N \) e \( f : A \subset \mathbb{R}^N \rightarrow \mathbb{R} \) e supponiamo che una funzione composta \( g(t) = f(r(t)) \) sia definita almeno in un intorno J di \( t_0 \in I \).
Se \( f \) è derivabile in \( r(t_0) \) e \( r \) è differenziabile in \( t_0 \), allora la funzione composta:
\( g: J \subset I \rightarrow \mathbb{R} \) è derivabile in \( t_0 \) e:
\( g'(t_0) = \nabla f(r(t_0)) \cdot \gamma'(t_0) = \sum_{i=1}^N \frac{\partial f}{\partial x_i}(r(t_0)) \gamma_i'(t_0) \)
Ortogonalità del gradiente con le curve di livello + dim
Sia \( f: \mathbb{R}^N \rightarrow \mathbb{R} \) differenziabile e \( f(x, y) = c \) l'equazione di una sua linea di livello.
Supponiamo che questa linea ammetta una rappresentazione parametrica regolare \( \gamma = r(t) \). Allora posto \( g(t) = f(r(t)) \), è per definizione \( g(t) = c \), dunque \( g'(t) = 0 \).
D'altro canto \( g'(t) = \nabla f(r(t)) \cdot \gamma'(t) \), cioè \( \nabla f(r(t)) \cdot \gamma'(t) = 0 \), cioè il gradiente è ortogonale in ogni punto alle linee di livello della funzione (infatti \( \gamma'(t) \) è tangente alla linea di livello).
Sia \( f: \mathbb{R}^N \rightarrow \mathbb{R} \) differenziabile in \( x_0 \), e \( f(x) = c \) l'equazione di una sua superficie di livello.
Supponiamo che questa superficie ammetta piano tangente in \( x_0 \).
Provare che \( \nabla f(x_0) \) è ortogonale alla superficie di livello in \( x_0 \) significa provare che è ortogonale a ciascuna curva regolare tracciata sulla superficie e passante per \( x_0 \).
Sia \( \gamma = r(t) \) una di queste curve, ciò significa che \( r(t_0) = x_0 \) e che \( g(t) = f(r(t)) = c \ \forall t \).
Dunque \( g'(t) = 0 \) e poiché \( g(t_0) = \nabla f(r(t_0)) \cdot \gamma'(t_0) \) riceviamo l'ortogonalità del gradiente \( \nabla f(x_0) \) con il vettore tangente alla curva \( \gamma'(x_0) \).Poiché questo vale per ogni curva con le proprietà dette, ne deduciamo l'asserto.