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TEDESCO STANDARD

Schweizerdeutsch. Dice che gli piace per un discorso di appartenenza, per sentirsi meno diverso.

Da parte di chi narra c’è un rapporto di subalternità nei confronti della Svizzera, quindi questo

Schweizerdeutsch è la chiave d’accesso ad un altro mondo di cui il protagonista non sente di far

parte.

Perché è ridicolo il suo tedesco standard? Il tedesco standard che parla il fanciullo è un tedesco che

in Svizzera è una lingua morta. Anche in casa non parla Standarddeutsch ma il dialetto del

Südtirol, che è diverso dai dialetti alemanni della Svizzera, solo che lo scarto tra il tedesco che parla

in casa e il tedesco standard è minore di quello che c’è tra il tedesco standard austriaco e lo

standard svizzero, che davvero viene poco parlato.

Nelle righe successiva racconta delle attività: gli si mette in mano un aggeggio per pelare le patate,

e la domanda ricorrente è “B Ö ?” (“sei austriaco?”) = anche in una domanda

ISCHN SCHTRIECHER

così innocente, c’è già un elemento di discriminazione, soprattutto la questione identitaria è molto

delicata perché deve rispondere di sì, ma nelle righe successive dice che il suo passaporto era un

passaporto da per minorenni (“ein Staatenlosen-Paß für Minderjährige”) -> apolide perché

APOLIDI

l’alto Adige si doveva capire ancora cosa fosse, transizione delicata, però dice di venire dal Reich di

Hitler, dal paese dei nazisti, dal paese col nome nuovo, ma era comunque un austriaco.

La neutrale Svizzera che gli diceva “sei nazista” era ancora più pesante dopo la guerra, la

questione identitaria si propone con una certa violenza psicologica in primo luogo, ma lo rivendica

con orgoglio, cerca di affermarsi, siccome non poteva essere svizzero.

Pagina 11: “Und so erfuhr ich, dass Tell es den Österreichern gezeigt hatte. Ich hörte zum

erstenmal diesen Namen: Tell”. I ragazzi gli parlano di G T , che scoccando la freccia

UGLIELMO ELL

diete il via alla rivolta contro gli austriaci = , perché parla delle

MITO FONDATIVO SVIZZERO

battaglie vinte dagli svizzeri contro le mire egemoniche dell’impero e quindi dell’Austria. La storia

viene riletta in un’ottica manicheistica in cui ci sono i buoni (svizzeri) che vincono sempre e i cattivi

(austriaci) che perdono sempre.  .

DISCRIMINAZIONE

“Auf die Nerven ging mir einzig und allein, dass ich die einsame Minderheit auf weiter Flur war” (“mi

dà sui nervi che ero la solitaria minoranza tutto intorno”), quindi questa è l’etichettatura massima

della discriminazione.

Poche righe sotto “noch […] gefluchtet war” = “ancora prima che avessi capito quale fosse il paese

da cui venivo, che cosa fossero le schegge delle bombe che avevamo raccolto io e mia sorella

Università degli studi di Milano – Scuola di scienze della mediazione linguistica e culturale

[Cultura tedesca I – Valerio Furneri - A.A. 2015-2016]

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come se fossero delle spille, e cosa facevano gli inglesi sopra i nostri bunker, e chi erano i russi da

cui nostra madre con noi fuggiva in un carro bestiame”. In seguito alle discriminazione inizia a farsi

delle domande e ripercorre la fase finale della guerra, cosa facessero gli inglesi e chi fossero i

russi, tutto visto dagli occhi di un bambino. “E prima ancora che mi fosse chiaro che Andreas Hofer

(che si era battuto per l’indipendenza) era l’orgoglio di ogni tirolese, prima di tutte queste cose,

succede che confrontato con i miti fondativi svizzeri, grandi successi militari, non può replicare

nulla” = ha imparato prima la storia svizzera della austriaca.

Pagina 12: Questi nomi e fatti li soffrì come fossero suoi fallimenti, essendo austriaco era

impossibilitato a stare della parte di chi vince, e la tragicità stava in questo: non poteva nascere una

seconda volta in Svizzera per , piena dignità di uomo (“menschenwürdig”).

DIVENTARE DEGNO

Racconta dei giochi di drammatizzazione, in cui veniva deriso chiedendo di imitare Hitler.

Nel paragrafo successivo si dice che inizia a rinnegare la sua provenienza “Ich fing an, meine

Herkunft zu verleugnen” perché essere associato all’Austria era elemento di subalternità,

discriminazione, anche materiale, infatti riceve vestiti nuovi usati di suoi commilitoni che non

vengono utilizzati più, c’è gratitudine da parte sua, anche se nessuno gli aveva detto di mostrarla.

Si associa a il titolo.

POVERTÀ

Pagina 15: “Ich war eine Anpassungskanone” era un “cannone di adattamento” in modo

negativo, quando si è costretti, quando non si vuole lottare si può “anpassen”, reprime la propria

identità e si adegua in maniera acritica e passiva alle regole = deve adattarsi alla discrimazione.

Nella Germania Est si parla di Anpassung in contrasto a Opposition, Widerstand (resistenza): chi

era contrario al regime, alla censura e lo manifestava era chi mostrava resistenza, chi pur non

essendo d’accordo per timore della censura si nascondeva praticava una sorta di Anpassung.

Poi c’è una Rückblende. Viene tematizzato il fatto che in casa ci fosse povertà: problema del cibo

razionato dopo la fine della guerra. Ci sono le , delle tessere rilasciate dalle

TESSERE ANNONARIE

autorità per cui ognuno aveva diritto al cibo in base a delle categorie: chi faceva lavori pesanti

aveva diritto a qualcosa di più, oppure in base ai nuclei familiari. La tessera annonaria stabiliva la

disponibilità. Indipendentemente dal fatto che si avesse o non si avesse ricchezza il cibo

scarseggiava. Zoderer veniva per di più da una famiglia povera e il cibo razionato voleva dire

comunque che non ce ne era abbastanza.

La Svizzera era stata fondamentalmente risparmiata dalla guerra, in cui c’era un certo benessere. Il

contrasto è sempre quello, Svizzera paese prospero, Austria paese povero: il narratore ha

abbastanza da mangiare adesso, mentre i suoi ricordi di casa sono legati alla fame e alla povertà.

“In die Schweiz kam ich durch Zufall” (“in Svizzera sono arrivato attraverso il caso”). Nelle righe

successive spiega come.

Pagina 16: il cappellano del paese in cui viveva Zoderer conosceva questo istituto religioso in

Svizzera.

“Der Mann […] zu schicken”: quest’uomo aveva studiato nella Svizzera orientale negli ultimi anni

della guerra e aveva promesso una lettera di raccomandazioni per Zoderer.

Poi racconta di come intraprendono un viaggio assieme (non è specificato ma probabilmente con il

cappellano). “Esattamente del bel mezzo del sonno mi svegliai perché c’erano delle dita che si

muovevano nelle mie mutande. Mi spaventai, alla fine non feci nulla, poi agevolai, ma non accadde

nulla. Più tardi ricevetti una lettera con una frase che per me rimase un enigma: nel viaggio nella

Università degli studi di Milano – Scuola di scienze della mediazione linguistica e culturale

[Cultura tedesca I – Valerio Furneri - A.A. 2015-2016]

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Stivia superiore mi hai deluso profondamente” = . Il narratore non chiarisce l’enigma, il

MOLESTIE

perché l’ha deluso. Se è perché non ha fatto nulla per intrattenerlo o perché non si è opposto.

“Der Brief […] Sattheit”: “in ogni caso la lettera che inviò mesi prima alla Haus der Regel mi

spalancò all’improvviso le porte dalla fame razionata a una possibile sazietà”.

Poi il narratore termina la digressione e torna all’Internat. “Wir waren ein anständiges Haus”:

eravamo una casa seria, con la testa sulle spalle, ordinata. Era vietato fare passeggiate in due,

perché “Zwei, die zusammen auf die gleichen Gedanken kamen, waren eine Gefahr für die

Gemeinschaft” (“due che insieme potevano arrivare alle stesse idee erano un pericolo per la

comunità”).

Questo collegio riunisce fondamentalmente ragazzi di fasce d’età differenti ma comunque ridotte, lui

è il più piccolo, 12 anni, il più grande ne avrà avuti 16/17. Quindi una fase di crescita anche

spirituale, che si fa sia attraverso la formazione ma anche attraverso il . Questa scuola

CONFRONTO

porta alla formazione di cittadini che non sono diversi da quelli che vanno a formare le classi

dirigenti e non che sono poi funzionali ai totalitarismi.

Questa disciplina è quasi opprimente, non favorisce il confronti, e richiama la cieca obbedienza del

modello prussiano, ripreso poi dalla DDR. In questa disciplina c’è una C .

CRITICA ALLA HIESA

Pagina 17: caratterizzazione di alcuni dei “colleghi”: uno di questi è L , che incarnava

EISIBACH

l’autorità solo già per il fatto che in maniera conforme alle aspettative era in grado di ascoltare a

lungo. Era importante tenere la bocca chiusa, ma le orecchie assai ben aperte. Nella casa delle

regole un tipo come Leisibach innalzava decisamente il livello.

“Leisibach bürgte für Anständigkeit […] Freund da war” = “era il tipo che garantiva responsabilità.

Poteva mettere in imbarazzo anche le sottane (i padri spirituali da cui si facevano le confessioni).

Quando c’era una domanda banale, si guardava davanti senza dare risposta, con occhi bovini.”

Anche la vacca fa parte di una caratterizzazione, di una tipizzazione, quindi uno come Leisibach era

nel posto giusto e soprattutto in maniera conforme alle aspettative.

“Es was schwer auszumachen, ob […] da war” (“era difficile stabilire se la regola effettivamente

impedisse delle amicizie o soltanto per me non c’erano amici”) -> il narratore si chiede se fosse

legato a un problema suo il non avere amici, perché era l’austriaco o se effettivamente queste

regole di disciplina per cui non si poteva fare passeggiate in due, ma solo di gruppo, e la regola del

silenzio, ad impedire il nascere di amicizie.

“Besonders unsympatisch […]” “nella mia classe era particolarmente antipatico un certo

A . Albisser proveniva dalla regione di Lucerna”. Albisser era il classico tipo, con il suo

LBISSER

ghigno che quando il docente volgeva lo sguardo dall’altra parte, con il righello andava a stuzzicare

il compagno; copiava cercando di passare inosservato e faceva la vittima, invece era il carnefice.

Era il classico: listig (furbo), hinterhältig (perfido). Quindi subdolo, ricorda il personaggio Franti del

libro Cuore.

Pagina 18: “Mehr als andere […]” -> “più di altri divenne per me A lo svizzero”.

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
146 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/13 Letteratura tedesca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariaepasto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Cultura tedesca I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Furneri Valerio.