Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PROCESSI CONTINUI
– PROCESSI BATCH
– PROCESSI SEMI-CONTINUI
– PROCESSI DISCRETI
–
I processi continui sono quelli che idealmente non si dovrebbero fermare mai, in cui il
materiale da elaborare viene inserito in continuazione e non c'è una separazione tra un
prodotto e l'altro. Questi processi devono funzionare il più a lungo possibile senza
interruzioni, anche giorni o settimane, perché l'interruzione potrebbe essere costosa. I
processi che appartengono a questa categoria infatti normalmente sono quelli legati alla
produzione di energia, alla lavorazione di combustibili fossili, alla lavorazione di argilla e
simili. In questi processi il controllo è di tipo modulante, perché coinvolge variabili continue
come temperature, pressioni, portate. Il controllo logico riguarda poche operazioni, come
accensione e spegnimento.
Nei processi batch si produce una certa quantità di prodotto alla volta, quantità chiamata
LOTTO. Esempio da vita quotidiana è la cottura degli spaghetti: se devo cucinare tanti
spaghetti inizio a cucinarne un po', eseguo la RICETTA e quando ho finito ricomincio da
capo con un nuovo lotto di spaghetti. Ogni lotto può avere dimensioni diverse, ma ciò che
non cambia è la ricetta eseguita. La durata e il funzionamento del processo sono
indipendenti dalle dimensioni del lotto, le istruzioni eseguite sono sempre le stesse e si
chiamano appunto RICETTE. I processi batch non sono continui, perché la produzione di
ogni lotto è chiaramente distinta l'una dall'altra, ma non sono nemmeno discreti, perché
all'interno di uno stesso lotto le parti di prodotto sono indistinguibili. In un sistema discreto
invece ogni singolo prodotto è distinguibile dagli altri e catalogabile. In un lotto di vernice
per esempio hai tanti barattoli diversi, ma la vernice appartiene allo stesso lotto e non è
distinguibile da quella degli altri barattoli. Le problematiche di produzione nel batch
riguardano la definizione della ricetta, la quantità degli ingredienti da utilizzare, la durata
delle singole operazioni, la gestione di lotti differenti ecc...
Esistono dei processi chiamati semi-continui. Sono una categoria molto particolare e
poco rilevante per il nostro corso, ma è giusto sapere che esiste. Sono processi in cui
avvengono operazioni come per esempio il filtraggio, in cui arriva un gas o un liquido e lo
si filtra eliminando un componente di scarto indesiderato. In questo tipo di processi il
funzionamento è continuo, perché il gas o liquido arriva in continuazione mentre nelle
maglie del filtro rimane imprigionato lo scarto. Tuttavia bisogna periodicamente
interrompere il processo per pulire il filtro, per poi ricominciare da capo. Proprio il fatto che
il processo deve essere sospeso dopo un certo ciclo di operazioni del filtro per poi
riprendere rende questi processi un po' continui e un po' batch.
L'ultima categoria di processi, la più importante, è quella dei processi discreti, detti anche
manifatturieri. Qui non c'è un flusso continuo di materiale, ma di pezzi numerabili, per
esempio pezzi da assemblare. Non vengono normalmente interrotti, ma comunque non
sono continui. Nei batch il trasporto riguardava fluidi o polveri, per cui facevano uso di tubi
e contenitori. Qui invece ci sono rulli trasportatori e bracci robotici. Non vengono trasportati
solo i pezzi da assemblare, ma anche altri oggetti utili alla produzione, come contenitori e
utensili vari. Naturalmente servono anche magazzini dove porre tutti i prodotti finiti, e la
gestione del magazzino può essere automatizzata tramite robot che si muovono di qua e
di là senza tanti problemi. Risulta evidente che qui assume di primaria importanza il
controllo logico-sequenziale, visto che l'automazione la fa da padrone.
L'esempio delle pizze è un po' di tutto. All'inizio è batch perché la produzione di pasta
avviene a lotti. Poi diventa continuo perché c'è un flusso continuo di pasta senza
interruzione. E alla fine diventa discreto, dove ogni pizza diventa un pezzo separato da
lavorare.
Finalmente entriamo nel merito della questione: come realizzare il controllo logico!
Lo strumento principale è il PLC, un particolare sistema di calcolo con caratteristiche
proprie che scopriremo, visto che dovremo pure programmarlo. Parleremo anche di uno
standard industriale, lo IEC 61131, che permette a macchine diverse e di diverse aziende
di comunicare fra loro, visto che un impianto produttivo molto probabilmente non è
monomarca. Il PLC è un dispositivo che mette in relazione delle variabili logiche in entrata
con delle variabile logiche in uscita usando reti combinatorie o sequenziali: il controllore
sarà quindi STATICO per le reti combinatorie e DINAMICO per le reti sequenziali. Le reti
combinatorie si ottengono combinando le semplici porte logiche AND, OR, NOT, mentre
per le reti sequenziali bisogna aggiungere altri componenti: degli elementi di ritardo e delle
retroazioni, per cui le uscite logiche possono essere riutilizzate come ingressi di una nuova
sequenza di calcolo.
Un tempo i controllori erano cablati e il dispositivo fondamentale era il RELÉ, un
interruttore automatico contenente un avvolgimento attraverso il quale può passare
corrente. Se passa corrente si crea un campo magnetico che chiude un interruttore,
attivando un circuito a cui è connesso il relè. Combinando tra loro tanti relè si ottengono
sistemi anche di elevata complessità. Erano diffusissimi negli anni '60 e un controllore
aveva centinaia di relè, ma generavano numerosi problemi: un filo può dissaldarsi o
ossidarsi, un relè può rompersi e a voja capire quale si è rotto su 1000 relè diversi, la
logica è cablata, ovvero una volta progettata e creata non si può più modificare, i relè sono
meccanici e non durano per sempre, i controllori erano grossi come armadi...
Adesso invece si usa la logica programmabile: i programmi mica si saldano, li progettiamo,
li testiamo, li debugghiamo e poi li mettiamo sulla macchina che li eseguirà. Il PLC è
programmabile, è di piccole dimensioni (massimo le dimensioni di uno scanner), è
affidabile, dura a lungo. Inoltre i computer fanno uso di un clock che sincronizza le
operazioni, semplificando ancora di più il lavoro di progettazione di un sistema di controllo.
Adesso siamo pure arrivati alla logica distribuita, ovvero ci sono tanti PLC connessi che
comunicano tra loro, per cui è ancora più figo. Tuttavia questa complessità richiede uno
standard, chiamato IEC 61131: definisce varie regole su cosa devono fare i PLC, come si
programmano, come devono comunicare, fornisce una terminologia comune e dei modelli
di rappresentazione universali. Noi considereremo con attenzione la parte software della
normativa, per sapere quali sono i linguaggi previsti per programmare un PLC.
Il PLC è un sistema elettronico a funzionamento digitale destinato all'uso in ambito
industriale. Come un qualsiasi calcolatore dispone di un processore e di una memoria
dove conservare i dati e le istruzioni da eseguire. La sua struttura consiste in un bus
principale al quale sono collegati la CPU, la memoria, un terminale di programmazione e
vari slot per inserire moduli di I/O o di altre operazioni specifiche. Tra i moduli che non
mancano mai ci sono il modulo alimentatore e il modulo processore, gli altri invece si
aggiungono in base alle proprie esigenze. Il PLC avrà a disposizione un numero limitato di
moduli e questa è la prima cifra da considerare per l'acquisto di un PLC, visto che
determina il numero di variabili in ingresso che possiamo comandare. La logica della
programmazione deve tenere a mente il fatto che nell'automazione industriale i programmi
non sono come quelli classici che vengono eseguiti una volta sola, ma vengono eseguiti
ciclicamente più volte al secondo. Ad ogni avvio infatti il programma legge in automatico i
valori delle variabili in ingresso, su queste variabili compie delle operazioni (date dal
programma) e al termine scrive sulle uscite. Dopodiché ricomincia da capo in un loop
continuo che viene chiamato CICLO DI COPIA MASSIVA.
Il funzionamento di un PLC si può assimilare ad un sistema HARD REAL-TIME, dato che
il tempo di esecuzione delle operazioni lettura, elaborazione e scrittura è critico per il
corretto funzionamento dell'impianto. Come detto nelle prime lezioni il programma deve
saper rispondere a qualsiasi richiesta entro due cicli di clock. Siccome però il mondo
esterno non è sincrono come quello del computer, ci sono eventi a cui il PLC deve
rispondere immediatamente senza attendere il ciclo successivo: per esempio se salta la
corrente il sistema operativo si occupa si salvare subito lo stato delle variabili in una
memoria alimentata da una batteria tampone.
Le prestazioni di un PLC si basano sui tempi, in particolare il TEMPO DI SCANSIONE,
cioè il tempo che passa tra due esecuzioni dello stesso codice (in sostanza è la durata del
ciclo), e il TEMPO DI REAZIONE, cioè il tempo necessario per il PLC a dare una risposta
a seguito di un evento. Il sistema operativo invece è avanzato, effettua una serie di
controlli pazzeschi per garantire che tutto stia funzionando per il meglio e permette varie
modalità di funzionamento del PLC: modalità di programmazione, quando usiamo il
terminale per inserire un software, modalità di debugging, quando vogliamo testare un
software per vedere se funziona correttamente e per vedere come si comporta con
ingressi specifici, modalità di esecuzione, quella di funzionamento vero e proprio
nell'impianto industriale. La memoria del PLC è suddivisa in aree specifiche, dividendo lo
spazio del sistema operativo da quello degli ingressi, delle uscite, dei dati utente ecc...
Infine per la scelta del PLC bisogna per prima cosa guardare di quanti moduli esso
dispone e di quanti ce ne servono, per questo motivo i PLC si dividono in micro, piccoli,
medi e grandi: si va così dai micro che hanno 64 sensori fino ai grandi che ne hanno
migliaia. La memoria naturalmente va di pari passo col numero di moduli disponibili.
La primaria competenza informatica è, naturalmente, saper scrivere il codice che va a
finire nel PLC. Abbiamo a disposizione un certo numero di linguaggi di programmazione
fatti apposta per questo scopo previsti dalla normativa. Si suddividono in linguaggi
GRAFICI e TESTUALI. Tra i linguaggi grafici il più noto è quello A CONTATTI detto anche
LADDER DIAGRAM, che assomiglia molto agli schemi dei circuiti elettrici. Esiste perché i
vecchi ingegneri che progettavano la logica cablata (gli armadi di relè per intenderci) erano
abituati a realizzare di fatto circuiti