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ARCHEOLOGIA E STORIA DELL'ARTE GRECA
La fine del mondo Minoico avviene nel 1450 A.C a causa dell'eruzione del vulcano Santorini
nell'omonima isola, ma l'attività vulcanica viene datata nel 1628 A.C grazie al metodo del radiocarbonio
(datazione attraverso in Carbonio C14) e la tecnica della dendrocronologia, cioè la datazione attraverso
gli anelli di accrescimento dei tronchi degli alberi; per questo si pone la fine della civiltà minoica per
causa di un momento di crisi e la relativa conquista dell'isola di Creta da parte dei Micenei.
Età Micenea, emerse intorno al XVI secolo la cosiddetta età del Bronzo e si riferisce alla città di
Micene, centro greco naturalmente difesa dalla posizione strategica in collina e anche dalla cinta
muraria che circondava la cittadella con vari appartamenti reali e il palazzo del re e la necropoli.
Le Mura sono composti da blocchi connessi fra di loro a secco e le porte da cui si entrava nella città
erano composte dall'innovativo sistema trillitico (tre pietre), composto da architrave e due montanti o
colonne che ha la capacità di scaricare il peso dei blocchi a terra; un esempio è l'imponente Porta dei
Leoni, porta d'accesso alla città di Micene in cui nella parte alta della porta, il cosiddetto timpano, si ha
il primo bassorilievo della storia occidentale, dove due leoni disposti simmetricamente hanno il viso
rivolto verso lo spettatore mentre in mezzo ai loro corpi si trova una colonna, rispettivamente si
rivolgono ai forestieri come simboli di regalità e forza del palazzo.
La città di Micene venne scoperta da H. Schliemann grazie alla guida dei racconti omerici dove trova il
cimitero sacro recintato nel cosiddetto “circolare”, in questa necropoli trova delle tombe che presume
siano del re Agamennone e dei suoi compagni, anche per il ritrovamento di 15 kg d'oro che fungeva da
corredo funerario perché non si ossida e simbolicamente ricondotto, grazie al colore, al sole e alla vita, il
quale in parte lavorato per creare delle maschere funerarie, l'esempio più celebre è la “maschera di
Agamennone” che però sembrerebbe un falso a causa degli insoliti baffi all'insù molto in voga nel fine
800.
Lo stesso Schliemann scava al di fuori delle mure della città e trova altre tombe ma molto più grandi,
chiamate “Tholos” un sepolcro a pianta circolare databile al XVI sec , sono formate da un corridoio
d'accesso (“Dromos”) che porta a una costruzione in pietra sovrastata da una cupola in terra che
mantiene la struttura salda.
Megaron è il centro del potere, un palazzo a pianta rettangolare con unico senso di visione, si entra da
sinistra tramite un portichetto, poi si accede a un vano con tre porte e alla fine si entra nel cuore
dell'edificio, dove si trova un focolare basso e quattro colonne che reggono il tetto aperto.
Il palazzo reale ha una funzione giuridica, da qui il re amministra l'economia e funge da guida religiosa;
nel megaron trovano spazio i fabbri, considerati intermediari fra gli dei e gli uomini, che controllano le
attività metallurgiche, insieme anche agli aedi che all'interno del palazzo comunicavano la storia della
città.
Città di Tirinto, circondata da mura spesse di 10 m.,all'interno la cittadella concentrata da una parte e
dall'altra l'Euikorion, cioè uno spazio in cui gli abitanti si potevano mettere in salvo durante le battaglie.
Nuova produzione: inizia il periodo della ceramica fine, fatta da un argilla depurata e dipinta che
diventa un indicatore cronologico.
La navigazione nell'età del bronzo: il ritrovamento più importante è il relitto di Uluburun (Turchia)
datato XIV secolo, una nave a vela partita da Cipro, lunga 15m con una portanza di carico da 20 t,
l'elemento principale del carico erano i lingotti di rame, inoltre aveva 18mila oggetti da tutto il territorio
del Mediterraneo, esempi sono il vetro, ebano, avorio, uova di struzzo con cui si facevano i calici,
ambra, anfore, oggetti d'oro, armi, ceramica e oggetti vari come lo scarabeo di Nefertiti, scentri da
cerimonia e statuette in bronzo egiziani.
Il proprietario del carico che veniva imbarcato era il cosiddetto commerciante denominato Emporos e
colui che commerciava con la sua imbarcazione veniva denominato Naukleros.
Medioevo Ellenico: il periodo della storia della Grecia antica che si apre con l'invasione dei Dori e la
fine della civiltà micenea e si prolunga fino alla nascita delle polis (circa XII al VIII a.C). Le invasioni
dei Dori e dei popoli del mare segnano l'inizio di un periodo di transizione, in cui si ampliarono la
mobilità dei popoli mediterranei verso l'Asia minore ed Egitto. Si ebbe una diminuzione degli scambi
commerciali, un ritorno alla pastorizia e la scomparsa della scrittura, dell'architettura e dell'economia del
palazzo miceneo.
La Scultura Greca: solo una piccola parte della produzione scultorea greca è giunta fino
ai giorni nostri, per lo più si parla di copie di età romana, e le poche sculture giunte a noi sono in bronzo
(in parte dal mare), in gran parte però sono state rifuse negli anni.
Le statue erano polimateriche, cioè l'utilizzazione di diversi materiali usati per la realizzazione delle
opere stesse, e policrome, cioè l'uso di molti colori. Le statue greche avevano occhi in avorio e pasta
vitrea in tal modo si rendeva la statua viva, per questo indicati dai cristiani “idoli” pagani per la loro
vivacità e dunque annullavano la loro valenza simbolica levandogli gli occhi e incidendo una croce sulla
fronte.
Microplastica: tecnica scultorea in bronzo, terracotta o avorio del VII sec, usata per raffigurare tripodi,
cavalli e animali in figure statiche usati come oggetti votivi. Nel IV sec nascono i primi esempi di
scultura maggiore le cosiddette Xoana e Sphyrelata, statue votive di discrete dimensioni che in genere
raffiguravano oggetti di culto o divinità; gli xoanon (verbo=intagliare il legno) erano delle immagini
arcaiche in legno mentre gli sphyrelata era ottenuta martellando una sottile lamina di bronzo attorno a
un nucleo di legno precedentemente intagliato fino ad assumere la forma desiderata.
Pietrificazione: periodo del IV sec in cui si ha l'esplosione in scultura dell'uso della pietra. Nasce in
questo arco di tempo la figura del kouroi (maschile) e della korai
(femminile),quest'ultime sono sculture femminili in pietra a grandezza naturale.
Le caratteristiche principali sono i piedi uniti, un braccio steso lungo il fianco a
reggere la veste e l'altro ripiegato sul petto e la presenza di vestiti che indicano il
ruolo della donna nella società greca e che quindi ne attenuano la fisicità. Queste
statue hanno una valenza prevalentemente volitiva e si trovano unicamente nei
santuari con funzione di offerta o religiosa.
La dama di Auxerre: statua del VII sec, è fondamentale per
l'inizio della pietrificazione, rappresenta una figura
femminile (korai) di offerente ed è raffigurata con i piedi
ravvicinati, con la mano destra portata al seno in segno di
ringraziamento e la sinistra distesa su un fianco. Indossa il
peplo, che in origine era policromo (abito femminile
dell'antica Grecia) con le spalle coperte da un mantellina,
per aumentare il senso di volume, e stretto in vita per dare il
senso di un corpo vero. La testa è schiacciata con i capelli
distesi in avanti attraverso una schema di quattro trecce per
Dama di Auxerre, VII sec.
parte e richiama lo stile dedalico, cioè faccia triangolare, corpo frontale con vita
stretta, testa piatta e la fronte bassa con la linea dei capelli dritta.
Kore di Antenor: statua attica arcaica del 520 a.C, alta 215 cm (si sta Kore di Antenor
sperimentando la realizzazione di statue di grandezza colossale) e fa parte della serie delle statue votive
femminili usate nell'acropoli di Atene. La statua è frammentaria e si erge su un piccolo plinto, vestita
con un costume a tratti panneggiato per creare volume e con tracce di colore , gli occhi e la bocca sono
orizzontali, la forma del viso e delle orecchie sono in stile attico, le spalle sono larghe e alte mentre la
parte inferiore manca di profondità, infine tutte e due le braccia sono staccate dal corpo.
La Kore di peplo: è una statua arcaica in marmo del 540 a.C,mostra una figura femminile vestita con la
tipica veste femminile greca, con piedi uniti e con il braccio destro vicino al corpo, mentre in sinistro
levato in avanti in gesto di offerente. La kore con peplo mostra una modulazione più raffinata, che
danno al corpo una consistenza morbida e raffinata, come si vede nella resa del volto e nella definizione
più armoniosa di glutei e seno. L'espressività era rafforzata dalla policromia, della quale restano
evidente tracce, nelle pupille e nei capelli.
Kuroi: sono sculture greche del periodo arcaico con funzione commemorativa,
infatti venivano alloggiati nelle tombe, di origine del VII sec, sono figure umane
maschile nude e stanti, realizzate grazie allo studio dell'anatomia maschile,
vengono realizzate di solito con piedi disposti uno davanti all'altro, creando in
questo modo uno sbilanciamento che innesca il
movimento. Le braccia sono addossate al corpo e
terminano con pugni chiusi, in essi risalta il
“sorriso” arcaico. Nella figura del Kouros si nota
una maggiore attenzione alla mosculatura, ma che
viene trascurata nella parte superiore resa in modo
notevolmente stilizzato a forma di trapezio,
incontrandosi in questo modo con lo stile dedalico.
Kleobi e Biton: una coppia di sculture
Kore con peplo
dell'artista Polimede di Argo, alte oltre i 2m, risalenti al 590 a.C, si tratta
di uno degli esempi di statuaria arcaica greca ma con anche grandi
novità, fanno aprte del complesso del santuario di Delfi. Cleobi e Bitone
erano due giovani eroi che si sacrificarono per la dea Era. Le due statue Kleobi e Biton
sono nude e statiche, con volto squadrato, testa e orecchie
sovradimensionate, le braccia lungo il corpo che finiscono in dei pugni chiusi in pieno stile Kuoros e le
rispettive game sinistre avanzate e le trecce candenti sul corpo. Le novità sono le prime prove di
definizione dei volumi come si può notare nelle linee scavate dei bicipiti e dei pettorali; le rotule sono
incise insieme agli addominali.
Kouros del Dyplon: è una scultura in marmo, di cui possediamo solo la testa,
databile intorno al 610 a.C, proviene dalla necropoli di Dyplon e doveva
fungere da statua funeraria, essa richiama i tratti della scultura attica arcaica. Le
dimensioni della statue dovevano essere di circa 250-300 cm, ha un volto
allungato e ovale, una fronte alta, occhi a mandorla e sopraciglia arcuate; i
capelli sono raccolti in trecce e fermati da un nastro, elemento decorativo che
richiama il privi