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MATTEO LUCCHETTI SARA VERONESE
Il genere Abies è dato da un certo numero di taxa, che si distribuiscono variamente lungo tutto il bacino del
Mediterraneo. Queste specie sono tutte interfertili, ovvero se si coltivano insieme due specie diverse,
producono una specie fertile. Questa diversità si è generata poiché Abies Alba, durante i picchi di
glaciazione, è migrato meridionalmente e dopo l’assestamento del clima è tornato a colonizzare il centro
Europa, crescendo in ambienti con climi diversi. Quindi ogni piccola popolazione, a seconda del luogo, ha
subito mutazioni per adattarsi ed è quindi andato incontro a speciazione, creando nuove specie. Abies Alba
e Abies Cephalonica sono tornati poi in contatto e hanno creato degli ibridi.
MA, il concetto biologico di specie dichiarava che due specie diverse non possono essere fertili tra
loro. In questo caso, però la posizione geografia non rende possibile la riproduzione tra molte di
queste specie sebbene esse possano potenzialmente riprodursi. Potrebbero anche conisderarsi
Sottospecie.
Lezione 3 – 02/03/18
La speciazione improvvisa o simpatrica è associata all’origine improvvisa di una nuova forma (associata ad
un nuovo genoma) all’interno dell’areale di una data specie. Il risultato è una o più nuove specie dislocate
in maniera puntiforme all’interno dell’areale della specie madre (da qui la definizione di simpatrica). Le
mutazioni genomiche (soprattutto la poliploidia) sono spesso alla base di questo fenomeno.
Abbiamo visto che la diversità origina delle discontinuità che permettono di delimitare delle unità di
diversità. Simpatrica: condividono almeno inizialmente la stessa “patria”, hanno lo stesso luogo di origine.
Le mutazioni
I meccanismi primari che conducono all’esistenza di genomi diversi sono le mutazioni:
geniche – puntiformi, relative a una o poche coppie di geni alleli
cromosomiche – interessano frammenti di cromosomi (delezione, duplicazione, inversione,
traslocazione)
genomiche – vanno a coinvolgere interi genomi o porzioni significative dei genomi. Il fattore di
variabilità più importante per l’evoluzione dei vegetali. Vi sono:
1. poliploidia – moltiplicazione del genoma di base (artioploidi: 2x, 4x, 6x etc. o perissoploidi:
3x, 5x, 7x etc.). Mutazione che coinvolge in toto il genoma e cambia significativamente i
rapporti tra alleli, cromosomi, nucleo. Negli uomini può essere letale, mentre nelle piante
può indurre speciazione genomica.
Specie diploide con 12 cromosomi nello sporofito, 2n =12/n= 6
se è diploide la singola copia di genoma ha 6 cromosomi, per far capire che è diploide, e
non per esempio tetraploide, si aggiunge un altro simbolo.
Esempio: 2n = 2x = 12.
X= numero cromosomico di base, ovvero il numero di cromosomi che caratterizza una
singola copia del genoma cromosomico. Lo stato diploide è l’unico possibile dove n = x.
Esempio: 2n= 4x = 12.
In questo caso x = 3 e n = 6. Il numero cromosomico gametico è sempre la metà dei
cromosomi dello sporofito di partenza, ma x è 3 perché si parte da un organismo con 4
copie di genoma.
n: numero cromosomico gametico
2n: numero cromosomico zigotico
x: numero cromosomico di base. Nei poliploidi sarà sempre un numero più piccolo di n.
MATTEO LUCCHETTI SARA VERONESE
2. aneuploidia – il numero dei cromosomi non è multiplo esatto del genoma di base ma ne
diverge per una o più unità cromosomiche in eccesso (iperploide) o in difetto (ipoploide).
Deriva da mutazioni cromosomiche stabilizzate.
3. aploidia – dimezzamento del corredo cromosomico. Rara e difficilmente osservabile in
natura (importante per l’uomo). Le piante terrestri hanno tutte ciclo ontogenetico
apodiplonte, lo sporofito ha 2n cromosomi e il gametofito ha n cromosomi. Se producesse
uno sporofito con n cromosomi, avrebbe subito un processo di aploidizzazione. L’
aploidizzazione può avere un interesse applicativo per l’uomo nel caso in cui si presentino
due alleli di cui uno spinge ha una produzione maggiore di una certa sostanza, mentre
l’altro spinge ad una produzione minore, aploidizzando e creando un solo cromosoma
l’uomo può indurre ad una produzione maggiore di una sostanza di cui è interessato.
Le mutazioni genomiche portano alla variazione del numero cromosomico che, a differenza di quanto si
registra negli animali, nelle piante frequentemente può variare anche all’interno della stessa specie. Tali
variazioni (soprattutto la poliploidia) interessano il 50 – 70 % delle piante con fiore ed il 95 % delle felci.
Infine, riportiamo la possibile presenza dei cosiddetti cromosomi B (= cromosomi accessori) che di norma
sono più piccoli dei normali cromosomi (“cromosomi A”), spesso sono più piccoli e non presentano
centromero e quindi variano a caso anche nell’ambito delle cellule uno stesso individuo. Possono anche
verificarsi casi in cui poliploidia, aneuploidia e presenza di cromosomi B siano in vario grado associati.
Si possono distinguere due tipi di poliploidia:
1. Autopolipoloidia: risultato della mutazione genomica si hanno 2 copie dello stesso genoma di
partenza, è una replicazione in numero maggiore di 2 del genoma di partenza. Se il genoma di
partenza fosse AA (diploide) se autopoliploidizza, diventa AAA (triploide), oppure AAAA
(tetraploide).
2. Allopoliploidia: i genomi coinvolti nella poliploidizzazione sono diversi in partenza, cioè
precedentemente all’evento di poliploidizzazione si ha un evento di ibridazione. Per esempio, due
specie X e Y, si ibridano e nella prima generazione avranno ancora un assetto diploide con i
cromosomi combinati tra una specie e l’altra. Se l’individuo, probabilmente sterile, risultato
dell’ibridazione, raddoppia il corredo cromosomico è allopoliploide, avrà un genoma di una specie
parentale sommato all’altro genoma dell’altra specie parentale.
Autopoliploidia:
Plantago media (diploidi solo nella porzione
meridionale dell’areale) il grosso della
distribuzione si ha in Europa. Andando a
mappare l’assetto cromosomico di questa
specie, dove:
le popolazioni risultate diploidi (2n= 2x=
▲sono
12 cromosomi)
sono le popolazioni risultate autotetraploidi
■
(2n= 4x= 24 cromosomi)
pochissimi, sono popolazioni dove alcuni
△
individui erano risultati diploidi e altri
autotetraploidi.
La distribuzione è varia, ed è stata interpretata
come una specie che durante la glaciazione
quaternaria, con l’abbassarsi delle temperature
MATTEO LUCCHETTI SARA VERONESE
era migrata forzatamente verso sud con la sua forma originaria diploide, e quindi aveva trovato delle aree
di rifugio nelle zone marginarie verso est o nelle principali penisole europee, che in generale hanno un
clima più temperato. Finite le glaciazioni, tramite uno o più eventi di poliploidizzazione si sono originati dei
citotipi autopoliploidi che sono risultati più efficienti e più adatti a colonizzare le zone centro europee
lasciate vuote ma che erano tornate ad essere disponibili e colonizzabili. Nel centro nord Europa infatti si
trovano solo autopoliploidi che sono risultati più vincenti rispetto ai diploidi, che risultano confinati nelle
zone orientali e meridionali. L’autopoliploide, nonostante il genoma di partenza sia lo stesso del diploide,
risulta più adatto perché con alleli diversi di alcuni geni, in copie multiple cambia significativamente le
modalità di espressione genica e quindi risultare più adatti. Dal punto di vista fenotipico è quasi impossibile
riconoscere gli autopoliploidi dai diploidi, perché l’aspetto generale della pianta è lo stesso, anche se
analizzando il volume del nucleo, avendo il DNA raddoppiato, esso dovrebbe essere aumentato rispetto ad
una cellula diploide, però non è detto che si riesce a quantificare e a misurare l’aumento di volume del
nucleo. Invece, guardando le cellule epiteliali o soprattutto gli stomi, non potendo aumentare lo spessore,
si può osservare, a volte, un allungamento che è più facile da vedere, rispetto ad un ingrossamento del
nucleo. L’osservazione delle cellule somatiche è uno strumento che
può essere utilizzato per il riconoscimento degli individui poliploidi,
oppure le misurazioni del granulo pollinico.
Dactylis glomerata (gigantismo somatico): esiste sottoforma di più
citotipi: diploidi, tetraploidi, esaploidi…
Andando ad esaminare le cellule di guardia degli stomi, si possono
trovare misure diverse.
1) Individui diploidi: cellule stomatiche da 22 a 35 micrometri,
con picchi tra 26 e 38 micrometri
2) Individui tetraploidi: cellule stomatiche variano tra 30 a 46
micrometri, con picchi tra i 38 e i 40.
Allopoliploidia:
Fenomeno che prevede l’unione di genomi diversi, quindi con un fenomeno di ibridazione a monte, che
porta ad un genoma nuovo che è in pratica la somma dei genomi di partenza. Questo tipo di poliploidia,
come impatto evolutivo, è ancora più importante perché può portare alla affermazione di nuovi individui.
Prendendo autotetraploide, al momento della meiosi si formeranno delle quartine di cromosomi, che si
distribuiscono in modo irregolare e, quindi potrebbero dare problemi al termine della meiosi. Potrebbero
dare ad esempio un individuo sterile.
Partendo, invece, da un ibrido essendo sterile non ha l’omologo e non fa meiosi, ma raddoppia il suo
corredo genomico, così può trovare l’omologo e può terminare la meiosi e quindi riprodursi.
Specie diverse, cromosomi diversi. AA x BB
Si ibridano, un parente da A, set cromosomico singolo del suo genoma (AA) e un parente da B, un
set cromosomico singolo del suo genoma. (BB)
L’ibrido di prima generazione (f1) ha un cromosoma AB. Quando prova a fare la meiosi nessuno
trova omologhi con nessuno, perché sono genomi diversi.
L’individuo sterile, subisce mutazione genomica con poliploidizzazione, subisce un raddoppiamento
del proprio cromosoma genomico, e acquisisce coppiette di omologhi del genoma A e coppiette di
omologhi del genoma B.
Il risultato è la riuscita della meiosi perché si formeranno un certo numero di bivalenti.
MATTEO LUCCHETTI SARA VERONESE
Galeopsis tetrahit (specie
spontanea “ottenuta”
anche
sperimentalmente).
La prima dimostrazione
sperimentale che gioca
l’alloploidia, relativo
all’esperimento che fece
Muntzing usando
Galeopsis pubescens e
Galeopsis Speciosa, e
queste specie erano
entrambe diploidi con 16
cromosomi (2n =2x= 16),
con geno