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Estratto del documento

La cultura è olistica (globale) perché è il risultato di relazioni che legano le conoscenze degli ambiti

specifici.

La cultura non è assegnabile ad una regione, uno spazio o un territorio rigidamente definito: le

persone si spostano. Le migrazioni, gli esodi e le diaspore assumono una dimensione tale nel

mondo contemporaneo per cui non possono essere ignorati.

Capacità di immaginare: immaginazione di mondi diversi.

Quando si emigra, per una propria sicurezza culturale e psicologica, si cercano altre persone che

condividano la stessa religione, modi di vivere e così via. Gli emigrati si uniscono attorno al mito

della loro cultura. Nel ricordo si migliorano le situazioni del passato.

Quando tornavano, si trovavano spaesati perché nel frattempo la loro terra era cambiata e non

riuscivano ad adattarsi al nuovo cambiamento.

Gli esodi e le diaspore non portano alla scomparsa di una cultura, ma alla sua manifestazione.

Con l'emigrazione, l'esperienza nel nuovo paese si sovrappone alla mia appartenenza e si

modifica per una parte. La cultura si reinventa.

Critiche al concetto di cultura:

Malinowski (padre del funzionalismo britannico)

Hanners:

• La cultura è appresa, acquisita nella vita sociale

• Il concetto di cultura è qualcosa di altamente integrato: deve essere visto come un tutto

• Mobilità e mescolanza di popolazioni

La cultura viene intesa come un "pacchetto" caratteristico ed appartenente a territori specifici: non

si parla più di cultura ma di culture: si tende quindi alla comparazione.

La diversità culturale viene rappresentata come un mosaico. La gente circola con i propri

significati: le persone non sono un elemento neutro.

Concetto di cultura:

• Capacità di simbolizzazione della specie umana: modo di dare senso al mondo

• Stato di inventività ed invenzione tecnologica

• Entità sociale autonoma e complessa

• Sistema di simboli, segni e significati propri a società diverse

Bronislaw Malinowski (1884): antropologia britannica.

Indigeni del Pacifico occidentale: selvaggi. La madre gli fece conoscere l'antropologia.

Giunse in Inghilterra nel 1910 e fu finanziato per terminare gli studi. Partecipò ad un convegno a

Melbourne; partì poi per la Nuova Ghinea per la sua prima esperienza sul campo: la popolazione

di Mailu. Si rese conto che non aveva un quadro generale perché non partecipava alla vita

quotidiana.

Andò poi nelle isole di Toibrand nel 1915 nel villaggio di Maracana: qui ebbe inizio la sua carriera

di etnografo.

Cibo; riparo; riproduzione: funzionalismo.

La soddisfazione dei bisogni richiede e sviluppa una serie di capacità per garantire una

cooperazione organizzata. Egli attuò un'osservazione cum partecipe.

Kula: andare.

Cerimonia di scambio che avviene tra un anello di isole che comporta elaborate e pericolose

spedizioni. Lo scopo è quello di tornare con qualcosa di prezioso: collane o bracciali che poi

vengono venerati.

Le collane vengono scambiate in senso orario, mentre mi bracciali in senso antiorario:

incrociandosi, vengono scambiati. Questa cerimonia richiede mesi di preparazione ed infine gli

oggetti vanno ai capi supremi.

Si rese conto che anche il sesso doveva essere visto in un contesto più ampio.

Libri: argonauti del Pacifico Occidentale; sesso e repressione sessuale tra i selvaggi; etica e vita

sociale dei selvaggi.

Morì improvvisamente di infarto dopo aver iniziato da poco il lavoro sul campo in Messico.

La meta finale che un antropologo non deve dimenticare è quella di diffondere il punto di vista del

popolo di un paese.

I cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni riguardano: la crescita di reti e di corporazioni

transnazionali; le nuove tecnologie di informazione e di comunicazione che hanno contribuito ad

"un'intensificazione della compressione spazio/temporale" che ha avuto un impatto disorientante e

distruttivo sulle pratiche politico-economiche; un aumento vertiginoso degli spostamenti, delle

migrazioni, dei viaggi internazionali con conseguenti e parallele trasformazioni nella vita sociale e

culturale della maggioranza dei gruppi umani.

Essendo polacco, dopo lo scoppio della guerra egli era considerato un nemico e gli fu vietato il

ritorno in patria: diari scritti in una situazione di immobilità geografica.

Antropologia della contemporaneità: c'è una mancanza di prospettive future che ci inchioda nel

presente. Dall'economia si è passati alla finanza: il mondo finanziario è un mondo virtuale mentre

quello economico era reale.

Due possibili punti d'arrivo: globalizzazione o localismo esasperato.

La diffusione delle informazioni digitali non produce il processo di omogeneizzazione per la forza

della difesa delle proprie conoscenze.

Processo di indigenizzazione: quando la popolazione locale entra in contatto con popolazioni

dominanti, prendono parte a cose che sono stati costretti ad accettare in quanto dominati e le

elaborano: rielaborazione del processo esterno. Questo processo è l'aggiunta, l'interpretazione di

informazioni da parte degli indigeni che poi viene rimessa in circolazione.

Presentarsi autonomamente al mondo attraverso queste rielaborazioni.

Come si utilizza lo spazio oggi?

Lo spazio riguarda un dato naturale ma non è percepito nello stesso modo da tutte le popolazioni

ed incide sul modello educativo: esistono però delle vie di fuga dalla realtà.

Velocità di comunicazione e di movimento: posso essere in più posti in poco tempo; questo

influisce sul mio modo di percepire il mondo.

I mezzi elettronici mettono in connessione diretta i localismi e la globalizzazione: forniscono

materiale per poter scegliere tra il tradizionale o il locale ed il nomadismo virtuale.

Jean Loup Amselle: antropologo francese africanista.

Afferma che non c'è possibilità di etnie e quindi di meticciato. Lui parla di meticciato originario

perché non c'è una razza pura: la nostra origine è già interetnica, interculturale e geograficamente

mobile.

Le logiche meticce sono l'altra faccia delle logiche classificatorie.

Amselle non crede nell'esistenza dello scambio, secondo lui esiste un sincretismo originario

culturale.

I mezzi elettronici mutano l'ambiente che ci circonda ponendo gli uni accanto agli altri "localismi" e

"globalizzazioni", mescolano a piene mani tradizioni e innovazioni, danno agli individui e ai gruppi

innumerevoli materiali per poter vivere l'ansia del radicamento e l'ebbrezza del nomadismo.

Tuttavia quello che è importante sottolineare è che la pervasività dei mezzi di comunicazione, il

loro penetrare nelle nostre abitazioni, il loro infiltrarsi nelle nostre abitudini, introduce nella nostra

vita la trasversalità dei progetti sociali.

Nell'unione tra globale e locale nascono i concetti di delocalizzazione (spostamento dal proprio

luogo di origine – emigrazione) e rilocalizzazione.

Delocalizzazione: allontanamento dal luogo geografico di origine; trasferimento di persone

culturalmente formate. Momento di turbamento seguito da un processo di ricollocazione che

implica il coinvolgimento delle persone locali.

Quando c'è una delocalizzazione c'è anche una trasformazione di conoscenze ed uno scambio di

significati: relazione.

Una delle soluzioni fu il melting pot: convivenza di culture differenti. Questa teoria fu un fallimento

perché le disuguaglianze continuarono ad esistere lo stesso.

L'etnografo, sul campo, rappresenta questi richiami alla delocalizzazione e ricollocazione.

L'interconnessione del mondo favorisce un mosaico culturale, un "villaggio globale" (McLuhan).

Questi nuovi concetti devono essere costantemente testati con i fenomeni sociali per valutare la

loro pertinenza. Con tutte le precauzioni epistemologiche collegate a questa nozione,

l'antropologia della contemporaneità è più delicata e sperimentale dell'etnologia classica.

Bisogna tener presente che i cambiamenti avvenuti fino ad ora, influenzano la metodologia.

Sguardo da lontano (Lévi-Strauss): distanza che si richiede all'etnografo per poter comprendere

ciò che ci dice l'altro. Non ha senso provare a diventare l'altro.

Il metodo resta la condivisione.

Gli antropologi utilizzavano nei loro testi il "presente etnografico": la ricerca antropologica è

qualitativa, non si fanno sondaggi ma interviste reali.

Gli ambienti locali sono costruiti attraverso delle forze culturali regionali, nazionali e transnazionali

multiple. Ciò che noi troviamo è il risultato di apprendimenti. Questo porta autori come George

Marcus (1995) a sviluppare il concetto di etnografie multi-situate.

Deterritorializzazione e ricollocazione: processi che formano le persone.

Cosa distingue il modo con cui gli antropologi studiano la vita degli uomini?

L'elemento privilegiato della ricerca sono le relazioni. L'antropologia è dunque lo studio integrato,

artistico e comparativo delle conoscenze dell'uomo che vive in società.

L'antropologia non deve fornire risposte al posto degli interessati, ma formulare delle domande

insieme a loro, elaborare insieme una riflessione ragionata sui problemi posti dalla crisi mondiale e

sul pluralismo culturale, ossia l'incontro delle lingue, delle tecniche, delle conoscenze.

L'antropologia deve offrire strumenti di indagine che possono essere utilizzati contro

l'acculturazione – ovvero l'imposizione di modelli non propri.

Nella realtà, i confini vengono "spostati" violentemente, ignorando le persone che vivono al loro

interno.

Il condurre "tagli" in varie direzioni, tenendo conto di diaspore, emigrazioni, turismi di tutti i tipi,

sembrerebbe eliminare il concetto di confine; d'altro canto vi sono momenti in cui proprio le

diaspore, le emigrazioni, le ribellioni ripropongono confini più forti che mai. Ma le differenze sono

soggette a fluttuazioni, perché l'umanità non rimane ferma ed ancorata. Esse si possono

ricomporre, per poi riaprirsi in altro modo, in relazione a eventi per i quali le differenze sembrano

essere completamente cancellate (in realtà ci sono ma ad un livello non provocatorio).

La forza di un confine diventa motivo di conflitto interno.

Il fenomeno migratorio (fenomeno di nomadismo) è alla base della questione di confine. La nuova

proposta di confini non è solo una difesa, ma anche l'attribuzione di status, di ruoli, da cui deriva

addirittura il tipo di accoglienza e di vita che si riceve.

Ad ogni deterritorializzazione corrisponde una ricollocazione – o riterritorializzazione. Callari;

Galli.

Simboli: tutto ciò che apprendiamo, anche senza che ci venga spiegato, lo

Dettagli
A.A. 2017-2018
33 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessicabardelloni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Combi Mariella.