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LUCREZIO:

È un “tipo” di materialismo che non crede agli dei (vedi De rerum natura) perché non distingue la religione dalla superstizione. Questa visione darà vita ad un settore lucreziano, presente nell’antichità. Lucrezio riprende l’epicureismo, che predicava distacco (siamo solo materia), materialismo e che la religione fosse frutto della paura, paura che sarebbe stata sfruttata da qualcuno che voleva comandare sugli altri: saranno, tra l’altro, le posizioni tipiche dell’ateismo settecentesco.

POLIBIO:

Il libro VI delle Storie è considerato capitale per il pensiero politico moderno. Nacque dopo la vittoria di Pidna (22 giugno 168 a.C.) per la necessità di studiare il popolo conquistatore romano. Polibio riesce a vedere le cause globalmente con un atteggiamento pragmatico, riuscendo così a narrare la storia in maniera concreta. In questo è molto diverso da Erodoto o Tucidide, più antropologizzanti.

menopragmatici.Il passo letto in classe, estratto del libro VI, spiega la religione a Roma: per Polibio i romani avrebbero creato un sistema politico fondato sul sacrificio per la patria, e quindi in questo senso una mera superstizione, un "teatro". La sua visione della religione infatti la ritiene una guida per il popolo, uno strumento inventato, in cui non c'è posto per il problema della verità o del suo contrario, del senso o della trascendenza: c'è spazio solo per una concezione meramente politica della religione. È, dunque, una religione al servizio dello stato.

CICERONE:

Cicerone è di fondamentale importanza per il liberalismo politico e religioso europeo di età moderna. Aveva un atteggiamento contraddittorio di fronte alla religione romana. Non era un epicureo, in quanto considerava la religione una componente dello stato. Ciononostante ha un atteggiamento eclettico vicino allo scetticismo lontano dall'idea di

religione come verità assoluta. Nel De divinatione usa la tecnica del dialogo per prima prendere posizione a favore della divinazione, dopo per smentirla. Infatti nel De haruspicum responsis sostiene che la religione è un insieme di regole interpretate dagli uomini (posizione diversa da quella che sarà cristiana, che non crede che la religione sia solo un insieme di regole).

La religione, lungi dall'essere quindi un contenitore di verità assolute, serve a tenere insieme la società, cosa che sosterrà anche Tito Livio.

TITO LIVIO: è importante perché primo a scrivere una storia romano centrica attraverso un discorso politico che deve costruire una identità e cantare della grandezza romana. Da qui ricava la visione religiosa. Livio parla della religione sempre in termini esteriori (soprattutto relativi alla ritualità): Dei che se onorati fanno andar bene le cose pubbliche (diverso dalle religioni rivelate, dove Dio non interviene,

Cosa importante perché è una delle differenze fondamentali fra le religioni rivelate e quelle pagane), mostrando così tutta l'esteriorità del culto.

In questo modo insiste, quasi ossessivamente, nella necessità di rimanere fedeli alla istituzione della religione nel suo aspetto cerimoniale.

Quest'ultimo punto ci porta a capire che c'è un diffuso sincretismo religioso nella sua opera (ma anche nell'antichità stessa) che era funzionale alla dimensione politica, che non accetta l'esclusivismo religioso (il famoso tempio al dio sconosciuto): "Abbiamo trasportato a Roma divinità straniere, e ve ne abbiamo fondate di nuove" (Ab urbe condita).

La religione è quindi così un insieme di riti per tenere assieme la convivenza civile: in questa misura lo spazio religioso si allarga in maniera inclusiva, per cui si esclude il problema di verità preferendogli quello di pubblicità.

ERODOTO: dà inizio

alla concezione binaria. Mostra come gli dei siano traducibili da una cultura ad un'altra. Nei suoi testi emerge la natura umana degli dei. TACITO: uno storico senatorio che si scaglia contro la tirannide imperiale. La Germania è la prima grande etnografia dell'antichità: Germani come popolo di uguali e di liberi, per questo non vinciamo. Quando parla di religione attua lo stesso procedimento di Erodoto: gli dei sono traducibili in quanto pubblici, politici. Antichità - Primo Cristianesimo: breve excursus biblico. L'ANTICO TESTAMENTO fu scritto dagli ebrei in ebraico. Secondo la visione tradizionale il Pentateuco (primi cinque libri) sarebbero stati scritti da Mosè (1200-1300 a.C.), mentre gli studi più recenti ne postdatano la scrittura sostenendo che come si presenta oggi è frutto di un'opera di sistematizzazione del IV-V secolo a.C. (intorno alla ricostruzione del tempio di Salomone). In quest'opera di sistematizzazionesarebbero stati messi assieme testi antichi anche diversi tra di loro. Il NUOVO TESTAMENTO fu scritto in greco (la lingua veicolare dell'epoca, quella dell'ellenizzazione). Marco (60 d.C.) ne è il più antico redattore, Giovanni il più recente (90 d.C.). Il testo più antico dovrebbe essere una lettera di San Paolo. La differenza fra i tre vangeli sinottici (Marco, Matteo, Luca) e quello di Giovanni è che i sinottici si possono vedere assieme (raccontano la vita di Gesù), mentre Giovanni filosofeggia. Ci sono, in verità, diversità anche nei sinottici: Matteo scrive come un giudeo che si rivolge ad altri giudei, Luca scrive come un seguace di San Paolo che si rivolge ai gentili, ai pagani. Inoltre Matteo (1.1) e Luca (3.23) danno due genealogie di Cristo differenti: quella di Matteo è fatta allo stesso modo degli scritti antico testamentari e sostiene che Gesù è discendente di Davide; quella di Luca fauna

Genealogia al rovescio: invece di scendere risale da Gesù per arrivare ad Abramo (infatti la genealogia risale, non scende).

La differenza fondamentale dal CORANO è che questo testo è scritto attraverso dei precetti, mentre la Bibbia è un racconto di una storia: ad esempio l'Antico Testamento è la storia del popolo ebraico, non ci sono precetti.

In generale, il ruolo della scrittura, specialmente nel primo cristianesimo, ebbe un ruolo più che centrale.

Su di un punto, però, sembrano fare una affermazione non dimostrabile, relativamente alle domande come identificare Dio, come e perché credergli, basandosi sull'affermazione "perché ci ha parlato" (tramite il testo sacro, di qui la sua centralità).

È su questa base che i filosofi del Seicento europeo svilupparono l'idea che il testo biblico non è al di sopra di ogni discussione, in quanto affermazione indimostrabile razionalmente.

Dagli strumenti dell'uomo e quindi mero atto di fede. La vittoria del cristianesimo significò quindi conquista di Roma e della cultura antica e quindi di riassumere e riproporre in forma nuova questa cultura (la famosa questione della cristianizzazione di Roma, e non della "classicizzazione" del cristianesimo) - vedi Sant'Agostino. Era quindi una forte carica anticulturale, che si basava sulla "semplicità di cuore" - la fede - che portava (e porta tutt'ora) a credere di avere la verità perché è parola di Cristo e non parola umana. Sarà su questa base anticulturale che i vari movimenti riformatori, giocando sulla contrapposizione fra le idee, i dogmi, le credenze, le cerimonie, ecc. che non riguardano la fede - non sono cose presenti nel Vangelo - e quest'ultima che proporranno il ritorno alla parola originaria di Cristo, quindi alla presunta semplicità (ad es. Erasmo da Rotterdam).

Nell'Elogio). Fu dopo il 313 che ci fu, pur sempre da una posizione di sudditanza per la cultura classico-pagana, un fenomeno di reciproca influenza culturale, per cui il cristianesimo assunse alcune caratteristiche "romane."

MINUCIO FELICE: il suo dialogo è un punto di passaggio che mette a confronto pagani e cristiani, anche se la religione pagana è espressa per bocca cristiana, perché infatti vuol far emergere la paradossalità di questo modello, criticandolo perché non contiene verità ma è solo uno strumento politico.

TERTULLIANO: cartaginese, è stato un apologista cristiano molto importante per la suo tono fortemente polemico delle discussioni con i pagani. È uno degli scrittori più aggressivi. Nel testo della lezione ha più un atteggiamento difensivo: il principio del diritto dei cristiani di professare la loro religione. Riprende anche il tema del sincretismo. Su queste basi si chiede perché

considerano la sua religione un crimine, visto che ha un Dio più grande, e chiede libertà di adorazione, motivando che altrimenti sarebbe un crimine di religiosità: se permettete agli altri di adorare, perché a noi no? (riprende il sincretismo). Solo ai cristiani, sostiene, viene impedito il culto dicendogli che non è il Dio dei romani, cosa cui replica dicendo: è vero, è il Dio di tutti gli uomini. Riprende quindi il sincretismo per far partire la critica. Importante: per Tertulliano non si nasce cristiani (p.41), ma lo si diventa attraverso il testo perché li è la ragione di tutto. Nel suo libro contro gli eretici (p.97) attua un grande attacco alla cultura pagana, riprendendo le lettere paoline: è anche questa una versione della carica anticulturale del primo cristianesimo per abbattere la (forte) cultura pagana. Tertulliano sostiene infatti che i cristiani non hanno bisogno di curiosità (=di sapere) dopo.lottando per la loro sopravvivenza. Fu un retore e un avvocato pagano convertito al cristianesimo. Nel suo scritto "Contro i pagani", Arnobio critica la religione pagana e difende la fede cristiana. Sottolinea l'irrazionalità delle credenze pagane e la superiorità della fede cristiana basata sulla ragione e sulla verità. Arnobio sostiene che la religione pagana è solo un insieme di superstizioni e miti senza fondamento, mentre il cristianesimo è la vera religione rivelata da Dio. Critica anche la pratica dei sacrifici pagani e la venerazione degli idoli, sostenendo che sono solo forme di idolatria. Arnobio invita i pagani a convertirsi al cristianesimo e a abbandonare le loro credenze false.avere una vittoria imminente. Questo gli permise di non scrivere un apologeticum ma un libro contro la
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Publisher
A.A. 2019-2020
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Daniele.1992 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Bizzocchi Roberto.