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Definiamo di seguito alcuni elementi importanti legati all’economia sommersa e
all’economia criminale.
Economia Sommersa di mercato: attività di produzione di beni e servizi che,
pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al
fenomeno della frode fiscale e contributiva del Pil, ossia fenomeni associati alla
sotto-dichiarazione del fatturato (evasione) e all’impiego del lavoro nero.
Economia Sommersa non di mercato: attività che non trovano riscontro in
transazioni quali il volontariato o il lavoro domestico.
Economia informale: attività produttive legali svolte su piccolissima scala, con
organizzazione minima e rapporti di lavoro basati su relazioni personali o
familiari, non regolate da contratti formali (ad esempio la commercializzazione
di prodotti provenienti dagli orti familiari)
Economia Criminale: attività di produzione, scambio e consumo di beni ritenuti
illegali dall’ordinamento giuridico e pertanto non soggetti a poter essere
utilizzati una volta sequestrati. La legge 109/96 consente invece la confisca e
l’utilizzo a fini sociali dei beni e proventi rivenienti dall’attività illecita.
Nel 2014 L’Istat, recependo le nuove regole di calcolo del Pil introdotte dal Sistema
europeo di calcolo (Sec 2010, ha ricalcolato il Pil a partire dal 2011 includendo una
serie di attività illegali quali gli stupefacenti, la prostituzione, il contrabbando di
1
droghe.
Complessivamente, per il 2011, il Pil italiano a prezzi correnti è aumentato quasi 59
miliardi di euro, passando da 1579.9 miliardi a 1638.9 miliardi di euro (+3.7%). Le
attività illegali hanno incrementato il Pil dell 0.9%: droga per 10.5 miliardi,
2
prostituzione per 3.4 miliardi, contrabbando per 0.3 miliardi di euro. Nel 2012
l’incremento è stato di oltre 61 miliardi (+3.9%) e nel 2013 di quasi 59 miliardi
(+3.8%).
1 La nuova metodologia prevede anche una serie di cambiamenti sulla contabilizzazione delle spese di ricerca e sviluppo
(ora sono spese di investimento e non più costi intermedi come nel precedente sistema contabile), delle spese per
scambi
armamenti (anche queste sono considerate spese di investimenti e non costi intermedi), sulla registrazione degli
con l’estero per le merci da sottoporre a lavorazione.
2 http://www.istat.it/it/archivio/131780 ‐ http://www.istat.it/it/archivio/131097 1
Dal punto di vista del Governo italiano, l’incremento del Pil ha permesso di
migliorare il rapporto Deficit / Pil così rilevante in sede Europea. Dall’altra, essendo
aumentato il Pil, crescono anche i contributi che il paese deve versare all’Europa (tali
contributi sono in proporzione al reddito nazionale prodotto).
Se nel caso dell’economia sommersa e informale non vi possono essere dubbi di
natura concettuale affinché tali attività vengano incluse nel calcolo del PIL (i
problemi sono di natura metodologica, ossia di stima), diverso è il caso
dell’economia criminale.
Riportiamo di seguito le spiegazioni di natura tecnica (economia positiva) riportate
dal Presidente dell’Istat e una riflessione, tra le tante, di perplessità su questa scelta.
Cominciamo dunque con una sintesi delle informazioni fornite durante l’audizione
dell’08 ottobre 2014 del Presidente dell’Istat, prof Giorgio Alleva, da parte della
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre
associazioni criminali, anche straniere.
L’inclusione delle attività illegali risponde al criterio dell’esaustività stabilito in
ambito europeo e ha l’obiettivo di accrescere la comparabilità internazionale delle
stime consentendo, tra l’altro, l’utilizzo del reddito nazionale lordo ai fini del calcolo
delle risorse proprie Ue. Tuttavia, coerentemente con quanto deciso a livello europeo,
l’ambito di osservazione di queste stime è limitato alle attività di prostituzione, al
commercio di sostanze stupefacenti e al contrabbando di tabacchi lavorati. L’insieme
preso in considerazione è quindi circoscritto e i metodi di stima impiegati sono
finalizzati alla stima di quegli specifici fenomeni. Tali metodi non consentono di
misurare il volume d’affari delle organizzazioni criminali o l’insieme di operazioni
economiche (legali o illegali) riconducibili a questo tipo di operatori. I dati di base
utilizzati sono di natura pubblica ma non provengono da rilevazioni della statistica
ufficiale che, sino ad ora, non ha affrontato la misurazione diretta di queste attività. In
generale, poiché le attività illegali sono praticate da soggetti con forti incentivi a
occultare il proprio coinvolgimento, sia come produttori sia come consumatori, le
relative stime sono affette da un margine di errore decisamente superiore a quello che
caratterizza altre componenti del Pil.
La stima si basa, laddove possibili, su indicatori di domanda. In questo caso le stime
considerano prevalentemente informazioni relative agli utilizzatori finali del bene o
servizio illegale e ai loro comportamenti di consumo. Se non disponibili, vengono
utilizzati indicatori di offerta, stimando il valore della produzione a partire da
informazioni sulle unità produttive coinvolte o sulle merci sequestrate. 2
Stupefacenti: La stima degli aggregati relativi al traffico di stupefacenti è ottenuta
con un approccio di domanda, che parte da informazioni sui consumatori e le quantità
consumate. Un’analisi preliminare sulle peculiarità del mercato interno ha consentito
di definire l’Italia come un paese prevalentemente importatore di stupefacenti, con
una significativa quota di ri-esportazione legata alla collocazione geografica ed
all’operare di soggetti che effettuano tale commercio. Una volta stabilita la
dimensione del mercato interno si è stimato il valore delle importazioni, delle
esportazioni e della spesa per consumi finali delle famiglie tramite assunzioni
riguardanti il grado medio di purezza delle sostanze, la quota di riesportazione e i
prezzi di riferimento.
Prostituzione: Il valore dei servizi di prostituzione è ottenuto a partire da indicatori
di offerta sul numero delle prostitute (distinte per luogo di esercizio: in strada,
appartamento, locali notturni) alle quali vengono attribuiti un numero di prestazioni
giornaliere, un numero di giornate lavorate (che determinano il numero complessivo
delle prestazioni offerte) e i prezzi praticati. Le informazioni utilizzate per queste
stime provengono da associazioni private di volontariato e assistenza (Gruppo
Abele), da ricerche promosse dalla Commissione Europea, dai dati sulle statistiche
giudiziarie e da studi specifici di ricercatori universitari che hanno analizzato il
fenomeno in realtà locali. Le stime prodotte, pur essendo coerenti con le
raccomandazioni di Eurostat, presentano un notevole margine d’incertezza.
Contrabbando: Per stimare il valore economico del contrabbando sono stati
utilizzati indicatori di offerta. In questo caso, la quantità di merce disponibile per la
domanda interna è stata calcolata a partire dai dati sui sequestri, utilizzando
assunzioni sia sulla capacità di contrasto del fenomeno da parte delle forze
dell’ordine competenti, sia sulla quota di merce in transito.
Le attività illegali nel loro complesso contribuiscono alla formazione del valore
aggiunto del 2011 per circa 14,3 miliardi di euro, con un’incidenza dello 0,9% sul
prodotto interno lordo dell’economia italiana. In termini di consumi, la spesa delle
famiglie per l’acquisto di prodotti e servizi illegali si attesta a circa 17,0 miliardi di
euro, con un peso dell’1,7 per cento sul complesso dei consumi finali.
Sommando l’apporto diretto delle attività illegali e quello dell’indotto, l’effetto totale
dell’inclusione dell’economia illegale nel sistema dei Conti Nazionali è stimato in
circa 15,5 miliardi di euro di valore aggiunto, con un incidenza di poco inferiore
all’1% sul prodotto interno lordo totale 3
L’impatto quantitativo dell’inclusione di queste attività sul Pil e sul Reddito
Nazionale, analizzato per alcuni paesi, varia da 0,1-0,2% in Francia, Germania e
Danimarca fino allo 0,7-0,9% in Italia, Regno Unito, Portogallo e Spagna.
Queste differenze sono determinate oltre che da elementi di natura sostanziale,
soprattutto da aspetti di carattere normativo e metodologico. Infatti, in diversi paesi
alcune delle attività considerate erano già parzialmente o totalmente incluse nelle
stime delle grandezze di contabilità nazionale in quanto legali e regolamentate. Ciò
riguarda ad esempio la Germania, dove non vi è stata alcuna stima specifica per la
prostituzione, e i Paesi Bassi, dove tanto la prostituzione che la vendita al dettaglio di
droghe leggere erano già conteggiate per la parte legale e le nuove stime hanno
incluso la componente sommersa e la sola quota illegale in senso stretto. 4