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Ma il fatto che sia stato definito popolare non vuol dire che i testi in lingua vernacolare fossero con comprensibili a

tutti, poiché in realtà la linea di confine tra il vernacolare scritto e il registro classico non era così rigida e fissa:

la lingua classica di romanzi militari di epoca Qing era arricchita da espressioni vernacolari, mentre i testi vernacolari

contenevano spesso prestiti dal cinese classico.

Quindi in Cina era diffusa questa lingua ibrida: semiclassica, semivernacolare.

Pratiche di studio e di lettura

I Tredici classici erano considerati gli insegnamenti dei saggi e per questo venivano studiati come materia d’esame

degli esami imperiali.

I Quattro Libri della dinastia Yuan in poi vennero considerati come il nucleo dei Tredici Classici, e venivano prima

imparati a memoria dagli studenti a cui poi veniva gradualmente spiegato il significato attraverso commentari promossi

dallo stato.

I commentari promuovevano una sorta di dialogo con il testo originale (in quanto al suo interno interrompono la lettura)

e allo stesso tempo guidavano l’interpretazione del lettore.

Molto diffuse anche le immagini a corredo del testo:

- shangtu xiawen (immagine all’apice e testo sotto)

- guantu (immagini raggruppare all’inizio del testo che aiutano il lettore a capire ciò che è scritto nel testo)

Nella tradizione cinese un ruolo importante lo ha ricoperto:

Chaoben -> testo manoscritto o copiato a mano, che ha resistito a lungo anche dopo la diffusione della

stampa per vari motivi:

- per l’arte calligrafica

- i collezionatori di libri preferivano una versione scritta a mano senza errori rispetto alla versione stampata

- la povera gente che non si poteva permettere di compare un libro lo prendeva in prestito e poi lo ricopiava

- nel contesto Buddhista copiare un testo conferiva meriti

- limitavano la circolazione di conoscenze tecnico-scientifiche

Ruolo e governo nell’editoria

Dalla dinastia Song in poi, il governo ha ricoperto un ruolo attivo nell’editoria attraverso la pubblicazione di codici e

statuti, calendario ortodosso, registri necessari alle operazioni burocratiche.

Molti studiosi dell’editoria cinese dividono l’industria in 3 parti:

- guanke (ufficiale)

- cike (privata)

- fangke (commerciale)

Durante la dinasti Ming i principi erano importanti editori,

ma i testi da loro prodotti erano relativamente pochi (250/350 titoli).

Il governo promuoveva la stampa dei Classici, cronache storiche, dizionari a livello provinciale che poi venivano

distribuiti nelle scuole per garantire un’educazione uniforme e ortodossa.

Questi interventi del governo miravano anche a tenere sotto controllo gli scritti con la censura, ma a differenza di

quanto accadeva in Europa non avveniva prima della pubblicazione, ma quando il testo era già in circolo.

L’inquisizione letteraria fu molto efficace durante i Qing, durante il regno di Kangxi e Qianlong, che non volevano si

diffondesse il mal contenuto nei confronti della popolazione Manciu, ma non furono comunque in grado di limitare la

circolazione di novelle immorali e licenziose.

Gli autori erano comunque molto preoccupati per la pirateria editoriale

su molti libri era scritto fangke bijiu “la ristampa è proibita”, ma di fatto il codice legale non garantiva tutela ad autori

ed editori, cosa garantita invece in Europa.

Il concetto di autore si sviluppa in seguito.

L’autore poteva avere vari compiti e partecipare in vari modi alla scrittura dell’opera:

- pingxuan (selezione critica)

- jiaoding (corrigenda)

- zengshi (addenda)

- canyoue (lettura e correzione)

Quarta settimana secondo semestre

Affermazione della stampa in Cina

Studiosi cinedi ed occidentali sono d’accordo nell’affermare che la stampa divenne dominante con i Song settentrionali

(960-1126), grazie ai progetti di stampa e alle pubblicazioni del governo.

Nacquero centri di stampa a Kaifeng, Hangzhou, Nanjing, da questa proliferazione di libri derivò il diffondersi

dell’acquistare libri anziché impararli a memoria.

Uno studioso Cherniack (un politico e avvocato canadese), afferma che anche se la produzione di libri stampa durante i

Song era prolifica, nella biblioteca imperiale e in quelle private c ‘erano per la maggior parte manoscritti.

Quindi, forse la “vittoria” del libro sul manoscritto va posticipata ai Ming.

Infatti anche lo studio sulla stampa cinese (condotto da Inove Susumu), evidenzia che tra i Song Meridionali e gli Yuan

c’è un aumento di titoli stampati, poi un calo fino alla metà dei Ming e poi un’impennata verso la fine del XV secolo.

Mc Dermott afferma che per provare a spiegare la storia del libro si focalizzerà sulla regione Jiangnan (rive meridionali

dello Yangzi), regione dove ci sono testimonianze di diffusione e prezzi dei libri, che

potevano variare del 600% a seconda di dove venivano prodotti.

[Joe P. McDermott ha un grande interesse per la storia sociale, economica e culturale cinese, soprattutto durante le dina-

stie Song, Yuan e Ming (1000-1700). Ha studiato la storia dell'arte e la storia dei libri di questi periodi, ma si è concen-

trato sulla storia sociale ed economica della Cina, inizialmente nelle zone rurali, ma negli ultimi anni sempre più sulle

istituzioni commerciali e finanziarie della Cina tarda imperiale.]

Durante i Song i centri di stampa più prestigiosi erano Hangzhou, Jiangyang e Chengdu.

Quest’ultima (Chengdu), durante la metà del XIII secolo è stata distrutta dalle scorribande mongole.

I letterati sono il tipo di lettori e scrittori presi in considerazione poiché gran parte della nostra conoscenza riguardo ai

libri esistenti e ai loro contenuti è grazie alle loro collezioni private:

la più grande esistente all’epoca era sicuramente la Biblioteca Imperiale che all’inizio conteneva quasi

13000 juan (rotoli) , ma nel 1015 molti di questi bruciarono in un incendio.

Nel 1041 il numero dei rotoli ammontava a quasi 40000 juan, purtroppo però caddero nelle mani dei Jiu che nel

frattempo riuscirono nell’impresa di conquistare il Nord della Cina, così i Song si trasferirono a Sud e dovettero

ricominciare da zero e nel 1142 (i Song), offrirono ricompense e pezze di seta a coloro che avrebbero presentato i loro

libri rari per permettere la copiatura.

Nel 1220 la Biblioteca imperiale contava quasi 60000 juan

Durante i Song Meridionali erano famose due collezioni:

1) di Ye Mengde: che i commentatori Song stimavano intorno ai 100.000 juan;

ma probabilmente non era vero, perché egli stesso parlava di 20.000 juan

2) di Chen Zhensun: che ammontava a quasi 50000 juan

[studiosi e poeti Cinesi della Dinastia Song]

I titoli più presenti erano:

- i 13 classici con i relativi commentari

- lo che consisteva quasi in 9000 juan

Nel 1177 la collezione più importante era nella Biblioteca Imperiale e consisteva in un 60% di manoscritti e solo l’8%

di libri stampati.

Dalla testimonianza di Lou Fang (1193) sappiamo che i libri non erano ancora molto diffusi, lo diventarono in seguito

ed egli diede vita alla propria collezione prendendo in prestito le opere che poi provvedeva a copiare.

Tra il II e il III secolo a Jiangyang e a Chengdu tra i privati si diffuse l’usanza di stampare i classici, sutra Buddhisti e

manuali per studenti e così gli stampati divennero più diffusi della controparte manoscritta.

Nel XIII secolo a causa dell’invasione mongola (dinastia Yuan), ci fu un arresto della crescita economica nella regione

dello Yangzi, ma la diminuzione della produzione libraria avvenne sotto i primi Ming.

Si diceva infatti che a quel tempo le tavolette incise per i libri esistessero solo nell’università imperiale e rimasero

pressocchè utilizzate fino al XV secolo.

Le cause del declino della produzione del libro sono molteplici, come:

- le conseguenze della guerra

- carenza del legname

- il primo imperatore Ming era sospettoso dei letterati

- cambio del ruolo di Hangzhou nel 14 secolo *

*Fino al XIII secolo Hangzhou era stata il centro culturale della Cina grazie alla presenza di numerosi studenti e

funzionari per cui la richiesta di libri stampati era alta.

Nel 1276 però Hanzhou e i Song meridionali caddero sotto la forza mongola e la capitale venne spostata a Beijing che

divenne anche il centro culturale.

Sotto i primi Ming ritornò l’usanza di copiare a mano le opere, il che però comportava una diminuzione della

circolazione di quest’ultime e rendeva quindi più difficile l’accesso al sapere:

basti pensare a Ye Sheng (1420-74), uno dei più grandi collezionisti di libri del basso Yangzi, che impiegò quasi 20

anni per completare la sua collezione delle opere di Sima Guang (storico, funzionario e politico della dinastia Song).

Questa scarsa diffusione dei libri era dovuta anche all’atteggiamento dei confuciani, i quali intendevano che il sapere

fosse contenuto in un gruppo ristretto come i classici confuciani e i commentari di Zhu Xi e quindi promuovevano solo

la produzione di questi.

Questa situazione rimase pressocchè invariata fino al XVI secolo quando Suzhou e Nanjing divennero due importanti

centri di stampa: incrementarono la produzione e la diffusione di libri, fiorirono così le librerie e bancarelle ed

esportarono i libri nelle altre città.

Questo fiorente commercio letterario però non arrivò al Nord, dove era diventato veramente difficile comporre i libri.

L’ascesa della stampa sul XVI secolo

Quando la stampa arrivò in Europa, soppiantò subito manoscritti.

Mentre in Cina ci vollero quasi otto secoli.

Le probabili cause della diffusione del libro stampato furono:

- progetti di stampa variati dal governo

- diffondersi del sistema degli esami

- diminuirsi della censura

- calo del costo della carta: sotto i Song e gli Yuan costava molto, tanto che gli stampatori erano molto spesso costretti

a riciclare la carta stampando su entrambi i lati del foglio

Il calo del costo della carta è probabilmente accompagnato al calo del prezzo dei blocchi intagliati.

Infatti grazie alla testimonianza di Li Xu (1505-1593), sappiamo che c ‘era una notevole differenza di prezzo tra i

manoscritti e gli stampati: da ragazzo comprava 20/30 fogli manoscritti al costo di 2 o 3 wen, le stesse pagine

stampate gli sarebbero costate 140 wen.

Probabilmente la pratica di intagliamento già di per sé aveva un costo molto elevato, che diminuì solo nella metà del

XVI secolo con l’introduzione di un pennello tagliante che facilitava l’intaglio, per usarlo non si dovevano avere grandi

abilità e ridusse quindi notevolmente i costi della pratica.

A Nanjing e a Suzhou si svilupparono dei centri d’artigianato che sopperirono alla richiesta dei letterati esteti di una

bella calligrafia e delle immagini nei testi e alla fine del XV secolo con l’aume

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/21 Lingue e letterature della cina e dell'asia sud-orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mi.na.23 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sinologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Corsi Elisabetta.