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ESPERIMENTO SKINNERIANO:
è l’apprendimento cosiddetto operante, perché in questo caso, l’animale soggetto all’esperimento
sfrutta una tendenza naturale dell’animale a fare una determinata cosa. Come succede spesso
nella scienza Skinner non ha tentato molto, ma un suo predecessore, aveva già sperimentato una
gabbia. L’apprendimento skinneriano è un apprendimento per prove ed errori, in cui l’animale fa
qualcosa per caso e riesce a fare una determinata associazione anche se questa non è latente.
La gabbia usata era molto grande perché gli esperimenti venivano fatti con dei ratti: i ratti venivano
messi a digiuno dentro la gabbia, che aveva un sistema di trampolini e un anello. L’anello se tirato
agiva sulla serratura e quindi la apre. Il ratto viene messo dentro e ci viene lasciato
tranquillamente: siccome è a digiuno, ha fame e quindi è motivato a cercare un uscita. Per caso,
incrocia l’anello con una zampa e si apre la gabbia. Quando dopo qualche giorno viene rimesso
dentro la gabbia avrà capito che se aziona l’anello, la gabbia si apre. Questo è un bell’esempio di
come gli animali possono associare una determinata azione con quello che è il premio.
Il ratto è motivato ad uscire perché sa che fuori gli viene dato da mangiare e quindi, per qualcosa
che è stato fatto per caso, abbiamo la corrispondenza di un premio.
Skinner modificò la gabbia in un modo più tecnologico e mette una chiave. Se noi mettiamo dentro
un topo molto esploratore e affamato, questo si muove e per caso prende la chiave che fa cadere
una pallina di cibo nel contenitore.
Il topo quindi arriva a prendere la chiave e continua a farsi arrivare il pezzetto di cibo: fare
l’associazione è un problema di tempo in questo caso, ma evidentemente si instaura un processo
associativo che porta poi l’animale a mettere in moto quello che ha imparato. L’animale quando p
messo dentro può risolvere un problema, ma non è che l’associazione avviene subito, deve
passare del tempo, quindi ci sarà un incremento molto lento all’abilità della soluzione al problema
che gli viene posto, ma dopo qualche ora che è dentro comincia a capire che se tocca in quel
punto arriva il cibo, quindi la risposta cresce e l’associazione è avvenuta. Anche in questo caso gli
animali possono essere testati ancora e un animale che ha imparato ad avere il cibo molte volte in
questo modo, se ritestato dopo un giorno non partirà da zero ma partirà dalle parti alte del
diagramma e assocerà praticamente subito.
In entrambi i casi abbiamo l’instaurarsi di un’associazione che viene instaurata in due modi molto
diversi, nel senso che il cane sta fermo, mentre nel secondo l’animale si dà da fare. Il meccanismo
centrale che si instaura comunque è sempre un condizionamento. Se noi siam consci che si parte
da due metodi diversi ma si arriva comunque ad un condizionamento possiamo chiederci, a livello
del cervello, se i due meccanismi sono uguali o no. Quello che succede a livello del cervello
dell’animale è la stessa cosa, anche perché ci sono determinate cose che ci fanno molto
assomigliare i due comportamenti: per esempio se tutte le volte che presento ad un cane un
determinato stimolo gli sollevo la zampa, poi quando vede quel determinato stimolo solleva da sé
la zampa, quindi ha capito che deve sollevare la zampa. Un altro esempio a proposito è quello del
piccione, che viene molto usato negli esperimenti skinneriani.
Se noi vediamo il comportamento del piccione nel caso che il premio sia del cibo o dell’acqua, lui
pigia nella chiave col becco in due modi diversi, quando ha capito che il rinforzo può essere o il
grano o dell’acqua: nel caso che il premio sia un granello lui ha la bocca aperta perché attiva lo
stesso comportamento di quando mangia, quando invece deve avere come premio dell’acqua
allora si comporta come quando beve (becco chiuso). Quindi è come dire che l’animale è
condizionato ad avere un certo premio piuttosto che un altro e agisce di conseguenza. Quindi in
questo c’è un dubbio che i meccanismi che si innestano con il pavloviano e lo skinneriano sono gli
stessi.
Gli esperimenti di condizionamento sono noti come strumento per capire molte cose e soprattutto
con la skinner box si possono fare vari esperimenti per avere informazioni di tipo sensoriale,
potenzialità di associazione, ecc…, quindi questo è uno dei meriti del metodo skinneriano.
Ad esempio, in un esperimento abbiamo la classica gabbia di skinner con dentro un piccione e ci
sono 3 piccoli schermi: nella finestra di mezzo vengono presentati una serie di figure e il piccione
viene allenato a vedere quel tipo di stimolo. Quando lo vede premerà sulla chiave e avrà il cibo. Ad
un certo momento tutti e 3 gli schemi si illuminano e mentre al centro erano state proiettate
determinate figure, mentre la seconda volta vengono illuminate solo le due colonne di figure
laterali.
Le figure delle colonne laterali sono rovesciate di 45° o 180° quindi il piccione deve far capire allo
sperimentatore se ritiene uguali o diverse le immagini che gli vengono proiettate. Quindi una volta
imparato lo schema centrale che poi si spegne e rimangono le colonne laterali, per ottenere il cibo
lui deve piggiare sulle laterali e non sulla centrale. Ed effettivamente il piccione è in grado di
indicare se la figura è uguale, inclinata e rovesciata.
Vediamo che le varie figure che possono essere presentate sono anche abbastanza complesse,
ma in ogni caso lui deriva la risposta giusta.
Anche dal punto di vista applicativo, con questi esperimenti sono tantissime le cose che si possono
capire quando rientrano nelle stimolazioni sensoriali, per esempio di per sé se associamo uno
stimolo con una stimolazione nocicettiva, si possono ottenere bei risultati.
In America i coyoti, tempo fa, mangiavano moltissime pecore nei greggi, quindi se si prendeva una
pecora e le si faceva un’iniezione di cloruro di litio, che fa stare molto male, e i coyoti mangiavano
le carcasse ripiene di cloruro di litio, poi quando vedevano una pecora, non la mangiavano più ma
scappavano per non star male. Anche questo è un buon risultato.
Certamente anche chi fa degli studi in queste maniere deve fare in modo che non si creino grossi
guai o reazioni che l’animale può riconoscere nocicettivo altrimenti è inutile. Dev’essere invece,
qualcosa che funzioni per accumulo e che non scateni il riflesso condizionante, perché se si dà
qualcosa che dopo poco fa morire un animale, gli altri la stessa cosa che ha mangiato il compagno
non la mangiano più.
APPRENDIMENTO COMPLESSO:
Sono tipi di apprendimento di varia natura che determinano comportamenti con un alto valore si
sopravvivenza.
Un comportamento complesso abbastanza importante è il food storing, che soprattutto le gazze,
le nocciolaie e i passeriformi sanno mettere in campo questi animali si creano delle riserve di cibo
sotto forma di semi, che sotterrano e poi possono ritrovare come incremento alla loro dieta
soprattutto durante l’inverno.
La nocciolaia quindi va in giro a raccogliere molti semi e li infila in una tasca orale, che si rigonfia,
poi le nocciolaie fanno dei buchi per terra, in genere alla base degli alberi, e infilano i semi che poi
ritappano e di cui ogni tanto anche si dimenticano e rigerminano. Questi animali infatti sono di
aiuto anche per il rinnovamento dei boschi.
Tuttavia il fatto che se ne dimentichino è un evento abbastanza eccezionale perché magari
qualche animale muore e il suo tesoro non viene più scoperto.
In alcuni esperimenti che ha fatto un ricercatore americano, che ha studiato molto il food storing,
erano state fatte delle voliere su cui pavimento c’erano una serie di buchi. Questi potevano essere
riempiti di sabbia e l’animale poteva conservare la sua riserva di semi. Poi veniva tolto e rimesso
dopo qualche giorno, quando tutti i buchi erano stati ricoperti di sabbia. E si contava se lui era
capace di ritrovare quelli che contenevano i semi oppure no. Si è andati a vedere se tra due
ghiandaie e una nocciolaia c’erano delle differenze: effettivamente ci sono e in particolare una
specie di ghiandaia era particolarmente brava a ritrovare il buco coi semi dentro.
La nocciolaia di Clark e la Pinyon jays sono quelle che in natura dipendono di più, in inverno, dal
cibo messo da parte, quindi c’è un buon confronto tra quelle che sono le abitudini naturali della
specie e la capacità di orientarsi e ritrovare posizioni simili dove avevano nascosto il cibo. Questo
è un comportamento complesso che ammette di ricordare la posizione del buco rispetto ad una
serie di reperi esterne.
Quindi è importante capire la sensorialità degli animali per capire quali possono essere le fonti di
informazione di questi meccanismi comportamentali.
Un altro comportamento complesso è il cosiddetto apprendimento latente.
L’apprendimento latente è l’imparare un qualcosa che non serve subito ma che può servire in un
secondo momento, ricordandosi determinate serie di reperi che provengono dal paesaggio.
Un buon esempio è quello della vespa scavatrice di Timbergen, che già conosciamo.
Un altro comportamento complesso è l’apprendimento intuitivo.
L’apprendimento intuitivo si differenzia profondamente da quello che è l’apprendimento per prova
ed errore ed è il seguito di una potenzialità di astrazione e di sintesi che possono avere gli animali
in determinate condizioni. Il piccione che sta dentro la gabbia di Skinner e che becca ovunque e in
quel momento becca sulla chiave è sempre qualcosa che fa per prova e per errore. Ci sono invece
dei comportamenti in cui l'animale è capace di vedere quello che lo circonda rimanendo
assolutamente indietro e un attimo dopo mettere in moto un determinato comportamento che è
indice di una sintesi astrattiva. Questi esperimenti si fanno bene soprattutto coi primati e fanno
riferimento alla soluzione di piccoli problemi che possono essere molto importanti per i primati.
Una banana appesa al soffitto è inarrivabile per la scimmia, però nella stanza in cui sono le
scimmie ci sono delle casse, allora senza nessun tipo di prova preliminare, vediamo che ad un
certo momento, una scimmia va, impila le casse, sale sopra e si mangia la banana.
Questo è un comportamento che ammette un’astrazione di vedere cosa succede se le casse
vengono messe una sopra l’altra, aspettare e poi metterlo in pratica.
Se io metto una banana fuori dalla gabbia in cui stanno le scimmie e metto nella gabbia un paio di
bastoni che si possono impilare l’uno nell’altro, vedo che inizialmente la scimmia