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C.
essicazione non deve superare i 40° Dopo l’essicazione deve essere svolta una
cernita o a mano o attraverso macchine vagliatrici in modo da eliminare eventuali
pezzi di api o sporco. Il polline viene conservato in recipienti di vetro o sacchi di
plastica per alimentari e deve essere stoccato in un luogo asciutto e protetto da
parassiti (è anche possibile surgelare subito il polline appena raccolto).
Propoli:
Sostanza gommosa, resinosa, balsamica raccolta sulle gemme e sulla corteccia di
piante e viene utilizzato per chiudere le fessure dell’alveare (in modo da eliminare
anche lo sviluppo di microorganismi) e per levigare e disinfettare le cellette che
conterranno le uova. La propoli viene raccolta nelle ore più calde della giornata dalle
api bottinatrici: l’ape rigurgita enzimi specifici che le servono per il distacco della
propoli dalla pianta raccogliendola nelle cestelle (per evitare che le zampe si
appicchino fra di loro volano con le zampe divaricate). In alveare altre api puliscono
dalla propoli la bottinatrice.
La raccolta del propoli avviene in diversi modi:
- Per raschiatura grattando la propoli attaccata al legno dell’alveare.
- Raccolta con rete: vengono selezionate famiglie produttive e viene posta una
rete metallica o in nylon distanziata dal coprifavo. I fori della rete vengono
chiusi con la propoli dalle api quindi la rete viene asportata e raffreddata per poi
raccogliere la propoli stessa. Con questo metodo si possono raccogliere 200/300
g di propoli all’anno per colonia.
Caratteristiche della propoli:
- Colore: dipende dalla pianta da cui l’hanno raccolto;
- Odore: in funzione delle resine presenti nella propoli;
- Sapore: dolce o acre-amaro;
- Consistenza: friabile a basse temperature, malleabile a temperature di circa 30°
C e appiccicosa a temperature maggiori di 30° C; fonde a circa 65-70° C.
- Solubilità: bassa in acqua ma alta in alcol etilico.
Proprietà terapeutiche:
- Antibatteriche: contro diverse specie di Salmonella, Bacillus Escherichia coli e
Paenibacillus larvae.
- Antivirali: azione diretta contro alcuni tipi di virus;
- Anestetizzanti: azione più potente della cocaina ma non è tossica;
- Cicatrizzanti: stimola la ricrescita cellulare e la rigenerazione dei tessuti;
La propoli può essere estratta in soluzione alcolica.
Pappa reale:
La pappa reale è una sostanza di origine animale ed è prodotta dalle ghiandole
ipofaringee e mandibolari di alcune api nutrici. Ha colore biancastro, odore
pungente e sapore acido. La pappa reale viene utilizzata per nutrire le larve nei primi
giorni di vita e per nutrire la regina per tutta la sua vita (permette alla regina di
sviluppare gli ovari). La pappa reale viene estratta dalle celle reali con produzione di
300 mg per cella: la produzione “naturale” consiste nell’aprire un alveare e raccogliere
direttamente la pappa dalle celle reali presenti; con la tecnica dell’innesto, invece, le
larve di un giorno vengono raccolte con l’utilizzo di un coglilarva, collocate sul fondo di
pupoline artificiali poste in serie su stecche in zone orfane dell’alveare (o in un alveare
senza regina) permettendo una raccolta della pappa reale dopo 72 ore. È quindi di
difficile produzione e ha una conservazione molto limitata (6 mesi o 2 anni se
congelata).
Problemi:
- Qualità: per aumentare la produzione, gli alveari vengono alimentati in modo
forzato con sostanze zuccherine e proteiche (in Cina anche con antibiotici);
- Tracciabilità: mancano ancora norme esplicite che definiscano cos’è, come deve
essere prodotta e il luogo d’origine della pappa reale;
- Mercato: prezzi d’importazione della pappa reale molto bassi (100 €/kg) e quindi
produrre pappa reale italiana può risultare sconveniente. Inoltre alcuni apicoltori
rivendono la pappa reale d’importazione come propria.
Ecologia:
Piante e insetti si sono evoluti insieme: si sono coevoluti tanto che sembra che le
angiosperme siano comparse per la presenza degli insetti o viceversa. Sia piante che
insetti presentano numerosi adattamenti: per esempio, i fiori presentano i nettari che
contengono il nettare, hanno fiori con forme particolari in modo da attirare gli insetti o
per aiutarli nella raccolta del polline, il colore del fiore che può essere captato dagli
insetti, l’odore che dipende dal metabolismo secondario della pianta che genera
sostanze riciclate per ulteriori funzioni come la comunicazione chimica fra la pianta
stessa e i suoi pronubi.
La domanda è: perché le piante dovrebbero adattarsi alla presenza degli insetti? La
risposta è semplice: le piante guadagnano dalla presenza dei pronubi (insetti
impollinatori) la fecondazione incrociata: con i vari adattamenti la pianta rende
possibile e più efficiente il trasferimento di polline fra le piante attraverso gli insetti e
molti insetti apoidei tendono ad insistere a raccogliere il polline sempre su piante della
medesima specie rendendo possibile la fecondazione incrociata anche con una certa
precisione.
La fecondazione incrociata è di fondamentale importanza in quanto senza di questa
l’autofecondazione, che sarebbe l’alternativa, causerebbe nel tempo la scomparsa
degli organismi eterozigoti e provocherebbe il rischio che alleli recessivi dannosi
vadano in omozigosi provocando danni. La fecondazione incrociata è quindi una
chiave per l’adattamento variabile all’ambiente. Ovviamente, esistono altri sistemi
di impollinazione come l’impollinazione anemofila ma l’impollinazione entomofila
ha il vantaggio della precisione ed è quindi necessario produrre meno polline da
parte delle piante.
La pianta ha interesse a investire risorse derivanti dalla fecondazione incrociata e di
conseguenza il frutto, che serve a facilitare la fecondazione, è diverso se è avvenuta
la fecondazione incrociata o no: per esempio, in lampone se è avvenuta la
fecondazione incrociata il frutto sarà più sviluppato rispetto a quello dove è avvenuta
l’autofecondazione. La fecondazione da parte degli insetti è quindi fondamentale per
tutte le piante con fiori e ancora più importante, per le piante coltivate che
necessitano degli impollinatori: ¾ delle colture importanti per l’alimentazione umana
necessitano di impollinatori animali (1/3 della nostra alimentazione deriva dagli
impollinatori).
Esistono circa 200.000 specie di impollinatori animali fra mammiferi, uccelli e insetti.
Fra gli insetti 4 ordini principali sono impollinatori: ditteri, lepidotteri, coleotteri e
imenotteri. Fra quest’ultimi la superfamiglia più importante è quella degli apoidei
che comprende circa 20.000 specie di api. Caratteristiche principali degli apoidei:
- Sono aculeati;
- Presentano degli adattamenti per la raccolta del polline;
- Presentano tutti una proboscide più o meno lunga;
- Presentano peluria ramificata importante per trattenere i granuli pollinici;
Esempi di apoidei:
- Megachilidi: presentano aspetto simile a quello di un ape con testa più grande,
corpo scuro e addome rossastro. Sono rappresentati dalle osmie, o api solitarie.
- Bombi: a primavera vengono fuori delle regine fecondate in cerca di nettare e
polline che usano per rifornire dentro un nido, tipicamente sotterraneo, alcune
celle di cera (orcioli) che loro stesso costruiscono e dove depongono le uova. Da
questi orcioli vengono fuori le operaie che iniziano a bottinare e a costruire
nuove celle rendendo libera la regina di passare il tempo ad ovideporre. Alla fine
dell’estate nasceranno femmine e maschi che potranno essere fecondate e con
l’inizio dell’inverno la colonia morirà per ricominciare la primavera successiva.
Possono essere utili e persino migliori delle api nell’impollinazione di specifiche
piante (es. pomodoro) data la lunghezza elevata della loro ligula.
- Api: la comunicazione delle api le rendono molto più efficienti nella raccolta del
polline e la vegetazione adeguata viene sfruttata in modo più efficiente. Grazie
alle danze, inoltre, lo sfruttamento delle risorse è molto maggiore e le rende più
capaci di sfruttare la vegetazione più lontana dell’alveare e più dispersa. Le api
sono così efficienti che possono causare danni a impollinatori selvatici come
bombi e api solitarie.
Le api e gli altri organismi animali:
Il parassitismo è lo stile di vita più diffuso sul pianeta e le api sono ospiti di molti
parassiti e persino di qualche predatore. I nemici delle api possono essere
classificati in modi diversi a seconda di:
- Stadio di sviluppo delle api;
- Degli agenti patogeni;
- Altro;
Seguendo la classificazione rispetto agli agenti patogeni fra i nemici troviamo microbi,
artropodi e vertebrati.
Microbi:
Fra i microbi troviamo i batteri come Paenibacillus larvae larvae che è l’agente
causale di una malattia detta peste americana: il suo ciclo biologico comprende una
germinazione che dà luogo a delle spore che possono essere ingerite dalle larve delle
api e, una volta raggiunto l’intestino, possono germinare e migrare insediandosi
dentro il corpo dell’animale dando luogo a setticemia causando la morte dell’ospite, a
seguito della quale i batteri producono spore propagando l’infezione. Se la larva è
infetta cambia colore diventando dapprima gialla e poi marrone guadagnando anche
una consistenza vischiosa. Le larve si infettano da ape ad ape attraverso la pulizia di
covate morte, da alveare ad alveare a causa dell’apicoltore quando usa strumenti
infetti o miele contaminato, a causa di saccheggi o riunione delle famiglie.
Tra i microbi un altro patogeno sono due specie di funghi: Nosema apis e Nosema
ceranae. Le spore entrano nell’intestino germinano e penetrano nelle cellule della
mucosa intestinale dove vengono prodotte nuove spore che verranno espulse con le
feci dell’ape quando le cellule intestinali si rompono. Si notano feci diarroiche su
predellino e pareti dell’arnia per quanto riguarda N. apis mentre si ha il collasso della
colonia quando si tratta di N. ceranae. Il contagio avviene attraverso gli escrementi
quando le api adulte svolgono la pulizia, a causa di saccheggi o utilizzo di materiali
contaminati da parte dell’apicoltore. Le concause possono essere i lunghi periodi
trascorsi nell’alveare senza voli di purificazione a causa delle temperature (è un
problema soprattutto in primavera).
Esistono 20 virus fra cui: DWV (virus delle ali deformi), SBV (virus della covata a
sacco), ABPV, IABPV, BQCV (virus della cella reale nera), KBV (virus del kashmir),
CBPV. Il virus delle ali deformi ha forma icosaedrica di circa 30 nm con un genoma
formato da un RNA+ single-strand e ha distribuzione globale (apparenteme