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L'antropologia e le altre scienze dell'uomo: Antropologia e Sociologia
Tradizionalmente l'Antropologia viene considerata la scienza dell'uomo e la Sociologia la scienza della società; ma se l'uomo vive in una società che, tra l'altro, non esiste senza altri uomini, ecco che le due discipline inseguono la stessa finalità: si dedicano allo studio dell'uomo nella società. Tuttavia ciò non toglie che esistono differenze reali fra le due discipline, relative soprattutto all'oggetto e ai procedimenti d'indagine.
L'antropologia, fin dalla sua comparsa, ha avuto come oggetto del suo studio le società "primitive" che, attraverso il colonialismo, incontrava sulla sua strada (metà '800); dal canto suo, la sociologia è nata nello stesso periodo per studiare la società industriale. Da queste due prospettive nasce la distinzione operata dal sociologo tedesco Tonnies.
quella fra comunità e società, poi ripresa da Duekehim nella formula solidarietà meccanica/solidarietà organica. Queste due forme costituiscono l'oggetto di ciascuna delle due discipline: all'antropologia spettavano le società esotiche caratterizzate da una solidarietà meccanica e dalla semplicità di organizzazione; alla sociologia spettava la società industriale, caratterizzata dalla solidarietà organica e dalla complessità dell'organizzazione. Oggi le cose stanno diversamente: l'antropologia, dagli anni '60 in poi, non studia più solamente le società primitive, visto che si interessa a tutte le forme di diversità e di alterità; del resto la stessa sociologia oggi si pratica anche nei paesi arretrati o sottosviluppati. Allora come si distinguono le due discipline oggi? L'antropologia sceglie delle unità ristrette per poi illuminare laculturali). Antropologia e storia
Fino agli anni '50 la differenza degli oggetti d'indagine sembrava dividere l'antropologia dalla storia (passato storico e società esotiche, ritenute senza storia); tuttavia, a partire dagli anni '60, avviene un progressivo avvicinamento fra le due discipline, grazie ad un loro rinnovamento interno.
Il rinnovamento dell'antropologia è consistito nell'abbandono della classica opposizione fra società primitive e società complesse, e nella scoperta della dimensione storica di ogni società (antropologia storica); il rinnovamento della storia parte dal secondo dopoguerra in poi: grazie alla spinta della scuola delle annales (nome della rivista che pubblicava i lavori di questa corrente), la storia ha finalmente ridefinito il suo campo (interesse per tutte le realtà istituzionali, per le masse, e per i fenomeni sociali), ed ha introdotto nelle sue analisi la lunga durata (fa emergere
le strutture nascoste che sono alla base della società). Sotto l'influenza dell'antropologia, il rinnovamento della storia assume maggior spessore:- il distanziamento, poiché anche lo storico prende una certa distanza dalla realtà storica, mette cioè da parte i valori della propria società per meglio comprendere quelle passate;
- l'interesse per ciò che è marginale, perché anche ciò che è marginale ha influenza sulla storia;
- Il principio di spiegazione: non si tratta più di spiegare il funzionamento di società del passato paragonandole alla società industriale moderna. La storia di ogni società viene ricostruita a partire dai dati oggettivi riscontrabili e senza proiettare su di essi gli ideali ed i valori del presente.
della società del diciannovesimo secolo; invece, a partire dagli spunti dellascuola di annales, l'esplorazione della società pre-industriale non consiste più nel considerarla una società che prepara la nostra, ma come una società altra, diversa.
Antropologia e psicoanalisi
Il rapporto fra antropologia e psicanalisi è quello più modesto fra le scienze umane, e questo appare un paradosso, visto che si affermano insieme (fine '800) ed hanno lo stesso oggetto (l'uomo); la psicoanalisi si ferma all'uomo, l'antropologia si estende alla società. Tutte e due, però, hanno bisogno di interessarsi ad entrambi i livelli (individualità e collettività), poiché l'uomo è un essere sociale ed allo stesso tempo individuale.
L'esempio di Totem e tabù e della teoria freudiana: in Totem e tabù, Freud collega la psicanalisi alla base dell'antropologia.
La storia dell'umanità comincia con l'uccisione del padre da parte dei figli nell'epoca primitiva; la storia individuale degli uomini ripete questo schema universale, al di là della differente storia o cultura.
Secondo la psicanalisi ogni individuo rivive nella propria psiche lo schema del parricidio: la forma che assume questa ripetizione corrisponde al complesso di Edipo, scoperta fondamentale della psicoanalisi, che consiste nei desideri incestuosi per la madre e nell'odio verso il padre. Freud giunge così ad una concezione evoluzionistica che mette in rapporto individuo e società: gli stadi di sviluppo dell'individuo (infanzia, adolescenza, età adulta) sarebbero gli stessi dello sviluppo dell'umanità: anch'essa infatti ha uno stadio primitivo (infanzia), uno selvaggio o barbaro (adolescenza), fino alla civiltà (età adulta).
L'antropologia muove interessanti critiche alla concezione
evoluzionista freudiana: innanzitutto, essa rifiuta ogni rappresentazione lineare della storia dell'umanità; rifiuta poi ogni rigida analogia fra individuo e società, poiché si ignorano le mediazioni di fattori determinanti (economici, storici, politici, sociali ecc.); infine, nega l'universalità transculturale del complesso edipico. La prima vera critica mossa all'universalità del complesso di Edipo è quella di Malinowski, che ha sottolineato la diversità delle culture: per esempio in Melanesia non può esistere il complesso di Edipo perché si tratta di una cultura che ignora la paternità biologica. Tuttavia la figura paterna viene sostituita da quella dello zio, quindi non è detto che il complesso sia assente. La critica più convincente alla teoria freudiana è quella mossa dall'antropologia strutturale di Lévi-Strauss: i rapporti di parentela, più che da fattori biologici,Sono regolati dalle obbligazioni che derivano dalla proibizione; la proibizione dell'incesto varia da una società all'altra. Esso è una regola generale che organizza una società a partire dalle regole dello scambio e della reciprocità fra gruppi. Tuttavia esiste un campo in cui le due discipline si incontrano; o meglio, in cui si incontrano l'antropologo Lévi-Strauss e lo psicoanalista Lacan: quello dell'efficacia simbolica: per entrambi il simbolo rappresenta la base della strutturazione culturale, e non un semplice rapporto fra la cosa simbolizzata e il segno simbolizzante. Per esempio, la magia è stata spesso definita dagli antropologi una pratica inefficace rispetto alla scienza; come disse Malinowski, essa è l'espressione di un pensiero, di una mentalità che non trova un riscontro razionale. La magia, il mito ed il simbolo, allora, venivano viste come forme primarie ed inefficaci del pensiero.
scientifico moderno e razionale. Oggi l'antropologia e la psicoanalisi rimettono in discussione queste prospettive: la magia viene allora vista come qualcosa di non pertinente alla scienza, anzi la sua vera e propria antitesi. La magia è un linguaggio simbolico, un mezzo di comunicazione sociale, non un discorso sulla realtà. Più in generale possiamo dire che la magia agisce in realtà come mezzo per risolvere conflitti sociali o per controllare la società; per esempio, "avere paura della stregoneria" consente di non commettere atti sbagliati nella vita sociale. Altre convergenze fra le due discipline avvengono sul piano della distinzione fra manifesto e latente, fra implicito ed esplicito: entrambe indagano al di là dei significati e dei sintomi apparenti, in modo da decodificare le strutture soggiacenti. Inoltre la psicoanalisi mostra che l'uomo non può essere puramente razionale a causa della sua.complessità psichica; allo stesso modo, l'antropologia dimostra che le società e le culture non agiscono secondo criteri di razionalità. Infine, entrambe si interessano all'alterità: la prima tenta di analizzare il pensiero dell'altro, mettendolo a confronto con il proprio; la seconda tenta di decodificare il discorso dell'altro - che - c'è - in - noi.
Nasce così l'entopsicoanalisi. Georges Devereux, etnologo e psicoanalista, illustra le finalità di questo campo di studi: scoprire come i rapporti sociali ed i comportamenti culturali sono vissuti ed influenzano la loro psiche. Anche in questo caso il modello teorico è quello freudiano, con ripetute sedute di colloquio nelle quali i partner sono coinvolti direttamente. Solo che, a differenza della psicoanalisi, lo scopo dell'etnopsicoanalisi non è la guarigione, bensì l'approfondimento.
della relazione fra osservatore e cultura osservata.- Antropologia e psicologia cognitiva
La psicologia cognitiva, elaborata da Jean Piaget, si riallaccia molto all'antropologia. Lo schema sui metodi di acquisizione del pensiero da parte del bambino, e più in generale dei vari tipi di pensiero (pratico, simbolico, operativo)