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Voce dell’autorità (anchorman, reporter) Voce onnisciente (commento fuori campo)

Intervista (si vede l’intervistato) Titoli o inter-titoli (informazioni scritte)

Discorso indiretto

Incarnato (comunicato da attori sociali) Disincarnato (comunicato dalla tecnica del

film)

Osservazione (le persone vivono la loro vita) Forma del film (il regista comunica attraverso

il montaggio, la composizione, le musiche, gli

effetti e così via. Sta allo spettatore interpretare

come queste scelte lo interpellino).

La voce del documentario è spesso quella di un oratore, o di un regista, che si pone nella condizione

di prendere una posizione o di esporre una tesi riguardo a un aspetto della realtà storica per

convincerci della sua validità. La tradizione retorica fornisce una base a questo modo di parlare e

può utilizzare la ragione o la narrativa, la rievocazione e la poesia, ma lo fa per convincere

l’interlocutore. Il pensiero retorico classico identifica cinque sezioni.

Invenzione (1)

-

L’invenzione si riferisce alla scoperta di prove a supporto di una posizione o di un argomento.

Aristotele propone due tipi di prove che corrispondono alla divisione tra fare appello ai fatti, prove

non creative né artificiali, o ai sentimenti del pubblico, prove creative o artificiali. Aristotele divide,

inoltre, questo secondo tipo di prove in tre tipologie:

1) prova credibile o etica (ethos): genera nel regista, nel testimone, nelle autorità, in tutti,

un’impressione di buona condotta e credibilità morale; 2) prova convincente o emotiva (pathos): fa

appello alle emozioni del pubblico per produrre in esso la disposizione desiderata, mettendo il

pubblico nello stato d’animo o in un atteggiamento mentale adatto per essere d’accordo con

un’opinione particolare (tale prova ha una base nei sentimenti più che nella logica); 3) prova

verosimile o dimostrativa (logos): fa ricorso a un ragionamento o a una dimostrazione reale o

apparente. Queste tre strategie richiedono all’oratore o al regista di seguire le tre “c” del discorso

retorico: essere credibile, convincente e coinvolgente. La sincerità e il senso di intimità di questo

approccio contrappongono un tono drammatico al senso di distaccata oggettività che caratterizzava i

documentari più tradizionali.

Un esempio di approccio più tradizionale allo stile retorico è la trasmissione televisiva di notizie: il

conduttore o il corrispondente in un ruolo opposto a quello del conduttore di talk show, stabilisce

una prova etica basilare, si presenta come una persona onesta e affidabile, priva di pregiudizi

personali o motivi reconditi e puoi essere sicuro che questa persona ti riferirà le notizie senza

distorsioni. Le trasmissioni giornalistiche televisive devono anche convincerci, devono fornire

prove dimostrative attraverso il solito miscuglio di prove reali e apparenti. A differenza del

conduttore che ha un tono imparziale e parla da uno spazio privo di coordinate geografiche, il

reporter è sempre sulla scena e questa convenzione serve a dire: “io ti ho parlato di questo evento

ma, per non farti dubitare, proverò che quello che ho detto è vero chiamando un reporter, che ti

fornirà ulteriori dettagli proprio dal posto in cui il fatto è avvenuto”. I reporter presenti sulla scena

di un evento sapranno la storia vera perché sono lì, fisicamente vicini all’evento stesso. Ciò in cui

crediamo nasce da valori condivisi che a loro volta provengono dalle convenzioni. Tra queste c’è il

modo di rappresentare il mondo all’interno del documentario (il tono sobrio del commentatore, il

fornire prove con le immagini, l’occhio discreto della cinepresa che osserva, le riprese in location e

così via) e anche i modi convenzionali di vedere e pensare il mondo stesso.

Disposizione (2)

-

La disposizione riguarda la struttura delle parti all’interno di un discorso retorico o, nel nostro caso,

di un film, pensata per ottenere il massimo effetto. Un’analisi più completa della disposizione la

mette in parallelo con la struttura a cinque atti della tragedia classica, ma propone una tesi, un punto

di vista, o un’argomentazione, invece che una storia: 1) un’introduzione che attiri l’attenzione del

pubblico; 2) una chiarificazione su che cosa sia ciò su cui si è d’accordo e che cosa va discusso, o

un’affermazione o un’elaborazione della questione stessa; 3) un argomento concreto a sostegno di

un particolare punto di vista; 4) una confutazione che risponde alle obiezioni previste da parte degli

oppositori; 5) un riassunto del caso che convinca il pubblico e lo prepari a una determinata reazione.

Il discorso retorico classico mantiene due caratteristiche.

La prima è l’alternanza di argomenti pro e contro che dà alla retorica la tendenza a porre le

questioni in un contesto “bianco e nero” in cui tutto è giusto o sbagliato, vero o falso, innocente o

colpevole. Ciò contribuisce particolarmente agli approcci del tipo problema/soluzione, al

dibattimento giudiziario che prevede accusa e difesa, o al punto di vista giornalistico che cerca

entrambi i lati di una questione, pur trovando all’interno di essi punti di vista giusti o sbagliati,

buoni o cattivi.

In secondo luogo, i documentari continuano a esibire la classica alternanza tra ciò che si riferisce

alle prove e al pubblico, ai fatti e alle emozioni. Dato che i tipi di argomento affrontati dalla retorica

riguardano sempre questioni di morale e opinione, questo alternarsi ha un senso in quanto permette

al discorso o alla voce del documentario di aggiungere sostanza ai fatti e di collocare i propri

argomenti non nel dominio astratto della logica impersonale, ma in quello concreto dell’esperienza

fisica e dell’avvenimento storico. Gran parte del potere del documentario, e molta della sua

importanza per i governi e altri sponsor istituzionali, sta nella capacità di unire le prove e le

emozioni.

Stile (3)

-

Lo stile facilita la voce del documentario. Gli elementi di stile come la scelta dell’inquadratura, la

composizione e il montaggio, forniscono al regista gli strumenti con i quali parlare al suo pubblico

attraverso una retorica espressiva che è poeticamente potente. Elementi di stile cinematografico

come ripresa, illuminazione, montaggio, recitazione, sonoro e così via, entrano chiaramente in

gioco nei documentari, filtrati dalle forme (diario, saggio) e dai modi (espositivo, riflessivo) tipici

del genere.

Memoria (4)

-

Poiché i film non sono composti da un discorso spontaneo, la memoria viene utilizzata per lo più in

due modi. Prima di tutto il film stesso si pone come un teatro della memoria tangibile. Si tratta di

una rappresentazione esterna e visibile di ciò che è stato detto e fatto; esso può diventare una fonte

di “memoria popolare”, dandoci un senso vivido di come un fatto sia avvenuto in un tempo e un

luogo particolari. Secondariamente la memoria entra in gioco all’interno dei vari modi in cui gli

spettatori utilizzano ciò che hanno visto per interpretare quello che si trovano davanti. Questo atto

di retrospezione può essere cruciale per la formulazione di un discorso coerente.

Esposizione (5)

-

Originariamente l’orazione era una questione di incontro diretto, faccia a faccia, e non una

comunicazione attraverso strumenti di mediazione come la scrittura o il film. Per questo

l’esposizione aveva a che fare con ciò che veniva detto, con il modo in cui veniva detto, e con

l’espressività e la gestualità che accompagnavano il discorso. Tale livello di comunicazione entra

chiaramente in gioco durante le interviste: molta della loro fascinazione sta nel fatto che buona

parte del loro potere emozionale deriva dal modo in cui una persona utilizza il volto e il corpo in

concerto con ciò che sta dicendo. Altri aspetti vitali dell’esposizione sono le idee di eloquenza e

decoro: l’eloquenza può essere considerata un indice della chiarezza di un argomento e della forza

di un richiamo emotivo, mentre il decoro può essere definito come l’efficacia di una particolare

strategia argomentativa, o di un discorso, applicata a un determinato contesto. Come l’oratore dei

vecchi tempi, il documentarista parla di argomenti di valore attuale, propone nuove direzioni,

giudica le precedenti, misura la qualità della vita e delle culture. La voce del documentario è prova

di un impegno con l’ordine sociale e di un punto di vista che guarda ai valori morali a esso sottesi.

Che cosa rende i documentari coinvolgenti e persuasivi? (cap.4)

In ogni documentario ci sono almeno tre storie che si intrecciano: la storia del regista, quella del

film e quella del pubblico. La produzione del film di L. Riefenstahl “Il trionfo della volontà”, per

es., contiene la storia controversa della sua ambizione artistica di realizzare film di grande impatto

emotivo e privi di intento propagandistico, unita alla storia del desiderio, da parte del partito nazista,

di realizzare un film che generasse di esso un’immagine positiva in un momento in cui il suo potere

non era ancora del tutto consolidato e il dominio del partito non era ancora completamente nelle

mani di Hitler. Il pubblico ha avuto reazioni diverse: alla sua uscita, alcuni anni prima della Seconda

guerra mondiale, il film ha vinto premi e ha ricevuto gli apprezzamenti di molti; dopo la guerra, con

la consapevolezza del genocidio perpetrato dal partito nazista, l’ingenua approvazione dell’operato

di Hitler e dei suoi seguaci ha causato molto più shock che entusiasmo. Ogni spettatore si avvicina a

un film con determinati presupposti e aspettative, basati sulle sue precedenti esperienze. Guardare

senza preparazione “Les Maitres Fous” in cui i membri della tribù Hauka entrano in trance e si

trasformano in spiriti Hauka può generare in molti spettatori occidentali sensazioni di repulsione e

nausea. I documentari sfruttano spesso le supposizioni e le aspettative che portiamo con noi, con lo

scopo di creare un collegamento più che di generare repulsione o una proiezione. È questa la base

del fondamentale principio retorico per cui un film è coinvolgente per il pubblico: se un’opera è

capace di attivare le nostre predisposizioni personali e cogliere nel segno di reazioni emotive che

già abbiamo in noi, in riferimento a determinati valori o convinzioni, allora essa accresce il suo

potere emozionale.

I concetti e i problemi di cui parlano i documentari sono quasi sempre astratti e invisibili. Li

possiamo definire a parole ma possiamo filmare solo dei segni e dei sintomi specifici di vita agiata

o degradata, alla quale viene assegnato il concetto di ricchezza o povertà; allo stesso mo

Dettagli
A.A. 2017-2018
22 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro.lora-1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia visuale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pennacini Cecilia.