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La normalità e l'anormalità nella società occidentale

"Invece disturbi senza importanza, come quello provocato dall’introduzione di un granello di carbone in un occhio, causano un autentico supplizio. In certi casi è proprio la mancanza di dolore o addirittura il piacere a essere i sintomi di malattia." Dall’osservazione di Durkheim discende una consapevolezza critica importante: la normalità e l’anormalità non sono essenza ma, appunto "norme" prestabilite, pertanto l’evento della malattia non può essere definito a priori, se non si comprende prima attraverso quali processi sia stata stabilita la norma. Ma qual è la norma? Secondo Basaglia la norma si colloca nel rapporto fra salute ed efficienza, fra il corpo individuale e il corpo sociale, e nella società occidentali, strutturate sul modo di produzione capitalistico, essa riguarda la partecipazione dei soggetti sociali alla vita produttiva come corpi che il sistema produttivo tende ad espropriare i soggetti. Secondo"

de Martino, l'opposizione salute/malattia è una doppiamenzogna, che introduce nell'antropologia una serie di equivoci, di deformazioni e di interpretazioni errate, nella quale non bisogna confondere il sano con il malato. Per uscire dall'impasse, de Martino suggeriva di assumere dunque come criterio per distinguere il sano dal malato non la realtà, ma la realtà storica. Si è sviluppata una riflessione sulla terminologia da utilizzare: nella terminologia dell'antropologia medica anglosassone, indica tre dimensioni della malattia, ovvero: - Illness, è l'esperienza soggettiva del malessere, il vissuto del disagio, lo stato di sofferenza così come è percepito dal soggetto stesso; - Disease, è la definizione biomedica di malattia, la condizione patologica oggettivata come alterazione dell'organismo e denominata in un'etichetta nosologica nei saperi della medicina occidentale in base a segni e sintomi.

interpretati da un punto di vista esterno al corpo del sofferente (lo sguardo diagnostico del medico); Sickness, è il significato sociale dello star male, il ruolo sociale del malato formalizzato all'atto della diagnosi.

Il vantaggio di questa scomposizione è quello di evidenziare in maniera più chiara la complessa varietà dei piani di significato e di azione sociale cui il concetto di malattia rimanda. In più essa consente di evidenziare le contraddizioni di una definizione unilateralmente biomedica di malattia: se infatti si può dare disease senza illness, e viceversa, ciò mostra in maniera immediata come la biomedicina definisca la malattia senza tener conto del malessere individuale e della percezione di esso. La biomedicina, nella sua pratica, non può sottrarre totalmente la malattia al soggetto che la vive, se non altro perché essa fonda in gran parte le proprie diagnosi su micronarrazioni fornite dai soggetti stessi: i sintomi.

Labiomedicina distingue infatti tra segno e sintomo a seconda del carattere oggettivo o soggettivo della manifestazione impressa nel corpo del soggetto. Arthur Kleinman, psichiatra e antropologo, è il primo a sottrarre la definizione della malattia a un codice biologico oggettivo e naturale, ponendo al centro dell'attenzione analitica dell'antropologia la dimensione culturale dell'esperienza del malessere. Nei suoi lavori si pone pertanto un'attenzione centrale ai racconti dell'esperienza individuale della malattia: la centralità di questa attenzione alla illness deriva dalla consapevolezza che il malessere opera una modifica dell'habitus, del modo stesso di stare al mondo delle persone che soffrono. La scomposizione della malattia, infatti, mostra come accanto alle rappresentazioni biomediche dominanti vivano altre forme di concettualizzazione del malessere e che il carattere di tali forme è costruito nell'incrocio fra lo spazio individuale.sociale e culturali. Deriva cioè dall'esperienza singolare di ogni individuo, dalla sua esperienza di socialità e dalla sua capacità di attingere al proprio repertorio culturale, incorporandolo, prendendone le distanze o utilizzandolo come una vera e propria cassetta degli attrezzi a cui ricorrere per affrontare la vita quotidiana in caso di sventura e di infortunio. Eppure il racconto dell'esperienza del malessere non si radica unicamente nel vissuto individuale della malattia. Esso si configura come un resoconto storico-culturale di una serie di emozioni, credenze, scelte operative che vengono elaborate dal soggetto, sofferente o guarito, per rappresentare l'evento della malattia e la sua incidenza nella propria vicenda biografica. Pertanto la narrazione mette in gioco non solo la dimensione individuale del malessere, ma è connessa alla produzione di significati culturali, alle relazioni sociali, alla profondità storica e ai rapporti.economico-politici. La salute e lo Stato. Lo spazio politico della salute determina una gestione politica della salute e dei corpi, strutturata e governata da una microfisica dei poteri che è quanto, nella nostra società, definiamo salute pubblica: una gestione della salute collettiva governata dallo Stato, che pone il problema della possibilità di accesso alle risorse che garantiscano il benessere. Lo Stato svolge un ruolo centrale nella ridefinizione del concetto di salute: basta pensare alla storia politica del diritto alla salute, un'acquisizione recente degli Stati nazionali europei. Lo Stato si fa carico della salute dei cittadini dopo il piano Beveridge istituito in UK nel dopoguerra e da qui il rapporto fra Stato e salute cambia, secondo Foucault "la salute si trasforma in un oggetto di preoccupazione per gli Stati, non per sé stessi, ma per gli individui. Il diritto dell'uomo a mantenere il suo corpo in buona salute diviene così.Salute (OMS) a sancire ufficialmente il diritto alla salute come diritto fondamentale dell'individuo. L'OMS definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come l'assenza di malattia o infermità. In base a questa definizione, la salute diventa un concetto ampio e complesso che coinvolge non solo l'individuo, ma anche la comunità e l'ambiente in cui vive. La promozione della salute diventa quindi un obiettivo primario per gli Stati, che devono adottare politiche e misure volte a garantire il benessere di tutti i cittadini. La salute diventa così un diritto universale, che deve essere garantito a tutti senza discriminazioni. Gli Stati sono tenuti a fornire servizi sanitari accessibili, di qualità e a costi accessibili, nonché a promuovere la prevenzione delle malattie e la promozione di stili di vita sani. In conclusione, il concetto di salute si configura come un diritto fondamentale dell'individuo, che gli Stati sono tenuti a garantire e tutelare. La salute diventa quindi un terreno di rivendicazione politica e un obbligo internazionale degli Stati.sanità (OMS) che propone un'anozione di salute in cui il carattere di sicurezza sociale rientra come tratto saliente uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia e infermità. Il corpo vissuto è al tempo stesso agito dalla storia, ma anche agente di storia. Per questo ogni sua azione intenzionale può dirigersi verso l'innovazione o la conservazione. Poiché il corpo è un prodotto storico e un produttore di storia, le forme elaborate dai soggetti sofferenti per raccontare, spiegare e interpretare il proprio male sono prese in una triangolazione fra dimensione individuale, dimensione sociale e processo storico. Un linguaggio dell'incorporazione viene prodotto attingendo sia all'esperienza del corpo sia ai significati che provengono dal contesto storico-culturale: se si è in attesa di qualcuno che non arriva allora il sangue "si annacqua", ma di fronte a una presenza inquietante ilsangue "sigela" e in seguito a emozioni ancora più si può bloccare. Il corpo narrato è sempre anche corpo narrante: le due dimensioni sono inscindibili; il corpo pensato è sempre anche corpo vissuto e questi due aspetti si intrecciano intorno a una terza dimensione politica che è data dalla realtà dei rapporti sociali in cui il corpo-soggetto è preso e dalla profondità storica dei riferimenti culturali ai quali si attingere per costruire metafore. La metafora corporea integra quindi aspetti fisici, narrativi e storici che si intrecciano a fronte dell'esperienza, esistenziale, fisica o sociale. La ricerca etnografica di Berardino Pandolfi mostra con chiarezza le implicazioni sociali delle metafore del corpo femminile collegandole al contesto socioculturale locale, dominato dai valori e stereotipi del discorso maschile sull'identità femminile. Quando rifiuta di inquadrarsi nel sistema di valori dominante, il

Il discorso delle donne si esprime nell'idioma corporeo, in un linguaggio delle emozioni che rivela come il loro malessere consista in un'incorporazione della disuguaglianza di genere, tra le donne e gli uomini. Le emozioni narrate sotto forma di sintomi dolorosi tendono ad essere psicologizzate o medicalizzate, laddove esse sono modi di incorporazione di un'esperienza di disuguaglianza di genere che si esprime nelle pratiche di costruzione dell'identità femminile e nell'organizzazione sociale dei rapporti di parentela. Tuttavia, le figure femminili riescono a manipolare i codici tradizionali dominanti, agendo il proprio corpo e la propria gestualità all'interno di un sapere tecnico (come la lavatrice) o rituale (come la madrina in un battesimo), seppur questi erano stati immaginati e prodotti in un contesto storico-sociale fondato sul controllo maschile dell'identità femminile.

Incorporare l'ineguaglianza. La connessione tra definizione

La questione della salute e della malattia e le questioni di economia politica mondiale, di ineguaglianza sociale e di necessaria redistribuzione delle risorse è oggi al centro di un numero crescente di studi di antropologia medica. In questa prospettiva si colloca la ricerca etnografica, condotta ad Haiti per molti anni dal medico e antropologo statunitense Paul Farmer, sui significati, le pratiche e le politiche legate all'epidemia di AIDS. La domanda dell'antropologo è "Attraverso quale meccanismo le forze sociali, dalla povertà al razzismo, vengono incorporate come esperienza individuale?". La sofferenza è connessa a una violenza strutturale, che caratterizza l'assetto economico mondiale e le politiche che ne derivano.

La biomedicina. Il termine biomedicina intende, generalmente, la nostra medicina. La biomedicina – che vorrebbe essere contrazione per medicina "biologica" e "medicina" – è la branca della medicina che si occupa dello studio delle malattie e dei disturbi umani dal punto di vista biologico. La biomedicina si basa sulla conoscenza delle basi biologiche delle malattie e sulla ricerca di terapie e cure basate su queste conoscenze.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
14 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Serenacartax di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia medica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Cossu Tatiana.