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L'ANTROPOLOGIA IN SITUAZIONE - APPORTI E RAPPORTI CON LE ALTRE SCIENZE DELL'UOMO
CAPITOLO I - ANTROPOLOGIA E SOCIOLOGIA. LA RAGIONE COMPARATIVA
L'antropologia e la sociologia perseguono la medesima finalità: studio dell'insieme delle produzioni sociali e culturali di cui l'uomo è all'origine. I rapporti fra le due sono marcati da differenze di prospettive, di procedimenti, ed, in certa misura, relative all'oggetto.
Dal suo "esilio" nelle società esotiche, l'antropologia sembra aver tratto un certo vantaggio euristico. In quanto impresa di traduzione di culture, l'antropologia ha dovuto specificare, caso per caso, le procedure attraverso le quali passa dal particolare al generale, dall'esotico all'universale, cioè le procedure su cui fonda la sua ragione comparativa.
Sociologi: visione oggettivista, la quale stabilisce un rapporto univoco con l'universo sociale e privilegia il punto di vista
dell'osservatore come punto di vista scientifico legittimo. Confondono l'identificazione storica ed ideologica del loro oggetto con un'identificazione scientifica neutra. La "grande partizione": società e comunità, sociologia e antropologia. Verso la metà del XIX secolo, l'antropologia ebbe subito come oggetto le società "primitive"; la sociologia è nata nello stesso periodo per studiare la società industriale. Questa creava nuove condizioni storiche: da un lato, la distruzione accelerata delle società contadine tradizionali, la generalizzazione del lavoro industriale, processi di proletarizzazione e urbanizzazione; dall'altro, l'esigenza intellettuale del positivismo dominante: la sociologia comtiana del diciannovesimo secolo aspirava soprattutto ad essere una tecnica sociale e la consigliera del principe. Da queste due prospettive - società tradizionali o esotiche e società industriali - sono nate due discipline separate: l'antropologia e la sociologia. L'antropologia si è concentrata sullo studio delle società non occidentali, cercando di comprendere le loro strutture sociali, le pratiche culturali e le credenze. La sociologia, d'altra parte, si è concentrata sullo studio delle società occidentali, analizzando le dinamiche sociali, le istituzioni e i processi di cambiamento sociale. Tuttavia, questa divisione tra antropologia e sociologia è stata spesso criticata per essere troppo rigida e per trascurare le interconnessioni tra le diverse società e culture. Alcuni studiosi sostengono che entrambe le discipline dovrebbero collaborare di più, cercando di superare le differenze e integrando le loro prospettive per ottenere una comprensione più completa delle società umane. In conclusione, l'antropologia e la sociologia sono due discipline che si occupano dello studio delle società umane, ma con approcci e obiettivi diversi. Mentre l'antropologia si concentra sulle società non occidentali e sulle pratiche culturali, la sociologia si concentra sulle società occidentali e sulle dinamiche sociali. Tuttavia, entrambe le discipline dovrebbero cercare di superare le loro differenze e collaborare per ottenere una comprensione più completa delle società umane.industriali o moderne - è nata la famosa distinzione di Töennies: Gemeinschaft / Gesellschaft, poi affinata da Durkheim nella forma solidarietà meccanica / solidarietà organica. Ciascuna delle due forme di raggruppamento e di solidarietà doveva costituire l'oggetto privilegiato ed esclusivo delle due discipline.
Antropologia e sociologia: differenze di prospettiva, di metodo e di indagine. Sin dagli anni '60, l'oggetto dell'antropologia non riguarda più esclusivamente le società "primitive", perché concerne ormai l'insieme delle situazioni di alterità e di diversità, ovunque esse si manifestino e dunque anche nelle società industriali avanzate.
Malgrado questa convergenza recente, nondimeno persistono alcune differenze tra queste due discipline, che divergono in primo luogo per la prospettiva che ciascuna di esse adotta: l'antropologia sceglie unità ristrette, più
O meno marginali della società globale, per meglio porsi a distanza da questa e poterla rischiarare; mentre la sociologia si colloca subito al livello della prospettiva globale, quella della società maggioritaria.
L'antropologia si distingue per il modo in cui mette a fuoco le realtà che studia: adotta il punto di vista dell'osservato, dell'oggetto di ricerca, nella misura in cui si interessa in primo luogo alle pratiche sociali che conferiscono un senso alla vita di un gruppo.
Tradizionalmente il sociologo parte da ipotesi già elaborate e cerca in seguito di affinarle o di verificarle tramite l'indagine sul campo. Al contrario, l'antropologo costruisce progressivamente la sua problematica man mano che va scoprendo i principi di organizzazione della società che studia.
La seconda caratteristica importante del procedimento antropologico consiste nel mettere in rapporto l'unità locale ristretta con la società globale.
Insistendo sul valore di una scelta di unità restritte in antropologia, si intende piuttosto sottolineare la pertinenza di un particolare procedimento: quello della dialettica fra locale e globale come finalità analitica, del distanziamento e del decentramento come garanzia d'imparzialità, se non di oggettività, della prospettiva comparativa e della generalizzazione di questo principio euristico a tutte le società. La sociologia, invece, resto lo studio della società industriale globale, anche quando lavora su piccole unità. Convergenze tra l'antropologia e la sociologia: il metodo comparativo
I padri fondatori della sociologia (Weber, Marx) l'hanno voluta disciplina comparativa ed aperta all'universale. Marx: comparazione attraverso la categoria economica. Weber: grazie alla prospettiva comparativa, ha sottolineato la relatività della razionalità dei processi sociali occidentali, dopo aver dimostrato che la
"razionalità" è un concetto particolarmente relativo e culturalmente determinato, in ultima analisi nulla altro se non il senso che gli individui danno alle proprie azioni.
CAPITOLO II - ANTROPOLOGIA E STORIA. LE RAGIONI DELL'ALTRO
Un limite netto ha per lungo tempo separato l'antropologia dalla storia; tuttavia a partire dagli anni '60 assistiamo ad un clamoroso riavvicinamento delle due discipline.
Il rinnovamento dell'antropologia e della storia
Il rinnovamento dell'antropologia in un primo tempo è consistito nell'abbandono dell'antica opposizione fra società "primitive" e società complesse, e nella scoperta o riscoperta della dimensione storica delle società che essa studia nel presente (cambiamento sociale) e nel passato (etno-storia o antropologia storica).
In un secondo tempo, il rinnovamento dell'antropologia è consistito nella sua conversione allo studio delle
società vicine, quelle europee. Quanto alla storia, sotto l'impulso della scuola delle Annales: ha ridefinito il suo campo - reazione contro la storia dei potenti e contro la storia événementielle; allargamento del suo territorio a quello della realtà istituzionale, alla realtà profonda delle masse e dei fenomeni sociali; ha introdotto nelle sue analisi la lunga durata. Il compito della storia è ormai quello di far emergere le strutture nascoste e i movimenti profondi che agitano le società. Il cambiamento non è più événementiel, e in qualche modo accidentale e arbitrario, ma diviene una dimensione intrinseca alla società considerata. Problematiche comuni all'antropologia e alla storia: l'alterità, lo spaesamento, la marginalità il distanziamento: oggi lo storico, alla maniera dell'antropologo, si pone a distanza rispetto alla realtà storica studiata econtrolla la propria estraneità; l'interesse per ciò che è marginale: i gesti, gli atteggiamenti, i comportamenti e i miti popolari hanno ormai per lo storico un significato, proprio a causa della loro marginalità; il principio di spiegazione: tende a cogliere l'altro nella sua singolarità. L'esplorazione della società preindustriale non consiste più nel considerarla come una società che precede necessariamente la nostra, ma come una società altra. Metafore storiche e realtà mitiche: una ricostruzione della storia e dell'evento L'incontro di culture è anche e soprattutto un problema di comunicazione fra sistemi culturali differenti. Lo scambio di sguardi spesso precede lo scambio di oggetti o della forza. Ogni cultura cerca di codificare l'altro a partire dalle categorie mentali e dai sistemi di classificazione che le appartengono. Sahlins parla di "malinteso".produttivo" (working misunderstanding) come di una dimensione essenziale della comunicazione tra le culture. Il malinteso è produttivo nel senso che, nessuna delle culture essendo in errore - ciascuna a modo suo vede giusto - lo sguardo che ognuna rivolge all'altra si traduce in effetti pratici: esso crea l'evento e trasforma il reale.
Es. la divinizzazione del capitano Cook era la condizione stessa per l'esperienza dell'alterità da parte degli Hawaiani; l'attribuzione a Cook di una dimensione soprannaturale corrispondeva presso gli Hawaiani ad una lettura di un evento straordinario nel quadro di un ordine culturale che lega la divinità alla figura dello straniero e allo spazio esterno. La divinizzazione e poi il sacrificio di Cook contribuirono a fondare la legittimità delle chefferie hawaiana e poi della trasformazione di questa in uno Stato. Nelle Hawaii l'evento si inscrive interamente nella dimensione della
ripetizione:attraverso il presente dell'evento si fa "esperienza del passato": in questo senso, la rottura fra il passato e il presente, fra il prima e il dopo, caratteristica della temporalità storica europea, non ha corso nelle Hawaii: le due dimensioni vi coesistono sotto la forma del riassorbimento del passato nel presente. Ciò che sta profondamente trasformando le società melanesiane, non sono tanto le navi, gli aerei, le armi, gli strumenti, le scatole di conserva che si parano loro davanti, quanto piuttosto lo sguardo che essi rivolgono agli uomini e alle cose europee. La divinità che, all'inizio del contatto, è stata attribuita ai Bianchi, non era l'espressione di un pensiero irrazionale. Non era la semplice conseguenza di un'associazione di tipo magico fra il comportamento empirico degli Europei e le categorie mitiche del pensiero locale. L'attribuzione ai Bianchi di una qualità divina era la condizione.stessa per la percezione di quell’esperienza. La storia viene esplicitamente organizzata come metafora di realtà mitiche.
PARTE TERZA
STORIA DEL PENSIERO ANTROPOLOGICO, OVVERO GENEALOGIA INTELLETTUALE DEL DISCORSO SULL’ALTERITA’
CAPITOLO I - PRELUDIO AD UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA. ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA, ANTROPOLOGIA: ETEROGENEITÀ E UNITÀ DELLA DISCIPLINA
Tre termini, tre momenti dello stesso procedimento
Etnografia, etnologia, antropologia: tre momenti successivi del lavoro antropologico - il che è un modo di rappresentarsi a posteriori del lavoro scientifico.
L’etnografia
Corrisponde alla prima fase del lavoro dell'antropologo, alla fase preparatoria della raccolta dei documenti e dei dati, e della loro prima descrizione sotto forma di registrazione, classificazione, traduzione, etc.
L’etnologia
E’ la fase in cui si analizza, si sintetizza e si interpreta ciò che si osserva in una data cultura in rapporto alle
no alle informazioni raccolte sulle altre società e alle teorie generali che sono state sviluppate a partire da queste informazioni. Le sintesi analitiche sono un modo per riassumere e organizzare le conoscenze acquisite, consentendo una migliore comprensione dei fenomeni sociali.