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Bisogna dunque dire che divengono naturali per l'uomo tutte le cose alle quali viene educato e si
abitua. La prima ragione della servitù volontaria è l'abitudine, che porta addirittura a giustificare
temporalmente il torto subito, come se il trascorrere del tempo desse il diritto di fare il male invece
di accrescere il torto subito.
Ci sono poi individui di intelligenza acuta che, quando la libertà è perduta, ne mantengono vivi
l'immagine e il sentimento e disprezzano sempre e comunque la servitù. Il loro attaccamento alla
libertà rimane tuttavia inefficace perché tra di loro non si conoscono. Il tiranno toglie loro la libertà
di agire, di parlare e quasi di pensare: nelle loro fantasticherie essi restano del tutto isolati. In
passato, bisogna dirlo, quasi tutti coloro che si diedero da fare con buone intenzioni per liberare il
proprio paese, ne vennero facilmente a capo.
La seconda ragione per cui gli uomini servono volontariamente è che sotto i tiranni è facile
diventare vili e effeminati. Con la libertà, si perde simultaneamente il valore. Gli individui
sottomessi non perdono soltanto il coraggio bellicoso, ma anche e soprattutto la vitalità, divenendo
fiacchi e pusillanimi, e i tiranni di questo sono ben consapevoli. Il tiranno non credo che il suo
potere sia assicurato fin quando non è riuscito ad avere sotto di sé tutti uomini senza valore.
L'astuzia dei tiranni nell'abbrutire i propri sudditi è ben esemplificata dal personaggio di Ciro.
D'altronde la plebaglia è sempre stata dissolutamente incline a ciò da cui non può prendere
onestamente piacere, e impassibile di fronte alla sofferenza e al torto che può onestamente rifiutare.
Gli stessi tiranni però capita che trovino ben strano che gli uomini possano sopportare tutto il male
inferto loro, perciò si fanno scudo della religione e assumono talvolta gli attributi della divinità a
difesa della propria vita malvagia. Ma tali cose funzionano solo con il popolo minuto e volgare.
Dunque, dove sta il vero segreto della dominazione, il sostegno e il fondamento della tirannide?
Sono sempre 4 o 5 che mantengono il tiranno, che gli tengono in schiavitù tutto il paese. 5 o 6 sono
suoi soci e compagni. Quei 6 hanno poi sotto di loro altri 600 approfittatori, che si comportano nei
loro riguardi come essi stessi fanno col tiranno. Quei 600 ne ha sotto di loro 6.000 cui fanno fare
carriera. Dopo costoro, non sono 6.000, ma 100.000, ma milioni che grazie a questa corda sono
attaccati al tiranno e si mantengono a essa. Risulta buona l'analogia con l'infermità del corpo. Il
tiranno sottomette i sudditi gli uni per mezzo degli altri, ed è difeso da quegli stessi da cui, se
avessero un qualche valore, dovrebbe guardarsi. Queste anime perse sono ben liete di sopportare il
male per farne a loro volta, ma non a chi gliene fa, bensì a chi sopporta senza reagire. Che cos'altro
significare avvicinarsi al tiranno se non allontanarsi dalla libertà? Non basta infatti che i sudditi gli
obbediscano, devono compiacerlo, tormentarsi, spogliarsi della propria natura, stare sempre attenti.
Servono per poter ammassare ricchezze, come se sotto un tiranno si potesse davvero avere qualcosa
di proprio, se non si ha nemmeno se stessi. Per non parlare di quanti sono coloro che, riusciti a
conquistarsi la fiducia del principe, alla fine sono stati annientati dagli stessi principi che prima li