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LA TEORIA EVOLUZIONE NATURALE DI CHARLES DARWIN

Darwin nacque a Shrwesbury nel 1809 da una famiglia di intellettuali.

Fu il primo formulatore dell’evoluzione della specie. A bordo della celebre BEAGLE va per 5 anno in veste

di naturalista in America latina. Lì fa molte osservazioni sulle peculiarità degli animali che vivono nelle

diverse isole che fanno nascere nella mente di Darwin l’idea che ciascuna specie naturale non sia fissa e che

una specie possa trasformarsi in un’altra specie per successivamente svilupparsi, mutare nel tempo. Nel 1800

idee analoghe erano state elaborate da Lamarck che il primo scienziato a propugnare una teoria evoluzionista

che asseriva che le specie posso avere delle mutazioni: esse migliorano e diventano più complicate.

Quindi Darwin si mette con le suoi studi nello stesso modo di pensare di Lamark e procede il suo

ragionamento dal 1837 al 1859 pubblicando L’origine della specie uno dei libri più famosi della storia

dell’umanità.

Va ricordato che prima di allora la maggior parte dei biologi considerava le specie naturali come

raggruppamenti fissi ed eterni e come frutti di una creazione divina.

Darwin per formulare la sua teoria evoluzionista si ispirò al libro di Robert Malthus, Saggio del principio di

popolazione (1798). Infatti Darwin in questa sua teoria compie una vera rivoluzione, mettendo in discussione

l’idea della creazione divina asserendo che certe specie possono nascere da altre e che, conseguentemente esse

non sono immutabili.

Però Darwin con L’origine della specie do metodicità a questa teoria. Secondo Darwin la teoria

dell’evoluzione consiste in un processo per mezzo del quale gli organismi che sono capaci di riprodursi, di

sopravvivere in un dato ambiente riescono a farlo a spese di altri organismi che non possiedono tale abilità.

L’ambiente sia esso sociale che naturale, cambia senza mai fermarsi. Ne risulta che: 1) gli organismi devono

adeguarsi ai cambiamenti dell’ambiente, e per potere sopravvivere essi hanno bisogno di specifiche qualità che

permettono loro di adeguarsi alle nuove condizioni; 2) gli organismi più adatti e i meglio adattati

sopravviveranno, è questo che si indica come the survival of the fittest; 3) L’evoluzione è il mutamento trans

generazionale che si produce quando le forme organiche si adeguano ai mutamenti del loro ambiente.

Le forme nuove saranno migliori delle forme vecchie e il processo di evoluzione riproduce un progresso, un

cammino verso la perfezione. L’evoluzionismo si collega al concetto di progresso e alla sua ineluttabilità: il

progresso è inevitabile, gli organismi possono scegliere di morire o di progredire.

Darwin al contrario di Wallace affermò nel libro origine della specie che la teoria dell’evoluzione è valida

anche per l’uomo.

Con queste asserzioni Darwin sostenne l’esistenza di un qualche livello di civiltà e mise le fondamenta per una

visione evoluzionista delle differenti culture o razze.

L’EVOLUZIONISMO IN ANTROPOLOGIA

L’evoluzionismo in antropologia in poco tempo ricopre tutte le materie.

Aderendo all’approccio evoluzionista gli studiosi evoluzionisti asseriscono che ciascuna istituzione sia andata

a poco a poco collocandosi tramite il transito in differenti stadi evolutivi.

La prospettiva di progresso incitava i teorici dell’evoluzionismo a reputare le società, le istituzioni occidentali

le più evolute e in seguito, migliori alle altre. Perciò la famiglia nucleare, il cristianesimo, la monogamia, la

proprietà privata, la democrazia parlamentare, i giudizi morali dell’era, erano reputati come le forme più

complete di famiglia, religione, matrimonio, proprietà, organizzazione politica, di valori morali.

Visto che le istituzioni più progredite si trovavano in Europa si desume che i primi uomini avessero imparato

istituzioni contrarie, cioè la poligamia, l’assenza di proprietà, una specie di anarchia.

Quindi si arrivò a separare i popoli superiori da quelli inferiori.

Le società contemporanee più semplici non avevano ancora raggiunto gli stadi culturali più elevati del

progresso e potevano essere ritenute simili alle società più antiche. In questo quadro si cercava di dare

spiegazione a comportamenti e usanze ritenuti altrimenti insensate: essi sarebbero sopravvivenze di precedenti

stadi culturali.

Con gli antropologi usarono queste sopravvivenze nello stesso modo in cui i paleontologi usano i fossili, ossi

per realizzare stadi di sviluppo.

Lo fine degli antropologi evoluzionisti è scoprire le origini delle istituzioni moderne reputate come la meta

del miglioramento umano e di esporre le differenti società, identificando, definendo gli stadi per mezzo dei

quali si sviluppano tutti i gruppi dell’uomo, le istituzioni sociali da loro formate. Essi non studiano una cultura

in particolare, ma paragonano le società fra di loro. La teoria evoluzionista tende a evidenziare, fondandosi su

un criterio di valore, reputa tutti i popoli che si mettono al fondo della scala dell’umanità inferiori. Però

contemporaneamente gli evoluzionisti pensavano che tutti i popoli, anche i popoli inferiori sulle fondamenta

del principio universale possano giungere a uno stadio avanzato.

I difensori del colonialismo, sosterranno fermamente questa tesi.

Da quanto abbiamo esposto è chiaro che il fine degli antropologi vittoriani fosse di studiare la totalità della

cultura umana.

Gli antropologi per svolgere le loro indagini usarono un approccio comparativo, ossia comparando fra loro le

differenti istituzioni e insistendo sulle loro analogie.

Fra i primi antropologi evoluzionisti fu riconosciuto Edward Tylor abbia svolto una dato potere sul medesimo

Darwin.

Negli anni 60 dell’800 l’antropologia britannica si occupò della relazione tra le società primitive

contemporanee e l’Inghilterra vittoriana. (evoluzionismo vittoriano).

EVOLUZIONISMO UNILINEARE- UNIVERSALE- MULTILINEARE-NEODARWINISMO.

A incominciare dagli anni 60 dell’800 il pensiero evoluzionista in antropologia si presenta in quattro filoni:

PENSIERO EVOLUZIONISTA IN ANTROPOLOGIA

1. Evoluzionismo unilineare è quella idea in base alla quale esiste una linea di evoluzione dominante: tutte le

società passano tramite i medesimi stadi però, poiché le società migliorano a velocità differenti, le società più

lente rimarranno attaccate ad un livello inferiore alle società che migliorano più velocemente.

Ci poniamo un quesito essenziale: cosa vuol dire per le istituzioni sociali migliorare e svilupparsi? Per gli

evoluzionisti lineari tutti gli avvenimenti sono collegati, come per esempio i mutamenti dei mezzi di

sussistenza che producono a loro volta mutamenti evolutivi nella strutturazione della parentela.

Alle fine dell’Ottocento l’ipotesi di un’evoluzione lineare raggiunse la vetta nel momento in cui divenne l’idea

centrale del pensiero antropologico.

• Universale: Approccio fiorito a inizio , cerca di dare meno importanza ai percorsi evolutivi

Novecento

dettagliati che si cercavano fino allora, concentrando l'attenzione sull'individuazione di più generiche fasi

epocali della società.

• Multilineare: affermò l'idea di diverse linee di evoluzione nelle diverse aree geografiche.

Julian Steward

Importante diviene quindi il rapporto tra l'ambiente naturale e le tecnologie umane (

ecologico ecologia

). portò avanti un'opera di catalogazione di tratti culturali delle diverse società, in modo

culturale Peter Murdock

da rendere possibili analisi statistiche per individuare linee evolutive.

• Neodarwanismo: La cultura sarebbe determinata dai e l'evoluzione dei comportamenti sociali e

geni

culturali sorgerebbe in continuità con l'evoluzione biologica. Approcci di questo tipo non ebbero fortuna

nell'antropologia quanto nella .

biologia

Matrilinearità e patrilinearità

Durante l’Ottocento la maggioranza degli studiosi pensava che la matrilinearità sorpassasse la patrilinearità,

anche se essi aveva opinioni diverse per quanto concerne le prove di quello, dei motivi per i quali un sistema

di discendenza unilineare elevarsi per primo e il sistema patrilineare si sviluppo da esso.

• Matrilinearità: Indica un sistema sociale in cui il titolo, beni ed oggetti vengono trasmessi alle nuove

generazioni per via femminile.

• Patrilinearità: Comporta il passaggio da padre a figlio maschio delle proprietà, del nome e dei titoli.

Maine, Lubbock e Lewis Henry Morgan

Lubbock era nella Camera dei Comuni come membro liberale per l’università di Londra e un banchiere di

professione, inoltre scrisse molti testi di antropologia, archeologia, scienze naturali.

Nel 1870 reputava che la matrilinearità era molto più comune in passato, ovvero prima che il matrimonio

come istituzione non si fosse del tutto divulgata. Egli credeva che, con il pieno sviluppo del matrimonio, la

proprietà sarebbe stata trasmessa da un uomo ai suoi figli (patrilinearità) piuttosto che ai figli delle sue sorelle

(matrilinearità). Tuttavia Lubbock segnalò che nelle società più selvagge il matrimonio è sconosciuto, la

invece la donna non è tenuta in gran considerazione e le donne sono considerate esseri inferiori all’uomo. Egli

quindi non poteva sostenere le teorie matriarcali più radicali che stavano emergendo.

Henry Maine 1861aveva pensato che i romani fossero un popolo abbastanza antico, e che essi, insieme agli

ebrei, ai greci, e alle nazioni teutoniche, avessero tutti un sistema di discendenza patrilineare; non vedeva

nessun ragione per incominciare indagini etnografiche di terre lontane o per un’ulteriore speculazione che

andasse oltre i lavori di chi l’aveva preceduto nello studio del diritto.

Inoltre Maine 1861 capovolse l’idea di contratto sociale che per due secoli era stato il sostegno del pensiero

giuridico, supportando invece che la società nasce dalla famiglia, dai gruppi di parentela formati sulla

famiglia.

Morgan e il suo nemico john Ferguson McLennan

Morgano discusse con McLennan sulle ragioni per cui la matrilinearità avrebbe potuto sovrastare la

matrilinearità.

MCLennan era d’accordo che una lotta per mangiare nei tempi primordiali portasse all’infanticidio femminile

invece la scarsità di donne che c’era porto alla poliandria. Infatti in queste antiche società i membri non

potevano stabilire chi fosse il padre ci ciascun bambino e così considerarono la discendenza in maniera

matrilineare.

Gli studi di Morgan

Morgan viene reputato la figura principale della storia dell’antropologia negli Stati Unit

Dettagli
A.A. 2013-2014
46 pagine
25 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher erica.depasquale di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Cardinali Cristiana.