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Quartiere dal passato romano e dal presente multietnico, quartiere pubblico fatto di
memorie > problema della memoria nostalgica, mentalità “passatista” di rimpianti di
tempi passati che rischia di immobilizzare e non è gradito neanche ad alcuni abitanti.
Bisogna analizzare in che modo le memorie passate vengono utilizzate nel presente e
che senso hanno per chi le usa. Si vuole sottolineare quanto lontane siano le voci
intime degli abitanti dal dibattito politico “dall’alto” analizzando tre punti:
1. “Esquilino di una volta” : Esquilino = contenitore di memoria esplicita, che
produce rappresentazioni e influenza la vita -> vita territoriale modificata dal tempo,
gli intervistati si fanno interpreti interni ( e quindi coinvolti) delle dinamiche e
trasformazioni ed esprimono le percezioni da un punto di vista soggettivo e locale =>
del tutto diverso dal reportage distaccato e formale dei giornalisti! Qui emergono
emozioni che vivificano e contestualizzano. Si valorizza la varietà delle voci
diversamente dal sondaggio d’opinione che eppure sono connesse da coordinate
comuni. Da un punto di vista commerciale c’è stata una crisi per cui ai pochi ma
qualificati negozi multietnici che c’erano si è sostituita un’occupazione di tutto il
territorio facendo perdere un’occasione di riqualificazione.
Anche se banalizzante ha un fondo di verità la differenziazione politica destra = si
lamentano della discontinuità -> drammaticità, crisi e sinistra = al contrario
sostengono che c’è sempre stata continuità . Emergono due figure del rione: 1.
Esquilino borghese del passato, 2. ambiente sociale difficile con degrado e illegalità
causato dall’immigrazione con la variante 2A. degrado iniziato già da prima dei flussi,
da non attribuire interamente agli immigrati quando piuttosto i flussi ne sono un
effetto. Memoria repisodica = serie di fatti assimilati e concepiti come un unico macro
evento, così che ogni persona sceglie fatti e episodi vari -> così s’intende il “presente
culturale”, come periodo dal momento della frattura migratoria.
Con l’aggravarsi del problema della sicurezza le relazioni popolari da “villaggio
urbano” si sono modificate andando incontro ad un sostanziale impoverimento della
socialità e ad un’associazione di Piazza Vittorio ad un luogo malfamato e pericoloso
anziché vitale come era prima, rendendolo un ambiente più estraneo e senza
riqualificazione dal momento che è stato spostato il mercato. Es. dei coniugi Giacomo
e Gabriella : RIONE INCOMPIUTO e senso di disagio anche nel passato(fiere, esotismi
…)! “Continuità nell’incompletezza”
2. “Un’emergenza all’Esquilino”? Questa zona è sempre stata una “piattaforma
girevole” aperta a flussi migratori di ogni genere: prima migravano dalle varie parti
d’Italia ed ora dall’estero. Dal Consiglio Municipale Straordinario del 2007 si è sancita
l’emergenza sicurezza ma in realtà a questa domanda sembra non corrispondere
un’effettivo aumento della criminalità -> è cresciuta la preoccupazione, il sentimento
di insicurezza e la paura più che il pericolo effettivo, anche se è difficile da stabilire in
che misura, perciò il dibattito di divide tra una criminalità oggettiva e gli allarmi
strumentali “xenofobi”. Sembra che la domanda di sicurezza continua comunque ad
aumentare a causa dei random crimes recenti, mentre invece nel passato si assistiva
sempre ad un’illegalità che però era più tollerata perché “familiare” (es. dei coniugi e
del proprietario del ristorante). Sembra che la maggiore vulnerabilità alla criminalità
sia diventata una caratteristica della contemporaneità in seguito a qualche evento
eclatante amplificato dai media ma i media sbagliano perché riducono tutto ad uno
scarso livello di cultura degli abitanti! E’ un problema di intersoggettività e al senso di
estraneità territoriale, dove la quotidianità è diventata difficile da vivere! Indubbia è
l’illegalità diffusa, lo scarso decoro ambientale e la gente di malaffare , spesso
immigrata e emarginata, isolata MA non is può comunque generalizzare e parlare di
xenofobia diffusa. Solo alcune etnie sono ricordate come influenti sul territorio: prima
nordafricani, poi slavi, poi asiatici -> i CINESI sono il caso ultimo più eclatante, poiché
hanno trasformato l’assetto commerciale del rione, che è da sempre il suo dato
caratteristico -> vocazione commerciale che è risorsa, vanto e patrimonio del
territorio. Oggi i cinesi rappresentano l’etnia più numerosa e “invadente” ma
nonostante ciò non è associata alla criminalità, anzi!
Emergenza = PAURA, INVASIONE, fear of crime DEGRADO ambientale, ovvero pulizia
->il problema della SPORCIZIA si può risolvere o con la responsabilità dei pubblici
poteri o con il comportamento personale (testimoniati da due interlocutori). Si ha cara
la cura del territorio.
3. “Il rione in bilico” : ci si interroga sulla qualità della vita dell’ambiente e come nel
caso della politica “Tolleranza Zero” del sindaco di NY Giuliani, all’Esquilino si assiste
alle inciviltà = fenomeni concreti che però non rientrano nel codice penale e non sono
riconosciuti come crimini sanzionabili. Possono essere fisici = degrado edilizio e
negligenza.. o sociali = presenza di senzatetto, drogati etc.. Tali incivilities possono
accavallarsi secondo la “teoria dei vetri rotti” , ovvero piccole violazioni tollerate che
rendono il terreno fertile per violazioni più gravi. E’ questione di fiducia e del senso di
sicurezza che viene a mancare agli abitanti che non può essere risolta dall’idea degli
“eyes on the street” dei cittadini. I cittadini si dovrebbero sentire protetti e sicuri
anche tramite piccoli contatti impliciti e invece sono diffidenti (tema analizzato dalla
Jacobs). Spesso si attuano operazioni di restyling del centro per ripristinare il prestigio
del patrimonio artistico ma accade che tali cambiamenti “calati dall’alto” non facciano
altro che modificare negativamente i riferimenti e parametri con cui si interagiva col
territorio.
Si ribatte molto sulla questione terminologica sottolineando che il termine quartiere è
errato e che l’Esquilino è un rione, incluso nella cinta muraria antica caratterizzato da
uno status incerto, da una storica incompiutezza. Viene definito “la periferia del centro
storico” e la sua centralità e la sua immagine pubblica di quartiere multietnico e
trafficato (già degradata) hanno concorso a renderlo un punto di riferimento per gli
immigrati. Parallelo con Monti (rione limitrofo) : la vita notturna all’Esquilino è assente
(cosa da alcuni apprezzata) mentre Monti è il rione vivace, “borghese” , restaurato,
pulito, un vero e proprio salotto.
DI questo si lamentano i “vecchi residenti” (coloro che da più tempo abitano il rione),
che si sentono trascurati dalle istituzioni; propongono una riqualificazione del
territorio, specialmente del suo patrimonio storico che annulli l’immagine di
marginalizzazione che ormai si è consolidata del quartiere. L’Esquilino deve diventare
un centro urbano nel senso di essere collegato al centro ma anche di essere autonomo
e multifunzionale e ciò è possibile se si smette di concentrarsi e di puntare
esclusivamente sull’elemento etnico -> varietà senza esclusione / ghettizzazione.
“Costruzione e memoria di uno spazio urbano” di Christian Miccichè: come si
● modificano nel tempo con i cambiamenti urbani le mappe mentali, la divisione
toponomastica e i percorsi disegnati dai cittadini stessi.
Lo spazio fisico di una città è personale e costituito sull’esperienza del singolo
cittadino e in base a come è conformato influenza la percezione e l’azione dei cittadini
che lo vivono. In questo saggio si colgono : l’aspetto locale più che globale
dell’organizzazione dello spazio urbano, le relazioni e cambiamenti tra spazio - tempo
- emozioni e le cause dei conflitti ma soprattutto si vogliono analizzare le
problematiche del rione che sono causate proprio da un certo uso dello spazio da
parte delle minoranze immigrate che è percepito come improprio e sbagliato, e ciò
perché diversi sono i modi di pensare la città.
1. “Lo spazio amministrativo dell’Esqulino e la sua storia”: di forma vagamente
triangolare il rione appartiene al I Municipio, ovvero al centro storico racchiuso dalle
Mura Aureliane. L’etimologia probabilmente deriva da “exquilini” = abitanti del
sobborgo della città contrapposti agli inquilini del centro ( già all’epoca percepito come
periferia). Centro viario importante servito dalla Prenestina, Tiburtina e Merulana.
Zona bonificata da Augusto, diviene il quartiere della borghesia, dove viene edificata
la villa di Mecenate e in seguito diviene dimora dei pontefici. Subisce le guerre e poi
viene ristrutturato nel 500 da Sisto V e rimarrà tale fino all’Unità -> i piemontesi
attuano il Piano Regolatore Urbano di Viviani per modernizzare e adattare la città al
ruolo di capitale: servizi, strade, edifici con i portici tipici torinesi ( che fanno sentire a
casa i torinesi trasferiti) etc.. per una zona molto ordinata e “geometrica”,
diversamente da alcune zone che rimangono tortuose e accalcate. Nel 1902 nasce il
famoso mercato di Piazza Vittorio e poco dopo arriva una grande crisi edilizia. Densità
altissima. Il degrado inizia dal 1985 con crolli causati da materiali scadenti utilizzati
nella precedente restaurazione ( non fatti per resistere allo stress del traffico e della
metro etc..) con culmine il 28/4/1986 -> sono i cittadini che devono pagarsi i lavori!
2. “Mappa, territorio, percorso”: l’organizzazione dello spazio fa si che ogni cittadino si
crei delle rappresentazioni della città per ordinarla = mappe mentali che ogni soggetto
ha del mondo intero e che adatta ai vari luoghi per orientarsi, valutare e conoscere.
Fornisce coordinate funzionale fatte di punti di riferimento e permette di superare il
senso di estraneità. Secondo uno studio di Lych “L’immagine della città” una città
deve avere una figurabilità e leggibilità , date dalla facilità di riconoscimento e e
dall’immagine fortemente rappresentativa. Si divide in : percorsi, margini, nodi,
quartieri e riferiment