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PARTE QUARTA SISTEMI DI PENSIERO- -Capitolo 1- sistemi aperti e sistemi chiusi: sistemi di pensiero
Gli antropologi hanno iniziato a parlare di sistemi di pensiero in seguito allo studio sulla cosmologia dogon (Dogon= popolo di agricoltori Griaule; che vive nell'attuale Stato del Mali) da parte dello studioso. Con sistemi di pensiero si intende che gli antropologi cominciarono a studiare in una nuova prospettiva l'attività speculativa di quei popoli che sino ad allora era considerati poco votati alla riflessione pura; cioè si vuole dimostrare che molti popoli, nonostante spesso abbiano un carattere "locale", hanno una visione articolata e coerente del mondo naturale e umano. Ovviamente in ogni visione del mondo vi sono delle incongruenze o questioni irrisolte, ma questo perché la visione del mondo, per quanto articolata e complessa, è coerente.
I sistemi di pensiero (cosmologie in senso lato) comprendono molti ambiti: rappresentazioni di spazio e tempo,
credenze religiose, pratiche magiche estregoneria, teoria sul rapporto cultura-natura,…HortonA metà degli anni sessanta lo studioso decide di mettere a confronto isistemi di pensiero di un popolo africano e i sistemi di pensiero scienti ci del mondooccidentale. Così facendo si rende conto che i due sistemi hanno sì grossedi erenze ma un elemento fondamentale li accomuna: entrambi infatti voglionotrovare delle risposte e vogliono dare delle spiegazioni del mondo. I sistemi dipensiero africani a rontano questi problemi in termini di concetti religiosi mentrequello scienti co moderno fa la stessa cosa in termini di forze siche. I sistemi difunzione esplicativa.pensiero hanno quindi in comune la loroNei sistemi di pensiero africani gli individui cercano delle spiegazioni ai fenomeniche accadono, in particolare modo si preoccupano di trovare le causedell’avvenimento; a di erenza però dei sistemi di pensiero scienti ci, quelli africanispiegazionivengono trovano la risposta nel mondo sociale e non nelle "cose". L'eccezione è data in termini di relazioni sociali e interpersonali. (es. AIDS in alcune popolazioni del Camerun si crede sia dato da manifestazioni delle forze maligne che i capi, diventati stregoni, fanno per tenere con sé i giovani). Horton tuttavia trova anche un'altra differenza tra questi sistemi ricavando che il sistema chiuso sistema di pensiero tradizionale (come quello africano) è un mentre sistema aperto. quello scientifico è un Questo perché nel primo non si è consapevoli delle alternative esplicative, nel senso che il modo di ragionare (dell'indovino) deve sempre trovare una conferma in se stesso; lo scienziato invece è pronto ad abbandonare teorie e ipotesi con più facilità. Horton ha inoltre rilevato che nei primi sistemi viene data grande importanza al rapporto parole-azioni in parlare corrisponde afare.quanto in una società in cui prevale l'oralità alla scritturaQuesta concezione di sistema aperto e sistema chiuso deve tuttavia essere intesa in senso relativo e non assoluto: capita infatti che nei sistemi tradizionali vi siano più alternative per spiegare uno stesso fenomeno. Questa distinzione però aiuta a capire come gli importanti metodi di trasmissione (scrittura rispetto all'oralità) siano stati anche influenzati dai diversi modi di ragionare. Capitolo 2 - pensiero metaforico e pensiero magico: Lo studioso Roger Keesing si è preoccupato di dimostrare che, come spesso accade con alcuni detti del mondo moderno, alcuni modi di dire di popoli non siano da interpretare alla lettera ma solamente metaforicamente. Quando ad esempio si utilizza la metafora "come una volpe", non si vuole intendere che una persona abbia le stesse caratteristiche di una volpe ma che abbia una delle sue qualità: l'astuzia; così peralcuni popoli alcuni detti e credenze vanno interpretate metaforicamente e non prese alla lettera. Keesing prese come esempio il popolo dei Bororo del Mato Grosso (Brasile) che dicevano di essere "arara rossi" ovvero dei pappagalli (una particolare specie) e questa affermazione veniva intesa da molti come una credenza di uomini primitivi, che ancora non erano in grado di distinguere loro stessi dagli animali o dall'animale che si credeva avesse dato origine al popolo. Keesing, dopo attenti studi, riuscì a capire che con "gli uomini sono arara rossi" fosse riferito ironicamente alla condizione a cui stanno gli uomini bororo: i pappagalli sono infatti gli unici animali domestici custoditi e di cui si prendono cura le donne, come i pappagalli anche gli uomini si devono prendere cura della famiglia della moglie e sono costretti a "trasferirsi" nel luogo in cui abita la moglie. Le credenze apparentemente irrazionali dei popoli sono quindi da interpretare in modo simbolico e non letterale.Di erente la aveva lo studioso Malinowski: egli riteneva che tra magia, religione e scienza non vi fosse alcun legame. La magia infatti aveva un risvolto pratico, un obiettivo pratico che invece non c'era nella religione che per Malinowski serve per dare certezze ai misteri della vita. Inoltre i popoli primitivi hanno un po' di scienza per sopravvivere ed avere un minimo di tecnologia che consente loro di svilupparsi e di conseguenza anche questa non ha alcun legame con la magia. Essa per Malinowski era solo un mezzo per rispondere a situazioni generatrici di ansia, un insieme di atti sostitutivi utili all'uomo in determinate situazioni (es.: abbracciare il cuscino quando ci si sente soli).
Ernesto De Martino: Una posizione originale riguardo alla magia è quella di egli l'universo magico possa essere compreso solo in relazione all'angoscia, ritiene che presenza tipicamente umana, della perdita della presenza, dove per si intende una condizione che l'essere
Umano non cessa di immaginare e di costruire per sottrarsi all'idea di non esserci. Secondo De Martino la magia è quindi il primo approccio pratico dell'uomo di a ermarsi nel mondo, è la prima azione che l'uomo prende con la "volontà di esserci di fronte al rischio di non esserci"; la magia è quindi un modo di a rontare una crisi, una situazione di cile (come può essere la morte) attraverso un rito che permette di interiorizzare l'accaduto.
Capitolo tre - il pensiero mitico: miti
Oltre al mondo della magia, gli studiosi si sono sempre molto interessati dei eriti dei e del collegamento che spesso si viene a creare tra essi: chi è antecedente a chi?
I miti fanno spesso riferimento alla creazione del mondo e all'aspetto che esso ha attualmente; i miti possono trattare delle lotte tra divinità, spiriti da cui dipendo le sorte attuali degli uomini e del
mondo,9ff ff fl ffi fl ff fl fivicende senza tempo che spiegano il rapporto tra uomo e divinità. Alcuni studiosi ritengono che il mito non abbia mai validità storica e che si sostituisca allanarrazione storica di un evento, tuttavia si evidenzia in alcuni casi l'esistenza del mito e dell'evento storico. I miti presentano delle caratteristiche ben precise:
Il tempo e il luogo vengono ignorati:
I. spesso vicende che impiegherebbero molto tempo si svolgono in un attimo e personaggi o azioni prendono luogo in posti infrequentabili (es.: luna,...);
II. Annullamento delle differenze tra regni, generi e specie: accade spesso che vi sia un'unità tra le diverse forme di vita che normalmente non sono in grado di comunicare tra loro (es.: l'uomo che sa parlare con i pesci);
III. Antropomorfizzazione della natura: spesso animali, piante e altri esseri inanimati assumono caratteristiche tipicamente umane come sentimenti, emozioni e viceversa capita che umani
abbiano caratteristiche animali;
IV. Equilibrio unità che viene separata: l'unità di cui si parlava sopra viene spesso separata per via di una serie di eventi che porterà poi alla formazione attuale del mondo e alle attuali relazioni tra l'uomo e le altre forme viventi;
V. Presenza del trickster: la rottura dell'equilibrio originario è spesso causata da un personaggio che non è interamente umano, è particolare: mezzo uomo e mezzo animale, un semidio o un eroe. Egli ha spesso comportamenti particolari, imbroglioni e acuti.
Gli studiosi hanno sempre cercato di individuare le funzioni principali del mito, tra queste sicuramente c'è quella speculativa, pedagogica, sociologica, classificatoria. Malinowski (con la sua concezione pratico-operativa della vita) riteneva che il mito fosse una giustificazione, un'autorizzazione.