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Riassunto esame Antropologia Culturale, prof. Ciabarri, libro consigliato Migrazioni e Asilo Politico, Fabietti Pag. 1
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Analisi sui modi in cui le ripetute azioni di raccolta, traduzione e trascrizione delle storie dei richiedenti asilo fungono da filtro

rispetto alle storie stesse fino a depotenziarle e svuotarle di significato, funzionando a detrimento delle loro stessa coerenza e

credibilità.

• Ruolo dell’interprete culturale viene improvvisato dal traduttore

• Disuguaglianza inscritta nell’interazione burocratica

• I diversi momenti del processo d’asilo sono seguiti da differenti soggetti con diverse mansioni collocati anche distanti tra loro

> procedimento complesso da seguire opacità.

• Rifugiati si diventa: ad accomunare individui diversi tra loro sotto ogni aspetto è l’esperienza condivisa

dell’istituzionalizzazione dell’asilo.

• Il racconto della storia personale ha un ruolo chiave ma problematico, nel momento in cui si vuole a tutti i costi estrarre da

esso coerenza che le esperienze vissute spesso non possiedono.

• Agency dei partecipanti all’interazione: fino a che punto i soggetti possono negoziare attivamente i significati e i termini del

discorso in contesti istituzionali caratterizzati da forte asimmetria, in cui le interazioni sono gestite dalle istituzioni e i

partecipanti non condividono 1. conoscenze 2. linguaggio 3. le stesse risorse materiali e simboliche > potere dello Stato.

• Asimmetrie nascoste anche nel fatto che solo alcuni eventi sono considerati dettagli salienti e c’è sempre scarto negli eventi

discorsivi tra l’esperienza del narratore e le aspettative dell’uditorio. Inoltre il richiedente asilo è spinto a selezionare e fornire

eventi che lui immagina come maggiormente accettabili (problema di moralità, responsabilità e verità storica).

• In alcuni casi critici si usano test e domande di controllo che eliminano la narrazione esplicitando la paura che i richiedenti

manipolino le narrazioni strategicamente > sottile confine tra colloquio e interrogatorio.

• Necessario tenere uno sguardo etnicamente focalizzato sull’osservazione dei contesti locali + riconoscere il ruolo primario

che i singoli soggetti coinvolti esercitano nell’applicare pattern sovralocali: mappatura di “chi sta in mezzo” (varianti: replica vs

ibridismo). Anche i richiedenti asilo giocano questo ruolo di traduttori a metà strada tra globale e locale nella misura in cui il

mondo influenza le loro storie (cornice istituzionale/fenomeni transnazionali come guerre). Ruolo di primo piano hanno però gli

interpreti.

• Interpreti godono di enorme potere ma spesso il loro lavoro cerca di far combaciare singole parole tra lingue differenti senza

avvertire la necessità di fare riferimento alla forma di vita in cui la lingua è utilizzata.

• Gli incontri producono alla fine una massa di produzione scritta standardizzata che parla per il richiedente asilo e sorvola la

complessità delle storie che non trovano posto nel Modulo burocratico (le esperienze non vengono acquisite come fatti) Testo

proceduralmente corretto appare come un sistema trasparente di segni ma è un preciso prodotto culturale le cui regole non

vengono spiegate al richiedente che viene comunque alla fine considerato l’autore del testo, inconsapevole delle varie

omissioni, elisioni, manipolazioni e fraintendimenti.

Ciabarri – Oltre la frontiera Europa: ascesa e declino della rotta migratoria Libia­Lampedusa e forma di mobilità dal

Corno d’Africa (2000­2009)

Analisi della complessità di motivazioni e traiettorie di mobilità dei migranti su questa tratta.

• L’imposizione di specifiche categorie di lettura dei fenomeni migratori da tradursi in determinate categorie giuridiche e forme

di riconoscimento (rifugiato – clandestino ecc) non descrive la realtà ma la trasfigura.

• Il tema della repressione percorre i sentieri delle migrazioni contemporanee: causa dei movimenti migratori, esperienza lungo

la via, modo di regolazione e governo della migrazione.

• Caratteristiche della tratta 1. nasce negli anni 2000 2. nordafricani e Corno d’Africa 3. Dal CdA principalmente rifugiati

politici. È comunque un flusso misto (rifugiati/migranti economici) 4. Arrivi a Lampedusa parte molto bassa dei nuovi arrivi in

Italia (13%) 5. 2005­2009 (anno inizio respingimenti) n° totale migranti aumentato.

• Emergere della Libia come snodo varie ragioni = anni ’60­’70 emerge come paese di forte immigrazione, negli anni ’90 si

apre ai sub­sahariani ma l’accoglienza si accompagna a repressione e espulsioni. Libia e Sub­Sahara integrati da mercato del

lavoro, differenziale economico, circostanze politiche.

• Ci sono anche dinamiche e livelli storici più profondi: importanza del Sudan come cerniera con il CdA, Khartoum integra i due

bacini migratori Libia/Sudan e Sudan/Corno d’Africa. Destabilizzazioni politiche spingono rifugiati degli stati del Corno a

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riversarsi in Sudan, e il Sudan da sempre è legato alla Libia per la circolazione di commercio, lavoro ma anche uscita di

rifugiati. Integrazione quindi tra spazio libico e bacini di circolazione migratoria posti più a Sud.

• Altro motivo è la chiusura di altre vie 1. balcanica (Albania) 2. canale di Suez 3. Tunisia.

• Importante anche lo spostamento in Libia di basi di trafficanti di migranti.

• Infine elemento politico: riavvicinamento inizio anni 2000 alla Comunità Internazionale, maggiore rigidità interna sui migranti.

• Categoria di “migrante sub­sahariano” oscura una vasta gamma di differenze e specificità CASO: fuggire da Mogadiscio.

Guerra civile in Somalia dal 1988, flussi di rifugiati verso paesi confinanti, poi sempre più lontani tramite la strategia delle

soluzioni durevoli. Con gli anni 2000 sempre più difficile muoversi: instabilità ma non conflitti violenti, no asilo. La situazione

torna critica con l’occupazione di Mogadiscio nel 2006; comunque alcuni Stati (Kenya) chiudono le frontiere per un regime di

terrore delle corti islamiche. Immagine complessa della migrazione forzata, forme del conflitto e della violenza sono molteplici;

migrazione come somma di strade e tentativi. Una di queste strade è il tahrib, via verso la Libia, profonde stratificazioni

storiche > iniziata come migrazione economica, poi instabilità interne, siccità anni ’70 e repressione politica anni 80 fino al

conflitto civile e alle migrazioni forzate. Nel periodo post­guerra però le rimesse dall’estero hanno continuato ad essere

fondamentali per l’economia, una sorta di opzione permanente, e le comunità all’estero hanno aperto strada a nuove

emigrazioni (più difficili ora, solo ricongiungimento familiare). “Febbre del Tahrib”, via Libica inclusa nelle prospettive dei

giovani del Somaliland che cercano fortuna all’estero.

Pinelli – Silenzio dello Stato, voce delle donne. Abbandono e sofferenza nell’asilo politico e nella sua assenza

Ricerca condotta presso i CARA che rivela le vicissitudini di donne che dopo lo sbarco vivono l’attesa del permesso ai margini

dello Stato e del sistema di protezione, prive di voce e individualità, invisibili e ridotte a vittime destoricizzate.

• Realtà sommersa, disperata e povera scorre “all’ombra della legge” in un sistema che combina controllo e abbandono: le

strutture sociali hanno infatti responsabilità sociale e politica nel produrre e sostenere la marginalità dei soggetti richiedenti

asilo, soffocati da una burocrazia e da un sistema di aiuto incapace di articolare l’ascolto > lo Stato con le sue istituzioni non è

esterno alla vita delle persone, ma responsabile nel lasciar penetrare violenza e sofferenza nella vita quotidiana di soggettività

già marginali.

• Nell’ambito dell’accoglienza in Europa ci sono differenze tra un paese e l’altro ma c’è un ambito comune: distinzione tra

clandestini e richiedenti asilo, impedimento dell’abuso del diritto di asilo. Controlli tramite 1. Esternalizzazione dei confini 2.

Costruzione di frontiere interne (“sistema dei campi”) 3. Regolamentazione delle circolazioni dei richiedenti asilo sul territorio

europeo per risolvere la questione del asylum/forum shopping > clausola del primo paese d’asilo (Convenzione di Dublino

1990) per sanare il problema dei “rifugiati in orbita”.

• Richiesta di protezione: 1. registrazione impronte digitali 2. schedatura sistema europeo EURODAC 3. compilazione modello

C/3 in questura 4. audizione presso la Commissione Territoriale. Nell’attesa si è ospitati da una struttura di accoglienza o si è

abbandonati.

• CASO di Amara, diniego nel 2007 dopo 3 anni di attesa, “Caso Dublino” nel 2009 in Norvegia, ritrasferimento in Italia e

concessione della protezione nel 2010 con l’ammissione di incurie. Nel frattempo, vita di stenti e povertà, marginalità che si

solidifica col tempo. Incapacità e impossibilità di raccontare efficacemente la propria storia + poca importanza data alle

“traiettorie biografiche” (ci si concentra sulle origini).

• Etichetta di rifugiato ha prodotto un’universalismo destoricizzato che etichetta le persone senza riconoscere la loro

soggettività storica, biografica e politica. Mero corpo anonimo.

• Scenario di protezione internazionale pare proteggere più gli Stati dei soggetti portatori di storie di violenza.

• Compito antropologia è gettare l’occhio sulle dinamiche della sofferenza sociale al fine di non mimare il silenzio con cui la

società circonda la sofferenza che produce.

Bellagamba – Passando per Milano. Kebba Suwareh, immigrato dal Gambia, e le conseguenze dell’illegalità

Obiettivo è illustrare come le politiche europee di immigrazione condizionino le traiettorie individuali di chi ha compiuto con

successo il primo passo di superare i confini esterni dell’Unione.

• Tre dimensioni sovrapposte: 1. politiche sovra­nazionali (uniformare le legislazioni e creazione di banche dati) 2. politiche

nazionali (rispondono a sollecitazione dell’unione, a dibattiti interni agli stati e a una generale tendenza a trasformare lo

straniero in capro espiatorio) 3. dimensione transnazionali (legami e relazioni generate da pratiche di persone come Kebba).

• Motivazioni della partenza trascendono spesso le singole aspirazioni individuali e guardano a una prospettiva storica di

ampio respiro > la gente di Badibu emigra da sempre, parte della storia e della cultura locale.

• Kebba è istruito, lascia il suo paese per studiare nella capitale, viene coinvolto in un movimento politico patriottico. Oltre alla

spinta personale a partire, ricevette pressioni. Riesce a entrare e presenta richiesta di asilo, negata (Gambia considerato

democratico nonostante i rapporti negativi delle agenzie per i

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher m.castel di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Ciabarri Luca.