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La masca, figura di spicco nella comunità rurale, era un capro espiatorio che, in virtù della sua debolezza
sociale, o solo per il fatto di essere una donna anziana e di aspetto poco gradevole, oppure di avere un
temperamento bizzarro o scorbutico, diventava bersaglio dei compaesani. Nelle società tradizionali una
disgrazia, un eveno tragico non riguardava la singola persona, ma affliggeva tutt la comunità causandone
una rottura dell'armonia sociale: addossare la colpa a qualcuno di conosciuto ripristinava l'equilibrio sociale
individuale e della collettività. [...]
In molte zone si parla di faje come di masche buone. Le faje, giovani e belle, si riconoscono dalla voce
melodiosa: in genere, quando appaiono cantano. Alcuni tuttavia ne parlano come essere malvagi il cui
scopo è ammaliare gli uomini; ricorrente è il racconto dell'uomo che lascia la propria moglie per andare a
trovare le faje. Alcune testimonianze evidenziano caratteristiche delle faje che sono tipiche delle fate:
bellezza, voce melodiosa, benevolenza e allo stesso tempo cattiveria per gli uomini. Il termine faja denota
infatti fata, incantatrice, maga e, come nella tradizione le figure della fata e della strega si confondono, allo
stesso tempo non sembra possibile segnare una linea di demarcazione tra masca e faja. Le masche buone
sono soprattutto conosciute come guaritrici o segnalatrici, donne che guariscono applicando antiche ricette
e segreti intrugli di erbe, recitando/bisbigliando formule durante l'operazione, tracciando segni di croce
sulla zona del corpo colpita.
2. Metamorfosi, stati di coscienza e analogie culturali
Le masche manifestano la propria presenza attraverso rumori, suoni, piccoli lumini, lngue di fuoco,
imrpvvisi bagliori nel cielo. E possedevano la singolare capacità di assumere la forma di rovi che
orstacolavano il cammino e quella di ogni genere di animale, trasmettendo poi al corpo eventuali ferite o
mutilazioni ricevute nella forma assunta. C'era però la possibilità di svelare la vera identità delle malfattrici,
nascosta sotto false sembianze animalesche, gettando al collo la corona del rosario: immediatamente si
sarebbero rivelate nella loro forma naturale. A tal proposito nella novellistica popolare è ricorrente il tema
dell'animale-masca rinchiuso nella stalla che il giorno dopo riprenderà le sue sembianze umane trovandosi
in una situazione imbarazzante (nuda) causato dal superamento del suo limite d'azione. La scoperta della
masca nuda, evidente richiamo alla sessualità, è l'unico elemento erotico riscontrabile nei racconti di
masche. Per le loro trasformazioni, che le trasferivano in una dimensione altra, le masche prelidigevano
animali domestici: capra o il caprone era quello più frequente, ma anche maiali e cavalli. Spesso è stato
citato anche il gatto, una delle forme più ricorrenti nei racconti di streghe, animale diabolico per eccellenza.
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In generale si credeva che le masche potessero vagare per l'aria in spirito e recarsi in altri luoghi; lo
spirito usciva dalla bocca sotto forma di mosca o moscone, e lasciava il corpo immoto in uno stato
di incoscienza. La caratteristica primaria di questo sonno erano la temporaneità e la reversibilità.
La credenza secondo la quale lo spirito puà lasciare il corpo assumento svariate forme animalesche
è antica e largamente diffusa sul continente eurasiatico. Tutte le leggende che si articolano intorno
a questo argomento hanno caratteri comuni: la catalessi seguita dall'uscita dello spirito dalla bocca
del dormiente. La catalessi è una morte apparente, temporanea, mentre è reale il pericolo che si
corre durante il viaggio: potrebbe effettivamente morire qualore non tornasse in tempo nel suo
corpo terreno. E'inoltre interessante notare che lo spirito della masca deve rientrare nel porprio
corpo entro il suono mattutino delle campane in quanto il suo lasso d'azione è limitato. Questo
momentaneo allontanamento tra qui e là, dentro/fuori, rivela la duplice natura della masca, la sua
doppia appartenenza al mondo reale e a quello soprannaturale. La fuoriuscita dal corpo è un
tratto comune a diverse figure del folklore europeo: dai lupi mannari slavi e baltici ai kersniki
(uomini destinati a combattere contro stregoni e vampiri per scacciare malefici e proteggere il
raccolto) istriani e sloveni, dai taltos (uomini sotto forma di stallone, toro o fiamme che
combattevano periodicamente tra di loro o contro stregoni, tra le nuovle causando temporali)
ungheresi ai mazzeri (messaggeri della notte che durante il sonno vagavano in spirito per le
campagne assalendo e uccidendo animali) corsi. La capacità di entrare in estasi è elemento che
sucitainteresse e sollecita un legame con lo sciamanesimo asiatico, del quale il motivo dell'animale
che entra nella bocca di un corpo in catalessi riportandolo in vita è un tratto peculiare. Più in
particolare rientrano in un patrimonio culturale proveniente dai cacciatori siberiani, dagli sciamani
asiatici e dai nomadi delle steppe. inducendo a sostenere l'esistenza di vere e proprie comunità
estatiche. E' significativo notare che nella maggior parte dei casi la forma animalesca assunta da
coloro che cadono in catalessi possiede tratti ornitomorfi: è spesso quella di una farfalla o un ape,
oppure una mosca come nel caso delle masche. Ci si potrebbe allora collegare alle concezioni
mitiche dell'animale uccello e dell'uccello-guida spirituale: in Occidente l'ape rappresenta
simbolicamente l'anima e la resurrezione e la si trova spesso raffigurata sulle tombe greche; Greci
e Romani invece vedevano nella farfalla l'anima che abbandona il proprio corpo. La mosca invece
posside caratteri negativi poiché è un insetto noiso, si riproduce in sostanze putride e trasmette
malattie, quindi più adatto ad identificare lo spirito malvagio della masca. Le ali comunque
sembrano indentificare il superamento della condizione umana, del confine tra terreno e
ultraterreno, ma in particolare esprimono la facoltà della conoscenza: "colui che ha le ali
comprende" e tutto ciò che è in relazione con la vita spirituale è inscindibile dalle immagini delle
ali e del viaggio. Il sonno estatico in cui cadono le masche, così come le streghe, i benandanti e gli
sciamani, era una morte temporanea dalla quale si riprendevano quando volevano ma tuttavia
molto pericolosa e insicura. Negli sciamani la catalessi poteva essere provocata dall'ingestione di
sostanze stupefacenti, dal fumo o dal suono cadenzato di un tamburo o dalla danza. Le streghe
raggiungevano l'estasi con sostanze psicotrope, i cui effetti si amplificavano in un organismo
denutrito. L'estasi dei benandanti e della masche è invece di natura ignota: per quanto riguarda le
masche sembra non ricorressere a nessun tipo di sostanza o espdiente particolare, lo facevano
grazie ai loro poteri. La perdita di coscienza di benandanti e streghe coincide spesso con scadeze
calendariali precise come le quattro tempora o i dodici giorni che intercorrono tra Natale e
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l'Epifania, mentre questa regola non è valida per le masche, le quali agiscono quando lo ritengono
più opportuno. Qualcuno ha raccontato dei viaggi che le masche compivano in terre starniere e in
paesi esotici a bordo di un carro per rubare frutti tropicali. La tradizione narrativa della barca
condotta in volo da un equipaggio femminile si riscontra anche nelle isole Eolie e in Sicialia. Molte
delle testimonianze raccolte sulle masche le vedono come figure solitarie, gelose le une dell'altra,
anche se non mancano occasioni di incontro. Nei pochi racconti riguardanti l'incontro tra masche
non compare nessuno degli elementi caratteristici del sabba delle streghe, riunioni notturne in
luoghi solitari raggiunti volando, nel quale consumavano banchetti, riti sacrificali, orgie etc. I
convegni delle masche sembrano invece più legati al divertimento e quindi ad una tradizione più
genuinamente popolare e terrena. L'immagine del sabba si delineò tra il 1400 e il 1600. Il suo
nucleo folklorico, volo magico e metamorfosi animalesca, che si è mantenuto senza soluzione di
continuità nei racconti di masche, avrebbe origini eurasiatiche e sarebbe stato presente già nel
1300 nelle Alpi Occidentali. All'inizio del XIII secolo in terra occitana (caso emblematico di nazione-
non nazione, area esistente come realtà, che va al di là degli stati legalmente costituiti che il suo territorio
attraversa. In particolare, l'area geografica occitana comprende larga parte della Francia meridionale, più
alcune altre zone geografiche, limitrofe e non) era profondamente radicato il catarismo, movimento
ereticale i cui dogmi si differenziavano molto da quelli cattolici. Le sue dottrine erano filosofico-morali più
che religiose ed era molto radicata nella cultura contadina: innanzitutto perché i catari provenivano da tutti
i ceti sociali e, puntando sulla rivendicazione di classe, promuovevano un rinnovamento sociale fondato
sull'uguaglianza e sull'abolizione della proprietà privata. ; in secondo luogo perché la loro predicazione era
povera e mendicante. Il pericolo della concezione catara indusse papa Innocenzo III ad una sanguinosa
persecuzione contro gli Abigesi, la comunità catara più influente, che si manifestò in tutta la Provenza,
costringendo questi ultimi a nascondersi e diventare clandestini. Nel pinerolese si diffuse invece l'eresia
valdese, i quali furono costretti per secoli ad assecondare la volontà della chiesa praticando la propria
dottrina di nascosto. La parola valdese venne ben presto associata a stregone, e valdismo non identificò più
un culto ma la magia e la stregoneria. Del resto alcune imputate comunemente dalla chiesa agli eretici
saranno poi mosse contre le streghe: su tutte l'omaggio al diavolo attribuito ai catari. Riti e pratica
stregonesche si vennere così ad amalgamare ad eresie pubblicamente debellate. E' possibile dunque che
residui di eterogenee esperienze religiose degli abitanti della Alpi occidentali si siano amalgamati con temi
di una tradizione magica molto più antica, che la chiesa non aveva mai realmente estirpato. Questo per
affermare come lo stereotipo della strega potrebbe ricollegarsi alla chiesa ereticale: la centralità della
donna, che già molto prima che esplodesse il fenomeno della caccia alle streghe esisteva una consolidata
tradizione di donne che volavano di notte al seguito di Diana (La dea Diana, identificata nella sua
manifestazione lunare, è stata oggetto di culto nella stregheria della tradizione italiana); la stregoneria
europea contava su un patrimonio di fattucchieria e di magia terapeutica in cui la donna aveva un ruolo di
primo piano. Verso la fine del XIII secolo la concezione della donna cambiò e i suoi tratti e