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Il Carnevale a Valli
Carnevale non viene più festeggiato il Giovedì grasso ma il Sabato in quanto la maggior parte dei protagonisti, valligiani e pendolari, soprattutto i più giovani, figli e nipoti degli anziani che ancora abitano il borgo, è impegnata nel lavoro nei centri urbani, e il Lupo esce solo nel pomeriggio in quanto non sono molto numerose le case da visitare.
Anche gli attori sono dunque cambiati: oggi i protagonisti non sono solo i residenti della frazione ma soprattutto i giovani immigrati, interessati a perpetuare una tradizione e inserendosi momentaneamente in un contesto di appartenenza comunitaria e locale, assicurandone così la continuità.
Il costume del lupo è frutto dell'improvvisazione: oggi come allora non ne esiste un ufficiale da tramandare nel tempo; essendo una festa povera i costumi erano realizzati utilizzando attrezzi quotidiani. Il lupo indossava pelli di pecora, bianche o nere secondo quella disponibile cucite assieme e legate in.
vita da uno spesso cinturone in cuoio cui è attaccato un grosso campanaccio che il Lupo faripetutamente sbatacchiare per avvisare del suo passaggio. Per quanto riguarda la maschera c'è chi afferma che un tempo si utilizzasse una maschera di legno o in cartone, altri ricordano che il lupo si tingeva la faccia col carbone nero e, dal dopoguerra, soprattutto per la praticità, si sono cominciate ad utilizzare maschere antigas che possono ricordare il muso di un lupo. Campane e campanelli appaiono invece come accessori principali nelle principali manifestazioni carnevalesche. Si dice infatti avessero il compito di tenere lontani gli spiriti maligni e il potere di esorcizzare e purificare; il tintinnare armonioso dei campanelli contrastava con il suono forte e deciso del campanaccio del Lupo. Il Lupo entra in scena scortato dai lupetti, in occitano lou troupel, che gli corrono intorno tenendo tra le mani una lunga alla alla cui estremità è legata
l'innocuabile che scalpita, salta e si dimena cercando di liberarsi per andare ad aggredire le giovani tingendole dinero con del carbone o del lucido da scarpe. La corda simboleggia la prigionia e la schiavitù di chi è stato sconfitto, oltre a simboleggiare comunicazione e unione. La manifestazione carnevalesca del Lupo di Chianale può quindi essere interpretata come il tentativo dell'uomo che, incatenando l'animale, cerca di ammaestrare e controllare la natura mai completamente doma, nonostante tutti gli sforzi. A Chianale è inoltre importante quella che gli antropologi chiamano "la funzione erotico-orgiastica della rappresentazione" che, pur se assente nella memoria collettiva, può essere simbolicamente interpretata come un rituale di propiziazione e di fertilità. Il selvatico e il Lupo, infatti, simulano di aggredire le ragazze quasi a volerle violentare per fecondarle. A proposito di quest'aggressione ècurioso ma interessante il fatto che il periodo di accoppiamento dei lupi avvenga nei mesi di febbraio-marzo, proprio in coincidenza del Carnevale. Altro elemento comune alla maggior parte dei carnevali alpini è la questua, rituale del dono e contro-dono; il suono dei campanelli, le urla e i canti degli attori annunciavano alle famiglie che era giunto il momento di aprire la porta di casa per permettere al gruppo di portare allegria con danze, musica e risate barattando il tutto con qualche prodotto alimentare da consumare nella grande festa finale. Mentre nel Carnevale tradizionale il gruppo si limitava a fare baldoria all'esterno, oggi i Loups entrano quasi in ogni casa, ospitati dai proprietari, che, oltre ai doni da mettere nella cesta, offrono loro uno spuntino accompagnato da un bicchiere di vino per "scaldare" spirito e corpo date le temperature. L'uovo era l'alimento sicuramente il più gettonato in quanto ce n'erano in abbondanza e quindi.Potevano essere donate senza compromettere la già magra dispensa. L'uovo viene considerato dalla simbologia l'emblema del rinnovamento ciclico della natura, della fecondità della terra. Sempre secondo la simbologia, il rosso del tuorlo rappresentava le secrezioni femminili, mentre il bianco albume, lo sperma maschile: uniti avrebbero dato origine alla vita. Nelle prime edizioni si è mantenuta l'usanza del rituale del dono contro-dono anche in quanto, non essendoci locali pubblici dove ritrovarsi al termine della questua, ci si trovava in una casa privata consumando il raccolto. Una parte interessante della storia riguarda la sorte del Lupo: i più anziani sostengono che ai loro tempi non veniva effettuato nessun rituale particolare. I protagonisti delle ultime edizioni, quindi alla fine degli anni 50, ricordano invece che il Lupo veniva condotto sulla piazza del paese e appeso per le gambe ad un balcone per essere giustiziato. Con un coltello.
simulavano di sgozzarlo ed il suo sangue (che era in realtà quello di un animale ucciso precedentemente), veniva raccolto in una ciotola di legno e usato in seguito per cucinare le frittelle di sangue da mangiare durante il grande cenone serale; il sangue e la morte dell'animale sono un elemento di purificazione, di propiziazione. Nelle recenti riedizioni si è deciso di rispettare la tradizione e di non simulare nessun abbattimento del Lupo. Chianale, oltre ad essere un'interessante realtà di studi antropologici, risulta anche una palese testimonianza di come alcune comunità si formano temporaneamente, proprio per la celebrazione della festa. Gattinara – Tabina e Festa dell'Uva Di rilevante importanza nella costruzione, conservazione e reintegrazione cerimoniale sono le associazioni Pro loco, nate nel XIX secolo con il nome di Comunità di cura o Società di abbellimento. Caratterizzate dallo spontaneismo e dal volontariato, leLe associazioni Pro loco si impegnano nell'organizzazione di feste patronali, fiere e sagre, oltre che mostre ed eventi relativi al recupero e mantenimento del patrimonio storico-culturale. Importante realtà da questo punto di vista è il Comune di Gattinara, piccola cittadina investita nel XX secolo da una trasformazione industriale interna che ha portato ad un processo di industrializzazioni in un contesto rurale indirizzando i contadini verso le fabbriche e il commercio. In questa realtà si celebra una festa di recente impianto, la festa dell'uva, legata ad un'antica associazione chiamata Tabina, impegnata nell'organizzazione del Carnevale e della Festa dell'Uva. Inoltre il ruolo delle Tabine nel tessuto sociale di Gattinara è sottolineato dalle malusei, una serie di festeggiamenti organizzati per i futuri sposi prima delle nozze. La tabina è un'associazione di gruppi di uomini che si ritrovano nel tempo libero per parlare in dialetto.
Bere, mangiare e divertirsi. Con il termine tabina si indica sia il gruppo dei soci, chiamati tabinatti, sia i locali dove si riuniscono, luogo del tempo libero contadino, di divertimento e socialità che ha avuto ed ha anche oggi un ruolo particolare nella storia culturale e sociale di Gattinara. Il nome tabina ha un significato misterioso: alcuni lo fanno derivare dal latino tabula o taberna (tavolo), oppure dal celtico tabar (luogo di riunioni), altri preferiscono riscontrare una affinità col tabarin francese o anche con il termine tapina (luogo dove si riuniscono dei poveri tapini). Le tabine sono generalmente formate da un minimo di quattro o cinque componenti fino ad un massimo di trenta, tutti gattinaresi di nascita ma non necessariamente d'origine. I soci sono disciplinati da uno statuto redatto al momento della fondazione della tabina concordemente a tutti i componenti e che ne regola le decisioni, l'economia, l'ammissione dei nuovi soci e la costituzione.
delle cariche. Alcuni soci ricoprono delle cariche da cui ne derivano responsabilità, senza creare però alcuna gerarchia: il presidente, il segretario, i cuochi, il cantiniere ecc. Tutte le spese relative alle attività della tabina vengono suddivise tra i vari componenti della stessa e vengono stabilite delle sere infrasettimanali in cui riunirsi, oltre alla sempre presente cena del Sabato o Domenica sera. Di origine incerta, secondo gli studi compiuti da Mario Sodano nel '74, le tabine sono nate intorno all'età dell'800, in pieno periodo risorgimentale a seguito delle lotte d'Indipendenza per l'Unità d'Italia, che favorirono la nascita di manifestazioni patriottiche e il sorgere delle prime associazioni. Inoltre, a seguito della vittoria di Napoleone a Marengo nel 1800, il vecchio Piemonte venne annesso alla Francia. A Gattinara fu posta una stazione di dogana e il paese divenne un arrondissement, un distretto.Conseguentemente a questo evento si assistette ad una francesizzazione e ad una laicizzazione che portò gli abitanti del posto a dividersi in due categorie distinte: una conservatrice con una forte impronta cattolica, l'altra liberale-laica con tendenze anticlericali. Da quest'ultima e su modello francese si svilupparono le tabine. La storia delle tabine è interessata da un andamento altalenante dovuto a periodi di maggior vigore e altri di minor visibilità. Tra alcune delle cause se ne indicano la grandinata che costrinse moltissimi giovani contadini ad emigrare all'estero nell'Agosto del 1905, l'obbligo del pagamento del dazio relativo al vino consumato nelle tabine decretata nel 1923 dalla ditta Basaglia e l'esodo verso i centri industriali determinato dal boom economico degli anni '50 - '60 e al relativo processo di industrializzazione ed urbanizzazione che attrasse moltissimi giovani. Inoltre dirilevante importanza sono le restrizioni operate da parte del regime fascista che vedeva nelle associazioni, per quanto esse potessero essere antipolitiche come la tabine, un pericolo per il partito stesso, intervenendo spesso con violenza; anche questi episodi contribuirono alla chiusura di molte di esse. Ulteriore elemento di cambiamento delle tabine è stato il consistente flusso migratorio nel tessuto urbano gattinarese, in particolare quello del 1920 e del 1951 che ha visto l'inserimento di molti giovani veneti in cerca di lavoro e quindi nella tradizione locale, tabine comprese. Nonostante secondo un censimento del 2001 risulti esserci una diminuzione della tabine nel tessuto urbano gattinarese, esse continuano ad essere una realtà che vive proprio dalla volontà dei singoli individui che la compongono di mantenere in vita un'identità ben radicata e che viene perpetuata attraverso la ripetizione di tradizioni. La Festa dell'Uva nacque aemergenza economica che colpì l'industria vinicola italiana negli anni '30. Gattinara e altre località adottarono questa strategia come mezzo per superare la crisi causata principalmente dai dazi troppo elevati e dalla propaganda anti-alcolica diffusa in quel periodo. L'iniziativa fu promossa da