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IN SINTESI:
Caratteri antropologici
• Varianti di tipo continuo: misurabili. Nella popolazione i valori si
distribuiscono in maniera continua e normale (curva gaussiana). La
distribuzione gaussiana è caratterizzata da media aritmetica, moda e mediana
(misure di posizione).
• Varianti di tipo discontinuo.
Varianti antropologiche
Classificazione secondo il livello di espressione:
• Varianti d’organismo;
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Discipline demoetnoantropologiche
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• Varianti d’organo e d’apparato;
• Varianti tissutali, citologiche, biochimiche e molecolari.
Antropometria (capitolo IV)
Introduzione
1.
L’Antropometria è una disciplina che ha, come scopo, la misurazione del corpo
umano nella sua totalità (statura, peso) e nei suoi segmenti (testa, tronco, arti). Si può
far risalire l’inizio dell’Antropometria alla fine del XII secolo, quando Marco Polo
descrisse le differenti dimensioni corporee delle popolazioni viste nei suoi viaggi.
1.1Variabilità dei dati antropometrici
La variabilità dei dati antropometrici si presenta sotto 3 aspetti che si manifestano in:
♥ Variabilità intraindividuale: riguarda i cambiamenti dimensionali che
sopraggiungono in un individuo durante la sua vita adulta. Vi sono cambiamenti,
come quelli legati all’invecchiamento e alla nutrizione, che sono lenti, mentre
altri sono temporanei, come quelli indotti dal movimento o dall’ambiente. Vi
sono anche alcune variazioni diurne temporanee di alcune dimensioni del corpo.
La statura, ad esempio, può ridursi in un giorno fino a 5 cm per cambiamenti
nello spessore dei dischi vertebrali. Alcune differenze, inoltre, possono essere
date dalle varie tecniche di misura. Gli effetti dell’età sono evidenti, perché
durante gli anni di crescita aumentano la statura, il peso e le varie dimensioni
corporee. Dopo i 20 anni si ha una stabilizzazione, ma procedendo verso la terza
età la statura si riduce e il peso tende ad aumentare;
♥ Variabilità interindividuale: esprime le differenze tra gli individui ed è la più
estesa fonte di variazione dopo la crescita. Le donne hanno normalmente un
statura inferiore agli uomini e meno forza fisica. La differenza di dimensione è
dovuta ai geni, all’altitudine, alla temperatura. Possono esistere differenze nelle
dimensioni corporee in base alle professioni svolte;
♥ Variazioni secolari: sono studiati soprattutto per la statura. I dati sulla
popolazione maschile sono quelli della Leva militare e sulla popolazione
femminile sono scarsi. Si è osservato che, negli ultimi decenni, nei Paesi più
sviluppati vi è stato un incremento progressivo della statura e del peso. Ad
esempio, negli ultimi 100 anni si è avuto un incremento medio della statura di
oltre 14 cm.
1.2. Lo standard dei rilevamenti antropometrici
La complicata morfologia del corpo umano rende difficile stabilire come una certa
dimensione (ad esempio la lunghezza di un arto) deve essere misurata. È stato
pertanto necessario stabilire degli standard nazionali ed internazionali che forniscano
indicazioni su come una certa dimensione deve essere misurata. Tali standard sono
prodotti da organizzazioni nazionali, europee e internazionali.
Affinché i dati antropometrici siano confrontabili, infatti, è necessario riferirsi a misure
standardizzate rilevate con strumenti riconosciuti scientificamente su persone in
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posture a loro volta standardizzate. Le misure antropometriche sono codificate e
reperibili. Le tecniche di misura si basano, in genere, su strumenti che richiedono il
contatto fisico con il soggetto. Gli svantaggi sono due: la lentezza del rilevamento ed il
fatto di non poter descrivere il corpo in movimento (sono state sviluppate, a questo
scopo, nuove tecniche – fotografiche e cinematografiche).
Le misure antropometriche sono le misure di varianti anatomiche e funzionali, prese
con procedure convenzionali (cioè codificate e ripetibili).
Una misura antropometrica lineare è la distanza (espressa nell’unità di misura
prescelta) fra due punti di repere, presa con una procedura convenzionale.
Piano di Francoforte: piano individuato tra due punti di repere.
1.5. Strumenti di misura
Le dimensioni del corpo vengono misurate mediante opportuni strumenti di misura.
L’unità di misura è il millimetro. Gli strumenti di misura sono:
Antropometro: consiste in un’asta verticale munita di cursore. Serve per
o misurare le altezze dal suolo;
Bilancia: serve a rilevare il peso corporeo;
o Plicometro: si usa per misurare lo spessore dei tessuti molli (es. tessuto
o adiposo sottocutaneo);
Nastro metrico: si usa per misurare perimetri e altre misure lungo i contorni
o corporei. È millimetrato in tutta la sua lunghezza.
Sistemi di misure antropometriche
2.
Qualsiasi rilevamento di misure richiede dei riferimenti geometrici, chiamati punti di
repere. Devono essere individuati con estrema cura, poiché da loro dipende
l’esattezza delle misure. Alcuni punti (cervicale, acromion, ecc.) sono definiti punti
reali perché corrispondono a precisi riferimenti anatomici. Essi devono essere
individuati palpando la cute che li sovrasta (sporgenze, concavità, ecc.). Altri, che sono
detti punti virtuali, sono individuati con lo strumento appoggiato alla parte anatomica
interessata, leggendo il valore massimo o minimo (es. il punto più alto del capo
individuato dall’antropometro per leggere la statura). La distanza tra due punti di
repere è una misura antropometrica lineare.
Punti di repere
Punti dislocati sul corpo che servono da riferimento per prendere una certa misura.
Glabella: è il punto più sporgente dell’osso frontale tra le arcate sovra orbitarie
nel piano sagittale.
Vertex: è il punto sagittale più elevato del capo. Segna la massima altezza
dell’individuo.
Acromiale: è il punto più alto e più esterno della spalla.
Plautax: punto di appoggio dei piedi.
Descrizione statistica dei dati antropometrici
3.
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3.1Scelta del campione e analisi dei dati
Le grandezze che descrivono le caratteristiche umane sono caratterizzate da una
variabilità che deve essere descritta statisticamente. Si utilizzano delle statistiche per
verificare se l’errore inevitabile dovuto alla stima sia contenuto nei limiti accettabili. Il
metodo statistico, infatti, non può fornire dati certi, ma solo probabili perché non
possono essere analizzati tutti gli individui di una popolazione. Per questo, si estrae
casualmente dalla popolazione un campione. Non potendo quindi rilevare tutti i dati
oggetto d’indagine su un’intera popolazione (gruppo di persone che si distinguono da
altre per determinate caratteristiche), ci si limita a studiarne un campione allo scopo di
stimare successivamente le caratteristiche della popolazione di provenienza. Un
campione è costituito da un insieme di individui appartenenti alla popolazione (circa
50-100 soggetti per ogni campione) e estratti a caso. Tutti devono avere la stessa
probabilità di essere estratti.
3.2. Descrizione statistica dei dati
Una volta stabiliti i dati che si vogliono rilevare, questi devono essere organizzati in
una matrice per casi e variabili. Ogni riga della tabella rappresenterà un caso, ossia un
soggetto misurato, e ciascuna colonna una variabile, ossia una certa misura rilevata
su tutti i soggetti (ad es. la statura).
Una volta rilevate le variabili, si passa all’elaborazione dei dati.
Per i caratteri qualitativi, ossia quelli nominali (ad es. il genere: maschile o femminile),
che si possono solo descrivere e non misurare, si possono effettuare valutazioni di
percentuale sul totale del campione.
Per i caratteri quantitativi o continui, ossia quelli numerali, che si possono misurare, si
possono calcolare la media, la deviazione standard, la moda, la mediana e i percentili.
Misure di posizione. Esprimono un valore che rappresenta gli individui globalmente
in relazione ad un determinato carattere.
La media aritmetica è data dalla somma dei valori osservati di una variabile divisa
per il numero di soggetti (es. la somma dei voti divisa per il numero degli esami
fornisce la “media” delle capacità di uno studente).
La mediana è il valore che si trova al centro di una serie di valori messi in ordine
crescente o decrescente (es. schierando un plotone in riga per stature decrescenti, la
statura mediana sarà quella del soldato al centro, se il numero di soldati è dispari,
altrimenti la media dei due valori se il numero di soldati è pari).
La moda è il valore che si ripete più frequentemente.
Misure di dispersione. Quantificano la variabilità dei dati e la loro dispersione
intorno ai valori centrali.
La varianza è la differenza tra il valore massimo e quello minimo (es. tra il soggetto
più alto e quello più basso che abbiamo misurato).
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La deviazione standard si calcola effettuando la differenza tra il valore misurato e la
media del campione, ossia lo scarto. In seguito, si effettua la media di tutti gli scarti.
Funzioni di distribuzione
4. 4.1. La distribuzione normale o gaussiana
La distribuzione normale o gaussiana è definita in base alla media ed alla deviazione
standard. Rappresenta la modalità più frequente di un carattere. Graficamente, la
distribuzione normale è
rappresentata dalla curva a
campana, dove sull’asse delle
ascisse si ha il valore assunto
dalla variabile (ad es. statura),
mentre sull’asse delle ordinate
si ha la frequenza (numero di
soggetti che presenta un
determinato valore). La curva
ha un massimo in
corrispondenza della media.
Ad es. ci permette di
rispondere alla domanda: su
100 persone, quanti sono
quelli che hanno statura
compresa tra 160 e 165 cm?
Le misure di posizione coincidono quando la curva di Gauss è perfetta. Il modello
medio ideale non è una realtà biologica: è piuttosto una probabilità statistica, definita
dall’interazione della specie con il proprio ambiente. La curva di Gauss, quindi,
rappresenterà le caratteristiche della specie che consentiranno il miglior grado di<