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La centralità dell'etnografia per l'antropologia

Durante il lavoro sul campo, l'antropologo e le persone con le quali questi interagisce entrano in una relazione più complessa di quanto potrebbe far pensare una etnografia intesa come semplice osservazione e raccolta dati. Per gli antropologi fare etnografia non significa solo osservare, classificare comportamenti e punti di vista per poi procedere con l'elaborazione di modelli formali o quantitativi, ma significa anche scoprire altri comportamenti e altre idee connessi con i primi e che costituiscono una loro possibile spoliazione. Per lungo tempo si è pensato che l'etnografia fosse un insieme di tecniche più o meno attendibili ed efficaci per raccogliere dati che poi dovevano essere restituiti in forma di teoria. Oggi invece, intesa come attività di interpretazione, l'etnografia è parte costitutiva dell'antropologia perché dà forma allo stesso stile.

Il diragionamento dell'antropologia. I pensieri dell'antropologia si impiegano a quelli dei suoi interlocutori.

IL RAGIONAMENTO ANTROPOLOGICO

Il ragionamento antropologico è possibile svolgerlo solo se si hanno competenze di tipo antropologico che possono derivare dall'esperienza etnografica ma anche mediante lo studio e l'applicazione di teorie e ipotesi che hanno capo a degli assunti fondamentali. Questo avviene perché l'antropologia è relazionata a molte discipline. Il continuo contatto con altre discipline (anche diverse) ha ovviamente dato vita a competenze del pensare antropologicamente che derivano anche da altre discipline.

L'antropologia è una disciplina abbastanza unica. Infatti, mentre nelle materie più scientifiche esistono dei paradigmi (assunti e modelli) che orientano l'agire e il pensare e vengono seguiti finché non sono superati da altri, nell'antropologia tali paradigmi non vengono superati.

Si tratta, dunque, di un continuo contatto condiverse culture che hanno portato alla nascita di paradigmi non sempre validi ma che furono semprecompresenti. Per quanto esistessero paradigmi diversi, in realtà vi sono sempre stati risvolti applicativi. L'antropologo Geertz sostiene che l'antropologia come scienza è caratterizzata dall'affinamento dei dibattitie dalla precisione con cui si ampliano i discorsi sugli esseri umani. Ciò è correlato alla nascita dell'antropologia che nasce da spinte dell'etica. Infatti, mentre gli antropologi vogliono superare i pregiudizi e l'ignoranza, i governi colonialisti realizzano che tale disciplina potrebbe essere usata come strumento per conoscere nuovi popoli. Dovendo mantenere il consenso della corona per i loro studi, gli antropologi, dovettero adeguarsi alle richiese e andare contro i loro valori. L'antropologia dell'800 si caratterizza di un duplice sentimento: la

Possibilità di fare ricerche, ma anche la scorrettezza nel diventare motivo di oppressione per i popoli studiati (il dovere degli antropologi è proprio quello di evitare che le loro ricerche ne diventino motivo).

Nella seconda metà del 900 iniziano a collaborare con altri studiosi nelle varie equipe ed entrano a far parte di ospedali, centri d'accoglienza occupandosi anche di altro oltre che dello studio di popolazioni lontane. Dunque, entrarono a contatto con i migranti realizzando un rapporto diverso rispetto a quello dei medici o degli psicologi. Se ne occupano con un ascolto tipico degli antropologi.

Il ragionamento antropologico si basa sulla prospettiva olistica, ossia secondo cui la cultura è un insieme di modelli che interagiscono creando qualcosa di unico. Proprio per tale ragione, questa prospettiva è legata alla questione del contesto. Quando si svolgono delle ricerche etnografiche, queste sono ancorate al contesto in cui sono svolte.

senza contesto, infatti, perderebbero di significato. Franz Boas fu il primo a realizzarel'importanza degli studi sul campo, fondamentali per studiare una cultura. Ai suoi esordi l'antropologia siprefiggeva di scoprire le leggi che spiegassero la trasformazione della società (evoluzionisti) dalle formepiù semplici (primitivi) a quelle più complesse (evolute).Inizialmente, il metodo utilizzato era quello di realizzare un'ipotesi e cercare i fenomeni che la verificavano.Successivamente nacque invece il metodo comparativo che era svolto in due modalità:

  1. O si sceglieva un fenomeno che si manifestava in due luoghi vicini e si analizzavano. Si tratta di un sistema più specifico ma che decretava risultati non generalizzabili.
  2. O si sceglievano fenomeni che si manifestavano in luoghi distanti e si comparavano. Si tratta di un sistema in cui non si poteva far altro che generalizzare.

Oggi si utilizza un metodo comparativo che segue delle

fasi precise e che svolge ricerche sia in campi d'indagine allargati che più specifici. La prospettiva olistica ha indotto gli antropologi a svolgere lo studio di comunità più piccole piuttosto che grandi, anche se adesso si svolgono in ambienti più vasti. Nonostante questo, la prospettiva olistica rimane centrale per via del contesto. Infatti, fu solo grazie alla prospettiva olistica che si diede la necessaria importanza al contesto d'origine di ogni fenomeno. Inoltre, il contesto è fondamentale per definire le differenze tra le culture e per collegarsi ad altri fenomeni in una catena infinita di interconnessioni tra queste.

LA COMUNICAZIONE:
Dal ragionamento antropologico, sembra emergere che l'antropologia sia una disciplina riflessiva che permette di comprendere non più solo l'altro, ma di comprendere che, analizzando l'altro si studia anche la propria cultura inconsapevolmente. Infatti, quando si studia un'altra

cultura propria sia superiore alle altre e giudicare le altre culture in base ai propri valori e norme. Questo atteggiamento può portare a fraintendimenti e pregiudizi nei confronti delle altre culture. L'approccio relativista, invece, consiste nel comprendere e apprezzare le diverse culture senza giudicarle in base ai propri standard. Questo approccio permette di analizzare e interpretare le pratiche culturali in modo imparziale, cercando di capire il significato che hanno per le persone che le vivono. Attraverso la comunicazione, gli antropologi cercano di superare l'etnocentrismo e adottare un approccio relativista, ascoltando e cercando di comprendere le diverse prospettive culturali. Questo permette di entrare in contatto con una serie di esperienze e di ampliare la propria conoscenza del mondo. In conclusione, la comunicazione è un aspetto fondamentale per entrare in contatto con le diverse culture e per comprendere le loro peculiarità linguistiche e simboliche. L'etnocentrismo e l'approccio relativista sono concetti chiave nella ricerca antropologica, che permettono di analizzare e interpretare le diverse culture in modo imparziale e rispettoso.cultura d'appartenenza sia migliore rispetto ad altre. L'unico modo per combattere un pregiudizio etnocentrico è comprendere che qualsiasi cosa stiamo osservando è dotata di senso nella cultura nella quale è svolta. A tale scopo, si sviluppa l'approccio relativista, ossia l'atteggiamento che consiste nel ritenere che comportamenti e valori debbano essere considerati all'interno del contesto complessivo entro cui prendono vita e forma, al fine di essere compresi. Dunque, ha il compito far comprendere che ogni cultura è unica e speciale e che ogni fenomeno va compreso nella cultura alla quale appartiene. Il relativismo dice quindi sì alla contestualizzazione perché questa serve a dare spiegazioni e ci permette di comprendere il perché di alcune situazioni in culture diverse. Nonostante ciò, il relativismo culturale non nasce come giustificazione verso determinate pratiche e idee che sono ingiustificabili. Dunque,

Usanze di alcune culture (cannibalismo, mutilazioni e altro) non sono eticamente giustificate in quanto parte della "diversità", anche se nel corso degli anni alcuni antropologi hanno tentato di spiegarli in maniera scientifica.

L'antropologia razzista;

Il razzismo è un tema affascinante per gli antropologi. Purtroppo, nel corso del tempo si assistette a periodi storici molto bui in cui gli antropologi si trovarono a supportare delle teorie di supremazia di una razza rispetto ad un'altra. In America, tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento gli antropologi ingaggiarono una battaglia antirazzista, così come i britannici e i francesi, spesso in aperta opposizione con le idee dominanti nell'ambiente delle rispettive amministrazioni coloniali. Ma quando gli antropologi accademici si trovarono ad operare, in paesi come l'Italia e la Germania (1930/40), allora retti da regimi autoritari come il fascismo e il nazismo,

alcuni di loro, per opportunismo o per necessità, si ritrovarono a elaborare tesi che, sebbene prive di fondamento, divennero le teorie antropologiche ufficiali dei regimi in questione. Addirittura, alcuni antropologi presero parte alla scrittura di alcuni testi:
  1. In Italia, gli antropologi fisici stilarono il "manifesto della razza", che fu la base per le leggi discriminatorie del 1938 rivolte ad ebrei, zingari e popolazioni delle colonie.
  2. In Germania, contribuirono alla teorizzazione dell'"inferiorità di razza" degli ebrei, zingari, omosessuali e popoli non germanici.
Franz Boas (antropologo geografo ebreo tedesco) aveva scritto un lavoro sulla razza mostrando quanto fosse inconsistente il concetto di supremazia di una specie rispetto ad un'altra, portando idee scientifiche sul fatto che non esisteva correlazione con i tratti fisici di una persona rispetto ai comportamenti manifestati. In Germania, date tali affermazioni, gli revocarono.

Il dottorato e negli anni '40 bruciarono i suoi libri.

IL TEMA DELLE RAZZE

Nonostante l'intensità crescente dei contatti tra le popolazioni, nonostante le mescolanze e le migrazioni, ancora oggi l'umanità è caratterizzata da una vasta varietà. La varietà umana può manifestarsi a livello fisico, quindi per statura, capelli, colore della pelle e degli occhi, oppure manifestarsi a livello linguistico, con l'esistenza di cinquemila lingue e idiomi, o ancora manifestarsi sul piano culturale, con comportamenti e idee che contraddistinguono gli individui. A fronte della grande varietà si possono constatare molti aspetti che accomunano gli esseri umani, quali ad esempio, l'appartenere ad una sola specie come dimostrato da de Buffon nel 18esimo secolo, o per l'essere tutti produttori di cultura. Inoltre, i linguisti giunsero alla conclusione che le lingue, seppur differenti, possiedono strutture grammaticali.

paragonabili dal punto di vista della complessità. L'aspetto degli esseri umani è il principale fattore di riconoscimento della diversità, e proprio tali differenze fisiche furono il supporto maggiore per ideologie.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliocecere di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Bellantonio Loredana.