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LEVY-BRUHL
Scrive “La morale e la scienza dei costumi” per rispondere alla domanda: esiste una morale
oggettiva? Ma arrivò a conclusione che non esistono teorie fondanti alcuna morale, in quanto la
natura umana di base è sempre la stessa. Così volse i suoi studi ai primitivi, elaborò una teoria
detta del prelogismo, secondo la quale la mente dell’uomo primitivo si muoverebbe in base a
schemi diversi da quelli dell’uomo civilizzato, qualitativamente differente [egli inoltre affermava che
gli atteggiamenti mentali (fatti sociali)erano già dati dalla società]. Nel pensiero prelogico (primitivo)
la tendenza a stabilire relazioni tra le rappresentazioni mistiche è identificato col termine
partecipazione.
HERTZ e VAN GENNEP
Hertz, nel saggio sulla rappresentazione collettiva della morte, sostiene che la morte distrugga in
quanto mina alla coesione di una comunità, essendo morto un membro l'equilibrio tentenna, ma
grazie ai rituali funebri il defunto si stacca da quella comunità ed entra in quella dei morti. La morte
nella società, per Hertz ha un carattere di transizione, appunta da una comunità passa ad un'altra.
In "La preminenza della mano destra" Hertz affermava che la mano destra prevaleva sulla sinistra
[in quanto l'emisfero destro è sede di funzioni locomotrici (destrezza e forza)], inoltre distingue
sacro e profano, e mostra come gli esseri umani suddividano tutto secondo un principio bipolare: le
cose, gli esseri umani etc.. sono distribuiti tra dx e sx.
Van Gennep fu un antropologo francese, fondò lo studio del folklore come disciplina accademica
in Francia; e diede fondamentali contributi all'analisi dei riti di passaggio nell'omonima opera: egli
era convinto che ogni cambiamento era scandito da un rito (al fine di renderlo più agevole), e li
divide in 3 passaggi: "separazione" (preliminari); "margine" (liminari) "aggregazione" (postliminari).
Molto importante era la fase di margine in quanto consentiva di ridurre l'aspetto traumatico dalla
separazione (fase 1).
MAUSS
Ultimo allievo di Durkheim, s’interessa molto alle scienze sociali. In "forme primitive di
classificazione" afferma la teoria denominata: omologia strutturale; ovvero gli esseri umani
raggruppano gli oggetti e gli esseri animati, formando, insieme agli esseri umani stessi, dei gruppi
sociali. Mauss si servì degli aborigeni australiani, che avevano una società divisa in "classi
matrimoniali", e ad ogni classe era associata una serie di fenomeni naturali, animali e oggetti. Il
mondo dunque era classificato secondo le divisione della società (ad una variazione della società,
vi era una variazione del sistema di classificazione). Mauss introduce "il fatto sociale totale" (in
Saggio sulle variazioni stagionali delle società eschimesi) analizzando la vita degli Eschimesi, i
quali si dividono in estate per cacciare, e si riavvicinano in inverno (stagione di riti, feste e relazioni
sociali). In altre parole etichettò fatti sociali totali i fatti sociali che influenzano ogni aspetto della
società. Questo concetto è portato avanti soprattutto nel "Saggio sul dono", qui analizza il potlach
di Boas, e i Kula di Malinowski, e definisce il dono, fatto sociale totale, il quale è basato sulla
reciprocità, dunque influenza tutta la società. Reciprocità scissa in dare, ricevere e ricambiare (egli
è influenzato qui dalla teoria Maori HAU, secondo il quale colui che riceve il dono, si sente in
debito, questa sensazione è appunto l'Hau).
RIVERS
Fu uno dei più noti ricercatori scientifici inglesi, durante la spedizione allo stretto di Torres riuscì a
condurre una lunga serie di osservazioni e ricerche. Sviluppò il metodo genealogico, un sistema di
raccolta dei dati relativi all'organizzazione sociale dei popoli selvaggi, egli aveva trovato così un
modo per mettere allo stesso piano nativo e antropologo, così da permettere la comunicazione.
[Chiedendo ai nativi i nomi dei parenti e i termini con cui venivano designati (così d'avere un
quadro generale dei termini usati)].
MALINOWSKI
Antropologo Polacco, viaggio prima in Australia, poi in Nuova Guinea e ancora alle isole Trobriand
in Melanesia. Diede il via alla pratica dell'osservazione partecipante, una tecnica che consentiva ai
ricercatori di entrare in confidenza coi nativi. Per far ciò era necessario partecipare il più possibile
alla vita degli indigeni. [Sfatamento mito post pubblicazione diario]. La sua opera più importante fu
Argonauti del Pacifico Occidentale, qui descrive la cultura delle popolazioni delle Trobriand. Egli
osservò particolarmente la pratica Kula, la quale consisteva in uno scambio di collane di conchiglie
rosse con bracciali di conchiglie bianche (obbligatorio). Egli lo definì un fenomeno economico
notevole. La pratica Kula mise in evidenza la rete di rapporti tra individui, clan e tribù. Inoltre
Malinowski osservò, in "Diritto e costume della società primitiva", come il principio di reciprocità
dominava l'intera società Triobriandese. In "La famiglia tra gli Aborigeni" notò come gli Australiani
erano soggetti a strette norme, che li allontanavano completamente dalla promiscuità sessuale di
alcune cerimonie. In "Sesso e repressione tra i selvaggi" scrisse della famiglia, come luogo di
riproduzione biologico, in cui è vietato l'incesto, mentre è possibile l'esogamia.
Malinoswki definisce funzionalismo ristretto l'insieme di comportamenti dediti al mantenimento
dell'equilibrio di una società; mentre definisce funzionalismo allargato le risposte che l'uomo da alle
necessità imposte dall'adattamento all'ambiente. Malinowski classifica i beni in primari, secondari
e derivati. Inoltre in “magia scienza e religione”, afferma che la magia non è anteriore alla religione
ma bensì serve all’uomo per creare i fini desiderati.
DE MARTINO
Antifascista e intellettuale napoletano, appoggiò la filosofia di Benedetto Croce, la sua prima opera
fu: Naturalismo e storicismo nell’etnologia, nella quale critico il naturalismo (tipico atteggiamento)
della scuola francese. Essi, secondo De Martino, riducevano i fenomeni culturali dei primitivi a
oggetti studiati con metodi superficiali o inadeguati. Inizialmente De Martino appoggia lo storicismo
di Croce, secondo il quale tutto è storia, e lo spirito è all’interno di essa, l’uomo studiando la storia
arriva alla conoscenza (mentre le scienze avevano solo un compito applicativo). Nella sua opera
De Martino segue e si allontana allo stesso tempo, da Croce, egli finirà per concentrare la sua
attenzione sulla plebe meridionale. In questo libro dedicò più tempo confutare le posizioni dei
naturalisti, che a proporre un analisi dello storicismo crociano. [Inoltre sulla rivista “Studi filosofici”
ebbe un vivace scambio di opinioni con Remo Cantoni (intellettuale appartenente alla Scuola di
Milano); quest’ultimo appoggiava le teorie di Levy-Bruhl, e De Martino lo rimproverò di ostentare
distacco da un problema importante, ossia l’oggetto della conoscenza].
Dopo la guerra mondiale, gli anni furono molto duri per gli antropologi, la svolta la diede De
Martino, con il Mondo Magico nel 1948. Egli s’impegnava nella ricostruzione della struttura del
mondo magico, secondo lui, la comprensione di un’era magica gli avrebbe permesso di
comprendere la presente. Nella filosofia di Croce le categorie dello spirito sono quattro: estetica,
concettuale, economica ed etica. La religione in questa non è presente, essendo considerata da
Croce come semplice aggregazione. De Martino cerca di definire il problema dei poteri magici, se
siano reali o meno, così facendo mette in discussione anche il concetto di realtà. Per lui i poteri
magici sono reali, e per dimostrare ciò, chiama in causa i fenomeni paranormali. Il distacco da
Croce diventa ora evidente. Nel capitolo centrale del libro, ovvero il dramma storico del mondo
magico, De Martino ci introduce il concetto di presenza, è intesa come la capacità di conservare
nella coscienza le esperienze necessarie per rispondere ad una determinata situazione storica. E’
dunque uno stato che l’uomo crea per sfuggire alla crisi della presenza: ossia quelle condizioni
nelle quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni, sperimenta un'incertezza
(spaesamento) scoprendosi incapace di agire; la figura centrale di questo capitolo è lo sciamano.
Ancora In morte e piano rituale affronta il concetto della perdita della presenza, davanti alla “crisi
del cordoglio” (per la perdita di qualcuno) che può portare appunto ad una crisi, emerge la
esigenza di elaborare il lutto, attraverso il credo religioso. Intorno a una storia del mondo popolare
subalterno De Martino sposa il marxismo di Gramsci, ed elabora un concetto di destorificazione:
secondo il quale ogni forma di riscatto magico-religioso, consentirebbe di stare nella storia come
se non ci si stesse , De Martino inaugura un’antropologia del negativo, un antropologia delle
masse che non fanno la storia,ma che irrompono nella storia. Questo marxismo, unito a questa
nuova antropologia lo fecero avvicinare moltissimo alla antropologia meridionale italiana.
*Destorificazione dunque riguarda l’esclusione dei soggetti umani dalla storia*. De Martino ci parla
anche dell’umanesimo etnografico, ovvero quel momento in cui s’incontra l’individuo studiato. Egli
sa che il rapporto osservatore-osservato non è neutro, in quanto l’etnologo tende a studiare
secondo delle categorie prestabilite (dalla storia culturale occidentale). Propone quindi
l’etnocentrismo critico, si verifica ossia un continuo ridiscutere le proprie categorie analitiche, ma
non per modificarle, bensì per creare la consapevolezza nell’etnologo di queste parametri già
prestabiliti, di cui però non si può fare a meno. Infine De Martino non considera il punto di vista del
nativo, e siccome la storia della cultura occidentale è presa come unità di misura, afferma che il
pericolo dell’umanesimo etnogr. è il relativismo culturale (che nega l’esistenza di verità assolute),
dunque appunto mina alla sola unità misura, quella occidentale.
GRIAULE
Fu titolare della prima cattedra di etnologia alla Sorbona. In diverse spedizioni in Africa fra il 1931
ed il 1946, tra cui la famosa "Missione Dakar-Gibuti", il quale fine era quello di raccogliere dati sulle
lingue e sulle culture delle regioni africane. Ebbe modo di studiare la complessa cosmogonia(teoria
della formaz. dell'univ.) del popolo