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LE COMPONENTI DEL LINGUAGGIO
Fonologia : Lo studio dei suoni della lingua. I foni
sono i suoni emessi dalla bocca, il fonema è la classe
di suoni equivalenti di una lingua. Il campo di
variazione dei fonemi varia in base alla lingua e gli
accenti della stessa lingua sono dati dal modo in cui
si modellano i fonemi.
Morfologia: studia come si costruiscono le parole. Le
parole sono composte da unità costruttive. I
MORFEMI sono unità minime di significato di una
lingua, e rappresentano il punto fondamentale nel
quale avviene l'accoppiamento tra suono e significato.
Sintassi: studio della struttura della proposizione
Semantica: Lo studio del significato. La METAFORA
afferma un legame significativo tra 2 espressioni
originanti da diversi domini semantici. Un DOMINIO
SEMANTICO è un insieme di espressioni linguistiche
dotate di significati correlati.
Pragmatica: studio della lingua nel contesto del suo
uso. Ogni contesto propone limitazioni e opportunità
in rapporto a ciò che si può dire o meno, vanno
considerati due tipi di contesto: quello linguistico che
si riferisce a parole ed epsressioni che avvolgono la
frase(es: se dico "mi è piaciuto" posso sapere cosa
solo considerando la frase prima "il libro che mi ha
regalato") e quello non linguistico che è costituito da
oggetti e attività presente nella situazione in cui si
parla. ("chi è quello?" il contesto fisico permette di
capire a chi mi rivolgo). La pragmatica richiama
l'attenzione sul discorso.
Etnopragmatica: lo studio dell'uso del linguaggio
costituito dall'interazione sociale . Le pratiche
comunicative comportano il linguaggio verbale, ma
comprendono anceh valori condivisi non traducibili in
parole. L'eteroglossia descrive la coesistenza di più
norme e forme linguistiche, molte delle quali ancorate
a più di un sottogruppo sociale.
Cosa succede se le lingue vengono a contratto tra
loro?
PIDGIN: negoziazione radicale di nuovo significato tra
due lingue diverse-->invenzione di una nuova lingua
che differisce da entrambe quelle d'origine.
Nel 1960 i bimbi afroamericani delle aree urbane degli
stati uniti pativano deprivazione linguistica secondo gli
psicologi. In realtà i bimbi consideravano l'aula
scolastica come una parte di cultura razzista e quindi
non rispondevano alle domande degli altri e
cercavano di comunicare il meno possibile. L'inglese
afroamericano e i studi fatti su di esso illustrano le
circostanze storiche in cui nascono le lingue creole
.-->segnati dall'estrema disuguaglianza politica e dalla
schiavitù gli afroamericani quando non si trovavano in
compagnia di bianchi parlavano in modo diverso che
non fosse percepito da loro, diedero vita a una
controlingua basata su carattere indiretto. Le loro
conversazioni sembravano apparentemente senza
senso, ma in realtà le risposte si riferivano a uno
schema di discorso indiretto, che fra loro
comprendevano perfettamente.
L'IDEOLOGIA DEL LINGUAGGIO: indica conflitti tra
gruppi sociali con diversi interessi, rivelato da ciò che
la gente dice e da come lo dice
Le differenze nelle abitudini linguistiche non sono solo
dei gruppi etnici, ma distinguono donne e uomini: gli
uomini tendono ad usare il linguaggio come arma
competitiva, mentre le donne come mezzo per
costruire intimità.
La RIVITALIZZAZIONE DELLA LINGUA riguarda il il
tentativo compiuto da linguisti e attivisti di conservare
o far rivivere lingue parlate da pochi soggetti nativi
(irlandese, popolazioni australiante-->linguaggio dei
segni, lingua Kiowa nell Oklahoma)
CAP. 6 CULTURA E INDIVIDUI
Non tutti abitando nella stessa società imparano le
stesse cose.
La DST (Development System Theory) riconosce che
nel proprio ciclo vitale un organismo che si sviluppa è
soggetto a più ambienti e interagisce con altri
organismi, quindi l'ambiente sociale, economico e
politico è un fattore rilevante dello sviluppo indivuale.
L'antropologia psicologica è molto vasta, ed è
possibile suddividere gli studi in percezione,
cognizione e motivazione. Quindi diversi gruppi di
una società, portatori di storie differenti, prestano
attenzione a cose differenti provando sentimenti
diversi, in poche parole ci serviamo di categorie
preesistenti per interpretare più facilmente esperienze
nuove-->dislocazione. Come nel linguaggio
l'eteroglosia, abbiamo spesso bisogno di destreggiarci
tra punti di vista contrastanti e inoltre i nostri sensi
possono prendersi gioco di noi. La prevaricazione è
una caratteristica instrinseca dei processi psicologici
generali , come lo è del linguaggio. Inoltre i sensi
sono spesso associati a simboli che influenzano la
nostra esperienza.
LA PERCEZIONE: Insieme dei processi tramite i quali
le persone organizzano l'informazione derivante dai
sensi. L'intelletto e e l'emozione si riferiscono ai due
modi principali di percepire.
Gli SCHEMI sono esperienze ripetitive modellate,
infatti mentre gli umani crescono si rendono conto
degli schemi che la loro cultura riconosce. La cultura
usa gli schemi come PROTOTIPI, quindi esempi di
elementi o esperienze tipici nell'ambito di un dominio
semantico culturalmente pertinente. Ma organizzare
l'esperienza solo secondo i prototipi limita la
percezione, infatti creatività ed elasticità sono
indispensabili per ragionare su ciò che accade attorno
a noi.
Si percepisce in base anche alle convenzioni culturali,
quindi si interpreta in base a esperienze preesistenti.
VISUALITA': Attitudine degli individui di società
diverse ad apprendere ed interpretare ciò che
vedono, a costruire immagini mentali servendosi delle
pratiche visive favorite dal prorpio sistema culturale.--
>Vogel dice che gli individui imparano a interpetare
ciò che vedono in base alla cultura.
Le illusioni
Le illusioni secondo Richard Gregory sono frutto di
procedimenti mal collocati: si tratta di processi
cognitivi ordinari che sono stati scelti in modo
improprio e applicati a segnali visivi.
Quindi le percezioni non sono campioni della realtà
ma rappresentazioni simboliche e chi percepisce
deve faticare per trarne un senso.
La distorsione (ciò che vediamo sembra più grande o
più piccolo, più lungo o corto ecc di ciò che è ).
Fatto sta che l’intepretazione che la gente da dipende
da esperienze pre esistenti e da convenzioni culturali.
Per esempio le persone che vivono tutta la vita in una
foresta non hanno il senso della distanza, di un metro
per esempio, e quindi quando stimano le dimensioni
di un oggetto nel loro campo visivo non riescono a
farlo in modo più o meno giusto. (vedendo gli animali
da lontano non riusciva a credere che fossero così
piccoli). Quando la gente appartenente a una certa
cultura non riesce a vedere similitudine tra oggetti o
persone che noi consideriamo ovvie rischiamo di
spazientriciàrazzia.
Guardare e vedere sono percezioni apprese per via
culturale: Vogel usa il termine VISUALITA’ per riferirsi
al modo in cui gli individui di società diverse imparano
a interpretare quello che vedono e a costruire
immagini mentali. Per i baule, popolo della costa
d’avorio, gli oggetti possiedono un potere e agiscono
sugli individui che li vedono, anche in modo mortale.
Per questo popolo guardare è l’attività più importante,
e guardare fisso è vietato poiché è segno di desidero
di uccidere. I Baule usano 4 verbi per dire guardare o
vedere: NIAN (osservareàla tv, o le danze per
intrattenere- NYIN (sguardo fisso)àoggetto degno di
sacrificio, KANNGLE (sguardi maligni con la coda dell
occhio) e NIAN KLEKLE (guardare di nascosto). Per
questo popolo ci sono oggetti potenti che non si
possono esaminare né guardare da vicino, poiché se
saranno visibili eserciteranno sulle persone un potere
straordinario.
LA COGNIZIONE viene dal fatto che siamo costruttori
di significato attivi, che cercano un senso
dall’esperienza . Negli anni 60 iniziano studi su di
esso: ognuno sviluppa fin dalla nascita capacità
cognitiveàQI misuratore di intelligenza. Vygotsky
distingueva tra i processi cognitivi elementari e
funzionali: i primi riguardavano l’abilità di formulare
astrazioni, categorizzare, mentre i secondi gli insiemi
culturalmente connessi di processi che guidano
percezione, concezione, ragione ed emozione.
Prendendo in considerazione i bimbi afroamericani la
cui capacità verbale era stata misurata dagli
euroamericani adoperando lo stesso test dei bimbi
euroamericani: entrambi i bimbi possiedevano la
stessa gamma di processi cognitivi elementari, la
differenza stava nel modo in cui i membri di ogni
gruppo combinava i processi per interpretare la
situazione.-->i bimbi euro come un’opporunità di
manifestare la propria abilità, i bimbi afro come un
minaccioso attacco personale e sociale.
LO STILE COGNITIVO si riferisce a un modello
ricorrente di attività percettiva e intellettuale. Coloro
che adottano uno STILE GLOBALE tendono ad avere
una visione olistica del mondo, cioè vedono solo
inizialmente un fascio di relazioni e solo dopo
collegano le parti. Coloro che adottano uno STILE
ARTICOLATO tendono a dividere il mondo in piccole
parti riorganizzabili poi in blocchi di maggiore
dimensioneà (campo –indipendente) . Lo stile
cogntivo di un soggetto varia da un contesto all’altro,
infatti preferiamo strategia globali nei problemi della
vita quotidiana, e articolate per esempio a scuola
dove l’obiettivo potrebbe essere risolvere un
problema di matematica.
Fin dalla scoperta delle altre società, l’occidente
metteva in discussione l’esistenza della ragione nei
popoli analfabeti. Pensare significa “andare oltre
l’informazione data”, quindi implica l’interrelazione tra
informazioni già disponisibili e processi cognitivi della
persona.
“Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo,
quindi esso è mortale”.
Le prime due proposizioni sono premesse, la terza è
una conclusione. Il sillogismo è valido se la
conclusione discende dalle premesse.
RAGIONAMENTO SILLOGISTICO, è la
à
quintessenza del pensiero razionale. Questo pensiero
logico non è valido per tutte le culture, infatti se molte
non ci vedono un nesso fanno più fatica a dare una
risposta “Se Tom beve