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13. IL TRIONFO DEI POTERI LOCALI NELLE CAMPAGNE E NELLE CITTA' (secoli
X-XI)
I secoli X e XI in Europa furono caratterizzata da un sistema politico e socio-economico definito a
lungo “feudale” mentre la storiografia attuale preferisce designarlo come “ordinamento signorile”.
Feudo è un mancato sinonimo di anarchia, parlare invece di ordinamento chiarisce bene come sia
possibile indagare questo periodo per sé stesso, non solo come transizione tra la fine dell'impero
carolingio e la nascita dei comuni e dei principati.
“Feudalesimo”: un concetto ambiguo
La parola non è coeva al fenomeno, compare nel 1700, in ambito illuministico; tre sono le principali
definizioni di tale termine:
1. La nozione di Marx: specifico modo di produzione
2. La nozione di Bloch: intera civiltà europea tra X e XIII secolo
3. Ristretta definizione giuridica sulle relazioni vassallatico-beneficiarie
Distinguiamo meglio le 4 fasi del feudalesimo
1. VIII- IX secolo. Prima nel regno dei Franchi e poi con Carlo Magno: vi è il legame tra
sovrano e funzionari ma restano ruoli distinti dalla delega del potere regio a esercitare
funzioni pubbliche in un territorio determinato
2. IX-X. Dopo la dissoluzione dell'impero carolingio viene meno il coordinamento regio
dunque la grande aristocrazia del regno prende il potere. Conti, duchi e marchesi diventano
dinastici nel loro territorio.
3. XI-XII. È il momento di massima frammentazione del potere pubblico su scala locale; è
l'ordinamento signorile. Cellula base diviene il castello e il territorio che questo riesce a
controllare.
4. Fine XII. È la fase in cui i poteri signorili vengono progressivamente coordinati all'interno di
nuove compagini territoriali. Solo da questo momento in poi è possibile parlare di una
“piramide feudale”.
La frammentazione dell'impero carolingio
L'aristocrazia prende potere tramite due atti soprattutto
1. Capitolare di Quierzy, una disposizione di Carlo il Calvo dell'877. Qui si rassicuravano
coloro che partivano in guerra contro i Saraceni in Italia accanto a Carlo sul fatto che, in
caso di dipartita di un loro figlio durante la loro assenza, il regno sarebbe stato amministrato
temporaneamente da altri figli o da parenti. Si parlava di provvisorio, ma di fatto venivano
sempre confermati i discendenti.
2. L'edictum de beneficiis, ossia la Constitutio de feudis del 1037 stabiliva l'ereditarietà dei
benefici minori, quelli concessi dall'aristocrazia ai vassalli, specificando che nessun vassallo
poteva essere privato del beneficio ottenuto senza una giusta causa. I feudatari minori
ebbero gli stessi benefici dei maggiori. Si voleva colpire l'aristocrazia e andare a vantaggio
dei poteri locali; cosa che non riuscì.
L'INCASTELLAMENTO
Fenomeno che accompagnò la dissoluzione dell'impero carolingio e il sorgere di molteplici centri di
potere locale. Parte dalla fine del secolo IX, durante le “seconde invasioni”: Ungari e Saraceni
avevano provocato il panico. Forse è anche a causa del fatto che non riuscivano a difendere il
territorio che i carolingi finirono il loro periodo di storia.
Qualunque proprietario terriero in grado di allestire una fortificazione lo fece; anche con mezzi di
fortuna come fossati e palizzate.
I contadini che avevano terre fuori entrarono nelle fortificazioni, a fianco dei servi che dipendevano
direttamente dal proprietario. In pratica le differenze erano sempre meno. L'incastellamento finì così
per far sì che il potere di chi recintava andasse a estendersi anche sulle new entry, non solo su
coloro i quali lavoravano prima.
Dal punto di vista del paesaggio l'Europa assunse una nuova fisionomia di carattere duramente
militare, diminuirono o scomparvero del tutto le abitazioni di campagna.
Ciò favorì il fatto che le signorie fondiarie divennero territoriale: il proprietario, cioè, esercita le sue
prerogative anche su persone che non sono legate a lui da rapporti di lavoro. Riceveva il focaticum,
ossia una tassa sul “focolare”, per ospitare i contadini. Monopolizzava anche alcuni beni di prima
necessità: acqua, pascolo, pane, sfruttamento dei boschi.
Le città e i vescovi
Abbiamo già visto che precocemente all'organizzazione amministrativa dell'impero romano. La
diocesi si estese sui un'area che coincideva praticamente con le provinciae. Nella città il vescovo fu
sempre espressione dei ceti dominanti locali: raccoglieva attorno a sé le istanze della cittadinanza e
si discuteva di fronte alle cattedrali per trovare le soluzioni ai problemi cittadini.
Durante il periodo carolingio i vescovi, alcuni di loro, erano diventati missi dominici, schierandosi
quindi dalla parte dei controllori.
Con la dissoluzione dell'impero carolingio i vescovi rinsaldarono il loro potere: si presero la
prerogativa di provvedere alla difesa delle città dall'attacco dei pagani, i mali christiani.
Durante il secolo X molte sedi episcopali in Italia chiesero e ottennero, a parte l'immunità, la
cosiddetta districtio, ossia l'autorità di costringere, di obbligare, l'essenza del potere pubblico, una
fetta di esso legalmente.
14. IMPERO E REGNI NELL'ETA' POST-CAROLINGIA (secolo X)
Nei territori occidentali (a sinistra del Reno), dopo la deposizione di Carlo il Grosso, il re di Francia
controllava un'area limitata attorno a Parigi. Il titolo regio venne conteso per decenni proprio dagli
ultimi eredi di Carlo Magno e i conti di Parigi; questi ultimi vinsero e nel 987 con Ugo Capeto si
impossessarono del titolo regio. Proprio da lui prendono il nome i Capetingi, che governarono fino
ai primi del 1300. Tuttavia la Francia di Ugo Capeto era diversissima da quella precedente. Il re era
sentito come lontano, garante di poteri che erano in realtà totalmente autonomi, lo divideva dagli
altri proprietari solo il fatto di avere un po' di prestigio morale e spirituale in più.
In Italia il crollo dell'impero carolingio non fece grandi cambiamenti. I confini rimasero quelli del
regno dei Longobardi: Italia settentrionale escluse le zone costiere, parte di quella centrale. L'Italia
del Sud era sotto domini diversi: longobardo in Campania, arabo in Sicilia e bizantino nelle restanti
regioni. In mancanza di una discendenza carolingia, comunque, il regno fu conteso tra i
rappresentanti delle principali famiglie dell'aristocrazia dando vita a una serie di sovrani che la
storiografia ottocentesca definì “italici”. Questo proliferare di poteri fu definito “anarchia politica”:
può sembrare un ossimoro ma definisce bene la situazione. Oggi non tutti accettano questo termine:
fa pensare a declino e non è così per forza, anzi, in questo contesto c'è un'originalità delle politiche
adottate.
Protagonisti della successione furono quattro famiglie, i duchi e marchesi di
1. Spoleto
2. Toscana
3. Ivrea
4. Friuli
Nord vs. Centro: richiesero aiuto al re di Borgogna e poi a quello di Provenza, con re Ugo che
mantenne il dominio per vent'anni. Una volta vecchio, si ritira in Provenza e lascia il regno a
Lotario, che morì; la palla passò allora a Berengario II, di Ivrea; questi rinchiuse la vedova di
Lotario, umiliandola, in una torre. Un vassallo andò a liberarla e sollecitò l'intervento in Italia di
Ottone I re di Germania, il quale, giunto a Pavia, sposò Adelaide.
Nel regno dei Franchi orientali (regno teutonico) la grande aristocrazia aveva eletto un erede dei
Carolingi, cioè Arnolfo; la sua morte scatenò il battibecco per la successione. Il regno teutonico
aveva ampi ducati regionali pre-carolingi, questi erano autonomi.
Il re di Germania aveva un ruolo soprattutto simbolico, di giudice supremo della guida militare.
Molti videro nell'elezione di Corrado I di Franconia nel 911 l'atto di nascita della Germania perché
tutte le popolazioni tedesche riconobbero questa guida. Seguì Enrico I, anche lui additato
fuorviantemente come padre della Germania, a lui seguì il figlio Ottone I.
Ottone, nel suo lungo regno (quasi quarant'anni) rafforzò in modo deciso l'autorità regia e riempì di
significato il titolo imperiale. Emulò Carlo Magno da un lato simbolicamente con la sua
incoronazione ad Aquisgrana, dall'altro fattualmente: grandi legami coi grandi del regno, laici ed
ecclesiastici. La situazione era grave: il potere era diviso tra locali ed ecclesiastici in modo
smembrato, non c'era nessun vero funzionario del re. Il potere di Ottone (e dei suoi successori)
cominciò a rinunciare alle forme di potere statuale a vantaggio di una capacità di mediazione tra i
vari gruppi di potere, cominciò a scegliere di volta in volta i principali alleati e le strategie
d'affermazione. Questo era aiutato dal simbolismo regale, che gli Ottoni curarono molto.
• Scese in Italia sposando Adelaide, la vedova di re Lotario, fatta prigioniera da Berengario II
(961)
• Sconfisse gli Ungari in una battaglia decisiva (955)
• Rinascita dell'idea imperiale sul piano simbolico: corona, scettro, cerimoniali...(rito della
sacra unzione)
• Col Privilegium Othonis, riconosceva le proprietà e i diritti della Chiesa di Roma (il Papa
era scelto in sua presenza), tuttavia, secondo la Constitutio Antoniana dell'824 (Ludovico il
Pio), il Papa doveva giurare fedeltà all'imperatore.
• Per conquistare l'Italia meridionale, aveva posto le premesse per un'espansione ulteriore
verso sud facendo sposare suo figlio con la principessa bizantina Teofane.
Dagli Ottoni ai Salii
Ottone II ebbe grandi difficoltà sia in Germania che in Italia. In Germania i grandi feudatari
osteggiavano la sua autorità, in Italia a Roma le grandi famiglie si combattevano per l'elezione del
pontefice.
Ottone III aveva tre anni. Fu educato da un monaco intellettuale cristiano e crebbe nel mito di Roma
antica. Doveva essere un nuovo Costantino che avrebbe restaurato l'impero Cristiano. Nel 1002, a
22 anni, morì.
L'ANNO 1000
• Sfatare il mito del millenarismo: i calendari erano tanti, e tanti furono i capodanni del 1000.
L'idea della fine del mondo era solo nelle strette cerchie.
• Nulla è avvenuto di colpo nell'anno 1000, tuttavia rappresenta una data comoda perché
spacca un'epoca.
• Vi fu un'espansione agraria che determinò anche una ripresa economica, probabilmente
dovuta all'accresciuta richiesta dei più ricchi. La tecnologia agraria migliorò: la rotazione
triennale venne inventata, il maggese riposava ora una volta ogni tre anni. Il mulino ad
acqua si affermò ovunque e le condizioni degli animali da tiro migliorarono: vennero mess